Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Melanto    02/10/2012    6 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 15: L'uomo senza Inconscio (parte III)

Avamposto Sud dell’AlfaOmega – Sistema Montuoso del Nohro, Regno degli Ozora, Terre del Sud Meridionali

Brolin era passato a controllare come procedeva l’interrogatorio. A dirla tutta era andato per vedere se Fredericks non si fosse incaponito con l’Elemento d’Aria, come suo solito. L’Illusionista aveva sempre preso troppo sul personale le capacità degli alastri, il loro rigore, la loro forza mentale e la purezza assoluta dei loro sentimenti. Li vedeva come un oltraggio a quelli come lui, che creavano ‘menzogne’.
Fredericks provava un gusto perverso nel torturarli per il solo piacere di vederli soffrire, di portarli quasi sull’orlo della pazzia o della morte e poi fermarsi, per ricominciare tutto da capo.
Sì, l’aspetto delicato e minuto di Fredericks tradiva la sua vera natura, votata al sadismo estremo e a volte puramente gratuito. A lui non aveva mai creato alcun problema, anzi: la trovava di gran lunga piacevole, solo che quell’Elemento d’Aria avrebbe potuto rivelarsi utile se il suo compagno non avesse calcato la mano e, soprattutto, avesse fatto contento Faran Konsawatt, lasciando a lui il colpo di grazia. Avere un favore dal maggiore dei fratelli faceva sempre comodo, vista la grande influenza che aveva sugli Stregoni più anziani.
Per questo motivo era entrato nella stanza degli interrogatori, ma di sicuro Brolin non avrebbe mai creduto di trovarsi davanti a un simile scenario.
Fredericks era in piedi, il corpo percorso da spasmi e sussulti incontrollati e la testa gettata all’indietro con gli occhi incollati al soffitto dove le ombre create dalle candele morivano nel buio.
Le sue iridi nere piangevano sangue.
Il prigioniero, invece, sembrava privo di conoscenza e lui non riuscì a spiegarsi, sul momento, come fosse possibile che entrambi si trovassero in contatto mentale.
“Fredericks!” Velocemente raggiunse il compagno, le cui dita restavano appoggiate alla nuca dell’Elemento. Non avrebbe potuto separarli di netto o avrebbe finito con l’uccidere lo Stregone, così gli passò un braccio attorno alla vita per sostenerlo, mentre rivolgeva l’altra mano verso quelle dell'Illusionista.
Relaja!” L’incantesimo, agendo dall’esterno, annullò quello interno dell’onice che impediva a Fredericks di abbandonare l’inconscio e il contatto fu finalmente reciso.
Lo Stregone crollò addosso a Brolin prendendo profonde boccate d’ossigeno. Lo sguardo assassino e il dolore di venire sventrato iniziarono a spegnersi e appannarsi. Di tutto ciò che aveva vissuto, di quella tortura, sarebbe rimasta solo l’eco di una sofferenza indimenticabile. Il sapore della sua stessa medicina.
“Fredericks! Fredericks, stai bene?! Che diavolo è successo?!”
Per tutta risposta Fredericks lo allontanò in malo modo, strisciando sul pavimento. Riuscì a raggiungere il muro. Il ripiano gli fornì il giusto perno per provare a tirarsi su. Nella gola, le parole gorgogliarono con rabbia prima di venire fuori.
“Portalo… portalo lontano da me! Porta quel mostro lontano da me!
Era un oltraggio, un’offesa terribile per uno come lui essere battuti a livello mentale da un pivello inesperto, essere messi in trappola come un ratto per poi… poi…
Una goccia di sangue gli cadde sul dorso della mano e Fredericks inorridì.
Come poteva essere stato sconfitto in quel modo?
Le mani gli tremarono in un eccesso di collera. Digrignò i denti.
Doveva sfogarsi. Doveva sfogarsi su qualcuno, ma senza ricorrere alla magia.
“Portami l’Elemento di Terra.”
Brolin inarcò un sopracciglio, perplesso da tanta aggressività e soprattutto ancora confuso su quanto era successo.
“Ma sei sicuro? Non vuoi aspettare di-”
Portamelo!
E Brolin sospirò, rassegnato alle sue volontà.

