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Autore: Averyn    02/10/2012    1 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
dal capitolo precedente:
“Harry, sai che questo è un dono, vero?” chiese lentamente, la voce quasi ridotta a un sospiro.
“Sì, signore” rispose Harry, sentendosi improvvisamente a disagio.
“Non è un caso che l’abbia proprio tu. Ma quello che mi chiedo, Harry, è sei sarai pronto per sapere la risposta. Il motivo è molto più profondo e oscuro di quanto tu possa solo immaginare. Sarai abbastanza forte, Harry?” chiese Silente (...)
“Io…credo di esserlo…sì, ne sono sicuro”.
SEGUITO DEL 'PRESCELTO'E 'L'EREDE', TERZO CAPITOLO DELLA SERIE 'CICATRICE'. Spero vi diverta!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Note dell'Autrice: a belliiii come state? eccomi qui con l'ultimo capitolo del tre finalmente conclusoooo cosa accadrà?? eh eh eh...questo è tutto da vedere.... solo piccola chicca: aspettatevi un pò di più di rilassamento nel quattro (ma manco tanto) però molte cose verranno risolte...orquindi...vi lascio ai vostri sospetti (chi voglia mi confidi il suo sospettato) e ovviamente ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito, mi seguiranno e hanno conosciuto la storia e gli è piaciuta e anche chi l'ha recensita (ovviamente lunadistruggi) ripeto per la 10000 volta che ricontrollerò gli errori per la 150 volta,..e... cia-ciao! Averyn


Capitolo 10
 
L'INIZIO

Harry guardò Luna, sdraiata accanto a lui, ignara e addormentata, per poi volgere lo sguardo su tutto il giardino; il cielo azzurro risplendeva come se non fosse capitato nulla.
Dopo che lui, Ron e Hermione e Ginny si furono alzati e si furono tolti la terra dai vestiti, Harry  coricò Luna sulle spalle sue e di Ron e si diressero verso casa.
Ma avevano appena mosso qualche passo che avvertirono dei mormorii dentro l’edificio e intravide qualcuno dalle finestre.
In un attimo, dalla porta emersero tre personaggi: la prima era una ragazza giovane dai corti capelli rosa acceso che non doveva avere molti anni in più di loro cinque, poi un uomo nero molto alto e dall’aria robusta e Remus, che venne in loro soccorso per ultimo.
Nel momento in cui notarono Luna, tutti e tre s’affrettarono ad aiutarli.
 “Dalla a noi ragazzo” disse l’uomo nero rivolto a Ron, e questo senza esitare troppo gli porse un braccio della ragazza.
Mentre faceva lo stesso, Harry ebbe come l’impressione di aver udito già il suono della voce di quel tipo, ma proprio non riusciva a ricordare dove.
“Che cosa le è successo?” chiese la ragazza dai capelli rosa, prendendo il viso di Luna fra le mani.
“E’ stato l’incantesimo di un Mangiamorte. L’ha colpita, e…e non si è più risvegliata” rispose automaticamente Hermione, avvilita; il viso sporco e ferito le evidenziava gli occhi lucidi, bisognosi di riposo.
Harry, dopo aver studiato i volti dei loro soccorritori e quelli dei maghi affacciati alla finestra, si rivolse Remus, sempre più confuso :“Che cosa sta succedendo?”
“Non c’è molto tempo. Te lo spiegherò più tardi, quando saremo arrivati a destinazione” rispose enigmatico lui. “Questi sono Ninfadora Tonks e Kingsley Shacklebolt, due Auror” e presentò la giovane dai capelli rosa e il nero che si apprestava a portare dentro Luna.
“Per gli amici rimango Tonks” lo corresse la giovane Auror, lanciando un’occhiataccia a Remus dietro di lei, mentre i capelli le diventavano rossi. “Odio il nome Ninfadora”.
Hermione la studiò curiosa. “Non sei un po’ troppo giovane per entrare nel Dipartimento?”
In tutta risposta, Tonks le sorrise gioiosa. “Oh, sì beh, sono riuscita a convincerli grazie a questi” e indicò i suoi capelli che tornavano di nuova di un rosa caramella, “sai, sono un Metamorfomagus. Posso cambiare aspetto. A quanto pare, hanno un estremo bisogno di gente del genere ”.
