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Autore: Daicchan    01/10/2012    7 recensioni
Il percorso che porterà la vita di quattro ragazzi e di chi gli sta attorno a crescere, ad intraprendere strade diverse, all'amore, al tradimento.
E l'ascesa di un folle verso il potere, che distruggerà la loro vita e quella dell'intero mondo magico.
Il quinto anno dei Malandrini e di Lily Evans, ma anche di Severus Piton e di tutti quei personaggi destinati a mutare, in maniera più o meno ampia, le sorti della Gran Bretagna.
Una storia di amicizia, di amore; ma anche di guerra e magia.
[Dall'ultimo capitolo]
-Avanti, sarà divertente!- protestò il ragazzo. -Una cosa innocente, niente Serpeverde in mutande o chewgum nei capelli.-
Lily sbuffò: -Mi sa che abbiamo idee differenti su cosa sia “innocente”, Potter. E a quanto pare ci sei di mezzo anche tu, Remus.- aggiunse, guardando il prefetto, e lui fu svelto a distogliere lo sguardo, a disagio. -Non me lo aspettavo.-
-Non fare così, Lily! Remus non ne sapeva nulla, è un’idea che mi è venuta ora!- intervenne Potter, dispiaciuto. -E poi sarà uno scherzo del tutto innocuo. Come quello delle sedie, lo scorso Natale.-
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 17

 

 

 

<< Ehi, lasciami, Black! >> sbottò Lily, cercando di divincolarsi dalla sua presa.

Ma il ragazzo era forte e risoluto, sebbene si sforzasse di non guardarla in faccia, mentre la trascinava per il corridoio.

<< Black! >> sbuffò la prefetto, inviperita << Se questa è un’altra pensata tua e di Potter, io… >>

<< Taci, Evans! >> replicò lui, secco, voltandosi verso di lei. Gli occhi grigi erano limpidi, le guance leggermente arrossate per la rabbia, o l’imbarazzo, o la corsa.

Il completo elegante da sera gli stava a pennello, come qualsiasi cosa il Grifondoro indossasse.

I due si guardarono per qualche istante, con astio.

Sirius Black sbuffò, tenendola stretta per la mano.

<< Che ti piaccia o meno, Evans, >> sbottò << per stasera sarò io il tuo cavaliere. >>

 

 

 

 

Qualche ora prima…

 

 

Hogwarts, scuola di maghi e stregoneria.

Già, scuola.

Si presupponeva, quindi, che a regnarvi dovrebbe essere il silenzio.

Già, il silenzio.

Sovrano lì da tempo spodestato, e di cui usurpatori non potevano che essere i Malandrini, e questo ormai gli studenti di Hogwarts lo sapevano bene, e da cinque anni.

Eppure, quella mattinata era fin troppo tranquilla.

Che il silenzio si fosse finalmente riappropriato dei propri diritti? Improbabile.

In effetti, un Peter Minus tutto solo e zitto –ma ansioso come non mai- piazzato all’angolo delle scale da più di venti minuti, avrebbe dovuto destare qualche sospetto.

Ma a quanto pare, così come viene confutata la regola del silenzio, anche la credenza che una scuola sia popolata da menti pensanti può essere sfatata.

Tantè che, allo scadere dei suddetti venti minuti, si sentì un assordante rumore, come di uno stomaco che brontola, ma amplificato a tal punto da fare sobbalzare tutti gli studenti –compreso Peter Minus- e farli voltare verso la provenienza di quel rumore.

La cima delle scale.

Il rumore continuò, ma nulla.

Ma lo stato d’incertezza negli animi degli studenti durò un solo attimo, non appena si udì una voce fin troppo nota urlare: << LEVATEVI DI MEZZO! >> e James Potter, Sirius Black e Remus Lupin, in cima alle scale, precipitarsi al piano di sotto.

E, come è normalmente solito in una qualsiasi scuola, ecco una valanga di neve seguirli a ruota, a stravolgere tutto ciò che incontrava.

Peter strillò, dandosela a gambe levate.

James riurlò a sua volta, saltando gradino dopo gradino, mentre gli studenti seguivano il loro esempio ed iniziavano a strillare, scappando da tutte le parti, mentre la valanga si rovesciava sulle scale, alle costole di tre dei Malandrini.

<< Scusi! >> urlò Sirius, rivolto ad un quadro. Il mago al suo interno ebbe appena il tempo di rivolgergli un’occhiata perplessa, che il Grifondoro lo prese per gli angoli, staccandolo in fretta e furia dalla parete e buttandolo ai suoi piedi.

<< Super slitta, ragazzi! >> e si gettò sul grande quadro a rovescio, tirandosi appresso anche James e Remus, poco prima che la neve li travolgesse del tutto.

I tre urlarono di paura, disperazione ed entusiasmo non appena iniziarono seriamente a cavalcare la valanga a mo’ di slitta.

<< PISTAAAA! >> gridò James, mentre dei Tassorosso davanti a loro si buttavano di lato.

Sirius gettò un urlo d’entusiasmo.

<< QUESTO SI’ CHE E’ SENTIRSI VIVI! >>

<< NO, SIAMO MORTI! >> replicò Remus, terrorizzato. E, difatti, proprio in quel momento il retro della loro loro slitta-quadro improvvisata si sollevò, squilibrandoli pericolosamente in avanti.

I tre ebbero appena il tempo di gridare, prima di essere scaraventati in avanti, giù per le scale.

… Ed atterrare su una sofficissima nuvola.

 

 

***

 

<< E così avevate intenzione di riprodurre un gigantesco pupazzo di neve in Sala Grande, eh? >>

James annuì con fervore: << Sì, professoressa Carlington. Era un’opera buona. >>

La donna li scrutò uno ad uno, ironica.

Indossava la solita veste da strega nera, e teneva le braccia incrociate davanti al petto, seduta severa dietro la sua scrivania.

<< Scusatemi, ma non riesco a cogliere la magnamità del gesto. >>

<< L’inverno è praticamente finito, prof! >> esclamò Sirius, spalancando le braccia con aria disperata. << I più piccoli sentono la mancanza della neve, sa? >>

<< Pensi a quei poveri bambini dagli occhioni dolci, professoressa! Pensi al povero Peter! >> aggiunse James, melodrammatico, prendendo Wormtail sottobraccio. << Non le fa tenerezza? >>

Peter abbassò lo sguardo, imbarazzato.

