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Autore: RenesmeJ    30/09/2012    0 recensioni
Come può continuare la storia della famiglia Cullen? Si racconta la vita di Renesmee e Jacob, un nuovo amore che sboccia, mentre lei è ancora inconsapevole di ciò che lui prova da sempre. Romantica e divertente, la storia è raccontata da Renesmee, ormai adolescente. Ci sarà un lieto fine?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Quello che gli avevo proposto di fare oggi lo aveva un po’ spiazzato. Volevo andare al centro commerciale e cercare di essere il più naturale possibile, una finta quindicenne con un finto ventenne che giravano per negozi e parlavano del più e del meno. L’unica cosa che non avrei fatto sarebbe stato mangiare qualcosa al bar. Jake invece sapevo che era affamato.
“Prendiamo un pezzo di pizza?” Mi guardò sconcertato, forse pensavo che stessi male “Ok, mi correggo. Vuoi prenderti un pezzo di pizza?”
“Già va meglio” Ci sedemmo al tavolo e lui prese la pizza e qualcosa da bere, io niente, ovviamente. “Dovresti sforzarti di mangiare qualcosa di umano ogni tanto, dato che puoi farlo” Sì, potevo, ma non mi andava proprio giù.
“Tu non puoi capire.” Mi guardò rassegnato.
“Ti diverti a fare finta di essere normale?” Rideva.
“Sì, molto. Mi piace fare cose di questo genere, sono stata troppo tempo in quel bosco, senza poter uscire mai. Ho bisogno di stare in mezzo alla gente.”
“Senza uccidere nessuno, però” Ogni volta faceva una battuta. Mi venne da ridere, poi però volli chiedergli una cosa.
“Non ti da fastidio? Intendo, quello che sono. Ok imprinting e cose varie, ma tu sei nato per uccidermi.” Mi vennero i brividi a quelle parole. Lui mi prese la mano e la accarezzò.
“Tu non sei un mostro, e nessuno della tua famiglia lo è. L’ho capito tardi, ma l’ho capito. Non è colpa vostra se siete quello che siete. E’ stato qualcun altro a farvi diventare così, e il fatto che persone come Carlisle abbiano cercato in tutti i modi di non essere dei mostri abbandonandosi al proprio destino è fantastico. Non è facile rifiutare se stessi e il proprio modo di essere, mi rendo conto che dobbiate soffrire davvero tanto. E probabilmente su tu fossi stata un mostro non avrei mai finito per innamorarmi di te.” Erano proprio le parole che volevo sentirmi dire. Il centro commerciale stava per chiudere, così ci avviammo verso la macchina.
“Ei, Nessie” Mi girai per guardarlo, era Alex, avevo riconosciuto la voce.
“Ciao, come va?”
“Bene.” Guardò Jacob, che lo fissava con sguardo minaccioso. Volevo dirgli di piantarla, lo toccai per farlo calmare. Lo fece. “Allora, è tutto ok per il compito?”
“Sì, i miei hanno detto che va bene. Non ci saranno loro, ma non è affatto un problema.” Mi sorrise. “Ci vediamo domani a scuola”
“Ciao” Sì avvicinò per darmi un bacio sulla guancia. Arrossii, non per lui, ma per Jacob. Dovevo fermarlo, se avesse voluto fare qualcosa.
“Ciao” Presi Jacob e lo portai verso la macchina, frettolosamente.
