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Autore: Sakura00    01/10/2012    6 recensioni
*RATING PROVVISORIO*
*TITOLO PROVVISORIO*
"A Sasuke piaceva la sua vita, ma... il suo migliore amico si era sporto e lo aveva baciato sulle labbra. Invece. A Naruto piaceva vivere, ma... aveva la netta sensazione che di lì a poco il suo migliore amico lo avrebbe ucciso."
[SasuNaruSasu: pairing principale] Per gli altri pairing secondari, beh, chiedetemeli se vi interessano, io non rovino la sorpresa a chi la vuole ;)
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ma lo sapete tutti che io non ho assolutamente i diritti di Naruto o dragonball o qualunque altra cosa finirà citata qui in mezzo vero? Non ho mai messo i disclaimer, anche perché sul sito di EFP c'è scritto chiaro e tondo che vale per tutte le storie del sito.

Ma comunque ho visto che lo scrivono tutti e quindi seguo il gregge. Non so se li metterò più perché mi dimentico sempre... vabbè dai ci sentiamo a fine pagina!




naru




Cincischiai ancora una volta contento con la matita. Quella mattina Sasuke aveva accettato il “compromesso”, lasciando stare e passandoci sopra, non era cambiato nulla fra noi. Ergo, potevo rimandare il suicidio a un momento più consono.

Eravamo (unica cosa brutta fino a quel momento) in classe, Kakashi-sensei blaterava come al solito di roba inutile e Sasuke accanto a me prendeva altrettanto inutilmente appunti. Quando il sensei era entrato in classe c'era rimasto di stucco nel vederci già in aula, infatti per colpa mia anche Sasuke faceva tardi tutte le mattine. Ma ieri notte non ero riuscito a chiudere occhio, in ansia per oggi naturalmente.

A parte questo piccolo dettaglio, tutto era normale: Shikamaru sonnecchiava al banco accanto al nostro e Choji accanto a lui ruminava qualcosa di indefinito dal sottobanco, poco più avanti Sakura e Ino bisbigliavano concitate, alla loro destra Sai disegnava concentrato sul banco e accanto a lui il silenzioso (aggiungiamoci inquietante) Shino stava seduto rigido, con i suoi strani occhialetti neri a celargli lo sguardo, ogni tanto bisbigliava qualcosa, a chi non si sa (appunto, inquietante). Infine Kiba era finito vicino a Hinata ed entrambi sembravano piuttosto nervosi. Che il sensei stesse interrogando e io non me ne fossi accorto?

Prestai per un attimo attenzione a ciò che diceva. «... e questo perché nel frattempo in Europa...»

Ok, riportai l'attenzione alla matita che giravo tra le dita, stava spiegando, credo. Beh, problemi loro... Non importa.

Anche il resto della classe era piuttosto tranquilla, insomma, tutto era come sempre era stato e sempre sarebbe dovuto essere.

Un problema però c'era. Sappiamo bene che niente potrà mai andare tutto liscio e per il meglio. O almeno questo valeva per me, povera anima perduta e sfortunata!

Erano tutti e tutto alla normalità tranne me.

Un'emozione negativa mi stava facendo male alla pancia, mi agitava e mi faceva pizzicare gli occhi. Rigirai ancora una volta, nervoso, la matita tra le dita. Sentivo il sudore imperlarmi a freddo la fronte e sospiravo decisamente molto più del necessario.

Una sorta di sorprendente delusione mi aleggiava per il corpo, prendendomi più forte a tratti, propagandosi un po' qua e un po' là a seconda dei miei pensieri.

Ero deluso perché alla fine Sasuke non aveva esattamente reagito come nei miei sogni più rosei e reconditi aveva fatto.

Sentivo che era una sua specie di avvertimento o di ultimatum: “Riprovaci, Naruto, e sei finito”. Evidentemente pensava che ieri non fossi troppo nelle mie piene facoltà mentali, o almeno cercava di giustificarmi così. Era ovvio che non potevamo litigare per una cosa del genere, una cosa che a lui appariva priva di significato e priva di alcun sentimento che non fosse fraterno.

Pensare che Sasuke mi considerava un fratello mi diede una forte pugnalata al cuore.

Ma cosa mi stava succedendo? Il bacio di ieri lo avevo messo quasi sullo scherzo, poiché anch'io lo avevo considerato affine a una mia momentanea perdita di stabilità mentale.

Ma a quel punto, cosa potevo dire?

