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Autore: Ema Penniman    01/10/2012    3 recensioni
Kurt ha un segreto. Quando entrerà a far parte della sua vita un tornado con i ricci riuscirà a mantenerlo tale?
Una storia idiota dove la pazzia dei Warblers ha contagiato anche il mondo dei fumetti.
Dalla storia
Erano già tre anni che Kurt andava avanti con questo tipo di vita, e ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Aveva sempre avuto dei super poteri, fin da quando era un neonato
Una Klaine fluff, pochissimo angst e tanta Niff
Superhero!Kurt Bad Boys!Blaine+Warblers
Genere: Fantasy, Fluff, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jeff Sterling, Kurt Hummel, Nick Duval, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Superheroes Parody'
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A Beautiful Lie

 

 
 
 

Hey, I just met you, and this is crazy,
but here's my number,
 so call me, maybe?
(Carly Rae Jepsen– Call Me Maybe)

 
 
 

 

Questa è la storia di come mi sono innamorato del mio ragazzo. Lo amo fin dal primo momento in cui l’ho visto, ma ovviamente ci sono state varie situazioni per le quali non saremmo ma dovuti diventare, prima amici e poi non avremmo dovuto legarci sentimentalmente.
Razionalmente ci dovremmo odiare.
Fortuna che non sono mai stato razionale.
 

Sento una voce dall’altra stanza  “Tesoro, che stai facendo?”
“Niente di che, ti ricordi quel libro che mi avevano chiesto di scrivere qualche tempo fa? Quello che parla di come ci siamo conosciuti?”
Annuisce “Oh. Bello. Però fammi più carino!” 
“Tu sei già stupendo” rispondo
“Ah, davvero?” mi lancia uno sguardo ineluttabile “Beh, allora vieni con me che ti faccio vedere qualcosa in cui sono veramente stupendo” dice scandendo “stupendo”
“Ma non ora, cucciolo. Dai, sono occupato, altrimenti non lo finisco più”
Mi ignora totalmente, anzi si sporge più vicino a me ed inizia a lasciarmi una scia umida di baci sul collo
“Ku-ah-rt, smett-ila, Dai. Do-oh-po”
“Bene” si rimette dritto e si gira per andarsene “Se proprio sei impegnato allora, non ti disturberò per un po’ " “Permaloso” 
Torno a scrivere mentre con la coda dell’occhio vedo che mi fa la linguaccia.
E poi dice a me che sono il bambino. Mah… dov’ero rimasto? Ah si.

 

Era un normalissimo venerdì sera di un’ altrettanto normalissima fine di settembre, ed un normalissimo Kurt Hummel quel normalissimo venerdì sera era rimasto a casa ad annoiarsi a morte.

Beh, quella sera tutti avevano impegni, i suoi colleghi al giornale, i suoi vicini, persino la sua migliore amica Mercedes aveva un appuntamento con Sam.

L’unica cosa da fare era… Chiamare Rachel Berry.

Non che odiasse Rachel, assolutamente no, era una delle sue migliori amiche, ma quella ragazza era difficile da sopportare, infatti bisognava prenderla a piccole dosi.

In effetti non si sentivano da qualche settimana, quindi non gli dispiaceva affatto vederla, anche se avrebbe straparlato del rapporto con il suo nuovo ragazzo, Brian o qualcosa del genere, che aveva conosciuto in un negozio di qualcosa, e si erano innamorati pazzamente e follemente e volevano girare l’America in tenda.

Se sti cazzi… una come Rachel non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Al massimo sarebbe andata in un motel a tre stelle per una notte, poi avrebbe sbraitato per essere riportata a casa.

Era ovvio che la ragazza stesse ancora male per Finn, visto e considerato che l’aveva lasciata perché aveva deciso di arruolarsi nell’ esercito. Kurt aveva cercato in tutti i modi di far riflettere il fratello sulla validità quella scelta, ma non c’era stato verso di convincerlo e alla fine, l’anno prima era partito. Per tutto il suo primo anno nelle forze armate, lui e Rachel avevano fatto tira e molla, ma a giugno aveva deciso definitivamente di lasciarla anche se, questo aveva fatto si che lui cadesse in depressione. Lo stesso non si poteva dire della ragazza che, invece, si era subito data da fare, ma solo perché cercava un modo di non pensare a quello che le era successo.

