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Autore: Chanelin90    04/10/2012    1 recensioni
Il mondo sembra impazzito..
Gli avvenimenti attuali descritti in chiave hetaliana.
Un'analisi dei nostri tempi e ciò che accade nei nostri giorni nel mondo, costantemente aggiornati, sebbene filtrati da ciò che io percepisco.
I punti di vista appartengono alle Nazioni, o a quello che vogliono far trasparire, ma lo scopo è informare/analizzare, certamente non di offendere.
Alcune situazioni saranno trattate in maniera più approfondita, altre in maniera più superficiale.
L'importante è sviluppare senso critico durante la lettura ed, eventualmente, interagire attraverso un dibattito costruttivo.
I personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya e il proposito non è a scopo di lucro.
Genere: Avventura, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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CINA vs GIAPPONE - LE ISOLE SENKAKU/DIAOYU
 (15-09-2012 / 04-10- 2012)

Ho bisogno di risorse!”
Cina passeggiava su e giù per il palazzo.
“ Ho bisogno di più risorse!”
Bramava in questo modo perché la sua gente cresceva in maniera esponenziale ogni anno e sempre di più. Tenendo conto che si trattava di un paese in via di sviluppo, sebbene anche la sua economia stesse rallentando, presto avrebbe avuto bisogno di maggior quantitativi di cibo per sfamare la sua gente.
E aveva bisogno di terre per coltivare e di spazio per il suo popolo.
Pochi anni e non ci sarebbero state più risorse per tutti.

Alzò gli occhi al cielo.
Non si può dire che Cina fosse un Paese violento o aggressivo.
Conosceva altri modi più subdoli ed efficaci per dominare.
Anche Nazioni molto potenti.
America, ad esempio, poteva bighellonare quanto voleva in giro per il mondo a fare il bulletto con le armi o giocando credendosi invincibile, ma, sostanzialmente, lo teneva in pugno.
L’ economia americana, Yao, la poteva far crollare da un momento all’altro semplicemente ritirando il suo supporto dal mercato bancario.
L’economia statunitense proseguiva perché la Banca (FED) stampava ingenti quantità di dollari che venivano prontamente immessi nel mercato e nell’economia americana.
Yao non poteva fare a meno di constatare di possedere immensi volumi di carta straccia, ma, paradossalmente, non poteva sbarazzarsene facilmente.
Se vendeva il debito americano, il prezzo crollava e lui ci perdeva.
Un gatto che si mordeva la coda.
Era rimasto a suo volta intrappolato, sebbene col cerino in mano.
Oramai erano due economie interdipendenti.
Purtuttavia, non era sicuro che il dollaro sarebbe rimasta la valuta di riserva mondiale.
E a quel punto..la forza di Alfred si sarebbe ridimensionata parecchio.

“Mi servono..maggiori risorse!”
Volse lo sguardo verso il mare.
Uscì fuori e si sedette sulla costa.
Era buio pesto e si vedevano solo le stelle luccicare in cielo.
Una barchetta solitaria, legata alla riva tramite una fune, dondolava leggiadra sulle onde.
“ Credo che andrò a farmi un giro in barca!” valutò fra sé.
“ Se sono Cina, ben potrò approfittare dei beni dei miei sudditi!” e salì sull’imbarcazione.

La barca oscillava piacevolmente accarezzata dalle onde marine.
Cina non poteva fare a meno di trovare distensivo quel moto ondulatorio e, mentre guardava le stelle, si poggiò sul lato dello scafo e si addormentò profondamente.

SPLASH…    SPLASH …    SBAM

- Ma che diamine…!-
Yao aprì gli occhi.
La barca era andata a sbattere nei pressi di uno scoglio vicino all’arcipelago delle Senkaku.
- OH! Le Senkaku!- Yao scese velocemente dalla barchetta e guardò il paesaggio intorno.

