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Autore: Rozemarijin    02/10/2012    0 recensioni
Dei Cinque Elementi nessuno è predominante.
Delle quattro stagioni nessuna dura eternamente.
I giorni a volte sono lunghi, a volte brevi.
La luna cala e cresce.
L'essenza dell'essere divini.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Veloce come il Vento

 

-Dal Distretto 2 Clove! Non ho mai visto una ragazzina determinata come lei!-

Clove sapeva perfettamente che il suo ingresso, dopo Glimmer sarebbe stato ridicolo. Perchè Glimmer era la perfetta favorita perchè era meravigliosa. E non la classica bellezza passiva che potevi ammirare in mille volti di Capitl City. Lei era bella e letale, glielo si leggeva nello sguardo fiero, nei muscoli evidenziati tra i chiaroscuri del suo incarnato perfetto. Nel suo sorriso irresistibile. Avrebbe avuto centinaia di sponsor. Gente disposta sgomitare pur di scommettere i suoi soldi su quell'angelo.

 

-Allora, Clove cara, vogliamo parlare della mietitura? Il tuo rifiuto di farti rimpiazzare..-

Caesar Flickerman aveva iniziato a parlare, rivolto al pubblico che pendeva letteralmente dalle sue labbra. Clove invece era persa nei riflessi cobalto dei suoi capelli, abbagliata dal suo bianchissimo sorriso. Quella poltrona era dannatamente scomoda, non capiva come Caesar potesse sembrare così a suo agio. Arrivava a stento a sfiorare il pavimento con la punta dei piedi, ma era solo il suo volto che si rifletteva negli schermi sparsi per la sala. Andava tutto bene. Doveva solo lasciarlo parlare e rispondere. Poche parole. Lei non era mai stata abile con i discorsi. Meglio i coltelli.

 

-e mio Dio sono l'unico che avrebbe voluto applaudirla, nel vederla, tanto piccola, tanto coraggiosa?-

Le sue parole furono accolte da un boato d'approvazione del pubblico. Clove provò allora a fare qualcosa che non aveva mai fatto, qualcosa che Lock desiderava ardentemente e mai aveva potuto ammirare, non dal vivo, almeno. Qualcosa che il suo stilista ed il suo mentore le avevano sconsigliato vivamente. Accavallò le gambe sotto l'abito arancio sfolgorante e intrecciò le dita sottili sul grembo. Era tutta meccanica, bastava tendere muscoli delle gote e arricciare le labbra. Poteva farcela. Sgranò le palpebre e le ciglia emisero un bagliore azzurrino. E poi sorrise.

 

-Allora Clove, c'è qualcosa che vuoi dire al nostro pubblico?-

Clove li osservò quasi uno ad uno senza smettere di sorridere. E continuò ancora fino a quando non trovò il proprio viso riflesso in uno dei tanti schermi ai lati delle tribune. Era un sorriso troppo adulto per il suo viso sottile. I lineamenti improvvisamente taglienti contrastavano con il suo aspetto da bambina sperduta. Era un ghigno che le tagliava in due il volto come il solco che lasciava quando lanciava un coltello. Sottile. Perfetto. Folle.

 

-Beh Caesar, posso dire solo una cosa.-

Non riusciva a smettere di sorridere. Quella sensazione che troppo a lungo le era mancata. Agonia. Diabolico equilibrio di sensazioni. Non sorrideva perchè era felice. Sorrideva perchè sorridere la rendeva letale. Non la meravigliosa Glimmer. Per tutti quella sera lei sarebbe stata l'inquietante Clove. La bambina assassina del Distretto 2.

 

-Io non manco mai il bersaglio.-

E il pubblico urlò tutta la sua approvazione.