A Hermione brillarono gli occhi per un momento, poi annuì con vigore. “Ovviamente! Ho letto molti libri riguardo alla tua magia…Ma non avevo mai incontrato una persona che potesse davvero trasformarsi!”
“Sono difficili da trovare” finse di vantarsi Tonks mentre, indietreggiando i capelli con un gesto, il rosa lasciava il posto a una chioma castana e riccia.
I ragazzi entrarono, preceduti dagli Auror e Remus. Fu così che Harry ebbe modo di vedere l’interno. Nell’ingresso vi erano altri maghi e streghe, e Harry ne contò almeno una decina.
A giudicare da come aspettavano, non si sorprese di come balzarono in piedi quando li videro entrare.
“Quanti sono?” chiese un uomo dal capellino lungo e a punta.
“Solo loro quattro” rispose Kinglsley Shacklebolt con aria grave, e poi con un cenno della testa indicò la loro compagna, portata da lui e Tonks. “Più lei”.
La donna accanto all’uomo dal capello a punta si mise le mani sulla bocca, il volto deformato dall’orrore. “Oh santo cielo! Da quant’è che non si sveglia?” esclamò, rivolta ai ragazzi.
“Da molto” rispose subito Harry, prima che Hermione prendesse di nuovo parola. “Da quando abbiamo lasciato Hogsmeade”.
“E’ stata colpita da un incantesimo” fece loro presente Remus. “Dobbiamo intervenire subito”.
“D’accordo” annuì il mago che aveva parlato fino a quel momento. “Portatela di là. Voi intanto occupatevi degli altri ragazzi. Ci pensiamo noi, qui”.
Kingsley agitò la bacchetta su Luna e dopo aver pronunciato le parole “Wingardium Leviosa” seguì il resto degli Auror nel corridoio che conduceva alla stanza per gli ospiti.
Harry stava per andare loro dietro, per sapere cosa ne sarebbe stata della povera Luna, ma Remus lo fermò mettendogli una mano sulla spalla.
“Non preoccuparti” lo rassicurò, “sanno quello che fanno. Si riprenderà, vedrai!”
“Non è per questo” ribatté Harry, levando la mano dalla sua spalla, alquanto infastidito.
 “Che cosa sta capitando? Devo sapere! Prima i Mangiamorte attaccano, poi vedo Auror che infestano casa…”
Remus lo studiò per un momento. “A suo tempo le spiegazioni. Ora dobbiamo andare”.
“Per dove?” chiese Harry, sempre più irritato.
“Dai tuoi genitori. Sono in un posto più sicuro di questo, credimi” rispose l’altro, sicuro.
“Venite qui, ragazzi” gesticolò Tonks in direzione di Ron e Hermione, e i due , scambiatasi un’occhiata incerta, si unirono a lei. Ginny si strinse a Remus, che afferrò il braccio di Harry. “Ti sei mai Smaterializzato?” gli sussurrò a un orecchio.
“Solo una volta” rispose prontamente Harry. “Con Silente”.
“Non dovresti avere problemi allora” gli sorrise il mago, “tieniti forte”.
Harry strinse gli occhi e fece il possibile per non lasciare la presa. Un senso di nausea lo pervase, e proprio mentre stava pensando che avrebbe viaggiato molto più piacevolmente su un manico di scopa, apparve in una via di Londra.
“Dove siamo?” chiese Hermione, i capelli elettrici.
“A Grimmauld Place” rispose Remus.
Harry sorrise; conosceva quella dimora. Nonostante Sirius fosse andato ad abitare fuori città, aveva ereditato la casa in modo che i Malfoy o i Lestrange non ne prendessero possesso, e aveva evocato una serie d’ incantesimi di protezione in modo che non la trovassero.
“Molto bene!” esordì Remus dopo un attimo di silenzio, rivolgendosi a Tonks e a Kingsley.
 “Chi ha il lasciapassare?”
“Io dovrei avercelo da qualche parte” disse Tonks, tastandosi le tasche della giacca, per poi tirare fuori un pezzo di pergamena arrotolata.
Lo dispiegò e lesse velocemente: “Il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice si può trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra”.
“Il Quartie…?”
“Non ora Harry!” esclamò Remus. 
