Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Neese    03/10/2012    0 recensioni
Quando sai da dove vieni, chi sono i tuoi genitori o parenti, quando hai ricordi del tuo passato e amici su cui contare, la vita ti potrebbe apparire dura d'affrontare, ma qualcuno ti spronerà sempre ad andare avanti. Tuttavia, se non hai nulla di tutto ciò, che senso ha vivere? Chi ti ha permesso di nascere e con quale scopo? Ce la farai da solo? Quanto sei disposto a rischiare?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Del tragitto non ricordai altro. Sogni della vita trascorsa ed incubi del disastro accaduto si alternarono nella mia mente fino a quando non mi risvegliai, completamente avvolta dall'oscurità. Sbattei più volte le palpebre per assicurarmi di esser desta e mi sedetti sul mio giaciglio scomodo, massaggiandomi il collo indolenzito. Appoggiai cautamente i piedi scalzi a terra. Quando fui sicura che sul pavimento non ci fosse nulla di pericoloso, mi alzai in piedi e, seguendo il profilo delle pareti con i polpastrelli, raggiunsi quella che doveva essere una porta di legno. Avvicinai il viso e il corpo al legno per sentire se dall'esterno provenissero dei rumori, ma c'era il silenzio più totale tutto attorno a me.
"Non sentirai nulla qua sotto, a parte la mia voce" mormorò una presenza all’interno della mia stessa stanza.
Il mio corpo s’irrigidì, appoggiato alla porta, in attesa di sentire nuovamente quel suono.
“Non avere paura.”
“Non ho… paura”
“Non puoi mentirmi, bambina. Sento il tuo cuore, come pulsa rapido il sangue nelle tue vene, e le contrazioni della tua gola in cerca d’aria. Per cui so che stai provando paura.” disse in tono neutrale, “Puoi respirare tranquillamente. Non è di me che devi aver terrore. Sono qui da quando sei arrivata. Aspettavo solo che ti risvegliassi per controllare lo stato della tua maturazione e se sei stata modificata dalle fate.”
Ascoltandolo mi accorsi che il suono delle sue parole proveniva da un unico punto, non molto lontano da dove mi trovavo. Lentamente, senza riuscire a sciogliere la tensione che mi premeva sulla gola, tornai a sedermi al fondo del mio giaciglio, in attesa del suo esame, sperando che non comportasse alcun contatto fisico.
“Che cosa ne è stato della grotta e delle fate?” domandai riprendendo fiato.
“Non penso che saperlo ti cambi qualcosa ed io non sono a conoscenza di certi ‘dettagli’ del tuo arrivo qui. Ora, se hai smesso di tormentare tutto ciò che hai a tiro, procederei con le domande per il controllo.”
Bloccai subito le mani in grembo. L’uomo, dal tono di voce, non appariva ammettere repliche. L’oscurità ancora invadeva la stanza e non poter vedere il mio interlocutore non faceva che aumentare la mia ansia. 
“Come ti chiami?” mi domandò.
La domanda mi lasciò sorpresa. “Amelia” risposi cautamente.
“Un nome appropriato, significa ‹‹vergine del bosco››, lo sapevi? Ha origini molto lontane” mi domandò retoricamente “Lo hai scelto tu o le fate?”
“Le fate me l’hanno proposto, a me piaceva e l’ho accettato”
“Capisco. E cosa facevi tra loro?”
“Da quando mi hanno trovata, li aiutavo nei lavori di ogni giorno, così come loro aiutavano me”
“Ti trattavano come se fossi una di loro?”
“Direi di sì…” replicai “l’unica cosa che non mi era concessa fare, era uscire per il bosco”
“Con quale motivazione?”
“Beh… non avendo le ali non potevo uscire dall’alto e l’entrata della grotta era ostruita dalla frana”
“Hanno mai visto i due marchi che porti sul corpo?”
Nuovamente mi domandai come poteva sapere di essi e tentennai sulla risposta da dargli. Era lui che mi aveva creata? Come avrebbe reagito una volta scoperto che ero a conoscenza dei loro significati e di ciò che ero? Tutte quelle domande servivano a provare che cosa? Che non ero il mostro che avevano deciso di creare? Che le fate mi avevano resa migliore? E poi cosa mi era successo quando il Nonno mi aveva toccato i marchi col suo sangue? Chissà che fine avevano fatto lui, Fogliolina e tutte le altre fate…
“Amelia?” mi richiamò l’uomo nel buio.
“Stavo… pensando. Non mi pare, nessuno mi osservava mentre facevo i bagni nel fiume” risposi cercando di rendere credibile la bugia.
“Va bene…” continuò “ e tu sai cosa significano?”
“No, non li ho nemmeno mai visti per bene…”
Alla mia risposta seguì un momento di silenzio, come se stesse valutando quanto di vero e quanto di falso gli avessi raccontato. Cercai di mantenermi calma, di non agitarmi e non muovermi nervosamente. Volevo sapere la verità su di me, ma domandarla a lui intuii non mi avrebbe portato ad alcun risultato.
“C’è altro che vuole sapere?” chiesi per rompere quella calma.
Un fruscio mi giunse alle orecchie e, un attimo dopo, mi ritrovai stesa sulla schiena. Il terrore mi paralizzava mentre le sue dita allontanavano la camicia e percorrevano il profilo dei marchi. Quando passò il polpastrello all’esterno della Luna, una nuova fitta di dolore mi percorse facendomi sobbalzare.
Senza proferir parola, si allontanò da me dirigendosi verso la porta.
“Ti consiglio di coprirti gli occhi” mi disse aprendola. In un attimo, una luce intensa a gialla entrò nella stanza accecandomi, per poi scomparire e lasciarmi di nuovo nelle tenebre. A me non restò che aspettare.

