Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: LadyMaya    02/10/2012    2 recensioni
Sei ragazzi, sei storie diverse... eppure per una bizzarra serie di coincidenze, le loro strade s'incontreranno e si sa, una volta incrociato, il filo rosso del destino non può più essere sciolto.
Non mancheranno risate, colpi di scena, intrecci in questa storia che mi auguro possa piacervi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell'autrice
Salve gente! Scusate se ci ho messo tutto questo tempo ad
aggiornare, ma con l'università purtroppo reggere il ritmo non è facile U_U
Comunque, sono felice che il primo capitolo vi sia piaciuto! ^_^ Spero di non deludervi con la storia!
Fatemi sapere che ne pensate, commenti, critiche, appunti!
Per me è importante perché voglio migliorare!
Ringrazio in anticipo chi commenterà, chi leggerà e chi seguirà la storia!
GRAZIE DI VERO CUORE! *_*
Ci tengo ad informarvi che visti i miei impegni universitari
aggiornerò settimanalmente! Spero che non sia un problema!
A presto!
Maya








Do you believe in Destiny?





Capitolo 2.






-Allora come è andata?-
La voce di Yuka risuonò nella testa di Kagome che girovagava per casa, con uno snack in mano e il cordless incollato all’orecchio.
-Yuka, le lezioni cominciano domani, non c’è niente di interessante da raccontare per ora!- esclamò, mordendo un altro pezzo della barretta.
-Niente di niente?- continuò lei, dall’altra parte della cornetta.
-No, cioè sono solo passata in segreteria a farmi timbrare il libretto e ho conosciuto una ragazza. Niente di che, come puoi aver capito- affermò, buttandosi a peso morto sul letto.
-Una ragazza? E non mi dici nulla! Racconta dai, sono felice che tu abbia fatto amicizia-
-Beh amicizia è un parolone. Ci siamo scambiate solo quattro chiacchiere, dato che le sono finita addosso- disse, sbuffando e ricordando quel momento imbarazzante. Era stata la solita imbranata: la goffaggine era il suo biglietto da visita.
Yuka sguainò una grassa risata, sentendola dire quelle cose. La conosceva bene e, sicuramente, stava immaginando la scena nella sua testa.
-Kag non posso lasciarti nemmeno per un giorno vero?- domandò lei, divertita.
Kagome inspirò fortemente, amareggiata da quelle parole.
Senza Yuka ed Emi si sentiva davvero sola e, sebbene Yuka la prendesse a ridere, nel tentativo di sdrammatizzare, per lei non era affatto piacevole. Kagome restò un attimo in silenzio, pensando a quanto sarebbe stato difficile quell’anno.
-Come si chiama questa ragazza?-
La voce di Yuka le piombò nelle orecchie, distogliendola da quei pensieri.
-Sango. Non so altro-
-Beh, guarda il lato positivo, almeno rivolgi la parola a qualcuno!- sentenziò lei.
-Già- risposi, senza entusiasmo.
-Emi invece ha cominciato oggi, però non ho avuto modo di sentirla questa sera. L’ho chiamata, ma la madre mi ha detto che stava già dormendo come un ghiro. Evidentemente, era molto stanca- fece lei per dire qualcosa.
-Capisco. Yuka-chan è meglio che adesso vada. Sono le dieci e domani mattina mi attende un’alzataccia- disse Kagome, con una risatina isterica. Voleva nasconderle il fatto che stesse male, perché si sentiva persa senza loro.
-D’accordo Kag-
-Allora buonanotte e buona fortuna!- le augurò. Fece per riagganciare, quando d’improvviso Yuka richiamò nuovamente la sua attenzione.
-Kagome!-
-Si?-
La sentì sospirare fortemente dall’altra parte del telefono.
-Andrà tutto bene. Io sono sempre qui, non cambierà nulla, credimi-
Gli occhi di Kagome si riempirono di lacrime e trattenne il respiro per un attimo.
-Va bene- balbettò, con un fil di voce.
-Ti voglio bene-
-Anch’io. ‘Notte- disse velocemente.