Harry stette ad assistere al fenomeno davanti ai suoi occhi; il numero undici e il numero tredici si allontanarono l’uno dall’altro, ma nessuno dei Babbani che abitava all’interno dei due edifici sembrò farci caso. La musica dalla radio al numero undici continuò a suonare, e anche gli inquilini al numero tredici rimasero incollati davanti al programma televisivo come se nulla fosse.
Tra i due palazzi, ecco emergerne un terzo, con sopra inciso numero dodici. La porta era rovinata, così come l’intera palazzina. Sembrava che nessuno avesse messo piede in quella casa da anni.
“Andiamo” li incitò Kinglsey, e Harry, seguito dagli altri, si mosse davanti alla porta, e bussò con l’anello a forma di serpente.
Pochi attimi dopo, la madre dei Weasley si fece viva sulla soglia.
“Molly” salutò con un cenno del capo Kinglsley, prima d’entrare.
“Ciao Remus” esordì poi la strega a Remus, mentre quello con un cenno del capo s’affrettava a seguire Kingsley.
Dopo che anche Remus fu passato, scrutò i rimasti, e i suoi occhi si ingrandirono moltissimo.
“Ron! Ginny!” esclamò, facendosi largo fra Harry e Hermione e raggiungendo la figlia, che strinse stretta a sé prima di abbracciare forte anche Ron. “Ero in pena per voi! Dove siete stati? Cosa avete fatto? Siete feriti? Vi hanno trovato? Cosa…?”
“Mamma, calmati…dai…non è successo niente!” provò a dire Ron, cercando di divincolarsi dalla morsa della madre.
Quando sembrò che la signora Weasley ne avesse abbastanza, salutò allegra Tonks, e poi si rivolse anche ai due ragazzi.
“ Vi mostro dove dormirete. I vostri amici vi attendono lì”.
“Va bene signora Weasley” ringraziò Harry e, condotti da lei, tutti e cinque i rimasti entrarono in casa. “E parlate piano nell’ingresso” ammonì la signora Weasley, mentre faceva loro strada lungo il corridoio d’entrata.
Il posto era tetro e buio, e sembrava appartenere al più oscuro dei maghi. Ora Harry capiva perché Sirius non aveva mai voluto mostrargli la casa delle sue origini. Dopo essere passati davanti a una sala chiusa, da cui il ragazzo udì un mormorio di voci sommesse, a una coppia di tende lunghe e tarmate, oltre la quale Harry supponeva ci fosse un’altra porta, e evitato un grande portaombrelli che sembrava la gamba amputata d’un troll,  la signora Wealsey li guidò lungo le scale buie, tempestate sulle pareti dalle teste di elfi domestici, che davano a tutto un gusto raccapricciante. Harry notò, inoltre, che avevano tutti lo stesso naso a grugno.
 Arrivati a metà delle scale, la signora Weasley indicò loro l’altra rampa di scale. “Bene, ora non dovete fare altro che salire e….”
Crash.
Voi, traditori del vostro sangue! Sozzura, feccia! Sottoprodotti di sudiciume e abiezione! Ibridi, mutanti, mostri….!”  Insultò sguaiata una voce che veniva dall’ingresso. Poco lontano, la coppia di tende si era aperta, rivelando una donna anziana con una cuffia nera che tirava fuori le mani e graffiava chiunque fosse nelle vicinanze; Harry capì solo dopo pochi momenti che era un quadro, e il più realistico che avesse mai visto. Gli occhi rotavano, la pelle ingiallita si tendeva e dalla bocca sbavava. Inoltre urlava come un’ossessa e gli altri ritratti, infastiditi, cominciarono a gridare anche loro.
“Tonks!” urlò la signora Weasley, severa, venendole in aiuto, cercando di raddrizzare il pesante portaombrelli.
“M-mi dispiace tanto, M-Molly…” si scusò Tonks, trotterellando via.
Una porta in fondo al corridoio s’aprì e uscì Sirius, che aiutò la signora Weasley a chiudere le tende.
Tuuuuu….traditore! non meriti di essere mio figlio! Brutto…” cominciò a inveire la vecchia da dentro la cornice, ma Sirius chiuse le tende così in fretta da zittirla sul nascere; dopo un momento, ritornò la quiete per il corridoio.