Le Senkaku erano cinque isole che componevano un arcipelago, da sempre disabitato.
Queste isole non erano indifferenti a Cina.
Erano una ferita che ancora bruciva e che aveva considerato sempre aperta.
Yao le attribuiva alla sua sovranità per motivi storici e geografici.
Poco prima del 1900, Cina aveva perso il controllo di quelle isole a seguito della sconfitta col Giappone che glie l’aveva sottratte insieme a Taiwan (ora autonomo da Kiku).
Sulla carta appartenevano a Giappone, in quanto Alfred, che le aveva prese a Kiku a causa della seconda guerra mondiale,  gli aveva concesso nuovamente la sovranità su queste, successivamente, con un Trattato.
 Ma Yao non era mai stato d’accordo e non l’aveva MAI riconosciuto.
Insieme a Taiwan, avevano provato a reclamarle, ma le loro richieste non erano state accolte.
Anzi..chi provava ad avvicinarsi a quell’arcipelago veniva cacciato o catturato dalla gente di Kiku.

Cina girò sul lungomare infastidito.
“ Pare che, nei pressi di queste pescose isole, possa essere presente del petrolio o dei giacimenti di gas naturale..”.
Giappone aveva promesso di non sfruttare le risorse dell’isola, ma per Yao era diventata una questione di principio.
Le sue isole le aveva sì perse con la guerra del 1894-1895, ma per Cina, una volta che Giappone aveva perso la guerra, quest’ultimo, aveva perso il diritto di reclamarle.
Doveva restituire le terre, anche perché le Senkaku precedentemente appartenevano a Taiwan, prima che questo venisse conquistato da Kiku.
Se ora Taiwan era libero, anche le Senkaku che erano sotto il suo dominio dovevano tornare indietro.
Le rivoleva sotto il suo controllo.
Rispetto al 1894 erano successe tante cose e adesso era tutto diverso.
Adesso era lui il più forte e nemmeno America avrebbe dovuto mettersi troppo in mezzo, per quanto quest’ultimo ci tenesse a Kiku, dato che rappresentava uno stato cuscinetto tra Cina, i fratelli Corea e Russia.
Era molto legato militarmente a Giappone e certamente l’avrebbe supportato e  protetto se ci fossero stati dei disordini. Senza alcun dubbio.

Tirò fuori dalla tasca una bandiera cinese e la piantò dritta nella sabbia.
“ Tsk…queste terre sono mie!”
In quel momento sentì il metallo di Giappone sulla tempia.
- CHE STAI FACENDO?- urlò il giapponese autoritario.
- Mi riprendo ciò che mi spetta!- sentenziò tagliente il cinese.
Giappone socchiuse gli occhi e lo guardò minaccioso- Queste isole sono MIE! E tu lo sai!-
- Che ne dici di rivolgerci alla Corte Internazionale di Giustizia per constatarlo?- schernì altezzoso Yao.
- NON E’ NECESSARIO! I trattati stabiliscono che queste isole mi appartengono quindi devi accettarlo!-
così dicendo Kiku indicò, invece, la sua bandiera bianca col sole rosso che sventolava alla luce della pallida luna.
- E perché dovrei?- sibillò aggressivo Yao.
- Parlo seriamente, Cina! Ho appena acquistato tre isole dell’arcipelago e non intendo tirarmi indietro!-
- Pensi di potermi sottrarre ciò che legittimamente mi appartiene?- grignò il cinese.
- Vuoi sfidarmi?- rincarò Giappone.
- Lo sai bene che non è nel mio stile! Preferirei risolvere la questione pacificamente!- mormorò Yao inviperito – Siamo Nazioni civili noi!- concluse.
- Benissimo! Allora ti chiedono pacificamente di andartene! Tu e la tua gente non li gradisco nei pressi di queste mie terre! Se continuate con le vostre incursioni sarò costretto a catturarvi tutti!- avvertì il giapponese.
- Devi solo provarci…- provocò l’altro.