-Buonanotte-
Premette il tasto rosso e si coprì gli occhi con un braccio, dopodiché si alzò di scatto per infilarsi sotto le coperte.
“Che ne sarà di me? E se dovessi trascorrere i sei anni più brutti della mia vita?”
Kagome si rigirò nel letto e con quei pensieri in testa, si addormentò.


***




Il giorno seguente, Kagome aprì gli occhi quando la sveglia non aveva ancora suonato, ma in fondo fu contenta di essersi alzata in anticipo: sarebbe riuscita ad arrivare prima ed avrebbe evitato di incontrare troppa gente, tutta in un momento. In fretta e furia, si vestì, fece colazione e si sistemò. Legò i capelli in una coda alta ed infilò la prima cosa che trovò nell’armadio.
Salutò rapidamente la sua mamma e il fratellino Sota, per poi dirigersi fuori casa. Suo padre le permise di prendere la sua vecchia auto per andare al campus. Era un automobile usata che acquistò per la sua mamma, ma lei non volle mai imparare a guidare perciò rimase in garage per quattro anni. Aveva le portiere un po’ arrugginite, i sedili non erano di certo così confortevoli e non era dotata di tutti quegli accessori e altre diavolerie che c’erano nelle macchine nuove, ma per quello che avrebbe dovuto usarla era più che sufficiente. Kagome montò sulla vettura e si avviò all’università.
Giunse a destinazione ed in un attimo il panico l’assalì: il parcheggio brulicava di ragazzi e lei non sapeva come comportarsi. Deglutì fortemente.
“O la va, o la spacca” pensò, tentando, inutilmente, di incoraggiarsi.
Andò alla ricerca di un posto dove lasciare la macchina. Si aggirò ancora un po’ per quello spazio, fino a quando la fortuna voltò dalla sua parte, almeno per una volta e riuscì a trovare un posteggio. Si accostò leggermente alla Jeep parcheggiata affianco alla sua, facendo attenzione a non sfiorarla. Tirò un sospiro di sollievo e girò la chiave. Scese velocemente dall’auto, afferrando al volo la borsa e chiuse la portiera, che scricchiolò. Kagome si incamminò verso l’entrata principale quando qualcuno richiamò la sua attenzione.
-Ehi tu!-
Si voltò: vide due ragazzi, seduti sulla Jeep scappottabile che la fissavano visibilmente divertiti. Quello che occupava il posto al volante, aveva la pelle mulatta, il viso dai tratti duri, gli occhi azzurri come il cielo, lunghi capelli corvini raccolti in una coda e un paio di orecchie appuntite che sporgevano. L’altro, invece, aveva una carnagione più chiara, i lineamenti del viso erano più delicati, gli occhi erano blu scuri ed aveva uno strano codino legato basso. Immediatamente, comprese che il primo di essi era un demone. Anche alle superiori ne aveva visti tanti, ma nessuno mai prima di allora le aveva rivolto parola.
-Sta attenta con quella carriola! Se trovo un solo graffio al mio ritorno, so con chi prendermela è chiaro?!- sentenziò il ragazzo demone, con un sorriso beffardo stampato sul volto.
Dopodiché, scoppiò a ridere insieme all’amico che sembrava un semplice umano.
In un attimo, le sue guance si colorarono di un vivace viola e si sentì una stupida.
-N-non preoccuparti, fa-farò attenzione- rispose flebilmente Kagome.
-Dai Koga, smettila di importunare chiunque ti capiti sotto tiro! Specialmente se si tratta di una matricola, non è giusto!- annunciò l’altro, con tono canzonatorio, per poi ridere ancora a crepapelle.
Kagome si strinse nelle spalle e se ne andò, imbarazzata.
Come volevasi dimostrare, l’inizio fu tremendo e si prevedeva una terribile convivenza.



Ayame sostava sulla porta d’ingresso della mensa, sbuffando scocciata. Sango era la solita ritardataria e lei aveva una fame incredibile. Ma quanto ci voleva per scendere da due rampe di scale?!