Remus scosse il capo, avvilito.

La Carlington li scrutò con severità, spostando gli occhi scuri su ognuno di loro.

<< Facciamo una cosa. >> disse << Siccome nella mia materia avete una media abbastanza alta, a Minerva non dirò nulla. Però vi voglio qui domani pomeriggio per la punizione, intesi? >>

<< Che punizione, prof? >> domandò James, guardingo.

<< Questo lo saprai al momento opportuno, Potter. >>

Remus e Sirius, qualche minuto dopo, si ritrovarono a doverlo tenere per le braccia, per impedirgli di provare a trattare un’assoluzione con la donna.

<< La invito a cena, prof! >>

<< Mi dispiace, Potter, ma non so come la prenderebbe tuo padre. >>

<< Benissimo, ne sono certo! >> esclamò il ragazzo, sorridendo. << Adora le donne mature, sa? >>

<< James, ti prego… >> squittì Peter, a bassa voce.

<< Andate a lezione, adesso. >> sbottò la Carlington. << Non ho tempo da perdere. Anzi, Black, Lupin, potrei scambiare due paroline con voi? >> fece una pausa, rivolgendosi a James e Peter, che rimanevano lì, tranquilli come nulla fosse. << In privato. >>

I Malandrini si scambiarono uno sguardo. Poi James fece spallucce, ed insieme a Peter uscì dall’ufficio.

La porta si richiuse alle loro spalle.

Sirius e Remus, all’inpiedi di fronte alla scrivania, si scambiarono un’occhiata perplessa.

Nessuno dei due conosceva il motivo di quella “chiacchierata” che la Carlington voleva tenere con loro.

<< Lupin, Black… >> iniziò la donna, ancora seduta, intrecciando le mani sotto il mento. << Siete sempre stati due dei miei migliori studenti, ma ultimamente il vostro rendimento ha subito un calo. >>

Quando Remus aggrottò le sopracciglia e Sirius aprì bocca per protestare, l’insegnante sollevò una mano, come a prevenire ogni loro intervento.

<< Fatemi finire. Certo, i vostri voti sono sempre molto alti, ma è da qualche settimana che a lezione vi vedo… piuttosto distratti. >> li squadrò entrambi << e scommetto che avete perso almeno un paio di chili a testa. Insegno qui, ma sono pur sempre un Auror. Sono ben informata su certi avvenimenti, individui, >> e guardò Remus << E su certe famiglie, signor Black. >>

Sirius incrociò le braccia al petto, diffidente, mentre Moony, al suo fianco, rimaneva in silenzio, pallido.

<< Dove vuole arrivare, prof? >> sbottò Padfoot, indispettito. Se i suoi voti erano alti, che cavolo voleva?

<< Niente, signor Black. >> replicò lei, seria. << e veda di calmarsi. Semplicemente, non vorrei che la distrazione, come l’ho chiamata prima, degenerasse in un calo nella media. Vi ricordo che avete i GUFO, quest’anno. >>

 

 

<< Me ne frego, dei GUFO. >> sbuffò Sirius, qualche minuto dopo, appena fuori dall’ufficio dell’insegnante.

Remus non rispose.

Erano passate due settimane da quando Lucy Garrett era stata uccisa, e quasi due mesi da quando suo padre si era messo in testa di dare la caccia a Greyback. Credeva di essere riuscito a passarci sopra, ma forse non era così.

E anche Sirius… Soffriva ancora per la storia della sua famiglia?

<< Che palle, nessuno che si faccia gli affari propri. >> continuò Sirius, cacciandosi le mani in tasca. << La Carlington solitamente mi piace, ma adesso mi ha messo addosso un malumore terribile. Abbiamo Trasfigurazione? >>

<< … Sì. >> rispose lui, cascando dalle nuvole. << Come ogni giovedì da circa sei mesi, Pad. Affila la tua memoria canina, sù. >>

<< Molto simpatico, lupastro. >> replicò lui, con un ghigno divertito. << Davvero. La prossima volta che creiamo una valanga, ricordami di annegarti nella neve. >>

Proseguirono per l’aula di Trasfigurazione.

Camminando nel corridoio affollato, passarono accanto ad un gruppo di Serpeverde del loro anno, perciò fu inevitabile che i loro sguardi s’incontranssero.

Però, notò Remus, Rabastan Lestrange lo fissò più a lungo del dovuto.

<< Moony? >> lo chiamò Sirius, non appena svoltarono l’angolo. << sei morto, per caso? >>

<< Non si può annegare nella neve, Sirius. >> commentò lui, distratto. << Ultimamente, i Serpeverde mi guardano in modo strano. >>

Sirius, al suo fianco, fece spallucce.

<< Di che ti sorprendi? I Serpeverde strani lo sono sempre. >>

 

***

Quando con Remus entrò in classe, Sirius notò subito James e Evans parlare con una ragazza bionda.

Peter se ne stava timido in un angolo.

<< Guarda. >> gli disse Moony, al suo fianco. << Mary MacDonald è tornata. >>

Sirius fece spallucce.

Non è che attendesse quel momento con chissà quale strepitante impazienza, ma era felice per lei.

I Grifondoro tra loro dovevano essere solidali, anche quando si trattava di una ragazza eccessivamente sciocca e squillante.

Seguì Remus verso il gruppo.

Lily Evans lo accolse con la solita occhiata diffidente, mentre gli occhi della MacDonald si illuminarono non appena li vide.

<< I Malandrini al completo! >> trillò, allegra. << Che perfetto comitato di benvenuto! >>

James sorrise come un uovo di pasqua, così come accadeva ogni qualvolta che una ragazza esprimeva la sua adorazione per lui.

Sirius, invece, sbuffò leggermente: << Non siamo mica un comitato, noi. >>

Eppure, boh, era vagamente piacevole sentirsi apprezzati in quel modo.

<< Era solo una battuta, Sirius. >> rise lei, di rimando. << Vedo che indossi ancora la maschera del principe di ghiaccio. Ecco perché cadono tutte ai tuoi piedi. >>

Mmm… No. Nemmeno questo era male da sentire.