I capelli di Mamoru erano arruffati come la criniera di un golkorhas e il suo modo di camminare all’interno della cella non faceva che renderlo ancora più simile a un leone di montagna inferocito.
Andava avanti e indietro, tanto che avrebbe finito per consumare il pavimento. Nel palmo della mano le ultime lingue di una vampata si spensero lasciandogli l’ennesimo amaro in bocca e sbuffo tra le labbra: ogni incantesimo non era riuscito a scalfire il guscio dentro cui restava rinchiuso. La cupola che lo circondava era refrattaria a ogni fiamma. Nemmeno i tentativi di fusione andarono a buon fine, poiché il suo fuoco arrivava a temperature troppo basse.
Ringhiò. L’occhio gli cadde sulla cella accanto e pensò a Yuzo. Si chiese dove l’avessero portato e se stava bene. Se l’era già domandato appena sveglio ma non aveva saputo darsi alcuna risposta. Nonostante tutto, continuò a interrogarsi e a farsi del male, perché ignorare la sua condizione lo feriva e l’ansia al pensiero di ciò che avrebbero potuto fargli cresceva in maniera esponenziale. Non era un qualcosa che era in grado di controllare, reprimere. Era consapevole che il volante aveva imparato a difendersi molto di più di quanto avrebbe mai immaginato, ma ciò non toglieva che tutto diventava inutile quando c’era di mezzo l’amore: non si sarebbe dato pace fino a che non avesse visto con i suoi occhi che stava bene.
D’un tratto, come se le Dee lo avessero ascoltato, la porta della stanza si aprì e la grossa figura dello Stregone, lo stesso che li aveva addormentati, comparve sulla soglia. Sulla spalla, abbandonato come un sacco e privo di conoscenza, c’era proprio il corpo del volante.
La prima reazione di sollievo venne sostituita da una feroce, degna di una Fiamma di Fyar.
“Che diavolo gli avete fatto, maledetti figli di puttana?!” sbraitò, lanciandosi contro la roccia.
Brolin nemmeno si premurò di rispondergli. Con un incantesimo creò un varco nel vetro che rivestiva la cella accanto alla sua e vi gettò il corpo all’interno, con noncuranza. Le labbra masticarono delle formule e un incanto di pressione costrinse il volante al suolo senza possibilità di muoversi.
Mamoru divenne una furia. Con rabbia infranse un pugno contro la roccia e solo questo, il rumore cupo che rombò per tutta la stanza, riuscì ad attirarsi finalmente l’attenzione dello Stregone.
Brolin richiuse il varco nel rivestimento della gabbia del volante, poi si avviò all’uscita fermandosi davanti al fyarish. Le labbra vennero piegate in una smorfia sprezzante mentre sosteneva senza indugio il suo sguardo ribollente.
“Ti giuro che appena uscirò di qui, ti ridurrò in cenere” minacciò Mamoru e l’altro sbuffò un mezzo sorriso che scomparve subito.
“Quando uscirai da qui, mi pregherai di fartici ritornare.”
Se ne andò senza aggiungere altro, scortato – passo dopo passo – dallo sguardo omicida della Fiamma.
Mamoru attese che richiudesse la porta alle sue spalle prima di raggiungere il lato che dava sulla cella del volante. Svelto si inginocchiò, appoggiando le mani sulla pietra trasparente. Nemmeno ci provò a camuffare la preoccupazione nel tono della voce.
“Yuzo! Yuzo, riesci a sentirmi? Ti prego rispondimi, apri gli occhi, forza!”
Ma questi rimasero chiusi e a Mamoru non restò che fissare la lunga scia di sangue ormai rappreso che arrivava a sfiorare la mascella.

