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Autore: aniasolary    04/10/2012    4 recensioni
Storia postata dal capitolo 57, motivi spiegati nella pagina d'autore.
Cosa sarebbe successo se Jacob avesse fatto un scelta diversa? Se avesse lasciato Bella alla sua vita?
Se i suoi occhi non avessero mai incontrato lo sguardo di Renesmee?
La storia comincia con il matrimonio di Bella ed ogni cosa è raccontata dal punto di vista di Jacob. I suoi sentimenti,le sue sensazioni e le sue emozioni sono i veri protagonisti. 
Una strada sconosciuta ha in servo per lui una vita diversa e sarà essa insieme alla sue scelte a guidare il destino del suo cuore. 
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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jake 73

Beautiful dawn - melt with the stars again.
Do you remember the day when my journey began?
Will you remember the end (of time)?
Beautiful dawn - You're just blowing my mind again.
Thought I was born to endless night, until you shine.
High; running wild among all the stars above.
Sometimes it's hard to believe you remember me.

High - James blunt

73. Adesso

La mia matita batteva sul banco con la gomma rosa, l’altra mano sotto il mio mento, ad aspettare che la lezione finisse. Approfondimento della texture.

Inutile.

Già studiato al liceo.

Avevo accompagnato Peter alla stazione, quella mattina. Non era stato un addio. Solo un abbraccio teso, un respiro trattenuto, e poi lui aveva sorriso prima di me.

Non l'avrei dimenticato, Peter. E speravo che trovasse il suo modo per stare bene per davvero.

Mi passai una mano fra i capelli, mentre il professore salutava tutti per la fine della lezione. Corsi di pomeriggio, ma si poteva?

Loro dicevano di sì.

Uscii dall’aula, accanto a me c’era Terry, ci eravamo trovate in stanza insieme.

«Stasera parto per il week-end, vado a stare dai miei. Sì, per modo di dire. Il fatto è che Carlos mi manca moltissimo e...»

Dovevo chiamare Embry, o Carlisle, chiunque stesse vicino a Jacob. Non lo vedevo da una settimana, e in quel poco tempo passato da lui si era svegliato pochissime volte e cosciente per pochi attimi...

«Lizzy… mi stai ascoltando? »

«Cosa?» Ero riuscita a prendere il mio cellulare.

«Ti ho appena detto che stasera parto per il week-end.» ripeté. «Sta-se-ra par-to per… »

«Ho capito, ho capito!» le dissi. Il campus era un’area enorme, e al sole che rischiarava il cielo di arancione, ancora non avevano messo via palloni per giocare a calcio.

Digitai il numero di Carlisle.

«Lizzy.»

«Un attimo, Terry, è importante. »

«Anche questo è importante. »

«Non riesco a immaginare una cosa più importante.» dissi, e mi portai il telefono all’orecchio. Qualcosa mi tirò all’indietro, Terry che mi aveva preso per il braccio e mi voltava verso la direzione opposta.

«Quel ragazzo…»

Quel ragazzo.

Non senti più le gambe.

Cuore, cuore, cuore.

Gambe?

Cervello.

Alzò lo sguardo.

È lui.

«Ehi… stai bene? »

«Sì.» Lo vidi sorridere, il suo sguardo su di me. «Benissimo… scusa, io… »

«Lo conosci? Ti sta facendo segno da un po', credevo...»

«Scusa, è che…»

È che non riesco a capire più niente. Lui è lì e mi sta sorridendo. E non piange più, non si accascia più, non muore più. Sta bene e mi guarda e ha quegli occhi che sono più del sole, perché la sua luce non tramonterà mai. E sta correndo anche lui verso di me e la cartella mi cade dalle mani e i disegni si sporcheranno di terra ed io piangerò. Piangerò perché ho perso e non ho mai ritrovato quello che avevo perduto. Ma noi non ci siamo mai persi, perché ci sono dei fili che non si spezzano, anche se non sono d’acciaio, anche se non sono catene, e si tessono da soli, senza la magia, senza sogni già scritti e predestinati. Sono solo mani che si intrecciano e si staccano e si ritrovano. 

E apprendono il modo di trovarsi.

Mi tuffai fra le sue braccia.

«Che ci fai qui? »

«Niente… niente… è tutto ok.»

«Ti senti… »

«Benissimo.» Rideva. «Benissimo.»

Non potevo credere che tutto questo fosse vero. Era come sentire la spiaggia, la sabbia che volava, odore di bosco e terra bagnata. Jacob, sei tu. Pineta e pioggia, foglie che cadevano, lenzuola fresche. Calore. Estate per sempre. Sole.