Abbassò lo sguardo sull’orologio e quando lo rialzò, per poco non le venne un infarto.
-BU!-
Sango se ne stava a due centimetri dal suo viso, con il sorriso a trentadue denti stampato sul volto.
Ayame sobbalzò per poi ricomporsi.
-Dove diavolo eri finita?-
-Scusami ma il prof si è prolungato con la lezione-
-Va bene ma adesso andiamo a mangiare perché ho i crampi allo stomaco per la fame!-
-Hai una fame da lupi insomma!- affermò Sango, sguainando una grossa risata.
-Non fai ridere-
S’incamminarono all’inizio della fila, Sango parlava del più e del meno, ma Ayame sembrava assente. I pensieri sulla litigata che aveva avuto con i suoi la sera prima, si fecero spazio nella sua mente, occupandola del tutto. L’amica se ne accorse e la guardò storto.
-Ayame, va tutto bene?- le domandò lei un po’ preoccupata.
-Sì sì- affermò, la rossa distrattamente.
-Non raccontarmi bugie- continuò Sango.
-E’ un discorso lungo e contorto- sussurrò l’altra, a testa bassa. In realtà non aveva voglia di parlarne, non riusciva neanche a dirlo tanto era il disgusto per tutta quella faccenda.
-Abbiamo tutto il tempo per discuterne-
Ayame sollevò gli occhi su Sango. In effetti almeno a lei, alla sua migliore amica poteva dirlo eppure era così difficile.
Si guardarono per un attimo, Ayame fece per parlare, doveva inventarsi una scusa per sviare il discorso ma qualcuno interruppe quel momento. Gran colpo di fortuna.
-Ciao Sango!-
Davanti a loro si parò un ragazza dall’aria strampalata: portava i capelli neri come la pece raccolti in una coda alta, un felpa antiestetica e un grosso paio di occhiali da vista. Ayame l’osservò ancora per un po’: le sembrava così “carina” nella sua goffaggine, per qualche strano motivo ebbe la sensazione che fosse “speciale”, proprio come la sua adorata Sango.
-Kagome! Ben rivista! Come stai? Come è andato il primo giorno?-
La nuova arrivata fissava Sango felice, dicendole che non era stato poi così malaccio come prima volta.
Kagome girò lo sguardo su Ayame, che le sorrise piano e allungò la mano.
-Piacere di conoscerti, sono Ayame Kimura!-
Lei rispose timidamente, per poi fissare la rossa con aria interrogativa. Aveva le orecchie e alcuni tratti simili al ragazzo che l’aveva presa in giro appena arrivata.
Ayame si accorse dello sguardo insistente di Kagome e intuì i suoi pensieri.
-Sono un demone-lupo, ma non preoccuparti non mordo mica- rispose lei.
Kagome s’imbarazzò in un baleno, colta in fragrante. Ora le sue poche speranze di fare amicizia erano andate a farsi benedire, vista la figuraccia fatta e cominciò a maledirsi tra sé.
-No è che stamattina ho visto un ragazzo molto simile a te, aveva i capelli neri e la pelle mulatta e mi ha accolto a dovere, deridendomi per la mia macchina- disse Kagome a testa bassa, cercando di salvare il salvabile.
Sango la fissò con aria interrogativa mentre Ayame sbarrò gli occhi: sapeva perfettamente di chi stesse parlando.
Quell’idiota… la causa di tutti i suoi mali, lo detestava con tutta se stessa, era colpa sua se fosse finita in quel guaio. In un attimo, le salì addosso un senso di rabbia e strinse i pugni, tanto che le nocche si colorarono di bianco.
-Ignoralo Kagome. E’ solo un povero stolto-
Kagome non fu in grado di rispondere, tanto era presa a capire come fosse possibile che Ayame sapesse a chi si riferiva.
Sango comprese e cominciò a ridere istericamente. Aveva sempre saputo che Ayame non sopportasse Koga, ma c'era qualcosa di strano quel periodo, era come se si detestassero ancora di più. Così cercò di sciogliere quella situazione imbarazzante
-Allora… andiamo a mangiare? Vieni con noi Kagome?-
La ragazza con gli occhiali si sfregò le mani nervosamente e le guance le diventarono viola.