Poi il padrino si voltò verso Harry, Hermione, Ron e Ginny che avevano assistito alla scena orripilati.
“Simpatica, eh, mia madre?” disse, quasi divertito, tradendo il volto ombroso.
Poi, senza dire un’altra parola, sparì di nuovo da dove era venuto.
Dopo aver rimesso dritta la zampa di troll, la signora Weasley li scrutò ai piedi dei gradini.
“Salite tutte le scale, e poi troverete una porta. Lì vi dovrebbero attendere i vostri amici. Ci vediamo dopo!” e sparì anche lei.
Dopo essersi scoccati un’occhiata l’un l’altro, i ragazzi fecero come indicato dalla madre di Ron.
Harry bussò più volte alla porta, quando furono giunti dinanzi alla soglia.
Da dentro si potevano udire i mormorii distinguibili della voce acuta di Louise e quelli di Frank, e anche il bisbigliare nervoso di John.
Poi, tante mani colsero di sorpresa Harry, tirandolo dentro la stanza con tanta di quella fretta che sembrava che i gradini stessero per esplodere.
“Harry! O santo cielo!”
“Cosa è successo?”
“Perché avete fatto tardi?”
Harry si ritrovò a fronteggiare i visi di Frank, John, Richard e Louise, tutti e quattro apprensivi.
“E’ stata dura a Hogsmeade?” aggiunse Louise, stranamente rossa per qualche ragione.
“Io…sì” rispose Harry, ancora un po’ smarrito.  Si scambiò un’occhiata con Ron, Hermione e Ginny. Nessuno aveva voglia di raccontare loro quello che era accaduto al castello.
“Qualcuno si prende la briga di spiegarci cosa stanno combinando di sotto?” chiese, cambiando discorso.
“Papà ha deciso di stabilire qui il Quartier Generale” rispose Frank, facendo spallucce.
“L’Ordine della Fenice si è riattivato da quando i Mangiamorte hanno attaccato Hogwarts”.
“Si sa perché l’hanno fatto?” chiese Hermione.
Harry notò che evitava di guardare Louise.
“Beh, da quello che abbiamo sentito” rispose ancora Frank, “l’hanno fatto per prendere Neville. Proveranno in tutti i modi di catturarlo, ovviamente, e ora che la gran parte dei Mangiamorte è fuggita da Azkaban non s’arresteranno”.
Harry sapeva già tutto di quanto era stato rivelato, e anche qualcosa di più, ma sentì comunque una fitta allo stomaco.
“E Neville dov’è?” chiese, cercando di non pensare a quanto accaduto a Hogwarts.
“Da qualche parte in casa” rispose John evasivo. “Dice che ha bisogno di stare un po’ di tempo da solo.”
“Ma potrebbe farsi male! Insomma…con tutto quello che ha passato…non può andare in giro così!” balzò Hermione, scambiandosi occhiate nervose con Harry.
“Non c’è luogo più sicuro di qui” rispose Frank, calmo. “E poi, immagino che dovrà imparare a conoscere questo posto, visto che non ci muoveremo da qui per un bel pezzo”.
Gli occhi di Ron s’allargarono. “Quindi non torneremo ad Hogwarts?”
“No” rispose Louise, e con un sospiro si lasciò andare sul letto accanto a Frank con l’aria grave.
“Così come tutti gli altri”.
“E sapete qualcosa dei sopravvissuti?” chiese Hermione, le sopracciglia che le andavano su e giù mano mano che veniva a conoscenza dei fatti.
“Dovrebbero essere da qualche parte nascosti con gli altri professori. Vivono come profughi. Non si sa esattamente dove, ma sentiamo continuamente di un ‘luogo segreto’…quindi dovrebbero essere in salvo, giusto?” rispose Richard, che guardava fisso Hermione da un bel po’.
Harry si scoprì geloso di tutte quelle attenzioni verso di lei.
“E come sapete tutte queste informazioni? Insomma, con il vecchio Malocchio avrebbero dovuto scoprirvi subito!” osservò Ron, colpito. Harry ricordò che Malocchio Moody era stato un membro dell’Ordine nominato spesso dai suoi genitori essendo stato un grande mago, anche se non l’aveva mai incontrato di persona.