E poi sentii le sue mani risalirmi sulle braccia, e sul collo, fra i capelli, sulle mie guance.

Non fare finire questo sogno.

Avevo gli occhi chiusi.

«Non potrei stare meglio.» aggiunse.

Era la sua voce.

E non sapevo se aveva parlato ad alta voce o no, ma sapevo che era stato lui. Il filo era attaccato al cuore e volava nella testa. I suoi occhi furono l’ultima cosa che vidi.

Poi li chiusi.

E le sue labbra si chiusero sulle mie.

***

«Quindi mi sono buttata sui libri.»

«Per farlo hai pensato a me, vero?» Gli sbattei la mia cartellina sul braccio. Sdraiati sull’erba del parco dove ci eravamo incontrati la prima volta, si stava facendo buio.

Jacob rise. «E questo che significa? »

«Che la devi smettere!» E risi anch’io, sempre con la mia cartellina a colpirlo.

«Ma smettila tu.» Me la prese dalle mani, mentre io cercavo di riprendermela. Se la mise dietro la schiena. I capelli mi caddero danti agli occhi. Sbuffai, per farli sollevare.

«Wow, sei bellissima.»

«Mhm...»

«Molto meglio dal vivo... che... be', sì, lo sai...»

«Mhm.» Jacob era steso, adesso. E le mie braccia erano ai lati della sua testa.

«Mhm...»

«Discorsi profondi.» Mi prese le mani, e non pensai minimamente alla cartellina che schiacciava con la sua schiena. Si mise seduto, le mie mani strette alle sue.

Mi accarezzò la nuca e rabbrividii. Mi aggrappai al suo collo, come se stessi per cadere. Ma noi eravamo già a terra, e per l’ennesima volta, ci saremmo rialzati insieme.

«Il cazzone mi ha chiesto scusa. Larry. Ha detto che gli dispiaceva un casino, che non aveva capito niente per la rabbia.» La sua voce era roca e bassa. «Ma... in realtà mi ha fatto un favore. Dovevo combattere contro qualcosa di veramente grande per non tornare più da te... la morte, vedi un po'. E allora sconfiggere l'imprinting è stato una specie di... causa naturale, credo.»

Gli accarezzai il viso. «Non è stato un favore. Mi sono spaventata troppo.» 

«Pensavi davvero che mi sarei fatto fare fuori da uno nuovo?»

«Penso che quando ti impegni riesci bene a fare tutto quello che vuoi, anche ad essere idiota.»

«Oh...» 

«Ma quello è un talento naturale, non è vero?» 

«Tanto tu li conosci bene, i miei talenti. Ma proprio, proprio tutti.» Scese con la bocca sul collo e ci sentii i suoi denti, mi morsi le labbra.

Tornò a guardarmi.«O hai dimenticato qualcosa?»

Chiusi gli occhi e mi avvicinai alle sue labbra.

«Io non dimentico niente.»

«Mhm, devo verificare però.»  

«Scemo.»

«Secchiona.»

«Imbecille.»

«Dio, Liz...» Mi abbracciò, mi strinse fortissimo. «Ma sai che certe cose me le sognavo la notte?»

«Che cosa pensi che abbia fatto, anch’io? »

«Sì, ma tu eri convinta… »

«Ero convinta di fare la cosa giusta. E invece l’hai fatta tu, la cosa giusta. Tu hai lottato per noi, Jake. Ed io non ho mai smesso di pensare a te.»

Gli sfiorai le labbra con le mie.

«Quindi tuo padre tornerà a guardarmi male? E ci nasconderemo in garage...»

«Ma Jacob! »

«Ma non mi dirai più di studiare Inglese perché la scuola è finita, dio… sì. »

«Vuoi smetterla? »

Il suo sguardo si illuminò di una luce bassa, come quella delle candele. La sua bocca si alzò ad un angolo, in un sorriso che conoscevo troppo bene. 

E la voce mi strisciò nelle orecchie, lenta.

«Forse.»

***

Un appuntamento normale, come se non fosse mai successo niente. Ricordando ogni cosa che ci aveva condotti lì, al punto di partenza nello stesso posto della meta. Jacob mi stringeva la mano e quando me la lasciò fu per spostare il braccio intorno alle mie spalle. Respiravo il suo profumo, camminavo piano. Come se non volessi arrivare mai da nessuna parte.

«È questa la tua stanza? »

«Eh?»

«La tua stanza.»

«Ah, sì. 14, questa. » Lui annuì, e si allontanò, leggermente, troppo piano. Sentivo i suoi occhi su di me, some se fossero mani a toccarmi. Presi le chiavi dalla borsa e le infilai nella serrutura. Le mani mi scivolavano.