Kurt decise che era meglio tentare la fortuna e che invece di rimanere a casa da solo, sarebbe stato più costruttivo prendere il telefono e chiamare l’amica. Non poteva essere così tragico dopo tutto.

Quanto si sbagliava.

Uno squillo.

Kurt sei ancora in tempo per chiudere.

Due squilli.

Va bene, ancora non ha risposto, chiudi finché puoi.

Tre squilli.

Ok, Kurt. Stacca.

Mentre stava per staccare “KUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUURT”

Ecco perché avresti dovuto staccare genio.

Non era un buon segno che il suo cervello gli stese dando ordini. No. Non lo era affatto.

“Rachel, cara come stai?” chiese il ragazzo in modo fin troppo gentile alla voce nel telefono.

“Oh, tesoro, bene, mi sto divertendo tantissimo con Brody – oh, ecco come si chiamava – da quando si è traferito qui stiamo benissimo, ma che mi dici di te? È una vita che non ci vediamo, cosa stai combinando? Dove sei? Sei ancora in città? Non sei tornato a casa vero? No, perché se è così…” Kurt iniziò ad ignorarla totalmente, perché si sa; quando Rachel Berry inizia i suoi monologhi non si ferma nemmeno se le punti contro un bazuca.

Dopo i primi 30 minuti che al ragazzo parvero interminabili, perché l’amica sembrava volergli raccontare la sua intera estate senza tralasciare una singola discussione o regalo che le aveva fatto il suo nuovo fidanzato, con cui aveva passato le vacanze nella sua splendida villa in California a Santa Monica, andando in giro nel suo yacht di lusso regalatogli dai suoi genitori per la sua laurea in arti sceniche, (non aveva smesso di rimarcare il possesso che aveva su questo povero tizio, che, dai racconti della ragazza, risultava più o meno alla stregua di un cagnolino da passeggio.) finalmente Kurt riuscì a calmare l’amica dallo sproloquio dal quale sembrava non voler uscire, e potè fare la domanda per la quale aveva chiamato.

“Rachel, tesoro, sei libera stasera?”

La ragazza si spense di botto (fortunatamente), prese un respiro profondo e parlò “Beh, in realtà devo uscire con degli amici di Brody, sai abbiamo organizzato questa serata da un po’ e proprio non posso mancare” sembrava anche troppo triste.

“Non fa nulla tranquilla, magari un giorno di questi usciamo a cena solo tu ed io come ai vecchi tempi, ok?”

“ASPETTA”

Kurt, riattacca ora che hai ancora una chance di non sembrare sgarbato, potrai sempre mentire dicendo che è caduta la linea. Sta per sganciare una bomba ad idrogeno. STACCA!

“Dimmi Rachel” rispose il soprano un po’ spazientito dato che era già andato a prendere il menù del takeaway in cucina.

“Perché non vieni con noi? Sai te li avrei comunque presentati questi ragazzi, sono simpaticissimi, e sono sicura che ti divertirai, poi devo farti conoscere Brody ufficialmente” Ma che bisogno c’era di conoscere Brody ufficialmente? Si erano già incontrati casualmente per strada, si erano salutati, presentati e poi avevano ascoltato Rachel parlare di come il professore di recitazione non le avesse ancora dato una parte nella rappresentazione (a sentir lei) più importante della sua intera carriera.

Kurt considerò l’ipotesi di rimanere per un’intera serata a casa, magari aspettando che il suo orologio si decidesse a prendere vita o andare con la petulante Rachel e i suoi nuovi (e magari anche squilibrati) amici alla ricerca di un’ avventura.

“Okay, Rachel, a che ora ci vediamo?”

“OH. Allora ti va bene?! Visto che è così ti passiamo a prendere io e Brody alle 7.30 Ci vediamo più tardi” e senza nemmeno il tempo di salutarla o ribattere su quella scelta, chiuse la chiamata.