Un coltello era veramente lì nel mio cuore e non me n'ero accorto? Quasi inconsciamente mi passai una mano sul petto, incontrando solo il tessuto della maglietta.

Ma avevo ammesso proprio quella mattina che io volevo quel bacio. Inutile starsi a raccontare storie, il perché era chiaro ormai e mi feriva all'inverosimile, perché ero io il primo a rifiutarlo. Ci conoscevamo da fin troppi anni perché la mia fosse una semplice sbandata.

Ma io non volevo innamorarmi Sasuke.

Mi faceva sentire strano e, per la prima volta in vita mia, diverso e lontano da lui. Era così... “Sasuke” mentre io... non mi sentivo più tanto “Naruto”.

Non avevo idea di cosa potevo fare, anche perché la sua reazione mi aveva lasciato un senso di incompletezza in bocca. Possibile che non avessi scatenato neanche un po' di confusione o ripensamento in lui?

Gettai un'occhiata di sottecchi a Sasuke e... e improvvisamente mi venne da piangere.

Ma che cavolo di ormoni erano quelli che mi stavano attaccando?! Avrei dovuto farmi qualche esame ormonale del sangue. Affondai la testa sulle braccia incrociate sul banco, se non per fermare le lacrime, per impedire che gli altri mi vedessero.

Sentivo la familiare sensazione che mi chiudeva sempre più forte la gola, sembrava volerla spezzare per quanto faceva male, mentre sbattevo furiosamente le palpebre. Cazzo, Naruto!

Dio, quanto mi odiavo!

Stavo per fare la più grande figura di merda di tutta la mia vita e io a cosa pensavo? Mi crogiolavo nella constatazione che Sasuke non mi vedeva in quel modo.

Dai, ora lo voglio sapere. In quale modo volevi che ti vedesse, eh?

Cosa c'è, non bastava che fosse praticamente tuo fratello?

Sei uno stupido, Naruto! Ecco cosa sei! Sei sempre il solito idiota. Perché accidenti non ti accontenti di quello che hai?!...

Smisi il più presto possibile di urlare da solo contro me stesso, prima che un altro “momento di pazzia” mi lasciasse inevitabilmente voci incontrollate nella mia testa.

A quanto pare quel giorno il buon senso era dalla mia parte, infatti il nodo in gola lentamente si sciolse, lasciando libero passaggio all'aria, e l'umidità dei miei occhi tornò normale. Papà mi aveva sempre detto che piangevo per le cose più stupide, mentre per le cose serie no.

Con un sospiro alzai il capo e poggiai il mento sulle braccia incrociate, regalando al sensei uno sguardo disperato e bisognoso d'aiuto.

Kakashi, oltre che mio professore di scuola, era anche un amico intimo di mio padre. Insieme ad Obito, parente tra l'altro di Sasuke (la sua famiglia era talmente grande che sembrava essere una popolazione a sé stante, erano raccapriccianti le festività e le riunioni familiari in casa Uchiha), e Rin che venivano spesso a casa nostra per incontrarsi con lui. Era un sottospecie di gruppo di migliori amici.

Minato, mio padre, era affezionatissimo a loro tre, anche se era abbastanza più grande di loro, insieme sembravano in perfetta sintonia. Non ho mai capito bene come hanno formato questo gruppo, sviano sempre le mie domande, ma da quanto avevo capito avevano iniziato da giovani e in seguito avevano deciso di continuare la tradizione che avevano creato. Come ad esempio festeggiare feste inventate da loro (una delle più strane era il giorno dei libri gialli, il bello è che non sto parlando del genere poliziesco, ma proprio del colore)

Pensare al mio vecchio mi fece salire il solito sospiro, in un misto di frustrazione e un po' d'ansia a causa della sua, e di conseguenza nostra, non propriamente stabilità economica.

Papà, prima della morte della mamma, aveva un lavoro molto importante, era il presidente di una società di nome “Yellow Flash”, ma, non ho capito come e perché, ha dovuto vendere la sua azienda ad altra, perdendo così poco dopo il lavoro.

Dopo tutto questo aveva cominciato a farsi assumere ogni tanto, così, da qualche parte, per poi dimettersi poco dopo. Vivevamo dei soldi che aveva messo da parte mentre ancora lavorava seriamente e della vendita della ditta, ma molti mesi fa ci eravamo accorti che cominciavano a scarseggiare. Alla fine un posto fisso lo aveva trovato, ma aveva una paga un po' magra. inevitabilmente decisi di iniziare a lavorare anche io in un locale, giusto per avere un minimo di soldi assicurati. Veramente minimo.