Seppur non avesse la minima idea di dove si trovasse, poiché non poteva materialmente vedere a causa della benda che gli copriva gli occhi, Teppei fu lieto di esser stato portato altrove.
Quando si era risvegliato dopo la cattura, si era sentito come un canarino in gabbia. Letteralmente. La cella in cui era stato rinchiuso aveva sbarre di ferro e la forma di uccelliera. Niente di troppo difficile, per lui, Elemento di Terra, piegare il metallo con i propri poteri... peccato che la gabbia si trovasse sospesa su un baratro infinito. Tenendosi ben saldo, si era affacciato, cercando di comprendere quanto profondo potesse essere il salto, ma l’oscurità sottostante gli era parsa così densa che si era detto che non era il caso di provare. Attorno non c’erano ponti che lo collegassero alla porta d’uscita. Poteva vederla in lontananza, ma non era che un uscio in legno pesante incastrato in un muro di pietra. Troppo lontano da lui. Aveva provato con la telecinesi, ma non era servito, perché la gabbia era sia avvolta da un incantesimo che bloccava i suoi tentativi e sia da un incantesimo che la teneva sospesa nel vuoto. Insomma, gli Stregoni avevano proprio pensato a tutto per impedirgli di evadere.
Poi erano andati a prenderlo. Aveva riconosciuto lo stesso mago che lo aveva addormentato non appena l’aveva visto sulla soglia. Non aveva avuto un’espressione simpatica la prima volta e questa seconda non era stata da meno. Anzi, gli era sembrato addirittura di umore peggiore. Con i suoi poteri aveva creato un passaggio per arrivare alla gabbia, raggiungendola in breve tempo, e mentre la sua magia elementale non era in grado di oltrepassare quella stregonesca della barriera, lo stesso non poteva dirsi nel caso inverso. In un attimo, era stato addormentato di nuovo.
A svegliarlo era stata l’eco sorda di un dolore alla mascella. Qualcuno lo aveva picchiato per farlo rinvenire, e alla fine c’era anche riuscito. Ora sapeva d’avere gli occhi aperti, ma la benda in cuoio gli impediva di vedere chi era il verme che gli stava davanti e ringhiava parole cariche di collera e, sì, anche di frustrazione.
“Ce ne hai messo di tempo! Certo che avete proprio la pellaccia dura voi tyrani. Quanto ancora avrei dovuto colpirti per avere la tua fottuta attenzione?”
Teppei non trattenne una risata di scherno. “Colpirmi? E io che credevo mi stessi facendo delle delicate carezze. Mettici più forza, raggio di sole.”
Il manrovescio bruciò all’improvviso e distintamente. L’Elemento sentì la guancia pulsare, ma non gli diede soddisfazione. Era stato colpito con un guanto rinforzato visto che la voce del suo sfidante non gli dava l’idea di trovarsi di fronte a un bestione come quello che lo aveva addormentato.
“Fai poco lo spiritoso, cane bastardo, non sono in vena di giochetti.”
“Uh, ci hai già provato con qualcun altro, ma ti hanno fatto la bua?”
Il pugno allo stomaco o, meglio, il colpo di mazza allo stomaco lo costrinse a espellere tutta l’aria che aveva in corpo.
“Non. Provocarmi.” La voce acuta e irata dello Stregone gli alitò l’orecchio e lui preferì seguire il consiglio, per il momento.
Prese fiato in respiri brevi e veloci. “Perché sono bendato? Non merito l’onore di vedere in faccia il mio carnefice?”
“Non credermi stupido, tyrano.” Il mago si era allontanato di qualche passo, Teppei lo capì, e tentò di seguire attentamente il rumore dei suoi movimenti. “Conosco bene la vostra capacità telecinetica, per chi mi hai preso? Potresti usarla per attaccarmi mentre sono distratto.”
Ora si era fermato.
“Giusto. Te lo riconosco.”
Tsk. Ovviamente.”
I piedi vennero strusciati, si stava avvicinando di nuovo. Teppei chiuse gli occhi, al momento inutili, e aguzzò l’udito.
“Adesso dammi solo un pretesto per ridurti in poltiglia.”
Si concesse di sorridere con ironia. “Ne hai bisogno?” Dal tono, percepì che anche l’altro aveva sorriso.
“Direi proprio di no.”
La mazza lo colpì ancora, questa volta alle gambe, ma si sfasciò nell’impatto. Lo Stregone imprecò.
“Ma di che cazzo siete fatti?! Maledetti voi!”
“Oh, scusa. Poi te lo ricompro.”
La testarda insolenza di cui era capace mandò il mago su tutte le furie. I resti del ciocco di legno vennero lanciati al suolo, Teppei ne riconobbe il rumore, poi sentì l’altro muoversi velocemente, raggiungere quello che doveva essere un tavolo da lavoro e rovistare alla rinfusa. Il tintinnare del metallo fu sottile ma netto, per lui. Cercò di risalire alla consistenza, al peso, alla forma. Nella sua mente si disegnò l’immagine di uno stiletto. Sorrise.