Kurt sospirò. Te la sei cercata, io te l’avevo detto. Certo però che sentire voci nella sua testa non era proprio il massimo.

Bene, gli rimanevano giusto tre ore per prepararsi, e sapeva che sarebbero state fin troppo poche. Per la miseria.

 

Alla fine optò per un outfit molto semplice: una camicia blu notte con bottoni a pressione della stessa tonalità, un paio di strettissimi (ormai aveva imparato a camminare non muovendosi) pantaloni bianchi e un paio di stivali a metà polpaccio neri.

Si mise davanti allo specchio rimirando la sua bellezza, e si pizzicò le guance per rendersi un po’ meno pallido. Andò in bagno per dare un altro (l’ennesimo) colpo di lacca, per poi metterla nella borsa a tracolla e iniziare a cercare il cellulare come un disperato.

Quando finalmente lo trovò ( e non senza difficoltà), lo buttò con un moto di rabbia nella borsa insieme al portafogli.

Erano fortunatamente ancora le 7.20, ed esattamente 10 minuti dopo una Rachel Berry piuttosto trafelata iniziò a suonare al campanello quasi volesse farlo saltare. Il ragazzo si diresse alla porta esasperato, aspettandosi il peggio, e in effetti quello che trovò una volta aperta la porta non era certo una vista piacevole. C’era una ragazza molto stizzita (doveva sicuramente aver preso molte anfetamine) che stava leggermente scavando il pavimento sotto i suoi piedi a forza di fare avanti e indietro.

“Kurt!” sembrava più una minaccia.

“Rachel!” rispose il ragazzo. “Vedi? Lo sapevo che sarebbe stato un problema, l’avevo detto a Nick, ma lui << Dobbiamo andare per forza lì, non puoi non provare almeno una volta in vita tua la cucina messicana >> Beh? Sta di fatto che ora non potrò provarla, perché è stato chiuso. Capisci Kurt? CHIUSO. E non perché è giorno di vacanza per loro, ma perché hanno trovato dei topi. Capisci? TOPI! Ma non è come in quel film che loro cucinavano bene, questi sono topi di fogna”

 

La ragazza cominciava davvero a fargli paura. “Rachel, calma. Non è successo nulla di grave. Possiamo sempre andare a mangiare da un’ altra parte. E poi a me il messicano non piace” fece il moro cercando di tranquillizzare (invano) l’amica. “Possiamo andare al ristorante italiano che c’è a due isolati da qui” la ragazza sembrò considerare l’idea. Prese l’amico per mano e letteralmente lo trascinò fuori di casa, sbattendolo nel taxi, e dando informazioni al tassista mentre parlava animatamente con qualcuno al telefono.

Kurt non si era nemmeno accorto di essere appiccicato ad un altro ragazzo, finché questo non fece un piccolo colpo di tosse.

Era molto carino, lo fissava con gli occhi spalancati, come se stesse cercando qualcosa. Lo aveva già visto da qualche parte, ma non ricordava dove.

“Hey, ciao, Kurt giusto?” il moro sorrise e annuì leggermente “L’altra volta non è che ti ho visto proprio bene, era buio, ed io ero anche senza occhiali” Scherzò il ragazzo. Finalmente Rachel aveva finito di urlare qualche insulto al telefono “Allora Kurt, ti ricordi di Brody?” Ecco chi era il tipo. Il ragazzo di Rachel. Brody. “Certo che mi ricordo” mentì spudoratamente facendo un sorriso a trentadue denti. “Tesoro, hai trovato un posto  dove mangiare? O dobbiamo prenderci una pizza e mangiarla sotto un ponte?” disse il ragazzo rivolgendosi alla fidanzata “Certo, anzi Kurt l’ha trovato. E ho anche chiamato Nick, che mi è sembrato più ubriaco del solito, per spiegargli dove devono andare. Fortuna che c’è Barbi con loro” Brody sospirò frustrato.

Se prima Kurt pensava che fossero dei tipi strani perché frequentavano Rachel, ora ne aveva addirittura paura.

Pre i successivi dieci minuti Rachel e Brody parlarono (più che altro lei si lagnò) di questi ragazzi misteriosi. Kurt capì solo “coro”, “papillon” e che stavano biasimando una tinta troppo finta di qualcuno.