“Con queste” rispose Ginny, apparendo sulla soglia della porta e mostrando due  orecchie giganti molto allungate  da cui si diramava un lunghissimo filo color carne.
 “Da quando Fred e George sbandierano ai quattro venti i loro prodotti senza prima metterli in vendita?” Ron ghignò.
“Da stamane” rispose Richard per lui, “hanno capito che era un momento particolarmente delicato e quindi ci hanno fatto la gentilezza di darcele gratis subito dopo la sperimentazione”.
“O magari per la sperimentazione. Fred e George non offrono mai la loro merce senza un prezzo” lo informò Ginny, con un sorriso.
“Loro sono qui?” chiese Ron, con lo sguardo che passava da Richard a Louise.
“Oh, sì” rispose quest’ultima,  “sono in una delle stanze di sotto. Stanno cercando di ascoltare i piani dell’Ordine senza essere scoperti da Malocchio Moody” .
“Vado a cercare Neville” decise all’improvviso Harry, che stava ripensando a quello che aveva sentito da Voldemort e voleva assolutamente parlarne con Neville.
Senza prestare ascolto a eventuali risposte dei suoi compagni, Harry si avventurò di nuovo nell’ingresso, alla ricerca dell’amico. Forse non l’avrebbe fatto in altre circostanze visto che  non gli rivolgeva più la parola da quando girava con Ginny, ma d’altro canto era l’unico con cui potesse parlare, date le cose di cui era venuto a conoscenza.
Facendo attenzione a non inciampare nel portaombrelli, s’affacciò alla porta della cucina, ma non trovò nessuno.
Allora risalì al piano di sopra e, dopo essersi ritrovato in un paio di stanze vuote, sentì dei rumori da una camera, che era quella di Sirius.
L’aprì leggermente; la prima cosa che notò fu che era una stanza larga e spaziosa, con ancora il disordine giovanile dei tempi della scuola sulla scrivania. Attaccati ai muri vi erano poster di ragazze Babbane, poiché le foto erano immobili; un segno della grande trasgressione di Sirius rispetto al resto della famiglia, che Harry immaginava facesse per sfidarli. Tra un poster e l’altro, poi, vi erano attaccate un paio di foto che si muovevano dei giovani James, Sirius, Remus e Peter e molte bandierine e stendardi rosso e oro, i colori di Grifondoro. Un altro modo per contraddistinguersi: tutti i Black erano stati da sempre Serpeverde.  Neville era proprio lì, seduto a bordo letto, la testa fra le mani.
Harry non l’aveva mai visto così giù di morale da quando lo conosceva, neanche se si trattava di una lezione di Pozioni, materia in cui Neville non era decisamente portato.
“Se stai cercando di consolarmi, è meglio che tu te ne vada” ammonì, malinconico.
“Non voglio fare nulla del genere” ribatté Harry. “So che è dura quando sembra girare tutto intorno a te”.
“Ah, davvero?” chiese Neville, scettico. “Io non credo”.
“Invece è così, più di quanto tu creda” insisté Harry, e diceva il vero; si immergeva facilmente nei panni di Neville, soprattutto ora che vedeva quelle cose…quelle visioni.
“ Beh, allora saprai che non voglio parlare con nessuno. I-io non so cosa fare. Non mi sono mai sentito così smarrito in tutta la mia vita” confessò l’altro con tono melodrammatico.
Harry si lasciò andare sul letto di Sirius accanto a lui. Avrebbe voluto fargli capire che lui era lì per offrirgli il suo aiuto, ma quando aprì la bocca non uscì nulla.
“Mi dispiace, Neville. Ma sappi che secondo me tu sei una persona forte” balbettò, capendo che suonava più come un incoraggiamento che una cosa che pensava sul serio. “Hai combattuto Voldemort due volte, tutto da solo. Sei speciale, ed è per questo che tutte queste persone sono qui per te”.
Neville grugnì, e per la prima volta da quando Harry era arrivato gli scoccò una veloce occhiata dall’alto in basso.
“Odio sentirmi speciale. E per quanto riguarda le battaglie contro Tu-Sai- Chi…Non è totalmente vero. Senza di te e Hermione non sarei mai riuscito a superare le prove al primo anno. E l’anno scorso, se tu non avessi avuto la prontezza di colpire con la zanna il diario, Ginny sarebbe morta e ora il fantasma di Tom Riddle vagherebbe in giro libero”.