<< Fa solo lo scorbutico, come sempre. >> sbottò invece la Evans, guardandolo malissimo.

Eh no, non doveva aver preso bene il suo atteggiamente di quelle ultime settimane nei suoi confronti.

Beh, colpa sua che stava sempre in mezzo ai piedi. Iniziava a prendere la stessa andatura impicciona del suo amichetto Mocciosus.

<< Tu invece sei sempre qui a rompere. >> replicò di rimando. << Perché non sollevi i tacchi e levi il disturbo? >>

<< Perché questo è il mio banco, Black. >>

<< Ehi. >> fece Mary, incuriosita. << da quel che mi ricordo eravate voi due >> ed indicò James e Lily << a litigare. Che è successo? >>

James sorrise, e circondando le spalle della prefetto con un braccio, la strinse a sé, cogliendola alla sprovvista: << E’ che ora siamo amiconi! Vero, Evans mia cara? >>

<< Lasciami, pollo. >>

Mary rise, e Sirius la osservò per qualche istante.

Aveva perso peso, gli parve. Non poteva dirlo con esattezza. Ora, così esile, biondina e pallida, poteva anche passare per la sorella gemella di Remus.

Lo stesso Remus che doveva essere giunto alla sua stessa conclusione, poiché si rivolse alla ragazza con fare leggermente preoccupato.

<< Ehi, Mary. Stai bene? >>

<< Sì, certo. >>

Remus la guardò, dubbioso. Poi frugò nella tasca della mantella, estrasse una delle sue tavolette di cioccolato e ne staccò un quadratino.

<< Tieni. >> disse, porgendolo alla ragazza << Ti tirerà su, fidati. >>

<< Ho appena detto che sto bene. >> fece lei, con un sorriso divertito.

Il prefetto fece spallucce: << Conservalo, allora. Non si sa mai. >>

Mary rise.

<< Sei davvero carino. Grazie. >>

Remus arrossì leggermente, in imbarazzo come ogni volta che gli si faceva un complimento, e Sirius, per qualche strana ragione, s’indispettì.

Peter faceva ridere la Vance, James andava quasi d’accordo con Evans, e ora Mary MacDonald dava a Remus del “carino”.

A quanto pareva, ultimamente lui era l’unico a non ricavarci nulla, con l’altro sesso, eppure era sempre stato ritenuto uno dei più bei ragazzi della scuola.

E poi, Mary non era nemmeno male.

Merlino, fino ad un mese fa certi pensieri non gli avrebbero nemmeno sfiorato la mente. Ma da qualche settimana, dopo Regulus, il litigio con Remus, tutta la storia dei suoi genitori, stava iniziando a scoprire che le ragazze erano un ottimo espediente per non pensare ai propri problemi.

Un perfetto diversivo.

Le osservava camminare per i corridoi, si soffermava sulla linea che disegnavano le loro camicette su fianchi e seno, ne ammirava i capelli e il diverso modo in cui ognuna se li scostava dal collo.

Cose così.

E Mary MacDonald era carina, frivola, e adorava tutti loro Malandrini, ergo, adorava lui.

Sembrava l’ideale.

Anche se dava del carino a Remus.

“Ma che vai a pensare, Pad?! Dacci un taglio.” Si rimproverò mentalmente, stupito da sé stesso.

Lui era Sirius Black. Un Malandrino.

E i Malandrini non avevano bisogno di ragazze sbavanti o, ancora peggio, di sbavare appresso ad una ragazza.

Eccetto Prongs, ovviamente.

Lui in quegli anni aveva lasciato dietro la Evans una lunghissima e penosa scia di sbavante saliva sbavosa.

<< Amici miei cari, andiamo a sederci. >> esclamò lo stesso James, spuntando loro alle spalle << la lezione sta per iniziare. >>

Remus e Sirius si voltarono verso di lui con aria inorridita.

<< E con ciò…? >>

Prongs scosse il capo con un sorriso benevolo: << E con ciò dobbiamo seguire la lezione, mio ingenuo compare. >>

Sirius quasi si sentì svenire.

Si scambiò un’occhiata con Remus, poi, preoccupato, mise una mano sulla fronte del suo migliore amico.

<< No, non sembra avere la febbre. >>

<< Uao. >> commentò Moony, scioccato. << Mi sento… commosso. E’ normale? >>

Sirius scosse la testa: << Oggi abbiamo perso un Malandrino. >>

<< Smettetela, stupidi! >> sbottò James, per poi abbassare la voce << il piano della settimana è “far emergere lo studente modello per impressionare la mia amata”. >>

<< Potter, non sono mica sorda, sai? >> sbottò Evans, praticamente accanto a lui.

<< E allora perché non fai altro che urlare, mio piccolo giglio? >> fece lui, e poi si voltò verso la bionda. << Ciao Mary. >>

<< Ciao a te, James Potter. >> esclamò lei, sorridendo. << In bocca al lupo per il tuo piano. >>

<< Grazie. >> rispose lui, incurante delle occhiatacce e degli insulti che Lily Evans aveva palesemente iniziato a rivolgergli.

Si andarono a sedere, più perché era entrata in aula la McGranitt, che per il “piano” di James.

La donna si sedette dietro la cattedra, come suo solito, controllò gli assenti, e poi estrasse alcuni fogli dalla borsa.

<< Ho corretto i vostri compiti. >> iniziò, guardando la classe << Non sono così tragici come credevo. E’ un buon segno, per i GUFO. >> cominiciò a distribuire i risultati. << Complimenti ad Evans, Dearborn e Paciock, come al solito. >>

Si fermò davanti ad un banco, fissando chi vi stava seduto con un cipiglio severo.

<< Ed anche a te, Potter. >> disse, porgendogli restia il suo compito. << Come sempre, nonostante tutto, hai preso il voto più alto. >>

“Quel Potter…” pensò Lily, esasperata, mentre lo guardava esultare e pavoneggiarsi per il risultato ottenuto.

Ed era anche un po’ ammirata, in fondo: quel ragazzo era un asso in Trasfigurazione.

<< Lily. >> fece una vocina alle sue spalle: Mary si era sporsa dal banco di dietro.