Papà non mi aveva mai spiegato come furono andate realmente le cose, ad esempio perché inizialmente aveva avuto così tanta difficoltà ad ottenere un posto fisso? Però sembrava sinceramente dispiaciuto ad avermi spinto ad una scelta del genere. Non ce la facevo proprio ad avercela con lui, perché nonostante i fatti sentivo che stava facendo il proprio meglio. Probabilmente mi avrebbe spiegato tutto quando lo avrebbe ritenuto necessario.

Mi vergognavo troppo a dirlo a Sasuke, lui aveva una famiglia abbastanza ricca e sicuramente avrebbe voluto aiutarci se avesse saputo. Quindi per quel momento mantenevo il segreto.

«Naruto, dai, scrivi i compiti.» Mi bisbigliò Sasuke, strattonandomi un braccio.

Sbadigliai. «Nah, non ne ho bisogno, mi ha già interrogato.»

Lo vidi alzare gli occhi al cielo. «Due mesi fa.»

«Sì, ma non ha finito il giro.»

«Invece sì, proprio ieri. Oggi lo ha ricominciato. E poi la pross-»

Lo interruppi con un gesto della mano. Corrugai le sopracciglia. «Ma che dici? Mica ha interrogato oggi.»

Si spalmò una mano sulla faccia. «Lasciamo perdere, è inutile.»

«Ok.» Acconsentii, così sarebbe stata tutta colpa sua se avessi preso un impreparato. Io avevo provato a saperne di più.

Finalmente suonò la campanella della pausa pranzo. «Che dolce musica...»

Sasuke stiracchiò appena gli angoli della bocca in un ghigno, mentre frugava nel suo zaino, alla ricerca del suo bento... No! Il pranzo, diamine! Stamattina ero talmente nervoso che non me l'ero preparato! Stupido! Stupido!...

Provai a fare gli occhi dolci al mio compagno di banco. «Per favore! Ti prego! Me ne dai un po'?» Indicai la sua ciotola perfettamente avvolta in un fazzoletto di stoffa verde.

Mi fulminò con un'occhiata. «Possibile che te lo dimentichi sempre?!»

Ok, lo ammetto. Non era solo colpa del nervosismo di stamattina, anche se in buon parte. Cercai di fare leva sul senso di colpa. Mi imbronciai. «La fai facile tu. Io me lo devo preparare da solo ogni mattina, non c'è mia madre ad aiutarmi o a farlo per me. Papà poi, dorme fino a tardi, quindi la mattina non è di alcun aiuto.»

Vidi la sua espressione sarcastica incrinarsi appena quando finii la frase. Mi sentii in colpa, era un colpo basso. Forse avevo esagerato ripescando il fatto che mamma era morta. Sospirai afflitto, essendo finito in pensieri spinosi.

Perlomeno ebbe l'effetto desiderato, Sasuke borbottò qualcosa che non capii a proposito di “gente troppo buona”, ma poi mise al centro del banco il suo pasto invitandomi a favorire.

Cercai di farmi perdonare (almeno da me stesso) regalandogli un grande e allegro sorriso. «Grazie!»

Cercai di non reagire quando lo vidi arrossire con la coda dell'occhio. Ma la delusione nel mio stomaco divenne appena più leggera.

«Yo, Naruto! Ancora a scroccare il pranzo a Sasuke?» Kiba arrivò sbattendo le mani sul banco, con la sua solita irruenza. Mi chiesi distrattamente se lui si sarebbe fatto male al posto mio a dando un pugno alla locandina incriminata del giorno precedente.

Assunsi un'aria fintamente altezzosa. «No, mio caro amico. Questa è semplice condivisione, base fondamentale di un qualunque rapporto.»

Sentii l'occhiataccia di Sasuke. «Idiota, ti informo che la condivisione non dovrebbe essere a senso unico.»

«Ma tu ti devi sempre soffermare sul dettaglio?!»

Alzò gli occhi al cielo.

Kiba ridacchiò. «Dire che bisticciate come due sposini potrebbe sembrare un cliché, ma sappiate che è assolutamente vero.»

Un pregio di Kiba? Uscirsene con frasi sbagliate nei momenti sbagliati. Dico un pregio perché sembra quasi una cosa mirabolante questa sua “abilità innata”. Le azzeccava tutte! Che uomo incredibile. Forse spiava la vita di tutti e per questo sapeva come e quando mettere per bene in imbarazzo la gente.