Harry si sentì rabbrividire al solo pensiero. “Tutti hanno bisogno di aiuto” disse, “e comunque in qualche modo Voldemort è libero, dentro un corpo che non ho capito quale sia…”
Neville ora gli riservava tutta la sua attenzione, e solo allora Harry capì di aver anticipato quello che avrebbe voluto dirgli.
“Come lo sai?” chiese l’amico rabbrividendo.
Harry tirò un sospiro, e fissò il compagno, scegliendo le parole giuste da dire.
Alla fine confessò: “Sono stato al castello”.
“Tu cosa…?” sobbalzò il compagno, scioccato.
“E’ per questo che sono qui” disse Harry. “Insomma…ho capito che sei l’unica persona di cui posso fidarmi, dato che sei il diretto interessato. Senti un po’ quello che ho scoperto…”
E gli riferì tutto, fino all’ultima parola. Ogni volta che Harry attaccava una frase, Neville diveniva sempre più ceruleo, l’espressione cupa. Harry sapeva che non sarebbe stato facile, ma doveva sapere, doveva essere messo in guardia.
“Sono tutti morti” fu la prima cosa che disse Neville. “E Luna…”
“Si riprenderà” lo rassicurò Harry. “Gli Auror a casa mia si stanno prendendo cura di lei”.
“Sono felice che almeno facciano il loro lavoro” disse Neville, un po’ più sollevato dalla notizia.
“Non so se lo sai, ma erano a casa tua perché aspettavano i ragazzi salvati da Hogsmeade. Ma non è venuto nessuno, a parte voi…”
L’idea di essere i pochi sopravvissuti su tutta quella gente fece tremare Harry.
“Probabilmente si sono uniti al gruppo di studenti e professori sopravvissuti” disse, e subito i ricordi di quanto accaduto alla scuola si rifecero vivi nella sua mente.
“E probabilmente saremmo morti anche noi, se la Cooman non fosse intervenuta”.
“E’ stata molto coraggiosa” commentò Neville, commosso.
“Mi chiedo se sia ancora viva” disse Harry, rivolto più a se stesso che al compagno, e si rese conto che si sentiva in debito con la professoressa, e sperò con tutto il cuore che resistesse a Voldemort.
“Non possiamo saperlo” disse Neville spaziando lo sguardo a tutta la stanza, per poi tornare su Harry. “Quello che mi preoccupa più di tutto, però è il traditore. Dobbiamo dirlo all’Ordine!”
“No!” scattò l’altro. “Non possiamo fidarci di loro; Voldemort ha detto di avere un contatto, ricordi? Stiamo parlando di una spia!”
“E credi che non dire quello che sappiamo migliori le cose? In ogni caso, per lui o lei scappare sarebbe come un modo per svelarsi!” incalzò Neville, il sudore sulla fronte.
“Io penso solo che il rivelarlo creerebbe una grande confusione” protestò Harry, “nessuno si fiderebbe più dell’altro, e questo è esattamente quello che Voldemort vorrebbe per distruggere la barriera per arrivare a te. E poi, se davvero c’è una spia fra di noi, deve averla scelta in modo intelligente. Sicuramente qualcuno di cui ti fidi o che ti starà accanto. E farà di tutto per nascondersi il meglio che può dai sospetti”.
Neville lo studiò per un po’, insospettito, prima di decidere che forse lui non era la spia.
Poi si sporse verso l’amico e mormorò: “Tu ti fidi dei nostri compagni?”
Harry deglutì. “Di Hermione sì” rispose risoluto. “E’ sempre stata con me. È vero, è nostra amica” fece un attimo una pausa, prima di pensare a che peso voleva dare alla parola amica, “ed è sempre stata una delle persone più vicine a te. E fino ad ora ci è stata sempre accanto, anche nel periodo in cui noi due non…”
“Non ci parlavamo per via di Ginny, sì” tagliò corto Neville. “Sì, sarebbe sciocco sospettare di lei. Ma degli altri, Harry? Dei tuoi amici? Degli altri membri dell’Ordine?”
Era una domanda cui il giovane non poteva dare risposta.