<< Sì? >>

<< Posso sedermi accanto a te? Tanto Alice ormai non viene, giusto? >>

<< Certo. >> rispose la prefetto, un po’ titubante. << Alì sta poco bene, si è presa un giorno di riposo. >>

Mentre la ragazza, provando disastrosamente ad essere discreta, si spostava nel posto accanto al suo, Lily si rese conto che non sapeva assolutamente di che parlare, con Mary MacDonald.

Certo, erano a lezione e se ne sarebbero potute stare zitte, ma si sentiva comunque un po’ in imbarazzo.

<< Eccomi qui. >> bisbigliò la biondina con un sorriso, una volta sedutasi accanto a lei. La McGranitt le rivolse un’occhiata severa, e le fissò entrambe per qualche lungo istante.

Lily, colta alla sprovvista, trattenne il sospiro, e così sembrò fare Mary al suo fianco.

Infine, la donna preferì essere indulgente, e distolse i suoi occhi scuri dalle due.

La prefetto sospirò, sollevata.

Mary si lasciò andare ad una risatina.

<< I privilegi di chi è stato male. >> disse << Ecco perché Remus Lupin se la cava sempre. >>

Lily scosse il capo: << Diciamo che per la maggior parte non c’entra nulla, poverino. >>

<< Secondo me sì, invece. >>

Lily fece spallucce: non era interessata a quel genere di discussioni. Ma Mary non sembrava intenzionata a mollare, e la prefetto non poté che darle retta.

D’altronde, la McGranitt stava spiegando le domande del compito e lei, avendo fatto pochi errori, poteva anche concedersi il lusso di non prestarle attenzione, per una volta.

<< Esci con James, Lily? >>

BENG!
Per tutti i lepricauni e gli ippogrifi, doveva farle quella domanda proprio a lezione? A primo banco?!

<< Ovvio che no! >> replicò la ragazza, nel bisbiglio più infervorito che si potesse mai produrre. << Non ci uscirei mai, con quel cretino. >>

Mary la guardò, incuriosita: << Però andate d’accordo. >>

Lily sbuffò, distogliendo lo sguardo.

Era vero? Erano amici, lei e Potter?

<< Diciamo solo che ci sbraniamo meno spesso del solito. Ma ha fatto cose, anche di recente, che non posso tralasciare. >>

<< Ma andate d’accordo. >>

Con quel pallone gonfiato? Manco per idea.

<< No, Mary. >> commentò, scuotendo il capo. << Non è affatto così. >>

L’altra le rivolse un’occhiata pensosa, per qualche istante.

Perché la guardava in quel modo? Non c’era nulla da interpretare, in ciò che aveva detto.

Non era amica di Potter.

Punto.

 

 

***

 

Quando la campanella suonò, uscì dall’aula stremata.

Quelle erano state le ultime due ore dell’ultimo giorno della settimana.

Estenuante.

Poi, con tutta la storia dei GUFO, i professori ci andavano giù pesante. Davvero.

Mary la seguì fuori dalla classe, pimpante.

Anche evitare le sue domande su James Potter e convincerla che non avesse con lui nessuna segreta relazione consumata negli antri segreti di Hogwarts era stata una faticaccia.

La biondina si piazzò davanti a lei, intrecciando le mani dietro la schiena, con un sorriso.

<< Grazie per la compagnia, Lily. Ora vado a cercare Dorcas. >> disse << Salutami Alice quando la vedi, ok? >> e si allontanò, confondendosi con il resto degli studenti nel corridoio.

Lily sospirò, poggiandosi con la schiena al muro dietro di lei.

Ah, com’era stanca.

Voleva semplicemente andare a dormire e svegliarsi solo l’indomani mattina, peccato non poterlo fare.

<< Evans! >>

Ahi, ahi e triplo ahi.

Ci mancava solo Potter, adesso.

Sospirò. Che rottura.

Non aveva nemmeno l’energia necessario per il semplice pensare di mollargli un pugno in faccia.

<< …Che c’è? >>

Potter la guardò, con un sorriso provocatorio: << Un risultato niente male, in Trasfigurazione, eh? >>

<< A-ah. >> fece lei, con poco entusiasmo. Quand’è che l’avrebbe lasciata libera di tornarsene in sala comune? Non riusciva a pensare ad altro che al suo morbidissimo e comodissimo letto in dormitorio.

Potter, però, si mostrò più perspicace del solito.

Aggrottò le sopracciglia, guardandola con aria incuriosita.

<< Evans, che hai? >> domandò << Ti vedo più apatica e meno violenta del solito. Stai male? >>

Per tutta risposta, lei non potè trattenere un grosso sbadiglio.

Il ragazzo sembrò divertito, e ridacchiò come uno stupido folletto ritardato.

<< Ah no, sei solo una pigrona. >>

<< Zitto, cretino. >> replicò la prefetto, a tono spento.

Potter le diede una pacchetta sulla spalla: << Su su, bimba, tornatene a dormire fino a domani. >>

Lei incassò la testa fra le spalle, un po’ per ritrarsi dal tocco del ragazzo, un po’ perché infinitamente scoraggiata.

<< Macchè. >> rispose, cupa. << Oggi ho anche la festa del Lumaclub. >>

Quelle parole rappresentarono uno shock, per il povero e giovane James Potter.

Una folata di vento gelido.

Un fulmine a ciel sereno.

Un centauro obeso cadutogli in testa.

Guardò la ragazza davanti a lei, con la certezza di stare fissandola con gli occhi a palla, tale era il suo stato d’animo.

<< Ci vai con qualcuno? >> domandò, e la voce gli uscì più stridula di quanto fossero le sue intenzioni.

La prefetto scosse il capo, una mano sugli occhi.

<< “Non sono affari tuoi” è una frase che ultimamente ho detto un sacco di volte. >> sospirò, esasusta. << Perché mi costringi a ripeterla così spesso? >>

<< Dai, Evans! >>

<< Ho la bocca cucita, Potter. >>

Il Grifondoro, capendo che non c’era nulla da fare, sbuffò, fece dietrofront, ed artigliò il braccio del suo amico Sirius, che stava appena uscendo dall’aula.