O più probabilmente era un totale beota.

«Ma cosa stai dicendo?!» Sasuke arrossì. Ah, quindi si trovava in difficoltà di fronte a una frase del genere, eh? Forse stavolta Kiba non era stato troppo... inopportuno.

Provai a rimanere in silenzio. Fin troppo concentrato sul, non mio, pasto.

«Ma sì, tutti quei piccoli litigi, che se li guardi da lontano ti fanno pensare “com'è bello l'amore” e che poi si concludono con una grande scopa-»

Decisamente troppo inopportuno. «Ok, ok, Kiba. Credo che tu abbia reso l'idea»

Lo avevo interrotto perché non credevo che Sasuke avrebbe retto sull'argomento “sesso”, anzi era già strano che non fosse collassato proprio lì.

Non dico che fosse pudico, anzi, ma che a giudicare dal pomeriggio precedente, il nostro rapporto non era ancora giunto a quel livello.

Kiba ridacchiò. «Argomento spinoso, vedo. Ma lasciamo perdere che altrimenti qui l'Uchiha ci lascia le penne.»

Guardai dubbioso il mio migliore amico. Le parole di Kiba non potevano essere più esatte, poiché il suo solito colorito d'alabastro stava prendendo una strana sfumatura rossastra. Non troppo rassicurante, aggiungerei. Tutto quel sangue alla testa non doveva far troppo bene. Mi sembrava di aver visto una cosa simile in un telefilm horror...

Sbuffai e gli chiusi la bocca semiaperta con la mano destra. «Dai, Sasuke non esagerare. Non credo che finiremo a letto insieme così presto.»

La mia era stata una battuta, semplicemente detta tra amici, ma mi ero dimenticato cosa era successo il pomeriggio precedente per un microsecondo. Abbastanza tempo per dire una cavolata a quanto pare.

Ovviamente il principe dei Sayan- Ops! Scusate... Sasuke non si era fatto sfuggire questa mia ultima e non troppo opportuna uscita. Mi fissò con uno sguardo indecifrabile, che mi fece sentire nuovamente triste.

Cercai di mascherare il tutto ridacchiando con Kiba, ma trattenni a stento un singhiozzo.

Silenzio imbarazzante...

Mi alzai, improvvisamente sazio. O improvvisamente in mancanza di ossigeno, dipende dai punti di vista. «Kiba, dove stanno gli altri?»

«Giù in cortile, li raggiungiamo?»

Si alzò anche Sasuke coprendo col fazzoletto di prima il pranzo quasi finito. Evidentemente anche lui era leggermente scosso dal discorso. «Sì, andiamo.»

Passammo per i corridoi ghermiti di gente quasi in silenzio, qualche battutina di Kiba qua e là e qualche mia risposta a tono.

Quando arrivammo nell'unico spiazzo aperto della scuola individuammo subito i nostri compagni di classe. «Ehilà, gente!»

Salutai agitando la mano in alto, alla quale tutti risposero con dei “cenni-appena-accennati” dei ragazzi e i “ciao, Uzumaki-kun” delle ragazze. Mamma mia che depressione! Un po' di vita non morde mica.

Passai un braccio intorno al collo di Shikamaru. «Allora? Come va?»

Sakura con la sua rinomata aria minacciosa mi si avvicinò prendendomi per la collottola. Cominciò ad agitarmi. «Niente! Non va bene niente!»

Continuava a shakerarmi come un drink. Come diavolo pretendeva che capissi le sue parole?! Tanto ormai c'ero abituato. «Sa-sa...ku...ra, mo...lla...mi..!»

Quel giorno evidentemente era scesa qualche divinità dal cielo perché mi lascio alla prima supplica. Ripresi fiato. «Che è successo?»

La vidi lì, quasi a voler riprendere il mio povero collo, ma per fortuna quella divinità vegliava ancora su di me. «Kakashi-sensei ha fissato un compito di storia la prossima settimana!»

Guardai storto Sasuke per non avermi messo al corrente della tragedia, ma “l'innocente” stava cautamente osservando un nuvola in cielo. Spostai nuovamente l'attenzione su Sakura. «Oddio, sì è un gran bel colpo ma non vedo perché bisogna reagire così.»

Stavolta non esitò dal riacchiapparmi e lo scuotermi. Pensai che sarei tornato a casa strisciando. «Il perché?! Mi stai chiedendo il perché?! Perché quello stesso giorno c'è anche il compito di matematica!»