L’attimo dopo lo schioccare d’una frusta gli bruciò la pelle e lo fece ringhiare. Lo Stregone inveì con rabbia.
“Ti avevo detto di non provocarmi!” Un altro schiocco. “Pensi di poterti permettere di prenderti gioco di me?!” La terza frustata lo colpì al volto. Teppei sentì il sangue colare lungo la guancia. “Sono io quello che può prendersi gioco degli altri! Sono io che decido chi vive e chi muore! Io! Io soltanto!” L’ultima sferzata arrivò all’addome. Lo Stregone si fermò, respirando con affanno per lo sfogo e la forza che aveva impresso nei colpi. “Adesso mi dirai tutto quello che vorrò sapere e senza fare storie o non esiterò a scuoiarti vivo prima di ucciderti!”
La risposta di Teppei fu quella di ridacchiare, tanto da lasciare interdetto anche il mago; quest’ultimo non sapeva se considerarlo coraggioso o solo infinitamente stupido.
“Hai finito il monologo da ‘Stregone cattivo’?” chiese, la testa piegata in avanti venne sollevata adagio e il torturatore ebbe quasi l’impressione che l’altro potesse vederlo attraverso il cuoio.
Come ovvio, era impossibile, ma il tyrano ne aveva individuato la posizione attraverso il suono che avevano fatto i suoi passi e i colpi di frusta. “Riconosco che sei stato un tipo attento a ogni particolare. Gli occhi bendati, le mani legate…” strattonò le catene che sentiva particolarmente resistenti, anche quelle a misura di Elemento. “Davvero, un ottimo lavoro. Non so quanti miei compagni tu abbia torturato ma, vedi, io ho una cosa molto importante da fare e non posso permettermi di fermarmi qui.” Inspirò a fondo focalizzandosi sulle immagini che aveva ricreato nella mente. “Sai, ho fatto una promessa a una persona importante, gli ho detto che l’avrei liberato da un grandissimo peso. Quindi, devo andare.”
Lo Stregone sbottò a ridere con asprezza e rancore. “Promesse? Persone importanti? Ah! Voi Elementi siete solo degli illusi e voi di Terra lo siete più degli altri! Non potrai mai uscire da qui, i tuoi poteri sono tutti sotto controllo!”
“Ne sei proprio sicuro?”
Non c’era cosa peggiore che instillare il dubbio. Teppei lo sapeva; il dubbio sulla correttezza del sistema aveva logorato anche lui, ma era riuscito a trovare una strada anche nell’incertezza. Lo Stregone non aveva scampo.
“Certo che ne sono sicuro! Conosco il vostro modo di combattere: forza bruta e telecinesi e io ho bloccato entrambe!”
“Oh, sì. La forza bruta è bloccata, ma, sai, abbiamo due tipi di telecinesi e tu ne hai fermata solo una.”
Il mago non ebbe il tempo di sorprendersi o replicare che le parole gli furono strozzate in gola da una lama di ferro che lo trafisse da parte a parte. Spalancò gli occhi, boccheggiò. Le mani alla gola si imbrattarono di sangue.
“Hai dimenticato la Telecinesi Cieca.”
Tale tecnica si basava sul riconoscimento degli oggetti – metallici o in pietra – attraverso il loro rumore. Ogni oggetto aveva un peso e ogni peso produceva un rumore diverso. Grazie a quest’ultimo, era possibile risalire, in via approssimativa, al tipo di strumento e alla sua dimensione. Una volta che l’Elemento ne aveva un’immagine mentale, era su di essa che avrebbero applicato le loro abilità telecinetiche.
Teppei avvertì lo Stregone stramazzare al suolo e immobilizzarsi, probabilmente era morto o morente. Si concentrò ancora e, tra i suoni che aveva udito quando il mago aveva preso la frusta, doveva aver carpito anche la presenza di una tenaglia. Si focalizzò su di essa e la mosse adagio. Avvertì il freddo del metallo contro il viso quando cercò di utilizzarla per togliersi la benda. Ci riuscì e poi la lasciò cadere al suolo. Nel momento in cui i suoi occhi furono nuovamente in grado di vedere, li puntò sul cadavere dello Stregone. Era minuto come aveva immaginato dalla voce, con dei capelli biondissimi e gli occhi azzurri, ora spalancati e privi di vita. Il rosso vivo del sangue che gli imbrattava il collo si stava allargando velocemente, formando una pozza.
Uhm. Era un pugnale” fu il commento di Teppei quando vide l’arma che aveva ucciso lo Stregone. “Non ci sono andato troppo lontano.”
Adesso non doveva fare altro che liberarsi e mettersi sulle tracce dei suoi compagni.