<< Ohi, Prongs! Che combini? >>

<< Zitto e cammina, Sirius. >> sbottò lui, trascinandoselo lungo il corridoio.

Si fermò vicino ad una vetrata, piazzandosi insieme all’amico tra le due colonne.

Incrociò le braccia davanti al petto.

<< Oggi andrai alla festa di Lumacorno? >>

<< Ovvio che no. >> rispose Sirius, sbuffando. << Senza di voi mi annoio. >>

James lo guardò, truce.

<< Senti un po’. >> disse << Noi due dobbiamo parlare, Sirius Black. >>

 

***

 

Quando Lily entrò in dormitorio, vide Alice sobbalzare e farsi pallida.

<< Alì! >> esclamò, preoccupata. << Stai bene? >>

<< Sì, sì. >> si affrettò a rispondere l’amica, in evidente agitazione. << C’è anche Mary, per caso? >>

La rossa aggrottò le sopracciglia.

<< No. Perché? >> domandò, perplessa. Alice si limitò a scuotere il capo, e a lasciarsi cadere seduta sul letto.

<< Nulla, non preoccuparti. >>

<< …Ok. >> fece lei, non del tutto convinta. Ora era troppo stanca, per indagare, e sapeva che comunque, conoscendo Alice, avrebbe potuto ricavare poco o nulla.

Se gliene voleva parlare, l’avrebbe fatto al momento opportuno, e solo se lo desiderava. Non sarebbe stata lei, ad insistere.

Si tolse le scarpe, e si gettò sul proprio letto.

<< Buonanotte. >> disse, chiudendo gli occhi.

La voce di Alice le giunse piuttosto divertita: << Così, con addosso la divisa? >>

<< Non m’importà. >> biascicò la ragazza. << Tu, piuttosto, stai meglio. >>

<< …Sì, grazie. >>

Cos’era quell’esitazione?

Che avesse a che fare con la domanda di prima? Con Mary?

Che Alice fosse indispettita perché Mary –che notoriamente non sopportava e che aveva insultato il suo ragazzo- era tornata?

Eppure, dopo la visita al San Mungo, Lily le aveva portato le scuse da parte di Mary, sempre per la questione di Frank. Forse non bastava? Quanto poteva essere duro il cuore di una ragazza innamorata?

Boh, lei di queste cose non ci capiva nulla. A lei non piaceva nessuno.

Nessuno.

Giusto?

 

 

Quando riaprì gli occhi, fu piuttosto inquietante ritrovarsi la faccia di Mary a pochi centimetri dalla sua.

<< Sì…? >>

<< Lily Evans. >> fece la bionda, seria. << Sei irrecuperabile. >>

Ancora assonnata, Lily provava davvero poco interesse per quale mai potesse essere la motivazione che si celava dietro quella definizione della sua persona. Poteva riferirsi alla sua pigrizia, date le circostanze. Non le interessava. Aveva sonno, ma chiese comunque: << Come mai? >>

<< Sono le sette e mezza. Le sette e mezza, e te ne stai ancora qui a ronfare! >>

“Mi alzerei pure, se non ci fossi tu davanti.”  Pensò la sua parte più acida, inasprita dal sonno.

<< Non ho nulla da fare, Mary. >>

<< Errato. >> replicò lei, facendole l’occhiolino. << Hai la festa di Lumacorno, ricordi? >>

Lily sospirò, ruotando su un fianco.

Uffa, era vero.

<< Non importa. Mi infilerò la prima cosa che capita. >>

Mary sospirò, scuotendo il capo: << Dovresti imparare a lasciarti andare, sai? >> disse, sedendosi ai piedi del letto.

Lily si mise seduta a sua volta.

“Eccone un’altra che mi da della frigida.”

<< E’ solo una delle mille feste di Lumacorno. >> spiegò, alzandosi, forse a mo’ di scusante. << Ci sono stata tantissime altre volte. >>

<< E ci sono sempre stati molti ragazzi, no? >>

Lily fece un vago cenno d’assenso, mentre apriva l’armadio. Sì, avrebbe messo l’abitino blu che le avevano regalato lo scorso Natale.

<< A proposito, con chi ci vai? >> domandò Mary, sinceramente curiosa, e Lily rimase in silenzio.

Bella domanda.

Il suo “ammiratore” non si faceva sentire da una settimana –e comunque si era rirpromessa di non accettare il suo invito- e con Severus i rapporti si erano raffreddati per l’ennesima volta.

Fece spallucce.

Pazienza.

<< Ci vado da sola. >> rispose dunque, con nonchalance. << D’altronde, non è obbligatorio un accompagnatore. >>

Mary MacDonald assunse un’espressione a dir poco sconvolta.

<< Ma Lily, no! Molti pagherebbero per uscire con te! >> protestò, indignata.

Lily si sentì arrossire.

<< Non dire sciocchezze. >> sbuffò << Nessuno ci tiene a farsi vedere in giro con Miss Prefettina Evans. >>

Mary rimase in silenzio, e Lily ne fu contenta, mentre s’infilava il vestito.

Faceva la superiore, ma non era vero che non gliene importava. A nessuna ragazza piacerebbe andare ad una festa completamente sola.

Tutte avrebbero avuto un accompagnatore, o comunque un gruppo di amici con cui divertirsi, mentre nessuno avrebbe fatto compagnia a quella ragazza troppo snob e seria da rifiutare James Potter da anni.

Avrebbero tutti guardati, divertiti, quell’asociale ed antipatica di Lily Evans.

Quella col sangue sporco, per intendersi.

Ed ora, probabilmente, non le avrebbe parlato nemmeno Severus.

Be’, lei ci sarebbe andata comunque.

La noiosa Evans sarebbe andata alla festa e si sarebbe annoiata a testa alta.

Per principio, per dimostrare a sé stessa che non gliene importava del giudizio altrui.

<< Lily. >> fece ad un tratto Mary, seduta sul letto. << Posso dirti una cosa? >>

<< …Certo. >> rispose lei, e si rese conto che la voce le era uscita insolitamente tremula.

Mary si alzò, la prese per mano e la portò davanti al piccolo specchio che lei ed Amy avevano montato in camera qualche anno prima.

Si guardò allo specchio, Lily, e notò di avere un’espressione piuttosto imbronciata.