Kiku alzò lo sguardo e si stupì nel vedere all’orizzonte un migliaio di pescherecci approssimarsi alla costa.
Erano affiancati da sei pattugliatori della Marina cinese che manifestarono il proprio dominio prima di ritirarsi.
Cina sorrise beffardo.
- I miei sudditi definiscono queste isole: le Diaoyu!- mormorò sottile Yao.
Giappone si accigliò e afferrò la pistola, stringendola fermamente tra le sue dita.
Con l’altra mano afferrò il cellulare e compose il numero della Guardia Costiera giapponese.
L’intervento della Marina giapponese non tardò.
I pescherecci vennero respinti attraverso getti d’ acqua.
Cina ringhiò alla vista della sua gente trattata in quel modo.
- COSA.STAI.FACENDO.AI.MIEI.SUDDITI??- ruggì in direzione del giapponese.
- Li respingo! Sono nel mio territorio!- moderò Kiku.
A quel punto, Cina era pronto a balzare addosso a Giappone ma un’ombra gigantesca adombrò la luce lunare.
Yao girò il capo e vide una grande portaerei americana.
Era la Washington affiancata da un’altra enorme nave: la Stennis.
“ Alfred è qui!” realizzò fra sé.
- Per ora, mi ritiro! Ma sappi che la questione è tutt’altro che risolta, Giappone! Tutt’altro!- e così dicendo abbandonò velocemente l’arcipelago a bordo della sua barchetta.

- Alfred! Sono contento che tu sia venuto!- salutò Giappone chinando il capo formalmente alla potente Nazione che scese dalla Washington.
- In realtà, si tratta solo di una coincidenza..- proclamò sorridendo ambiguo l’americano – preferirei che risolveste pacificamente la faccenda tra voi..- Giappone sospirò fissando stancamente Alfred-..ma certamente interverrei, se doveste subire un attacco ai vostri possedimenti!- assodò senza indugio America.
- Grazie mille, America! Ti sono grato!- chinò nuovamente il capo, Kiku.
- Dovere! Dovere! Il Trattato che stipulasti con me, anni addietro, sancisce la tua autorità su questi territori!- sentenziò risoluto, Alfred.
- Cina non sembra pensarla allo stesso modo!- si accigliò Giappone.
- Lo so! Me l’ha detto , sai? Ha persino utilizzato le pagine di alcuni miei giornali per provare a convincere la mia gente della bontà delle sue pretese!- sbuffò divertito l’americano.
- Mmmm…- bofonchiò il giapponese sospettoso.
-  Cercate di risolvere la faccenda senza esagerare troppo. Va bene?- sorrise America.
-  Tenterò!- concesse Kiku.

- RAZZA DI BASTARDO!- sbandierò Yao mentre camminava presso i quartieri cinesi.
- Ma chi diavolo si crede di essere? Non siamo più come nel 1800! Adesso sono io il più forte e Giappone mi deve portare rispetto!- sbraitò fra sé la Nazione asiatica.
Venne urtato da una folla di gente che si dirigeva correndo verso una fontana.
Notò che si trattava di un grosso gruppo studentesco che si metteva in posa per una foto.
Un giovane teenager afferrò la sua Canon e invogliò i suoi amici a sorridere.
Cina si soffermò su quella scena, poi, un ghigno comparve sulle sue labbra.
- So io come far abbassare la cresta al mio caro vicino!- e senza remore prese il Tonfa( *arma tipica cinese).

Kiku sentì il telefono squillare.
- Pronto? Con chi parlo?-
- Mi perdoni signor. Kiku, sono Muramaki Takumi(*inventato) assistente delle comunicazioni della ditta Sony!
- Salute a voi! A cosa devo la vostra chiamata?- domandò cordialmente Giappone.
- Abbiamo riscontrato un problema coi cinesi . Stanno..-
- Hanno provato nuovamente ad attraccare nei pressi delle Senkaku?- interruppe allarmato Kiku.
- No, Signore! Attualmente stanno protestando  davanti le nostre industrie situate in Cina!-
Senza pensarci due volte Yao aveva cominciato promosso numerose manifestazioni presso  le sedi più importanti delle aziende giapponesi come la Toyota, la Panasonic, la Canon, la Honda etc..  rischiando, certamente, di provocare ingenti danni.
Il popolo cinese era molto nazionalista, in questo senso, e non trovò ostacoli.
“ Ti basta, Giappone?” ridacchiò fra sé il cinese.
Kiku si morse le nocche delle mani e sibillò nervoso:
-  Contatta e fai chiudere le nostre imprese per un po’!-
-  Ma in questo modo dobbiamo bloccare la produzione..- protestò il dipendente della Sony.
- Sospendi comunque le attività! Non possiamo rischiare dei danni ai nostri stabilimenti! Inoltre dobbiamo mandare un chiaro messaggio al popolo cinese e ai suoi governanti!-
- Sissignore!-
  TLACK