Mamoru rimase seduto contro la parete della cella che confinava con quella di Yuzo per tutto il tempo durante il quale non fece che pensarci: quanto dovevano averlo torturato se non era ancora in grado di riprendere conoscenza?
Anche in quel momento, l’Elemento era incerto se avesse voluto davvero saperlo perché poi sarebbe andato in bestia, mentre aveva bisogno di rimanere lucido fino alla fine.
Con la testa appoggiata alla pietra girò appena il viso per riuscire a carpire quello del compagno dagli occhi ancora ben chiusi, mentre tutto il corpo restava premuto al suolo da quell’incantesimo di pressione confinato sotto la campana di vetro.
Aggrottò le sopracciglia, le mani penzolarono dalle ginocchia piegate.
“Ti tirerò fuori da qui. Giuro” borbottò a mezza voce e non si sarebbe dato pace fino a che non l’avesse fatto. La questione del Principe passava in secondo piano e senza alcun rimorso.
Il tutto stava nel riuscire a trovare la giusta occasione e lui era lì, in attesa: qualora si fosse presentata, non se la sarebbe lasciata sfuggire e il volante avrebbe potuto finalmente lasciare la base assieme ad Hajime e Teppei. Il solo pensiero degli altri due compagni gli fece tirare un profondo sospiro. Non aveva idea di dove fossero né se stavano bene, cosa che lui si ritrovò a pregare.
Maledizione!
Da quando era divenuto così protettivo nei confronti di tutti?!
Si era decisamente rammollito e l’idea di essersi affezionato a ciascuno di loro, tra amore e amicizia, non aiutava affatto.
Un tempo non avrebbe indugiato sul lasciare indietro dei compagni per il bene della missione, mentre adesso il solo pensiero era fuori discussione.
I legami erano tornati con eccessiva prepotenza nella sua vita e avrebbe dovuto cercare di controllarli prima che fossero stati loro a controllare lui.
Il cigolio improvviso della porta lo distrasse dai suoi pensieri. Le iridi saettarono svelte all’ingresso che si apriva adagio. Forse il bestione era tornato a prendere lui, questa volta.
Mamoru pensò subito che potesse essere quella l’occasione che stava aspettando. Appena lo Stregone avesse tolto la barriera di pietra avrebbe potuto attaccarlo, sarebbero stati ad armi pari: uno contro uno, non di certo come quando l’avevano sorpreso nelle paludi. Stavolta avrebbe retto il confronto, sempre se non fosse finito addormentato come un sasso.
Quando però la figura del tyrano comparve sulla soglia, tutti i suoi progetti si dissolsero nella sorpresa che gli si dipinse sul viso.
“Teppei?!”
“Mamoru! Grazie alle Dee, finalmente inizio a trovare qualcuno! Cominciavo davvero a temere che vi avessero portati nelle segrete!”
L’Elemento di Terra si avvicinò subito alla cella della Fiamma.
“Come sei riuscito a liberarti?” domandò quest’ultimo mentre l’altro esplorava la barriera per capire se era in grado di abbatterla.
“Il torturatore mi ha sottovalutato.” L’espressione si indurì quando fermò lo sguardo sul volante. “Cosa che non deve aver fatto con Yuzo, temo.” Poi scosse il capo e tornò a concentrarsi su Mamoru. “Adesso ti tiro fuori. Mi basta solo trovare il punto di rottura. Ogni roccia ce l’ha” spiegò mentre batteva leggermente le nocche sulla superficie. “Una volta trovato, basta solo… colpire bene.” La barriera che circondava la cella della Fiamma crollò in mille pezzi sotto un semplice tocco di dita.
“Ma… ma come hai fatto?!” Mamoru era incredulo. “Io l’ho colpita con tutta la mia forza, ma non si è nemmeno scalfita!”
Teppei trattenne un mezzo sorriso ironico. “E’ perché non hai colpito nel punto giusto. Adesso mi occupo anche di-”
“Lascia. A Yuzo penso io.” Lo interruppe la Fiamma finalmente libera di muoversi. In un attimo era già di fronte all’altra cella. “Se la mandassi in frantumi, i vetri potrebbero rovinargli addosso. Io posso entrare senza distruggere la cupola.”
Il compagno annuì. “Allora io provo a cercare Hajime. Dobbiamo muoverci in fretta, non credo ci metteranno molto ad accorgersi dello Stregone morto, così come credo che si siano accorti del crollo della tua cella.” In rapidi passi fu alla porta. L’aprì, controllò che la strada fosse sgombra e tornò nel corridoio.
“Attento alle spalle!” gli disse Mamoru, ma il tyrano era già andato via. Il giovane sospirò, scuotendo il capo, poi si volse per dedicarsi esclusivamente al volante.
Osservò attentamente la cupola di vetro sotto cui era stato rinchiuso. Diversamente dalla roccia trasparente, il vetro fondeva a temperature molto minori, temperature che era in grado di ricreare nel palmo delle mani. Mamoru li arroventò in un attimo prima di poggiarli con decisione sulla superficie. La rigidità del vetro venne meno in pochi istanti, si fece molle e modellabile e perse coerenza iniziando a creare delle fessure. Quest’ultime divennero sempre più grandi fino ad aprire un varco sufficiente per il passaggio di due persone. Nel momento in cui la cupola perse l’isolamento con l’esterno, anche l’incantesimo di pressione si sciolse, dissolvendosi nell’aria.
Quando l’entrata fu ampia a sufficienza, Mamoru interruppe la sua magia. Il volante si mosse, segno che stava per riprendersi e lui si trovò a tirare un sospiro di sollievo.
“Ehi. Te l'avevo detto che ti avrei fatto uscire. Forza, Yuzo, dobbiamo andare.” Svelto gli passò un braccio sotto al collo per aiutarlo ad alzarsi.
Il volante sembrò rispondere ai suoi richiami, poiché strinse gli occhi e mugugnò dei versi sofferenti prima di schiudere le palpebre.
La prima cosa che Yuzo vide fu una chiazza scura. Si sentiva la testa pesante e gli occhi che bruciavano. Sbatté le palpebre un paio di volte mentre i suoni iniziavano a perdere la sensazione d’ovatta per farsi più nitidi, così come le figure.
“…zo…”
La chiazza scura cominciò ad assumere dei contorni precisi, dei colori.
Una forma.
“…uzo…”
Una forma familiare come il suono. Era una voce che parlava, che lo chiamava. E la chiazza scura ebbe un volto, una bocca che si muoveva in sincrono con i rumori, dei capelli corvini e occhi di pece.
“Yuzo!”