Triste, a dirla tutta.

Vide Mary –o per meglio dire, il suo riflesso- sorridere dietro di lei, mettendolo le mani sulle spalle.

<< Ti vorrei presentare una mia compagna di scuola. >> disse << Lily Evans. Non è che prima mi calcolasse molto. Poi, però, mi ha salvato la vita. E’ molto coraggiosa la mia compagna di scuola, sai? >> aggiunse, sorridendo.

Anche Lily abbozzò un sorriso imbarazzato.

<< Quando ho insistito per tornare a scuola, i miei hanno acconsentito a patto che lo facessi seriamente. Niente più cretinaggini: vogliono serietà e voti alti. Pensai che era impossibile, per una come me. Fu in quel momento che mi dissi “Vorrei tanto essere come Lily Evans”. >> fece una pausa, e Lily la vide abbassare lo sguardo, cupa. << In realtà, forse, l’ho sempre voluto. Facevo tanto la cretinetta, ma in realtà mi sentivo così… inadeguata. Guardavo la mia compagna, pensavo ai suoi voti alti e alle ore spese sullo studio, e la immaginavo a fare grandi cose. Io, invece? Una volta uscita di qui, non sarei stata che una stupida che legge riviste. Ed è anche più bella di me, pensavo. >> aggiunse, con una risatina imbarazzata.

Lily rimase in silenzio. Si sentiva… triste, dispiaciuta per lei, e anche colpevole, in un certo senso.

<< Mary, tu… >>

<< Fammi continuare, ti prego. >> le disse lei, interrompendola.

Lily smise di parlare.

<< Mi chiedevo: perché le sue pozioni sono sempre perfette, mentre io cambio calderone ogni due mesi? Come fa a prendere voti così alti? Non ti odiavo, questo no, però mi facevi sentire a disagio. Sei così intelligente, e io non sapevo come comportarmi. >>

<< Non ho mai pensato di giudicarti per il tuo rendimento scolastico. >> disse Lily, piano.

<< Lo so, ma… Sai, una volta ho provato ad impegnarmi seriamente. Era per un compito di Difesa. E’ stato un disastro. E allora ho pensato: che senso ha impegnarsi? Tanto vale continuare ad essere stupida. La stupida Mary MacDonald.

  Se qualche volta sono stata eccessivamente invadente, è perché ti ammiravo. Ti ammiro ancora, Lily. Sei forte, gentile, intelligente, e non devi vergognarti di esserlo. >> fece una pausa, poi le fece l’occhiolino. << Perché sennò mi offenderei a morte, capito? >> aggiunse, con tono più allegro.

Lily non riuscì a ridere.

Le veniva da piangere.

Le sembrò quasi di rivedere Dorcas, e di riascolate le sue parole.

“Non la giudicare male, Lily. Capisco che possa sembrare soltanto una gallina frivola e stupida, ma ha un gran cuore.”

<< Io… >> chinò il capo, asciugandosi gli occhi umidi col dorso della mano. << Grazie, Mary. Davvero. >>

<< Aspetta, stai piangendo?! >> esclamò l’altra, sconvolta. << Merlino, ma sono un disastro! Scusami! >>

Lily scosse la testa, divertita.

E finalmente riuscì a ridere.

<< Per fortuna. >> sospirò Mary, sollevata. << Sai, non me la cavo con le parole. >>

Lily scosse la testa, sorridendo: << Sei stata bravissima, invece. >>

Mary fece spallucce.

<< Senti… >> iniziò Lily, perplessa. << Hai visto Alice? >> domandò poi, guardandosi in giro in cerca dell’amica. Mary scosse il capo: << No. Hai detto che stava male, giusto? Sarà in infermeria. >>

La prefetto la guardò, pensosa.

Le tornò in mente la voce di Alice.

<< C’è anche Mary, per caso? >>

<< Non vorrei essere indiscreta o altro… >> cominciò, timidamente. << Ma avete per caso discusso o… >>

<< No. >> replicò Mary, aggrottando le sopracciglia. << In realtà, da quando sono tornata stamattina, non l’ho nemmeno vista. Perché me lo chiedi? >>

<< … Niente, tranquilla. >> rispose Lily, distrattamente.

Chissà cosa le stava passando per la testa, ad Alice.

Doveva preoccuparsi?

Magari stava male per davvero. E forse farsi vedere debilitata da Mary le dava fastidio; d’altronde sapeva quanto Alice odiasse mostrarsi debole.

… Ma non era una spiegazione che reggeva, affatto.

<< Lily, sicura che non sia niente? >> domandò Mary, sospettosa, distogliendola dai suoi pensieri. << Non sarò un genio, ma nemmeno così stupida. >>

Lily si passò una mano tra i capelli, in difficoltà.

Non gli restava che dire la verità.

Più o meno.

<< In realtà, non lo so, Mary. >> disse, con un sospiro. << Ma Alice è una schietta. Se ha qualche problema, verrà senz’altro a dirtelo. >>

L’altra chinò il capo.

Sembrava dispiaciuta.

<< So che non sono stata molto gentile con lei, ma non era per cattiveria. >> disse poi, amareggiata. << Sono stata stupida, ma vorrei mettere le cose a posto. >>

Lily rimase in silenzio: Mary, in effetti, le sembrava diversa.

Forse aveva imparato qualcosa, da quel che le era capitato, o forse, più semplicmente, voleva avvicinarsi a loro, adesso che Amy era stata ritirata da scuola.

Un po’ in imbarazzo, le posò una mano sulla spalla.

<< Alice non è una che se la prende, fidati. >> esclamò, cercando di confortarla. << E se qualcosa non va, sarà lei a dirtelo. E’ fatta così. >>

Mary sollevò gli occhi castani verso di lei. << Ok. Ti credo. >>

<< Bene. >> fece la prefetto, con un sorriso. << Ora finisco di prepararmi, va bene? >>

<< Non posso sistemarti nemmeno i capelli? >>

Lily rise.

<< Sarà per la prossima volta, Mary. >>

Dopo qualche minuto, scesero insieme in Sala Comune.

Non c’era molta gente, la maggior parte degli studenti si stava godendo le ultime ore prima del coprifuoco.