-Posso?- domandò
-Ma certo! Andiamo!-
Anche Ayame le sorrise. Almeno per quell’oretta avrebbe voluto accantonare tutti i brutti pensieri.



-Senti a me quel cagnaccio ha proprio stufato! Non risponde mai a quel dannato cellulare, arriva sempre in ritardo e mi sono stancato di aspettarlo perciò andiamo!-
Koga se ne stava appoggiato al muretto fuori l’ingresso della facoltà, con le braccia incrociate al petto e le sopracciglia aggrottate.
Miroku sospirò fortemente: Koga era sempre stato un rompiscatole che non faceva altro che predicare, ma in quegli ultimi tempi era peggiorato di gran lunga. Era sempre irascibile, nervoso, scontroso e altrettanto orgoglioso da tenersi tutto per sé. Miroku aveva più volte provato a cercare di capire quale fosse il problema, ma come provava a girare intorno all’argomento, Koga riusciva a svignarsela.
-Starà di nuovo litigando con suo padre, lo sai quanto è pesante il signor Taisho con Inuyasha- affermò il ragazzo col codino, cercando di giustificare l’amico.
-Andiamo- continuò il demone-lupo.
Miroku girò gli occhi al cielo e lo seguì fino alla mensa, dove furono assaliti dal resto del loro gruppetto.
-Dove eravate finiti? Era ora-
Una calda voce femminile richiamò l’attenzione dei due ragazzi che si voltarono insieme.
Dietro di loro c’erano tre ragazze da urlo, che fissavano strafottenti Koga e Miroku.
-Non cominciate a scocciarmi voi tre, oggi sono nervoso- sentenziò il demone lupo.
Una di loro gli si avvicinò con fare sensuale e gli accarezzò un braccio.
-Che ne dici se più tardi passi da me? Oggi i miei non ci sono- sussurrò lei al suo orecchio dall’udito fine.
Koga la fissò per un attimo. Yura era una favola: aveva i capelli scuri, a caschetto con una folta frangia che incorniciava il viso diafano e delicato, che stonava terribilmente con il suo atteggiamento prepotente.
La bocca, rossa come il fuoco, si arricciò in un ghigno divertito, nell’attesa di avere la conferma di una risposta che dava per scontata.
Koga respirò a fondo, sforzandosi di non soffermare lo sguardo sul resto del suo corpo sexy. Quel giorno era arrabbiato, aveva mille pensieri, nemmeno la sbronza della sera prima con Miroku e Inuyasha era riuscita a farlo smettere di rimuginare sempre sulla stessa storia.
-Oggi non mi va- rispose lui freddo, lasciando Yura lì, incredula a quelle parole. Come era possibile? Non era mai successo prima di allora, che lui le dicesse di no.
-Dove pensi di andare Koga!- gridò lei, infuriata e risentita da quell’affronto ma lui la ignorò del tutto.
Miroku, intanto, aveva trovato un bel da fare con la sua di preda. Era tanto bella quanto arrabbiata, solo a guardarla gli venne un fuoco dentro che a stento riusciva a controllare. Si era ricordato di averla scaricata per andarsene con i suoi amici e doveva recuperare a tutti i costi, altrimenti avrebbe potuto anche dire addio alle nottate di passione.
-Mia dolce Shima-
-Sparisci- sentenziò la ragazza, stizzita.
-Dai non fare così! Abbiamo avuto un contrattempo ieri, ma possiamo recuperare no?- disse lui, ammiccando.
