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Autore: FitzChevalier    02/10/2012    3 recensioni
Ultimo capitolo pubblicato!
Questa storia partecipa al contest "Numeri Da Coppie", indetto da La Lolly Dolly
Ino è una ragazza come tante: insofferente, egocentrica e superficiale. Una sera incontra Sai in un bar di Konoha, e la mattina successiva scopre di esserci andata a letto. Decide quindi di imbarcarsi in una relazione con il ragazzo più strano di tutto il villaggio, ma scoprirà presto che mantenere in piedi una relazione non è facile come sembra...
A prima vista Sai è la copia di Sasuke, con il suo bel visino e il suo carattere freddo e misterioso, ma più lo guardo e più quella pelle bianca mi ricorda Orochimaru. Fortunatamente senza la passione di quest’ultimo per i serpenti. Sai è la versione etero di Orochimaru.
Butto giù un altro sorso di sakè. Il mio sguardo scivola sull’ombelico scoperto di Sai. Oddio, etero fino ad un certo punto...
Al mio quarto bicchiere il suo sorriso è accattivante sulla faccia arrossata, i suoi occhi brillano. Sai butta giù il suo quarto e torna a fissarmi. Mi mostra il bicchierino asciutto e si versa altro sakè.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sai, Sakura Haruno | Coppie: Sai/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I soldati della Konoha dimenticata'
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Decisioni affrettate

 


Calma. Rifletti, con calma. Come ci sei arrivata lì?

Ricordo la gara al bar. E poi?

Il pulsare alla testa mi distrae, mi impedisce di pensare con la dovuta lucidità. Mi massaggio le tempie con un gemito – non forte, altrimenti questo qua si sveglia.

Mi sono alzata abbastanza presto, la serata si stava facendo noiosa, e Sai si è offerto di accompagnarmi. Ok, stai andando bene, e poi che altro? Un bacio al gusto di sakè all’angolo della strada. Il sangue mi si gela nelle vene. Gliel’ho proposto io! Una corsa nell’aria fresca della sera, mano nella mano; imitazioni non richieste di un babbuino, un pellicano, un elefante da parte di Sai – «Tecniche avanzate di mimetizzazione» ha detto annuendo serio; lui che mi fissa negli occhi prima di aprire la porta. «Sei sicura?» mi ha chiesto; «Ma certo!» è stata la mia risposta strascicata.

E poi il pavimento duro contro le scapole, i denti di Sai stretti attorno al mio collo, una sua mano che mi accarezza.

Oh, bene, non abbiamo manco usato un preservativo! penso, mentre uno dopo l’altro i tasselli della mia memoria si rincorrono per formare il mosaico di ieri sera.

Mi alzo, ignorando il senso di vertigini e lo stomaco che protesta. Recupero i miei vestiti sparpagliati ovunque nell’ingresso dell’appartamento, appallottolati e stropicciati. Devo andarmene e pensare a come sbrogliarmi da questa situazione assurda. Sai! Sono andata a letto con Sai!

Un grugnito. Lui si è svegliato. Sbatte gli occhi e mi guarda come se avesse visto un qualche tipo di mostro.

Merda, ora gli devo dire qualcosa...

Sai si mette seduto, assume un’aria da io-so-quello-che-abbiamo-fatto-ho-la-situazione-sotto-controllo. Sotto controllo un cazzo!

Sorrido. «Scuse se ti ho svegliato» gli dico. «Ho da fare i preparativi per il trasloco, parliamo più tardi.» Esco prima che apra bocca.

 

Un po’ mi dispiace per quel saluto affrettato – ma andiamo, non credo che anche lui avesse molto da dirmi!

Mentre pitturavo di lilla le pareti della mia nuova camera ho pensato a come risolvere la situazione con Sai. Parlargli sarà terribilmente imbarazzante, ma non posso ignorarlo per chissà quanto tempo, sperando che lui ricordi poco – o niente, meglio. E anche se ieri fosse stato tanto ubriaco da dimenticare completamente questa storia – voglio crederci, ma se è riuscito a scoparmi vuol dire che non era così ubriaco – dovrei dargli un qualche tipo di spiegazione sul perché mi trovassi a casa sua.