Lily si guardò attorno: Alice non si vedeva da nessuna parte.

Mary, invece, saltellò fino al divano di fronte al camino, dove sedeva Dorcas Meadowes, intenta a leggere un libro poggiato sulle gambe incrociate.

<< Ehi, Do’, ciao. >> trillò la bionda << Mi dai una mano con Storia della Magia? Ho il capitolo sulla guerra prima dei giganti. >>

L’altra nemmeno sollevò gli occhi dal libro: << No. >>

<< Ma è un argomento che hai già fatto l’anno scorso! >> protestò lei.

<< Appunto. >> replicò Dorcas, impassibile. << Mi annoia. >>

Mary le diede un colpetto sulla spalla.

<< Non fare l’antipatica. >> borbottò. << Ti ricordo che sopra ho un pacchetto di biscotti alle mandorle. >>

Mentre Lily sentiva distrattamente Dorcas cedere al ricatto, sgaiattolò fuori dalla Sala Comune, salutando le due con un cenno della mano –chissà se l’avevano sentita.-

Agghindata in quel modo, si sentiva un po’ in imbarazzo, dato che tutti coloro che non facevano parte del Lumaclub –e quindi la maggior parte degli studenti- non avevano motivo di vestirsi eleganti, e giravano per i corridoi in uniforme o infilati in enormi maglioni, considerata la temperatura piuttosto bassa.

Fu mentre si avvicinava alle scale, che una mano la prese per il polso.

Sobbalzò, voltandosi verso colui che l’aveva afferrata con tale malgrazia.

Sgranò gli occhi verdi.

Sirius Black stava inpiedi di fronte a lei.

<< Black. >> sibillò, irritata. << Che cosa…Ah! >>

Non fece in tempo a finire la frase, che il ragazzo iniziò a trascinarsela lungo le scale, senza degnarla di uno sguardo.

Lily avvampò, d’imbarazzo e di rabbia.

<< Ehi, lasciami, Black! >> sbottò Lily, cercando di divincolarsi dalla sua presa.

Ma il ragazzo era forte e risoluto, sebbene si sforzasse di non guardarla in faccia, mentre la trascinava per il corridoio.

<< Black! >> sbuffò la prefetto, inviperita << Se questa è un’altra pensata tua e di Potter, io… >>

<< Taci, Evans! >> replicò lui, secco, voltandosi verso di lei. Gli occhi grigi erano limpidi, le guance leggermente arrossate per la rabbia, o l’imbarazzo, o la corsa.

Il completo elegante da sera gli stava a pennello, come qualsiasi cosa il Grifondoro indossasse.

<< Che ti piaccia o meno, Evans, per stasera sarò io il tuo cavaliere. >>

Lily ammutolì.

Doveva essere diventata bianca come un cadavere, poco ma sicuro.

Si fermò di botto e, facendo ricorso a tutta la “poca grazia” per cui Potter la canzonava, si divincolò infine dalla sua presa.

Black, un gradino sotto di lei, sollevò lo sguardo in sua direzione.

<< Cavaliere?! >> domandò Lily, confusa e arrabbiata. Poi, più piano, in balbettio imbarazzato: << Vuol dire che tu… i biglietti… >>

Il Grifondoro la guardò coi suoi freddi occhi grigi: << Che stai cercando di dirmi, Evans? >>

In un’altra occasione, Lily gli avrebbe scagliato contro una fattura o avrebbe provato il malefico istinto di buttarlo giù per le scale.

Ma, in quel preciso istante, non si sentiva che terribilmente a disagio, insicura, confusa.

Con il desiderio che qualcuno buttasse lei, giù per scale.

<< Io… >> iniziò, fissando lo sguardo sulle proprie scarpe. Mai aveva avuto tanto voglia di guardarle. << Ecco, l’ammiratore… Tu… >>

Lui continuò a guardarla, per qualche istante.

Lily avvertiva addosso tutta l’intensità di quei occhi chiari, di quello sguardo profondo che aveva incantato tante, ad Hogwarts.

Poi, inaspettatamente, Sirius Black scoppiò a ridere.

<< Oh Godric! >> esclamò, piegandosi in due, ridendo. << Godric! Pensavi che io fossi il tuo ammiratore segreto? Io? >>

Che… gaffe.

Che orribile, umiliante ed imperdonabile gaffe!

<< Non è colpa mia se sei così equivoco, Black! >> sbottò lei, quasi urlando. La voce le divenne insolitamente acuta. << Smettila subito di ridere! >>

<< Sennò che fai? >> domandò lui, continuando a sbellicarsi come un idelicatissimo cretino. << Mi dai un bacetto? >>

<< Smettila! >> ribattè la prefetto, questa volta urlando davvero.

Poi gonfiò le guance, arrossendo in maniera di certo indecente. << Avevo frainteso. Cerca di spiegarti meglio, la prossima volta. >> disse con più calma, imbarazzatissima.

<< Ti sarebbe piaciuto, eh, Evans? >>

<< Neanche per idea. >> replicò lei, rabbrividendo al solo pensarci.

Va bene che era forse il più bel ragazzo che avesse mai visto, però… Era Black.

Bleah.

Lui scosse il capo, incrociando le braccia davanti al petto.

<< Non è per mia volontà che oggi ti farò da accompagnatore, Miss Perfettina Evans. >> spiegò, e a Lily tornò la voglia di provocargli un trauma cranico. << Ma per fare un favore ad un amico. Ho il dovere di tenerti lontana da un ignoto studente arrapato con patetiche tendenze a perdere ore su insulsi bigliettini romantici. >>

<< Ossia, il mio ammiratore segreto. >> sbuffò Lily, infastidita. << E immagino che con “amico”, tu intenda Potter, no? >>

<< Ovviamente. >>

<< Ovviamente. >> ripetè lei, sbuffando di nuovo. Sì, senza accorgersene doveva essersi trasformata in un treno a vapore. Mandò un’occhiataccia al Grifondoro. << Non permetto a nessuno di costringermi a fare o a non fare qualcosa, Black. Specialmente a te. >>

Lui fece spallucce, annoiato. Quel compito doveva apparirgli piuttosto ingrato.