 ***

Una volta chiusa la porta alle sue spalle, l’uomo s’incamminò lungo il corridoio della segreta, illuminato dalle fiaccole accese. Gli era stato detto di non avvicinarsi alla creatura, onde evitare di esserne assorbito. Ma la curiosità lo aveva sopraffatto, e, vedendo come il soggiorno tra le fate l’avesse resa docile e per nulla pericolosa, aveva deciso di controllarne i Marchi. Aveva così scoperto che non era del tutto immutata: aveva almeno assorbito l’essenza di un’altra creatura. E questo ne comprometteva la purezza. Non gli restava altro che farne rapporto al suo Signore, il prima possibile.
Tuttavia, il dolore che gli stringeva l'intestino gli impediva di camminare veloce ed eretto come sempre. I colpi, che diede alla porta, risultarono pertanto leggeri e supplicanti. Se non avesse toccato i marchi, sarebbe stato bene.
Quando fu invitato ad entrare, non riuscì ad evitare di portarsi una mano al ventre, prima di accasciarsi sulla sedia di fronte al suo Signore.
“Allora... Quanto è compromessa?” gli domandò studiando il volto contratto del cieco.
“Direi non molto, Signore. Mi è apparsa una creatura docile e mansueta. Nemmeno quando le ho ispezionato i Marchi, si è ribellata. E, per quanto ha detto, non è a conoscenza né di cosa sia lei né del significato dei simboli che porta sul corpo”
“Ottimo, vuol dire che le fate, per una volta, ci hanno reso un buon servigio. Tuttavia non era tuo dovere controllarle i Marchi, sai cosa comporta al tuo corpo.”
“Nessuno deve toccarla, a parte me, anche se dovessi morire per farlo! Almeno ora posso già dirvi che ha assorbito l'essenza di una qualche creatura, ha una stella attorno alla Luna, se fosse pura, non dovrebbe esserci giusto?” domandò il cieco continuando a sfregarsi la pancia.
“In quale posizione attorno al Marchio era?”
“Sotto alla Luna, mi pare fosse più a sinistra” rispose dubbioso, cercando di visualizzare mentalmente ciò che aveva sfiorato.
“Che è proprio la posizione della Stella delle Fate” rifletté Ditrich “probabilmente deve esser accaduto durante l'attacco... avrà cercato di salvare una fata ferita e, toccandone il sangue, ha iniziato ad assorbirne la vita. In effetti, il capitano mi ha riferito che quando l'avevano catturata pareva un demonio. Ed è ciò che accade se un Mutaforma procede all'Assorbimento senza un'adeguata preparazione. Speriamo almeno che quella fata sia morta. Puoi andare. Come sempre tutto ciò deve restare tra noi Gregor. Vatti a riposare, ma nel mentre mandami Fedora. Dobbiamo sistemare una nuova ospite”

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Neese