Scesi dal taxi, davanti all’insegna Da Lorenzo, i due fidanzatini vennero assaliti da due molle formato umano e salutati normalmente da una ragazza.

“Kurt, vieni. Ti presento Barbra” gli tese la mano una ragazza molto carina che però della Streisand oltre al nome, aveva solo il naso (forse anche più brutto). “Questo è Nick, è lui quello che ha insistito per quel ristorante” gli sorrise. Anche lui era messo bene con il naso, (tra lui, la ragazza e Rachel non avrebbe saputo dire chi era quello che ce l’aveva più strano) e poi il suo sguardo si rivolse verso un ragazzo bassino, con i capelli tutti impiastricciati da quello che sembrava gel, che sorrideva quasi gli stesse facendo le feste, come un cane. “E chiudiamo in bellezza, lui è Blaine” concluse Rachel “Quello per cui ci siamo persi tre volte” aggiunse Nick ridacchiando e beccandosi un occhiataccia dal sottoscritto. Blaine gli tese la mano, sempre sorridendo, era calda e morbida.

Kurt si stava per abbandonarsi a quel piacevole contatto, che fu riscosso bruscamente da Rachel, che lo prendeva sottobraccio e lo tirava dentro il locale.

Si stavano per sedere ad un tavolo, quando con la coda dell’occhio Kurt vide che Barbra e Blaine si stavano tendendo per mano. Etero. Beh, c’era da immaginarselo. No?

Il sopraccitato etero si sedette proprio di fronte Kurt, sempre sorridendo (ma aveva una paralisi facciale o era veramente così felice?). “Hey, Blaine, lo sai che Kurt lavora per Vogue?” il sorriso (finalmente, stava diventando inquietante) scomparve, lasciando il posto ad uno sguardo molto stupito “Davvero? Woah. Cioè sei giovanissimo, avrai al massimo 20 anni, come hai fatto ad entrare?” Kurt rimase spiazzato, quel ragazzo si meravigliava davvero per poco “In realtà ne ho ventuno, e poi sono entrato lì da stagista due anni fa, e l’anno scorso Melinda, il mio capo, mi ha promosso costumista l’anno scorso” disse molto fiero di sé.  “Wow. Figo. Beh io lavoro per la rubrica del Times, stelle emergenti, se hai fatto così tanta strada in così poco tempo mi piacerebbe farti qualche domanda in più, magari ti propongo come articolo della prossima settimana”

Kurt rimase scioccato. “Hey, neanche tu scherzi. Il Times. Cavolo proprio il Times. È il quotidiano più importante di tutta New York” Blaine fece un sorriso molto autocelebrativo, e incrociò le mani sul tavolo annuendo a sé stesso “Già. Mi sono sorpreso perchè pensavo fossi uno dei pochi a lavorare in un giornale così importante. Mi sbagliavo di grosso” ritornò a sorridere.

Per il resto della serata Kurt e Blaine parlarono come se si conoscessero fin da bambini. Kurt scoprì un sacco di cose. Che per esempio Blaine era nato e cresciuto a New York e che la sua fidanzata, Andy (relazione complicata, aveva specificato il riccio ad un’ occhiata interrogativa di Kurt), l’aveva spinto a fare domanda al giornale facendogli presentare un piccolo saggio scritto in una caffetteria, che insieme a Nick e ad altri ragazzi (erano troppi e dopo otto secondi non ricordava nemmeno un nome) avevano una band e suonavano ogni tanto in un locale a Brooklyn.

Ad un certo punto il ragazzo si accorse che Barbra, leggermente appoggiata a Blaine (praticamente una cozza), aveva messo il bicchiere di birra in bilico sul bordo del tavolo; dopo un secondo, come se una mano invisibile l’avesse spinto, quello cadde rovinosamente sul vestitino verde da cocktail della ragazza, che lanciando un urletto fuggì in bagno a verificare il danno sul suo (orrendo) vestito verde da cocktail.