<< Invece dovrai fartene una ragione, perché ti starò alle calcagna tutto il tempo. >>

Lily piantò i suoi occhi verdi in quelli del ragazzo, severa.

<< Devi solo provarci, Black. >>

 

***

 

Ma stava sul serio giocando a nascondino con Black?

Ma davvero?

Lily cercò di mimetizzarsi tra la folla, e per poco una Serpeverde non la picchiò per essersi appioppata al suo ragazzo.

Dopo aver corso come una pazza per seminare Black e raggiungere la festa, si era ritrovata in quella situazione ridicola.

Tra le schiene dei giovani con calici di succo di zucca, e le figure delle eleganti ragazze sistematesi con cura per l’occasione, Lily sbirciava se, tra un tavolo e l’altro, Sirius Black fosse nelle vicinanze.

Una testa mora fece la sua apparizione poco distante da Emmeline Vance.

Lily imprecò a mezza voce.

“Eccolo.”

Sirius Black aveva l’aria concentratissima e parecchio divertita.

Doveva aver cambiato idea: probabilmente, quell’assurda situazione gli appariva come un’importante e spassosissima missione da Malandrini.

Lily si piegò in due. In quel momento, essere una ragazza alta rappresentava un punto a suo svantaggio.

… D’altronde, anche Black non scherzava, e spiare le sue mosse le risultava più facile del previsto.

Magari era portata, per quel genere di cose. Avrebbe potuto fare la spia, l’Auror o…

Ops. Beccata.

Lily vide Black strizzare gli occhi in sua direzione e poi illuminarsi, con espressione soddisfatta.

La ragazza sgaiattolò verso il tavolo dei dessert. Lui la seguì.

Mentre il Grifondoro si avvicinava, Lily si raddrizzò –tanto ormai l’aveva vista, no?- e, d’isitinto, prese in mano un piattino con un porzione di torta alla panna.

Raggiungendola, Black sorrise, malandrino.

<< Tana per me, Ev- >>

Splam! Lily non gli diede il tempo di finire, e gli spiaccicò la fetta di torta in faccia.

Merlino, l’aveva fatto davvero!

Con la faccia ricoperta di panna, Black sbatté gli occhi, sconvolto.

Qualcuno, attorno a loro, rise.

Lily portò le mani ai fianchi, con aria soddisfatta.

<< Quello che cerca non può fare tana, Black. >> disse, orgogliosa di sé. << Cerca d’informarti meglio, prima di fare lo sbruffone. >>

<< Scappa, Evans. >>

Lei non se lo fece ripetere due volte.

Il ragazzo fece per seguirla, ma due ragazzine evidentemente più piccole –forse erano del terzo- gli si piazzarono davanti, con due smaglianti sorrisi sognanti.

Una di loro portava l’apparecchio per i denti, l’altra le codine.

<< Tu sei Sirius Black, vero? >>

<< Oooh, da vicino sei ancora più bello! >>

Il Grifondoro aggrottò le sopracciglia, cercando intanto di capire in che direzione fosse andata la prefetto.

Inutile, si era distratto e l’aveva persa.

<< Sirius, ti prego, facciamoci una foto. >>

Sirius sbuffò. L’ultima cosa che voleva era deludere due povere ragazzine, però…

<< Mi dispiace, devo andare. In fretta, anche. >>

<< Ah! >> fece una delle due, quella con le codine. << E’ perché sono bassa, vero? >>

<< No, io… >>

<< Sì, è per questo! >> ribattè lei. << Perché sei così cattivo?! >>

Sirius si sbattè una mano in faccia.

Della panna gli rimase sul palmo e tra le dita.

Oh, Godric…

 

***

 

A passi veloci, Lily si allontanò da Sirius Black.

Gli aveva spiaccicato una torta in faccia!

Ok, era una fetta, non una torta, ma… uao!

Finalmente avrebbe capito come ci si sentiva ad essere umiliato, o a trovarsi qualcosa di commestibile appiccicato nei capelli, tipo una chewgum.

Tutta felice, e pervasa da quel piacevole senso di trionfo, non si accorse di stare finendo addosso ad uno studente, e gli si spiaccicò con la faccia sulla schiena.

<< Ah! >> esclamò lei, massaggiandosi il naso. << Scusa, io… Severus! >>

Lui la guardò, sorpreso.

Indossava dei pantaloni color cenere un po’ troppo grandi e uno sformato maglione nero a collo alto.

<< Lily! Tu… Che ci fai china in questo modo? >>

La prefetto si raddrizzò di scatto, in imbarazzo. Abbozzò un sorriso: << Niente, niente. >>

Il Serpeverde le rivolse uno sguardo ansioso: << Lily, senti, per la discussione dell’altro giorno, io… >>

<< Ne parliamo dopo, ok? >> fece lei, guardandosi attorno, preoccupata. << Se vedi Sirius Black non dirgli in che direzione sono andata, va bene? >> e gli piazzò fra le mani il piattino dove un tempo stava la fetta di torta.

Severus, confuso, si limitò a fare spallucce.

<< Sperando che non mi faccia penzolare in aria per una caviglia… >>

Lei gli diede una pacca sulla spalla. << Grazie mille, Sev! >> e si dileguò tra la folla.

Dove andare, dove andare?

La soluzione migliore sarebbe stata lasciare la festa e filarsela.

Peccato che l’uscita si trovasse dall’altra parte della stanza, la stessa in cui aveva lasciato un Sirius Black ricoperto di panna e pandispagna.

Dopo qualche attimo, individuò una piccola anticamera chiusa da un tendaggio lungo quasi quanto l’intera parete.

Ci si avvicinò, pronta ad infilarcisi, quando una faccia spuntò proprio dalle tende, facendola sobbalzare.

 << Non credevo di essere così brutto, Lily Evans. >> disse il ragazzo, sorridendo. << Ciao. Non pensavo mi avresti dato buca per Black. Avrei scommesso su Piton, piuttosto. Potter, forse. >>

Lily sbatté le palpebre.

Quello parlava a vanvera, ma lei si era bloccata ad una sua singola, specifica parola.

<< Buca? >> domandò, sbigottita. << Vuoi dire che tu… >>

<< Sono il tuo ammiratore, già. >>

  
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