“Potrei continuare così per ore. Arrivare fin’anche a ucciderti. Scommetto che ti piacerebbe fosse lui a farlo.”

Il ghigno malevolo si sovrappose all’espressione preoccupata sul volto di Mamoru e per lui fu sufficiente a far riaffiorare ogni cosa era avvenuta quando era sotto le mani dell’Illusionista.
Gli occhi si fecero enormi mentre cercava di riacquistare il controllo del proprio corpo.
“Tu… stai…”
“Calmati, non agitarti in questo modo! Sei stato privo di conoscenza per molto tempo!” Mamoru tentò di non farlo muovere bruscamente, ma l’altro sembrava non prestargli ascolto.
“…stai…”
“Che vuoi dirmi? ‘Stai’ cosa?”
“Stai… alla larga!
Mamoru non ebbe tempo di realizzare quel rifiuto che un fascio di vento lo afferrò alle spalle, strattonandolo via in malo modo. L’impatto con la cupola ancora intatta fu talmente forte che la Fiamma temette per un attimo che potesse crollare ma ciò non avvenne. Lui ricadde al suolo, la mano a massaggiare la nuca colpita.
“Y-Yuzo… ma sei… impazzito?!”
Per tutta risposta il fascio di vento gli si strinse attorno al collo, sollevandolo di peso e lasciandolo con i piedi ciondolanti nel vuoto.
Mamoru spalancò gli occhi ritrovandosi a fissare quelli inferociti e decisi del volante. Gli aveva già visto quello sguardo. Glielo aveva già visto. A Ghoia.
“Credi di potermi ingannare ancora? Non pensare ch’io sia così stupido!” ringhiò Yuzo, la mano sollevata decideva quanto forte doveva essere la stretta del vento.
“In… gannare?... ma… non mi riconosci?! Sono Mamoru!”
La morsa si serrò, strappandogli il fiato in un attimo. La Fiamma strinse i denti.
“Mamoru, certo… ma sarai quello vero?” sputò Yuzo e nella mente dell’Elemento di Fuoco la situazione iniziò ad avere un senso. “Mi basterà poco per scoprirlo e se mi avrai mentito, ti annienterò.”
Mamoru lo fissò, aggrottando per un momento le sopracciglia. Il lato aggressivo di Yuzo riusciva sempre a lasciarlo sconvolto, da una parte perché non vi era abituato e dall’altra perché aveva una ferocia molto simile alla sua, ma gelida e distaccata.
“Quando siamo entrati a Ghoia, cosa mi ha donato il mercante?” domandò il volante e lui strinse i denti dando fondo a tutto il poco fiato che gli era rimasto.
“Un… un campanello… scaccia guai”, sforzò un sorriso ironico, “ma non sembra… funzionare un granché.”
L’ira sul volto del volante si dissolse in un attimo, lasciando invece un’espressione ferita e mortificata.
Mamoru avvertì la presa sciogliersi e l’aria tornare a invadere pienamente i propri polmoni. Tossì con forza mentre la forza del vento era mutata in una mano gentile che lievemente lo adagiò al suolo.
“Mi… mi dispiace, io… dovevo essere sicuro…”
Yuzo lo disse senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Piano cercò di mettersi in piedi ma l’eco delle torture e l’utilizzo estremo dei suoi poteri lo avevano lasciato a corto di energie.
Cadde nuovamente in ginocchio, con la stanza che, attorno a lui, girava come una giostra.
Mamoru gli fu accanto in un attimo e gli passò una mano sotto al braccio per sorreggerlo. “Aspetta, ti aiuto. Che è successo?”
Yuzo scosse piano il capo, la velocità con cui tutto girava iniziò a diminuire. “Quello che era ovvio accadesse: mi hanno torturato, ma gli è andata male…”
Alla parola ‘tortura’ la Fiamma serrò la mascella. “Sei ferito? Dove?” Avrebbe raso al suolo quel posto e fanculo alle raccomandazioni di Shibasaki.
“No, non lo sono. Il carnefice era un Illusionista e quelli come lui preferiscono usare armi mentali contro gli alastri, non fisiche.”
“E il sangue che hai sul viso?”
Yuzo si passò le dita sulla guancia. Il rosso ne colorò i polpastrelli. Il volante abbozzò un sorriso ironico. “Significa che stavo perdendo il nostro duello.”
Mamoru sbuffò, mentre avanzavano piano verso l’uscita della stanza.
“Sta’ tranquillo, non sono le ferite a fare male.”
“Che vuoi dire?”
Il volante non rispose subito. “Niente.”
Per Mamoru quello fu una sorta di campanello d’allarme: Yuzo stava mentendo e l’idea che si trincerasse di nuovo dietro al silenzio non gli piacque, tanto da farlo fermare.
“Voglio saperlo.”
“No, Mamoru, tu non vuoi, credimi.” Yuzo lo guardò con decisione prima di riprendere a camminare. Ormai la testa non girava quasi più e lui era nuovamente in grado di camminare con le proprie gambe.
La mano della Fiamma attorno al polso lo fermò e, negli occhi scuri, il volante lesse lo sguardo di chi non avrebbe lasciato correre.
“Il discorso fatto a Ghoia è ancora valido. Se c’è qualcosa che ti ferisce, parlamene.”
“E ferire anche te?”
Mamoru accennò ironicamente col capo. “Ho le spalle larghe.”
"Non si tratta di quello-"
"Non mi importa di cosa si tratta. Dimmelo e basta."
Yuzo avrebbe voluto rifiutare ancora, ma la Fiamma non avrebbe mollato l’osso fino a che non fosse stato accontentato e non era quello il momento per tergiversare, visto che non avevano tempo.
Il volante inspirò a fondo e distolse lo sguardo per qualche momento.
“Ho difeso le mie memorie e i miei segreti fino all’ultimo, ma l’Illusionista è riuscito a strapparmi un nome e ne ha assunto l’aspetto per portare avanti la tortura. E se hai capito per quale motivo prima avessi dubitato di te, allora non ti sarà difficile capire quale sia il nome che mi è stato estorto.”
Mamoru lasciò il polso del compagno, mentre strozzava e metà un respiro.
Lo Stregone aveva assunto… il suo aspetto?
Lo aveva torturato mentre aveva le sue sembianze?
Il suo volto? La sua voce? I suoi… poteri?
Mamoru contrasse la mascella così bruscamente da far battere i denti. Sentì quasi la necessità di giustificarsi anche se non ne aveva motivo, ma non riusciva ad accettare che qualcuno avesse potuto fare del male a Yuzo utilizzando le sue spoglie.
“Ti ho… ti ho giurato che non ti avrei mai più alzato le mani addosso. Non potrei mai farti una cosa del genere.”
Yuzo osservò il modo repentino in cui l’altro si era ritratto, quasi convinto che la sola vicinanza avesse potuto arrecargli dolore, e accennò un sorriso. Mamoru aveva reagito nel modo che aveva previsto: tendeva ad allontanarsi dagli altri, a rompere ogni legame, quando credeva di essere la fonte del disagio altrui.
“Questo lo so benissimo.” Il volante avanzò fino a raggiungerlo. Come prima di entrare nella base, gli sfiorò il dorso delle dita con le proprie per fargli capire che non aveva paura di lui e che poteva toccarlo. Andava tutto bene. “Come io ho smesso di credere alle illusioni tu dovresti smettere di sentirti in colpa anche per le cose che non fai.”
Mamoru strinse le labbra e deglutì, accennando una risposta affermativa col capo.