“Non lo so” s’arrese con sincerità. Si rese conto all’improvviso di sentirsi stanchissimo, e che aveva un gran bisogno di riposare. Poi s’alzò, e decise di uscire dalla stanza per lasciarlo un po’ da solo.
Aveva posato le dita sulla maniglia, che gli attraversò per la mente un pensiero, e si voltò verso di lui. “Solo…tieni gli occhi aperti, va bene?”
Neville lo guardò deciso, con lo stesso lampo d’orgoglio di quando aveva trapassato la testa del Basilisco da parte a parte con la spada di Grifondoro.
“Lo farò”.
 
Harry richiuse la porta dietro di sé, cercando un luogo in cui nessuno avrebbe potuto disturbarlo. Si sentiva così  spossato che sarebbe caduto addormentato sul pavimento se ne avesse avuto il coraggio.
Alla fine s’imbatté nella stanza di Regulus, non molto lontana da quella di Sirius.
Quando spalancò la porta, però, vi era già qualcuno all’interno. Hermione, che lo fissava a gambe e mani incrociate, in attesa.
“Oh, ciao” salutò Harry, sentendosi in qualche modo incastrato.
“Ciao” rispose Hermione, e dal tono il ragazzo capì.
“Hai origliato, vero?” chiese, senza mezzi termini.
Sul viso di Hermione comparve un leggero sorriso. “Come avrei potuto evitarlo? Ero così preoccupata per te…sembravi così fermo nel voler trovare Neville…e quando l’hai fatto, beh, ti avevo seguito, e quindi…Oh, Harry, è terribile!”
In quell’istante, mentre guardava la ragazza, a Harry parve di essere tornato indietro nel tempo, quando l’aveva trovata nella Foresta Proibita davanti alla catapecchia dove era rinchiuso Codaliscia, e dove loro si erano baciati.
Il senso di colpa riemerse: se solo non fossero stati lì, ora sarebbero stati ancora a Hogwarts…magari tranquilli davanti al camino a pensare, o loro due insieme a studiare in un’aula vuota.
Rimpianse quei momenti, e allo stesso si fece una domanda che non si era mai posto prima: se non avessero pedinato Piton, quello che era successo fra di loro sarebbe avvenuto comunque?
Preferendo non pensarci, si sedette sul letto davanti a lei.
“Sì, è terribile” fu tutto quello che riuscì a dire. “Spero solo che tu non stia recitando la parte della buona scandalizzandoti così”.
“Pensi davvero che io sia la talpa?” domandò l’altra, scioccata e ferita.
“No, non lo penso” le rispose franco Harry. “Ma non posso fidarmi più di nessuno”.
“Beh, di me puoi” rincarò Hermione. “Pensi che ti abbia seguito, che mi sia proposta di stare al tuo fianco, perché voglia arrivare a Neville? Non sarebbe stato più semplice lasciarti perdere e unirmi al gruppo di Ginny?”
“Forse” rispose lui. “Hai ragione. Scusami”.
“Scuse accettate” rispose Hermione, dopo che lo ebbe guardato a lungo.
Per un po’ seguì il silenzio.
“E’ stato il peggior primo appuntamento del mondo” osservò poi lei, arrossendo un po’.
Harry sentì le guance in fiamme; gli sembrava una vita fa la loro gita a Hogsmeade.
Poi ripensò alle parole di Hermione, e la guardò dritta in faccia. “Aspetta…era un appuntamento?”
Gli veniva la pelle d’oca al solo pensiero che potesse esserlo. Era molto più spaventato di questo che di tutti i Mangiamorte messi insieme.
“Tu che dici?” chiese Hermione, con un sorriso furbo e scrollando le spalle.
“Mi fido di te” lasciò perdere Harry, e sentì un’improvvisa fitta alla testa.
“Cos’hai?” domandò la compagna, notando il malore.
“Io…non lo so…mi fa male la fronte…penso…credo…”
Vide il seguito di quello che era accaduto a Hogwarts il suo primo anno, nella sua vita dei sogni…Aveva battuto Raptor….Silente aveva assegnato loro la Coppa delle Case…Avevano vinto, lui, Ron e Hermione, tutti e tre migliori amici….e si dirigeva con loro verso il treno, mentre Hagrid il guardiacaccia li salutava con affetto….
E Harry, in qualche modo, sapeva che quello era soltanto l’inizio.  
 
  
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