“Non ti preoccupare, sono calmo. Vedevo quello che stavi pensando. Stai tranquilla, per ora può rimanere vivo” Che sollievo, grazie. Eravamo davanti alla macchina, aspettavo che prendesse le chiavi per aprire. C’era un fantastico tramonto che si vedeva dall’ampio parcheggio che si affacciava su un laghetto artificiale. Poggiò una mano sulla mia, l’altra la mise sul mio mento, in un attimo mi ritrovai con le spalle addosso lo sportello dell’auto. Lui davanti a me, bello come il sole, anche di più. Tremavo ad averlo così vicino, sentivo il suo respiro caldo sulla pelle. Il cuore stava per scoppiarmi, e sentivo battere il suo battere ancora più velocemente “Tu sei solo mia, non permetterò a nessuno di portarti via da me ora che ho tutto ciò che voglio.” Non avrei mai voluto allontanarmi da lui, anche io lo volevo più di ogni altra cosa al mondo. Con le dita sfiorò le mie labbra secche, il mio respiro si faceva sempre più affannato. Era così vicino a me da poter leggere facilmente ciò che provavo: euforia, ansia, amore, passione, adrenalina. Non serviva toccarmi, bastava che mi guardasse negli occhi, e lo stava facendo. I suoi occhi scuri trasmettevano le stesse emozioni. Si avvicinò ancora, prima con il corpo che ardeva attaccato al mio, poi con il volto, esitò per alcuni istanti, poi avvicinò le sue labbra che sfiorarono le mie. Sempre più vicine, sempre con più forza, iniziò questo lungo bacio. Un brivido pervase tutto il mio corpo, l’eccitazione era enorme, istintivamente schiusi le labbra per assaporare quell’attimo eterno, sentii la sua lingua incrociare la mia in un vortice di passione sfrenata, lasciai la mano che mi stava tenendo e lo avvolsi in un abbraccio, mentre con l’altra mano gli accarezzavo i capelli folti. Lui posò la sua mano sui miei fianchi e mi strinse avvicinandomi ancora di più al suo petto robusto. Quel bacio durò a lungo, ma poco dopo dovetti vederne la fine. Sentii le sua labbra allontanarsi dalle mie, con un colpo alla schiena lo riavvicinai per averne ancora, ancora e ancora. Lui non si lasciò pregare. Quando si scostò da me, tenevo ancora gli occhi chiusi.
“Puoi anche aprirli”. Li aprii lentamente, non volevo smettere di sognare. Sbattei le palpebre, era stupendo mentre mi sorrideva. “E’ meglio che torniamo a casa”
“Perché vuoi già andare via?”
“Perché non credo che potrei fermarmi, ho aspettato fin troppo questo bacio” Fermarsi? E chi voleva che si fermasse? Non ne avrei avuto mai abbastanza. “Non vorrei davvero tradire la fiducia di Edward. Credo che dovremmo andarci piano” Edward, mio padre Edward. Se avessimo dato retto a lui, avrei dovuto aspettare secoli prima di poter fare quello che fanno tutte le coppie innamorate, ma la cosa negativa era che non gli si poteva nascondere niente. Aveva ragione Jacob: bisognava fare un passo alla volta.
“Credi che puoi farcela ad arrivare fino a casa senza problemi?” Stava guidando, quando si era fermato a qualche chilometro dalla mia abitazione. Sarei arrivata a casa in meno di un minuto a piedi, ma cosa significava “Ti aspetto finché non vedo che sei entrata” sì, in effetti in lontananza si vedeva la porta di ingresso, occhi come i suoi non avrebbero fatto fatica a seguirmi nell’ombra.
“Non capisco perché”
“Tuo padre: non credo sarebbe felice di leggere nei miei pensieri stasera” Mi guardò e per un attimo esitava a parlare “Non sono così puri”
“Guarderà nei miei”
“Meglio dei miei”
“Ne sei sicuro?” Gli misi una mano sul volto, quasi ad accarezzarlo. Nell mia testa c’era lui su un prato al mio fianco, mi baciava, mi stringeva, mi spogliava.
“Ok, basta” Tolse la mia mano, mi venne da ridere. “Ho detto di andarci piano”
“Non si può nemmeno sognare?” Feci per baciarlo e raccolse la mia offerta. “Ok, vado amore”. Un ultimo abbraccio per sentire il suo cuore in fermento “Tratterrò i miei pensieri, almeno fino a prima di dormire. Poi non posso garantirti cosa sognerò” Usci dall’auto e gli diressi un altro sguardo. Entrando in casa cercavo di pensare ad altro, ma mi era difficile, riuscivo solo a vedere il suo volto splendente. Iniziai allora a pensare alla scuola, al giorno successivo, a cosa avrei detto agli amici riguardo all’invito a casa mia. Diedi un saluto veloce e corsi in camera mia, capivano che gli nascondevo qualcosa, di bello per me. Lo avrebbero scoperto poco dopo. Sognando non vedevo altro che lui ed io insieme, abbracciati a baciarci. Fortunatamente niente di più. 
  
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