Mi mollò completamente disperata. Io ancora tramortito, non afferrai ancora il grosso problema che avevamo. Ma poi Ino aggiunse: «E d'italiano.»

E infine Shikamaru mi diede il colpo di grazia. «E c'è la prova di educazione fisica.»

Ok, forse quest'ultimo non era una catastrofe, a parte che per lui che era pigrissimo.

Ma la consapevolezza mi arrivò tutta d'un tratto. «M-ma come? E tu? Perché non me lo hai detto Sasuke?!»

Alzò vistosamente gli occhi al cielo. «L'ho fatto.»

«Non è vero! Almeno due su cinque me ne sarei ricordati di compiti in classe.»

«Sì, invece l'ho fatto, ti dico. O almeno, oggi ci ho provato, quello di matematica te lo sei addirittura scritto sul diario e quello d'italiano te l'ho detto... ieri.» Arricciò il naso, in imbarazzo.

Ah, ecco perché forse non lo ricordavo.

Cambiai argomento con egregia destrezza. «Ma, comunque, perché nessuno ha detto niente ai professori? Non è tipo illegale?»

Sasuke mi guardò storto. «Qui di illegale c'è solo la tua idiozia, quanto al resto-»

Sakura lo interruppe. «È ovvio che abbiamo provato a ribellarci a una simile ingiustizia! Ma naturalmente no! Cosa c'è da preoccuparsi sono semplici esercitazioni in classe che...»

Quando sentii che aveva cominciato a parlare no-stop, senza alcuna pausa discorsiva, spensi il cervello e smisi di ascoltare, semplice. Guardando l'espressione di Sasuke capii che anche lui stesse cercando di sfuggire alla crisi isterica di Sakura. Gettava rapide occhiate qua e là, soprattutto verso le uscite di sicurezza, aveva i muscoli pronti a scattare appena si fosse presentata una via di fuga.

La individuai io, in un gruppo di ragazzi che chiacchieravano. Non so con quale coraggio, ma provai a interrompere Sakura. «Ragaz-»

L'occhiata che ricevetti mi fece tremare, così mi limitai a un cenno della mano verso me e Sasuke e poi verso i ragazzi di prima.

«Vengo anch'io» Riuscì Shikamaru a farmi distinguere in mezzo alla confusione che stava facendo la nostra amica. Annuii e ricevetti infine le occhiate accusatrici di chi avremmo lasciato là.

Intanto agitai la mano per salutare uno dei ragazzi di prima, che aveva notato che stavamo venendo verso di loro.

Sasuke mi diede una pacca sulla spalla, da interpretare naturalmente come gesto di immensa gratitudine dopo averlo salvato da quella pazza di Sakura. Purtroppo non avrei potuto sbagliarmi di più, perché la sua mano restò lì e mi strinse finché non sentii un acuto scricchiolio provenire dal quel punto. «Ahi...! Sasuke cosa ca-»

«Ora mi spieghi perché cavolo stiamo andando verso Gaara e company.» Ah, già, quei ragazzi non stavano troppo simpatici a Sasuke. Che piccola dimenticanza, eh?

«Ho detto ora.» Ma come siamo enfatici, pensai mentre mi stritolava sempre di più la mia povera articolazione.

«Va bene! Ma mollami per la miseria! Mi formicola il braccio, sei forse impazzito anche tu?!» Mi lasciò, mentre con gli occhi più scuri che potesse fare scrutava il gruppetto di ragazzi che stavamo raggiungendo.

Mi massaggiai la spalla. «Sono amici miei e trovo insensata la tua indisponenza

Ci fermammo perché eravamo quasi da loro e il discorso non era ancora finito. «Allora, Naruto, primo: si dice indisposizione, indisponenza esiste solo nel tuo rinomato vocabolario; secondo: io sarei indisponente?! Ma dico li hai visti quelli là?! Secondo me si fanno di qualcosa, qualcosa di molto pensante per stare così!»

«Ehm, scusate?» Oh, giusto! Ci stavamo portando dietro Shikamaru.

«Una di quei fattoni, come ci ha appunto illuminati l'Uchiha, è la mia ragazza, se non ricordo male. Io vado, se non vi spiace.»

Seguimmo Shikamaru con lo sguardo mentre si univa al gruppo che chiacchierava. Notai che lui e Temari si scambiarono solo un'occhiata complice.