Inoltre, è di Sai che si parla: non è una persona normale, anche se – dati i personaggi che girano a Konoha – normale è una definizione senza significato. Non ho la più pallida idea di come potrebbe prendere la situazione. Se fosse lui per primo a dichiarare di volermi scaricare ne uscirei sconfitta. Sarei io la vittima della situazione. Ma io non voglio fare la vittima, io non sono una vittima!

Ficco con rabbia il pennello nel secchio; gocce di vernice saltano oltre il bordo e macchiano le mattonelle. Un ringhio di papà. «Guarda che poi pulisci tu!» mi avverte.

Quando sono tornata a casa questa mattina mi ha afferrato e mi ha infilato uno dei suoi vecchi vestiti, una maglietta larga e logora, di uno stinto color blu notte ora chiazzato di vernice lilla. «Dopo dovremo parlare, signorina.» Mi ha messo un pennello in mano senza una parola in più e mi ha trascinato ad aiutarlo a dipingere la camera, cosa che proprio ieri aveva promesso di fare da solo. Ecco la strategia intimidatoria da pre-interrogatorio domestico di papà. Mettere pressione e aspettare in silenzio.

E se invece Sai volesse iniziare una storia? Non lo voglio come ragazzo, è un tizio troppo strano: mi vergognerei a girare per Konoha tenendogli la mano. Ma se quel che mi ha detto Sakura sul suo passato è vero... non mi piace veder soffrire la gente che non se lo merita, e Sai non mi ha fatto nulla. E in più, se dovesse reagire con violenza? Forse è meglio se chiedo a Sakura di stare a portata d’orecchio nel caso le cose andassero male. Lei è più brava di me con i pugni.

«Ino.»

Raddrizzo la schiena indolenzita. «Sì?»

Papà guarda il muro; gli da tranquille pennellate dall’alto della sua scaletta mobile. «Dove sei stata tutta la notte? Io e tua madre ci siamo spaventati a morte.»

«Io, hum...» Dirgli di Sai? Neanche per scherzo. «Ho bevuto un po’ troppo» rispondo. «Ho chiesto a Sakura di poter dormire a casa sua perché so che non volete che mi ubriachi.»

«Perché ubriacarsi è da idioti, infatti.» Il tono di papà è calmo, come se si stesse discutendo di qualcosa senza importanza. Non è un buon segno.

«Lo so, ma abbiamo alzato tutti un po’ il gomito, cosa dovevo fare? Dire “no grazie ma devo restare allerta?”» Non c’è stata un’emergenza militare e io non sono andata in coma etilico. Ok, ho fatto un’emerita stronzata, ma non è poi tanto grave, me ne tirerò fuori in qualche modo. Che cosa vuole papà da me?

«Avresti dovuto, Ino.» Passi che scendono la scala; rumore metallico quando questa viene trascinata sul pavimento; fogli di giornale accartocciati. «C’è un motivo per cui uno dei tre precetti di uno shinobi è “non abusare dell’alcol”. Anche lo spadaccino migliore se beve troppo vale meno del più infimo spazzino. Da ubriachi siamo tutti facili prede. Soprattutto tu, che ormai sei una donna fatta. Voi donne siete prede per natura.»

«Ma papà...» Parlare di queste cose coi i propri genitori è sempre tremendamente imbarazzante. «Non ci sono stupratori ad ogni angolo, qui a Konoha...»

«Vero. Ma ne basta uno solo con la dovuta forza. E tu di forza ne hai poca, bambina mia. Non dovresti peggiorare i tuoi riflessi e le tue capacità di ragionamento ubriacandoti.»

Abbasso la testa. «Sì, papà. Scusa.» Spero di esser sembrata abbastanza mortificata.

«Ti scuserò quando la prossima volta ti comporterai come ci si aspetta da una kunoichi del clan Yamanaka. Maledizione, a breve Konoha avrà bisogno di tutti i suoi soldati!»

Silenzio. Si sente solo lo sfregare umidiccio dei pennelli contro le pareti.

 

Papà mi ha permesso di uscire solo il giorno dopo.

