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Autore: Nidham    01/10/2012    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre stavo allontanandomi in silenzio, defilandomi tra decine di corpi sudati e tremanti, per raggiungere l'unica figura che desiderassi, ad un tempo, stringere a me e picchiare selvaggiamente, fui strattonata indietro, con violenza, da una mano forte e decisa, ritrovandomi contro il petto ampio di Alistair prima di raccogliere abbastanza coraggio per fuggire.

C'era rabbia, in lui, una rabbia profonda che si propagava oltre la prigione della sua pelle, avvolgendomi e dilaniandomi con una ferocia che non gli riconoscevo. Non c'era niente, in quell'abbraccio, che potesse donarmi calore o conforto, nessun amuleto che potessi stringere al petto prima di vibrare il colpo fatidico.

Io lo sapevo e avevo voluto evitarlo. Lo sapevo e, per paura, avevo tentato di fuggire prima che quell'ultimo addio si portasse via le nostre anime e i nostri giuramenti.

Alistair aveva vissuto nel sogno, nutrendo un'assurda e crudele speranza di redenzione, ma il perverso teatrino che avevamo inventato, per sopravvivere a quegli ultimi giorni di orrore, si stava disgregando di fronte ai suoi occhi, lasciandolo solo e vulnerabile ad affrontare la verità che per troppo tempo aveva voluto ignorare.

Il sipario calava sull'ultimo atto e non lasciava tempo per colpi di scena o salvataggi eroici; così il cavaliere tornava ad essere carnefice e quell'abbraccio diventava l'addio di un uomo disperato, i cui sensi di colpa non potevano accettare un saluto privo di rancore e disperazione.

Tremai sul suo petto, senza osare quasi emettere fiato, e seppi, con assoluta certezza, che noi non esistevamo più, eravamo morti in quell'attimo di oscurità assoluta.

Serrai le palpebre, mentre sentivo lo stesso profumo di Alistair divenirmi estraneo e, per un istante, temetti che il dolore tracimasse dai nostri corpi, sommergendo come un'onda melmosa chiunque ci fosse accanto.

Ma l'angoscia permeava ogni atomo del campo di battaglia e, per fortuna, la verità, che tanto era stata crudele con noi, aveva deciso di risparmiare gli innocenti e ammantarsi un'ultima volta col velo dell'inganno.

Gli uomini che ci videro si lanciarono in ignare acclamazioni di giubilo, forse rincuorati da quella scena apparentemente dolce e romantica, tanto banale quanto improbabile, in mezzo a un perpetuo lutto. Ci fu persino chi osò mormorare un commento salace, strappando sorrisi stentati ai vicini.

Secoli prima, sarei arrossita, ascoltando quelle parole, o, più probabilmente, avrei riso con loro, prima di punire con un calcio ben piazzato chiunque avesse osato provare a mettermi in imbarazzo.

Ma era un'altra vita, un'altra Eilin.

“Perché?” il sussurro di Alistair risuonò nella mia mente come un rimprovero, dimentico di conoscere più di ogni altro la giusta risposta.

Tacqui, perché era finito il tempo per le spiegazioni e il rimpianto.

Tacqui, perché non avrei mai potuto trovare parole abbastanza sensate da permettergli di perdonare se stesso e me.

Mi sciolsi dal suo abbraccio e non incontrai nessuna resistenza. Aveva capito.

Mi fissò un'ultima volta, quasi senza vedermi. I suoi occhi percorsero ogni tratto del mio viso, ma io sapevo che non stava guardando me, bensì il ricordo di ciò che eravamo stati e avremmo potuto essere. Mi sfiorò appena la guancia con la punta delle dita e rabbrividii nel gelo impersonale di quel tocco, prima così caldo e mio.

Non rispose al sorriso che tentai di donargli, non si chinò a lasciarmi un ultimo bacio.

L'avevo tradito e avevo spezzato la sua vita, non contava che egli stesso ne fosse stato il primo artefice e che avesse progettato di tradirmi in ugual misura, non contavano i giuramenti che ci eravamo scambiati solo poche ore prima. L'avevo tradito e condannato allo stesso inferno in cui egli stesso aveva progettato di abbandonarmi. L'avevo tradito e costretto a vivere nel ricordo della sua scelta.

Avevo sperato che mi odiasse, ma l'odio per se stesso era stato più forte e da quello niente avrebbe mai potuto guarirlo, tanto meno io.

Gli voltai le spalle senza che facesse niente per trattenermi.

I soldati si erano in parte dispersi, andando a occupare la posizione loro assegnata.

Sentii i suoi passi allontanarsi esitanti, poi sempre più rapidi e decisi.

Osai voltarmi un'ultima volta, ma ciò che vidi fu solo un lembo del suo mantello che si confondeva tra le truppe.

  
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