«Ti aiuto? »

Ma che cavolo, no!

«Ehm… »

Sentii la sue dita calde che mi sfioravano e mi incantai a guardarle. La porta si aprì.

«Cosa faresti senza di me?»

Gli sorrisi, quasi senza accorgermene. Entrai nella stanza e mi voltai a guardarlo. Trattenni il respiro, di nuovo. Perché era appoggiato allo stipite e i capelli neri gli ricadevano leggeri sulla fronte. Di profilo, la sua bocca a disegnare un’ombra come argentata, riflesso di nero e occhi lucidi.

Sospirai, una mano a passarmi una ciocca dietro l’orecchio. Il mio cervello spento a qualunque cosa che non fosse lui, lì di fronte a me.

«Domani ti vengo a predere alla fine delle lezioni.» disse, e spostò lo sguardo verso di me.

«Sì, ok.»

Mi si avvicinò.

«Preparati a vedermi ogni giorno.» La sua voce si assotigliò fino a invadere ogni parte del mio corpo.

Non andartene.

«Farò questo sacrificio.»

Non voglio perderti mai più.



Dopo quel bacio lungo quasi come tutta la notte, aprii gli occhi. I suoi erano liquidi, acqua nera.
La superfice fu attraversata da un guizzo, una luce fioca che divenne sempre più forte.
E mi accecò.
Sospirai, gli sbottonai la camicia con gli occhi chiusi, gli scappò un suono di gola, come un ringhio, lupo di foresta che cerca, ama, lascia libero l’uomo.
Sentii la sua bocca sul mio seno.

Non aprire gli occhi.

Sentii il cuscino contro la mia testa.

Non aprire gli occhi.

Era dentro di me.
Le scintille formano un cuore, qui, fra la polvere. Fra la cenere. Ma questa non è terra arida, è qualcosa su cui la vita può esistere ancora.

Strinsi di più le gambe e mi aggrappai alle sue spalle, ai suoi capelli, alla sua voce, mentre lui spingeva, e il vuoto si riempiva. 
«Liz. » Il vuoto non esisteva più. Sentii le sue mani sulla bocca, a cercare di coprire quel poco di suono che dalla mia bocca eccheggiava nella notte, campane di una chiesa che non era una chiesa, un’armonia di cristallo e carne destinata ad esistere a lungo. Sogni spezzati e mai più rimessi insieme. Solo un nuovo sogno, qualcosa da veder crescere, diventare ancora più grande, farsi ancora più bello.

Jacob si accasciò su di me ed io ci credetti. Credetti alle sue mani che mi scostarono i capelli dal viso, credetti alle sue carezze sul mio corpo che ancora vibrava. Alla bocca che mi sfiorava il collo, e ora al suo viso che dipingeva il mio profilo nelle nostre ombre. Credetti a me stessa quando mi appoggiai al suo petto e aprii gli occhi e i suoi splendevano. Acqua di mare, chiara di nero che era il suo colore, vivo e ricordato. Credetti a me stessa quando mi sporsi per cercare ancora le sue labbra e non eravamo stanchi di niente.

Era tutto vero.

Un lacrima mi bagnò il viso e Jacob la portò via con le sue labbra, come l’ultima volta.

Lo guardai per farlo restare per sempre. 

Per sempre. 

Adesso. 

*

*

*

*

Salve, carissimi lettori. Siamo sempre più vicini alla fine, ed io vorrei che non fosse così. Nel capitolo "da infarto" come l'hanno definito in molti, se in modo positivo o negativo dipende dai momenti XD appare Terry, la ragazza che scende la sclainata con Liz. E' la stessa all'inizio di questo capitolo :)

*Orgoglio da collegamenti*

Be', ma la cosa importante è che questi due sono tornati insieme. Wow, sono insieme *.* cioè, era ora! Sì, è vero che io sono una specie di mamma di questi due personaggi che sono cresciuti in questa storia e sulla mia tastiera... e forse sono di parte <3 ma mi commuovo sapendo che siete arrivati fino a qui, anche solo per vedere come sarebbero finiti Jake e Liz <3

La canzone è una delle mie preferite e secondo me sta benissimo con loro due <3

Grazie. Grazie davvero. Non immaginate l'emozione, per me, nel pubblicare questi ultimi capitoli, ancora di più di altri anche sempre importanti dal punto di vista emotivo. Se questa storia esiste, è anche merito vostro.

Quindi grazie, a tutti voi. Sarei felicissima di sapere che cosa ne pensate <3

Al prossimo capitolo, l'epilogo.

Con tanto affetto

Vostra Ania





   
 
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