Yao osservò le industrie giapponesi chiudere i battenti.
“Umm..è così?”
Mentre passeggiava per le strade, noteva numerosi cartelli che vietavano l’ingresso ai cani e ai giapponesi.
- Giappone dovrebbe fare poco lo spavaldo! Forse è il caso di saltare il summit a Tokyo con l’ Fmi..-

Il telefono squillò e Yao rispose.
- Pronto?-
- Sono Giappone!-
- Ah! A cosa devo l’onore?- beffò il cinese.
- Perché hai saltato il summit con l’Fmi? Dobbiamo occuparci della crisi economica!- chiese perentorio Kiku,  ignorando il tono dell’altro.
- Mah! Forse perché non mi piace condividere il tavolo con dei ladri?- replicò l’altro ironicamente, facendo finta di rifletterci sopra.
- Come ti ho già spiegato: quelle terre le ho ottenute in maniera L-E-G-I-T-T-I-M-A e sono in mio possesso da anni, oramai! E’ inutile incaponirti sulla questione!- invocò Giappone spazientito.
Yao si passò irritato il telefono tra le mani.
- Hai ragione, sai?! Che ne dici se quest’anno evitiamo di celebrare i 40 anni dei nostri AMICHEVOLI rapporti diplomatici?-propose il cinese gelido.
Giappone rimase spiazzato e per alcuni secondi non proferì parola.
- La notizia mi rammaricherebbe!- ammise, infine, il giapponese.
- Me ne farò una ragione!-sottolineò Yao con aria di sufficienza.
Passò altro tempo di quella che pareva una guerra psicologica.
- Forse dovremmo cercare di smorzare le tensioni fra noi..- constatò contrariato Kiku.
- Forse dovremmo..- convenne il cinese.
- Allora..ci sentiamo a breve!- concluse Kiku.
- A presto, Giappone!-
 E interruppero la chiamata.

Yao riposiziò al suo posto la cornetta e si portò le dita nell’incavo degli occhi.
“ Non credere che sia finita qui, Giappone! Non rinuncio facilmente a ciò che mi è stato depredato!”
Volse lo sguardo verso la finestra.

Il sole faceva brillare l’acqua, rendendola lucente e trasparente.

Su questa un centinaio di barche cinesi e taiwanesi scivolavano alla volta delle isole Senkaku, o meglio, Diaoyu.
“Non hai ancora visto niente!” sorrise Tao, ma senza letizia.

********************************
Ammetto che non me l’aspettavo la diatriba sulle isole Senkoku.
Su Taiwan, era già più probabile … sebbene non in questo frangente.
Non ho affrontato volutamente la parentesi del Tibet che meriterebbe un capitolo a parte.
Può sembrare  strano, ma le relazioni tra il Giappone e la Cina si sono parecchio acuite ultimamente, probabilmente perché non si sono mai assopite del tutto, in realtà.
Non credo si arriverà a un conflitto armato in quanto vi sono troppi interessi economici di mezzo.
Purtuttavia, bisogna avvertire un certo rischio di guerra economica che pur non è piacevole.
La Cina, nonostante viva una dittatura, motivo per cui Yao definisce “sudditi” le sue genti nella mia Fanfiction, non si può definire propriamente una Nazione bellicosa.
Almeno, non quanto lo sono stati gli europei, gli americani o gli stessi giapponesi che, invece, l’hanno spesso invasa.
Fino a pochi decenni fa, vivevano nel feudalesimo ed è stato il contatto col mondo occidentale che li ha portati a “svilupparsi”, sebbene la loro tradizione culturale e la loro filosofia di vita ancora impernia molte delle loro scelte.
Questa presa di posizione nei confronti del Giappone si può intendere come una semplice questione di principio o come la voglia d’imporre la propria egemonia in seguito alla consapevolezza che deriva dalla sua ritrovata forza?
La Cina costituisce o costituirà una minaccia per il futuro?
Suppongo che il problema cinese si riproporrà sotto qualche forma, prima o poi.
Come accennavo nel capitolo, la crescita spaventosa di quel paese NON è sostenibile. Non più.
Non si parla di secoli, si parla di pochi anni.
Cosa accadrà a quel punto?

  
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