Seppur la tortura fosse stata dolorosa e intensa, non sembrava essercene traccia evidente nello sguardo di Yuzo o forse l’aveva solo nascosta nel modo perfetto di cui era capace, questa volta non per dimenticare, ma solo per controllare il dolore.
Se la situazione non fosse stata tanto disperata, Mamoru lo avrebbe abbracciato lì, dimentico di qualsiasi altra cosa, ma non c’era tempo e dovevano muoversi.
“Non mi hai ancora detto come hai fatto a liberarti” riprese Yuzo.
“Ci ha pensato Teppei. Ha fatto fuori l’Illusionista e ci ha trovato. Ora è andato alla ricerca di Hajime.”
Yuzo strabuzzò lo sguardo, fermando la Fiamma prima che potesse superarlo. “Lo ha ucciso?”
“Già.”
Anche se per un solo attimo, gli dispiacque non poter portare a termine il proposito omicida con cui l’aveva minacciato. Poi scosse il capo, nascondendo i reali pensieri.
“Beh, non piangerò sulla sua tomba.”
“Lo spero bene” intimò Mamoru avvicinando il volto a quello del volante con sguardo minaccioso. “E guai a te se ti azzardi a impedirmi di ucciderli tutti questi bastardi.”
Yuzo si strinse nelle spalle, dimostrandogli per l’ennesima volta di essere cambiato.
“Impedirtelo? E chi ha mai parlato di impedirti qualcosa.” Nel profondo delle iridi nocciola e nella piega divertita delle labbra, la Fiamma scorse più viva che mai quella complicità che ormai faceva parte di loro, che avevano costruito faticosamente nel corso dei mesi e delle incomprensioni e che non avrebbe voluto perdere per nessuna ragione al mondo.
Sorrise di rimando con una punta di soddisfazione e fece per muoversi, quando Teppei piombò nella stanza parlando a raffica e in maniera concitata.
“Ho una notizia buona e una cattiva. Quale volete sentire prima? Oh, Yuzo! Ti sei ripreso! Stai bene?”
L’interpellato annuì, mentre Mamoru andava al sodo. “La buona.”
“Hajime è un genio. Mi ha lasciato delle tracce e sono sicuro di averlo trovato.”
“E quella cattiva?”
Il tyrano si portò le mani ai fianchi stringendo i denti in un sorriso di circostanza. “C’è un folto gruppo di Stregoni che sta per piombarci addosso.”
“E lo dici così?!” Mamoru sbottò, agitando le mani al cielo.
“E come avrei dovuto dirtelo? Cantando?”
L’altro masticò un paio di insulti in fyarish prima di lanciarsi fuori dalla stanza. “Teppei, facci strada fino ad Hajime!”
La loro cella si trovava a metà di un lungo e semioscuro corridoio. Il potere della Magia Nera era ovunque, tanto che ognuno di loro aveva finito con l’abituarsi al continuo fischiare delle orecchie, ma sentirlo acuirsi in quel modo voleva significare solo una cosa.
“Arrivano.” Mamoru lo disse fissando l’oscurità dell’andito che sembrava non avere fine e i suoi compagni fecero altrettanto. Immobili, con il buio che sembrava divorare la poca luce ancora presente e che a fatica cercava di vivere attraverso le tremule fiaccole.
Poi, dal nulla spuntò quella sfera purpurea che puntava dritta contro di loro.
Al riparo!” gridò la Fiamma e lui e Teppei si spostarono rasenti al muro. Yuzo, invece, non si mosse, piantò bene i piedi al suolo e sollevò una barriera di vento. L’incanto si scontrò col muro d’aria, ma non riuscì a infrangerlo. Yuzo lo contrastò con tutto il corpo e la sfera rimbalzò sfondando il soffitto e tutto quello che incontrò lungo la sua corsa. La roccia precipitò al suolo in frammenti e polvere mentre anche le voci iniziavano ad arrivare.
“Tutto bene?” Mamoru si accertò subito delle condizioni del volante, il quale annuì. “Dobbiamo andarcene da qui.”
“E come facciamo col Principe?” domandò il volante, ma fu Teppei a rispondere.
“Prima andiamo a recuperare Hajime e dopo ci occuperemo di Sua Altezza.”
Mamoru fu d’accordo e insieme si mossero, correndo nella direzione opposta.
Le tracce di acqua lasciate dal Tritone erano ancora visibili e fornirono un percorso in quel labirinto senza fine. Altre sfere purpuree spuntarono dietro di loro e Mamoru rispose al fuoco facendole esplodere a mezz’aria.
“Da che parte?” domandò Yuzo, mandando al tappeto uno Stregone, spuntato da un vicolo laterale, con una scarica elettrica.
“Per di qua!” Teppei girò all’ennesimo bivio, ma i seguaci di Kumi sembravano essere dappertutto, comparivano ovunque come un branco di cani neri e agguerriti. I loro passi erano divenuti una moltitudine, sempre più vicini e gli incantesimi fischiavano sopra le loro teste.
Alcuni li mancavano altri venivano deviati, altri ancora contrastati con il potere elementale, ma non avrebbero potuto tenerli a bada ancora per molto, erano troppi, decisamente troppi per loro.
“Attento, Mamoru!”
La Fiamma si volse di scatto all’avvertimento del volante; era stato distratto dall’ennesimo scontro alle loro spalle da non aver visto quello che, invece, era spuntato davanti a loro.
Degli enormi rampicanti neri si erano insinuati attraverso il pavimento crescendo a dismisura e ondeggiando nel vuoto per afferrarli.
Teppei saltò agilmente, approfittando del varco tra i rami e con una capriola li superò, Yuzo sfruttò la velocità del volo, troppa affinché i tentacoli potessero afferrarlo, ma per Mamoru sembrò non esserci scampo, vi sarebbe finito giusto in mezzo.
D’un tratto, una specie di pedana spuntò dal nulla, una pedana di vento. Correva sopra il mostro, ma non sarebbe durata a lungo una volta che i tentacoli l’avessero avvolta.
Mamoru serrò i denti e corse più veloce, sfruttò la salita e poi si lanciò in scivolata sulla superficie. In un attimo fu dall’altra parte, mentre i rampicanti continuavano ad agitarsi nel nulla.
Appena toccò terra, Mamoru venne raggiunto da Yuzo che planò al suo fianco.
“Stai bene?” gli domandò. “Non mi è venuto in mente nulla di meglio.”
La Fiamma si guardò intorno un po’ spaesato. “Sì, è tutto a posto.” Si passò una mano tra i capelli e aggiunse: “Lo rifacciamo?”
“Adesso ci penso io a trattenerli.” Teppei si portò davanti ai compagni. “Voi proseguite al prossimo bivio e girate a sinistra. È la prima porta, le tracce si interrompono lì. Io vi raggiungo subito.”
Mamoru e Yuzo ripresero a correre, mentre Teppei si preparava a bloccare l’avanzata degli avversari. Per fortuna l’intera struttura era scavata all’interno del Nohro e quindi era fatta completamente di roccia. Per un Elemento come lui tutto lì era un’arma, a partire dal pavimento. Richiamando a sé il potere della Terra e la telecinesi, Teppei lo sollevò completamente come fosse stato un tappeto, allo stesso modo fece con le pareti: le accartocciò e le chiuse, bloccando gli Stregoni dall’altra parte. Ci avrebbero messo un po’ per riuscire a superare quello spesso e intricato muro di roccia.
Soddisfatto, il tyrano si volse per raggiungere i compagni.