In tutto quel trambusto, un’altra di loro se ne stava a guardare la scena con aria di sufficienza. Di tanto in tanto si guardava intorno, nella speranza di vederlo, ma di lui non c’era traccia. I suoi occhi color caffè, scuriti dalla matita nera, scrutavano attenti ogni angolo della mensa e imprecò tra sé non vedendolo arrivare. Spostò una ciocca dei suoi lunghi e lisci capelli corvini dietro un orecchio e incrociò le braccia al petto, sbuffando. Ogni volta era sempre la stessa storia, non imparava mai, si sentiva una stupida perché gli permetteva di fare come voleva. Gli permetteva di usarla come uno zerbino, quando ne aveva voglia. Lei lo sapeva bene ma non riusciva a starle lontano, perché come una scema si era lasciata trasportare dai sentimenti. Cosa c’era in lei che non andava? Era uno schianto, era un buon partito, era brava a letto, era regale e austera proprio come piaceva a lui, sarebbero stati una coppia perfetta, erano fatti l’uno per l’altra non vi erano dubbi. Eppure lui era sempre così distante.
Chissà dov’era finito, perché non le scriveva, perché non la cercava, perché…
Accantonò quei pensieri, maledicendosi più che mai.
-Ehi voi due!- gridò spazientita, rivolgendosi a Koga e Miroku.
Miroku si girò mentre Koga restò di spalle, ma con le orecchie tese a sentire cosa volesse.
-Si può sapere dove sta? E’ da ieri che provo a chiamarlo! Dove siete stati? Eh?- chiese, inviperita.
-Non sono cose che ti riguardano donna. Smettila di stressarci sempre con le stesse domande- rispose Koga.
Il solito cafone insensibile.
-Ti prego, non ascoltarlo Kikyo, ultimamente non ci si può più parlare. Arriverà a momenti credo- intervenne Miroku.
Detto questo andarono a sedersi tutti insieme al loro solito tavolo. Pranzarono in santa pace, con il resto del gruppo di amici mentre Shima, Yura e Kikyo andarono via prima.
La pausa pranzo era quasi giunta al termine ormai e Koga fece per alzarsi, ma qualcosa andò storto. Avvertì chiaramente qualcuno venirgli addosso e senti il tonfo del vassoio caduto a terra.
Alzò lo sguardo e trovò davanti a sé, una strana ragazza ma aveva la netta sensazione di averla già vista. Poi di colpo ricordò: era la stessa che aveva parcheggiato quel bidone vicino la sua adorata Jeep.
-Di nuovo tu! Guarda dove metti i piedi, ragazzina! Oggi sembra che vuoi farmi arrabbiare!- tuonò lui, dandosi le arie.
La ragazza si risistemò gli occhiali sul naso e sussurrò un timido “scusa”, quasi impercettibile.
-Hai capito? Non vorrai mica farmi infuriare vero?- continuò serio.
-Ehi Koga, non è la matricola di stamattina questa qui?-domandò Miroku divertito, che si era avvicinato nel frattempo. Adorava quelle scenette.
-Già è proprio lei. Dì un po’ come ti chiami?-
-A te non interessa, idiota! Lasciala stare!-
Quella voce disgustosamente familiare piombò nei timpani di Koga come un fulmine a ciel sereno e, di botto, alzò gli occhi.
Non aveva dubbi, non poteva essersi sbagliato d’altronde: quella voce l’avrebbe riconosciuta fra mille.
-Sparisci cretina, non è storia che ti riguarda- cominciò il demone lupo indispettito da quella presenza così fastidiosa.
-Invece c’entro eccome, perché lei sta con me!-
A quelle parole, Koga si fece più avanti in direzione della ragazza dai capelli rossi che lo guardava con gli occhi colmi di rabbia.
-E dove l’avresti accattata sta sfigata? Al centro di riabilitazione sociale? Cos’è fai pure volontariato adesso? Oh scusa, quasi dimenticavo… tu sei il capo gruppo non è così?- disse, sfornando un ghigno divertito.
Ayame strinse i denti. Non poteva dargliela vinta a quel pallone gonfiato che le aveva rovinato la vita.
I loro sguardi si fusero in uno solo, si fissavano rabbiosi, come se fossero pronti a mordersi.
-Taci! Perlomeno le mi amiche un cervello ce l’hanno, non come te e quegli imbecilli che ti porti appresso!- gridò lei, di tutta risposta.
-Sei forse invidiosa perché io ho una fila di ragazze dietro e tu nemmeno l’ombra di un pretendente?- disse lui, con sarcasmo.