Nonostante abbia avuto tutto il giorno di ieri e tutta la notte per pensarci non sono ancora sicura di cosa dire a Sai. “Mi dispiace, non ti voglio” è troppo duro. Ma se gli spiegassi che non lo voglio perché è strano? Se la prenderebbe ancora di più. “Mi dispiace, ma il mio cuore soffre ancora per Sasuke.” Seee... Chi cazzo ci crede ancora a questa storia?

I miei passi mi hanno portato verso la tenda dei dango, strategicamente piantata sotto un grande albero, in un slargo del sentiero verso i campi d’allenamento occupato da tavoli di legno e panche.

Ad uno dei tavoli c’è Sakura, uno spiedo in bocca e una mano che scrive in fretta su un blocco per gli appunti.

«Oilà» la saluto.

«Ehi» mi risponde Sakura.

«Per caso hai visto Sai?»

La mano di Sakura interrompe la sua corsa sul foglio bianco. «In biblioteca.» Mi guarda, sorride. «Che gli hai fatto? Quando mi ha visto mi ha salutato con un sorriso – un sorriso vero. Sembrava quasi un ragazzo normale.»

«Sì, hum, beh...» Mi guardo attorno. Non c’è nessuno a portata d’orecchio, tranne la cameriera che pulisce il bancone a una decina di metri di distanza.

«L’altro ieri quando mi ha portata a casa...»

«“Questo manuale dice che gli uomini accompagnano sempre le signore, ed io ho il pene.” Non è così che ha detto?»

«Non ricordarmelo, ti prego... È già abbastanza imbarazzante sapere che ci sono andata a letto.»

«Mmph» è il commento di Sakura. «E ora che pensi di fare?»

«In che senso, scusa?»

«Beh, in biblioteca mi sono seduta al suo stesso tavolo. Quando si è alzato per cercare un volume ho dato un’occhiata ai suoi titoli. Aspetta, me ne sono segnati un paio...» Sfoglia il suo blocco per gli appunti. «Eccoli qui: “Il meraviglioso mondo dell’amore corrisposto”, “Tecnica del sì”, “Guida erotica per l’uomo che vuole osare.”»

Terrificante. «Non sono sicura di voler continuare questa storia» le rispondo. «Insomma, è troppo strano per me.»

«Sai fa davvero sul serio, Ino» continua Sakura. «Ed è un bravo ragazzo, anche se la prima impressione che da è pessima.»

«Sì, ma...»

«“Si avvicinano tempi oscuri, ragazza. Dovresti farti guidare da ciò che senti, senza se e senza ma. Perché quando arriverà la tempesta sarà soltanto l’amore che ti spingerà a lottare per restare a galla.” Me l’ha detto la signora Tsunade proprio ieri.» Scuote la testa. «L’ho sentita in tutte le salse questa frase, ho sempre pensato che fosse sciocca, ma vorrei aver dato ascolto all’Hokage ed aver chiesto a Naruto di mettersi con me prima che partisse.» Sospiro. «Non fare il mio stesso errore.»

«Solo perché l’Hokage è... che minchia ci fa Sai qui

Sai è appena comparso vicino al chiosco dei dango. Se ne sta fermo e mi fissa.

«Oh, mi ha chiesto dove fossi e io l’ho spedito alla tua tenda.»

«Ma sei una bastarda!»

«Guarda che ti ho fatto un favore, Ino. Se non lo capisci subito ci metterai un po’, ma sta’ a vedere che alla fine mi ringrazierai. Sai, non stare lì nascosto, non mordiamo!»

Sai si avvicina, ma non mi stacca gli occhi di dosso. «Volevo chiederti se ti andrebbe di fare una passeggiata con me» dice.

«Io, non...» Quello sguardo non mi piace. Mi mette a disagio. Ah, allora è così che si sente una ragazza che sta per essere sequestrata da uno stupratore. «Non ho niente da fare oggi.»

«Bene. Perché ora che hai fatto sesso con me tu sei diventata la mia ragazza, giusto? Dobbiamo uscire insieme.»

«Ehm...» Mi giro. Sakura sta sorridendo. Il suo labiale dice “buttati”. «Sì, tecnicamente sono diventata la tua ragazza.»
 


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