Di certo Kurt non l’aveva fatto di proposito, ma quando la ragazza tornò dai servizi, con una gigantesca macchia che partiva sin dalla spalla sinistra e arrivava fin sotto la vita, non potè trattenersi dal sogghignare sommessamente, cosa che la malcapitata notò e di rimando, gli lanciò una gelida occhiataccia.

Verso le dieci l’orologio di Kurt iniziò a lampeggiare all’impazzata. Controllò il numero sul display e sbuffò sonoramente. Non poteva affatto rimandare.

Si alzò di malavoglia e pagò il conto. Si accorse che Barbra si stava strusciando a Blaine troppo esplicitamente, forse doveva aver bevuto un po’ troppa birra. “Scusate ragazzi, ma devo andare” disse il moro rivolto al tavolo di amici. “No, di già?” disse Rachel sconsolata “Si, Rach, mi dispiace ma mi stanno chiamando a lavoro, e non posso proprio rimandare, una modella ha vomitato nell’ultima borsa di Armani e ora non ho la più pallida idea di cosa abbinare al suo Valentino, miseriaccia che modelle stupide! Mi dispiace ma devo proprio scappare” disse il ragazzo “Mi ha fatto veramente molto piacere conoscervi”

A quel punto stava per andarsene, ma venne trattenuto da qualcosa. Blaine gli stava tenendo un polsino della camicia tendendogli qualcosa. Kurt inarcò un sopracciglio con fare interrogativo “È il mio biglietto da visita, per l’ articolo, ci tengo veramente a metterti sul giornale la prossima settimana” spiegò sorridendo (quel sorriso era attribuibile soltanto ad un cucciolo), porgendogli il pezzo di carta “Oh, si. Si. Certo l’intervista” il più alto arrossì leggermente, lo prese tenendo lo sguardo rivolto verso il basso e iniziò a frugare nella borsa fin quando non ne estrasse un altro “Questo è il mio, magari fammi sapere quando sei libero che prendiamo un caffè insieme, ora scusami ma devo veramente andare” detto questo vide Blaine sorridere ancora più apertamente e non potè fare a meno di ricambiare. Uscì di fretta dal locale sbuffando sonoramente.

Ma quando impareranno a fare a meno di me?

Camminò per qualche decina di metri e s’infilò in un vicolo, controllando prima che non vi fosse nessuno.

Si nascose dietro una parete che gli impediva di essere visto, e iniziò ad aprirsi la camicia, per poi sfilarsela molto delicatamente, facendo altrettanto con i pantaloni. Dalla borsa a tracolla prese un sacchetto per la spesa e li mise dentro.

Uscì ancora dalla borsa un panno di stoffa tutto piegato, che srotolò e si legò al collo, poi prese degli stivaletti e li indossò.

Perché devo fare anche questo?! Ci ho messo troppo tempo per rovinarli. Sospirò frustrato, si portò una mano fra i capelli perfettamente sistemati e iniziò a scompigliarli.

Prese il cellulare e il portafogli, dopo essersi assicurato di aver conservatovi dentro il bigliettino di Blaine, e li mise nella tasca posteriore, poi sistemò nel sacchetto insieme ai pantaloni e la maglia anche la borsa con dentro gli stivali neri, e li appoggiò a terra.

Speriamo che almeno questa volta li ritrovi.

Stava per tornare indietro. Cazz.. ma dove vado senza?!

Dalla borsa dentro il sacchetto prese un coso nero che si adagiò perfettamente sugli occhi, facendola aderire bene.

Okay, sono pronto.

E dopo essersi guardato in giro, controllando che non ci fosse nessuno in vista, fece un saltello e spiccò il volo.

 

Ebbene sì. Spiccò il volo, perché Kurt Hummel era niente popò di meno che… un supereroe!




Spazietto di Ema

Bene, questa è la mia prima fanfiction, in realtà non è nemmeno una storia, è più che altro una semplice fantasia allo stato puro. Ho iniziato a scriverla per puro caso, e non so nemmeno perchè continuo xD
Ho già scritto un bel po' di capitoli, quindi dovrei poter aggiornare ogni 10 giorni. 
Aspetterò con ansia tutti gli scarponi che mi tirerete C= 

Rise and Shine <3

   
 
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