-Non ho bisogno di certe banalità. Siete solo voi dementi a credere che per essere “fighi” bisogna farsi tutte le ragazze di Tokyo… e poi chi ti dice che io non abbia nessun ammiratore?!-
-E chi sarebbe?-
-Ma cosa ti importa!-
-Voglio sapere chi è questo decerebrato che uscirebbe con te!-
Miroku fissava la scena divertito, finché non notò che la ragazza di prima si era tirata indietro ed aveva raggiunto un’altra. Spostò lo sguardo su quella affianco alla quattrocchi per fare mente locale. Spalancò la bocca, meravigliato: era assolutamente stupenda, la sua era una bellezza particolare. A guardarla bene gli sembrava di averla già vista, ma non ricordava dove. Forse se l’era semplicemente sognata.
Si avvicinò, mentre Koga e Ayame discutevano animatamente e le prese la mano. Lei sussultò non appena se lo ritrovò di fronte, seguita dall’altra ancora spaventata per prima.
-Ci siamo già conosciuti?- domandò, con fare gentile.
La ragazza deglutì e avvampò. Miroku si sentì soddisfatto: adorava fare quell'effetto alle ragazze.
-Non lo so, non mi sembra di ricordare- balbettò lei, leggermente impacciata.
-Beh io sono Miroku- disse, tendendo la mano.
-Sango-
-Che meraviglia di nome… e dimmi Sango mi concederesti l’onore di avere un figlio da te?-
A quelle parole, Sango prima sbiancò per poi accigliarsi ed infuriarsi come una belva. Come si permetteva di essere così sfacciato? Soprattutto, si era quasi illusa che lui si ricordasse di lei. Che fosse stata tutta una farsa quella sera?
-Ma come osi, schifoso pervertito!- urlò, arrabbiata.
Miroku si ritrasse un po’ indietro, stupito di quella reazione.
Poche erano state le ragazze a rifiutarlo, non era pronto ad una risposta del genere.
-Uh che bel caratterino!-
-Sei un cafone! Non ti permettere mai più!-
Più si arrabbiava più in Miroku nasceva un senso di divertimento per tutta quella faccenda. In fondo, aveva sempre ottenuto ciò che voleva, con due moine, trovare qualcuno di difficile da conquistare sarebbe stato molto più stimolante e soprattutto molto più eccitante. Già immaginava come si sarebbe sentito a farla cadere tra le sue braccia, dopo aver faticato per averla.
Il sapore di quella vittoria sarebbe stato decisamente dolce. E poi era davvero un bel bocconcino, niente male veramente.
Dopo aver fatto quei pensieri sguainò una grossa risata.
-Adoro la tua cattiveria, continua così, quanto sarà soddisfacente averti tutta per me- annunciò lui, con fare sensuale.
Sango andò di nuovo su tutte le furie. Era senza speranza, quello per cui aveva una cotta non esisteva, non era mai esistito eppure quella volta non sembrava che lui volesse portarla a letto e allora perché si comportava così? Avrebbe dovuto dirgli che era lei quella “principessa” mascherata? No, era meglio di no, l’avrebbe presa in giro per bene.
-Non mi avrai mai, maniaco!-
Miroku rise ancora.
-Andiamo Miroku, sono stufo di perdere tempo prezioso con ‘ste tre morte di fame. Abbiamo ben altro da fare-
Koga richiamò l’amico che fece un cenno di approvazione con la testa. Si girò come per a darle le spalle.
-Non finisce qui, mia cara Sango-
Andarono via, lasciandole impalate nel bel mezzo della mensa.
-Per tutti i Kami!- esclamò Kagome sconvolta.
-Lasciali stare Kagome, sono uno peggio dell’altro. Mancava un pezzo oggi, per fortuna. Non l’avrei tollerato quell’acidone saputello- affermò Ayame stizzita.
Sango non disse nulla. La delusione che provava per tutta quella storia le tolse completamente la parola. Uscirono dalla mensa anche loro, per ricominciare a seguire le lezioni pomeridiane.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: LadyMaya