 

*

 

-Senti come soffia il vento.-

Lei e Cato non si erano quasi mai rivolti parola dal giorno della Mietitura. Lo stretto necessario per una civile convivenza. E comunque mai da soli. Facevano gruppo durante l'addestramento ma solo per intimorire quelli degli altri Distretti. Cato alla sua compagnia sembrava preferire quella della splendida Glimmer e del macabro Marvel. Eppure non avrebbe confuso la sua voce con quella di nessun altro. Clove fissava le luci della città sotto il balcone del salone del loro piano. Erano abbastanza in basso da poter udire distintamente gli schiamazzi della gente di Capitol City. La maggior parte sembrava ubriaca, urlava, inneggiava canti stonati in onore dei tributi e dei giochi.

 

-E senti loro.. sono così ansiosi di vederci uccidere.-

Clove lo sentì muoversi fino ad affiancarla sulla panchina di ferro, restando in piedi. Lei se ne stava con il mento adagiato sulle ginocchia e le braccia strette attorno alle gambe secche. Sforzando lo sguardo sulla sinistra riuscì ad intravederlo. Titanico per i suoi sedici anni. Non era eccessivamente alto, ma aveva quel fisico perfetto a cui tutti i combattenti ambiscono. Un concentrato di potenza e velocità. Un regalo di madre natura e dei mille allenamenti.

 

-Comunque bello show, Clove.-

Cato avanzò fino alla balconata, poggiandovici gli avambracci e sporgendosi appena oltre, a fissare il paesaggio notturno. L'oscurità lo abbracciava sfumando i suoi capelli di un grigio spento e l'elegante completo blu dell'intervista nascondeva appena la sua corporatura da combattente. In quel momento sarebbero potuti essere chiunque. Due rampolli di una ricca famiglia di Capitol City. Due giovani sfuggiti alla calura di una festa. Due amanti.

 

-Ma tu sei stato migliore.-

Ammutoliti. Impietriti. Ecco come erano rimasti tutti alle parole di Cato. E probabilmente non erano neppure le sue parole. Era lui e basta. Le donne lo amavano. Gli uomini era in lui che si immedesimavano. Era il favorito tra i favoriti. Clove si strinse un po' di più sulla sua panchina e distolse lo sguardo da Cato. Le sue parole un sussurro. Un sussurro portato via dal vento.

 

-E' quello che tutti si aspettavano da me.-

Nessuna nota di tristezza. Non orgoglio. Non superiorità. E' calmo e consapevole della realtà La realtà, quella che lo vede come vincitore dei 74° Hunger Games. Nel Distretto 2 vigeva un'altra regola non scritta. Dei due tributi che sarebbero scesi nell'arena uno solo era destinato alla vittoria; l'altro aveva solo il compito di guardargli le spalle. E al momento giusto... farsi da parte. E poi il vento soffiò forte. Spazzò via le parole di Cato e il sussulto di Clove. Poi di nuovo silenzio. Intenso e leggero.

 

-Non voglio che tu muoia per me nell'arena-

Clove piegò il capo di lato sull'avambraccio. Cato si liberò dalla presa marmorea e si volse verso di lei. Una piccola torsione. Poi di nuovo statuario. I gomiti sulla balconata, il capo gettato all'indietro e i corti capelli mossi appena dal vento. Un sospiro, per Clove. Raccoglie i mille veli di seta arancione attorno a se. Li sistema a raggiera attorno a se. All'oscurità è solo una pallida ombra della bambina assassina.

 

-Ovvio. Morirò per l'onore del nostro Distretto.-

Sembra non capire. Ed è ben in equilibrio nella sua posizione. Sa che non può permettersi di sporgersi . Ma non avrebbe permesso a nessun altra di essere la spalla di Cato Di essere uccisa da Cato. Ha davanti il suo assassino. Non permetterebbe a nessun altro di ucciderla. Nessuno ne sarebbe degno. Morirà con la sua spada piantata nel cuore. O magari decapitata. Ed è certa che Cato brami la sua morte. Il momento in cui si ergerà vincitore sopra tutti e sopra il suo cadavere.

 

-Io non voglio che tu muoia.-

E il vento soffiò forte.

  
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