Tornai a Sasuke. «No, dico, complimenti! Vuoi un applauso? Sai essere veramente un genio a volte.»

Dopo un attimo di sorpresa iniziale si riprese e aggrottò le sopracciglia. «Ah, certo adesso sarebbe colpa mia!?»

«Ma che fai neghi l'evidenza?!» chiesi allibito.

Fece una risata sarcastica. «Ti prego! Non parlare con me di “negare l'evidenza”, stamattina me ne hai dato un largo esempio.»

Lo sapevo che l'avrebbe ripescato! «Io non ho negato nulla stamattina. E poi avevi promesso che non avresti più tirato fuori la storia del bacio.»

«Non è vero!» Nella mia testa sì, però!

Dovevo ammettere che lui se la cavava molto meglio di me nel cambiare argomento, provai anch'io. «Ma comunque non c'entra niente.»

«E invece sì! Non mi permette di pensare a nient'altro, è per questo che faccio stronzate!»

«E-» Aspetta, aspetta, aspetta. Fermi tutti un attimo. Cosa? Si può riavvolgere il nastro, per favore? «Non riesci a togliertelo dalla testa?»

«Esatto.» Come dovevo prenderla a quel punto? In senso buono? In senso cattivo? Oppure era un doppio senso? Non ero molto bravo a smascherarli quindi...

Sasuke volse lo sguardo altrove e si passò una mano tra i capelli. «Il tuo stupido errore mi sta largamente rovinando la giornata.»

Ok, era decisamente in senso cattivo. Indiscutibilmente pessimo.

La fastidiosa sensazione all'altezza dello stomaco di stamattina si trasformò in un mattone, bello grande e in cemento, giusto perché io non riesca a digerirlo facilmente. Era talmente pesante che mi teneva i piedi incollati a terra ed era talmente indigesto che avrei rischiato di vomitare se avessi provato a dire una sola parola.

Capii che ben presto le mie emozioni cominciarono a salire sul mio viso, a giudicare dall'espressione preoccupata di Sasuke. Oppure era il cemento che stava intossicando il mio organismo, chissà.

Provai a sputacchiare qualche parola, giusto per provare a non dover guardare i suoi occhi, peggio di quelli di un basilisco per una persona nella mia posizione. «Ehm... ok, ho capito Sasuke. Allora, raggiungo Shikamaru, tu se vuoi...» Presi fiato. «Fai quello che vuoi.»

Sorprendentemente riuscii a girarmi, ma muovere i piedi fu un altro paio di maniche. Forse i mattoni ce li avevo sotto le suole e non nello stomaco. Non saprei dirvi con certezza, non ho mai controllato.

Raggiunsi il mio amico Gaara con un sorriso sfinito, salutando gli altri altrettanto stancamente. Mi sentivo come se avessi appena fatto di corsa diecimila rampe di scale, ci mancava che avessi il fiatone. Ma non feci in tempo a fare nulla che suonò la campanella. Senza mollare quell'espressione falsa salutai tutti per dirigermi in classe, a fare quelle ultime strazianti ora che mi rimanevano.

Un braccio mi si bloccò. Altri mattoni oppure...? Ah, no. Era Gaara. «Naruto, vuoi uscire oggi pomeriggio? Dovrei dirti una cosa importante.»

Rimasi un attimo lì, preso in contropiede, ma credo di aver balbettato qualcosa di simile a un assenso alla fine.




Chiedo ufficialmente perdono, mie care! Sono in ritardo, anche se non do mai date precise, mi sento in colpa... comunque era più lungo il capitolo, credo. A mia discolpa posso dire che questo capitolo l'ho dovuto riscrivere interamente e ora devo riscrivere il quarto e il quinto perché mi facevano c-... “andare al bagno”, quindi sì, ci metterò un altro po' ad aggiornare, ma niente panico (e chi si spaventa?!) che comunque aggiornerò entro 2 settimane credo... Anche se alla fine non posso dire di ritenermi soddisfatta di ciò che ho scritto, proverò a rimediare con il prossimo.

In questo capitolo si dice tutto e niente, perché mi è comunque servito a presentare alcune situazioni e personaggi, ma come avete potuto vedere c'è stata una specie di svolta!

Eh, sì, comunque non ho potuto resistere dal far dire una cattiveria all'Uchiha, mi spiace, ma su questo penso che sia peggio di Naruto, non se le tiene mai per se ste cose!


Baci! A presto!



Sakura*






  
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