 


 

…Il Giardino Elementale…

E la fuga continua!
Vi dico già che per due settimane non aggiornerò perché non sarò a casa, quindi la nuova parte di questo 15° capitolo arriverà Martedì, 23 Ottobre. :3
Finalmente vado a farmi quelle meritate vacanze che ad Agosto non ho potuto fare. E ne ho tremendamente bisogno! :(
Nel frattempo, gioia e tripudio, perché del Capitolo 16 ho concluso già due parti e sto portando avanti la terza. Avevo preventivato che dovessero uscirne massimo quattro... e invece credo che ne verranno fuori cinque. XD As usual.
Spero di riuscire a sconcludere tutto entro Dicembre in modo da chiudere con voi l'anno in bellezza! *-* Ve lo meritate, visto il tempo e l'affetto che avete dedicato a questa storia, per non parlare della costanza nel seguirla nonostante gli anni di stop! \O/
Sì, lo meritate assolutamente. :3

Nel frattempo, penso di non avervi mai tradotto le ‘formule’ magiche degli Stregoni. XD

All’inizio – ma diciamo pure fino a questo capitolo – erano state scelte senza senso XD, accostando parole che avevano una pronuncia che mi piaceva. XD Sono vergognosa? Sì, lo ammetto. Non sono Tolkien che posso permettermi di creare una lingua dal niente XD *TROLOL*
In quest’ultimo capitolo, invece, ho cercato di prestarvi maggiore attenzione e forse alcune parole si possono intuire. Ad ogni modo, vi elenco tutti gli incanti e i loro significati (giusto perché non ho un cazzo da fare! LOL):

- l’unica regola che avevo stabilito era che la frase si scrivesse al contrario: dall’ultima parola alla prima. -

  • (cap.4) “Ni he nat” : “Serra la gola” (‘ni’ = gola, ‘he’ = la, ‘nat’ = serra). Incantesimo pronunciato dal Nero in persona contro uno dei suoi Stregoni. La vittima si è ritrovato il collo stretto da un’ombra scura.
  • (cap.8) “Andhralis da kalandhra dhela” : “Blocca chiunque mi ostacoli” (‘andhralis’ =  ostacoli, ‘da’ = mi, ‘kalandhra’ = chiunque, ‘dhela’ = blocca). Incantesimo proferito per bocca di Yuzo quando era sotto il controllo del Naturalista Hans e diretto a Mamoru. L’Elemento di Fuoco si è ritrovato immobilizzato da una forza invisibile.
  • (cap.14, parte I) “Rab na bela, rei” : “Colpisci, sfera di energia” (‘rab’ = energia, ‘na’ = di, ‘bela’ = sfera, ‘rei’ = colpisci). Incantesimo lanciato da Sakun Konsawatt, durante il primo scontro con gli Elementi. La magia è composta da una sfera energetica nera e purpurea.
    “Aratna koi” : “Folgori terrene” (‘aratna’ = terrene, ‘koi’ = folgori). Incantesimo lanciato da Chana Konsawatt, durante il primo scontro con gli Elementi. Tale magia richiama delle corde di fulmini che emergono direttamente dal terreno.
    “Dessòla” : “Dissolvi”. Incantesimo pronunciato da Sakun, serve a far ‘sparire’ cose o persone. E’ anche uno dei vari incantesimi di annullamento.
  • (cap.14, parte IV) “Kela rhat” : “Bomba aerea” (‘kela’ = aerea, ‘rhat’ = bomba). Incantesimo pronunciato dallo Stregone Faran Konsawatt durante lo scontro con Yuzo. L’incantesimo ha dato origine a una sfera d’aria nera che è stata fatta esplodere contro il volante, colpendolo allo stomaco.
  • (cap.15, parte I) “Dalàti” : “Apriti”. Assieme a ‘dessòla’ è un incantesimo che viene pronunciato dall’ex-Stregone ora Naturalista Shibasaki davanti al portone dell’Avamposto Sud dell’AlfaOmega.
    “Neniès” : “Dormite”. Incantesimo pronunciato dallo Stregone Brolin e indirizzato agli Elementi. Non è di attacco, ma di difesa con l’obiettivo di far addormentare gli avversari.
  • (cap.15, parte III) “Relaja” : “Rilascia”. Incantesimo pronunciato dallo Stregone Brolin e, come ‘dessòla’, è un incantesimo di annullamento.



Anche mentre sono in mano al nemico, c’è sempre spazio per un Awww-moment tra quei due puccini di Yu e Mamo X3 Sono necessari, come i biscottini.

Continuo a ringraziare sempre tutti coloro che seguitano nella lettura e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento :)


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
  •    
     
    Leggi le 6 recensioni
    Segui la storia  |        |  Torna su
    Cosa pensi della storia?
    Per recensire esegui il login oppure registrati.
    Capitoli:
     <<    >>
    Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Melanto