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Autore: A Midsummer Night_s Dream    05/10/2012    4 recensioni
-Prima del prologo è stata inserita una breve prefazione-
Si racconta che le anime gemelle siano coloro destinati a non incontrarsi mai.
A soffrire un’intera vita, nel continuo e disperato peregrinare in un universo infinito, alla ricerca dell’altro.
Ma si racconta anche che le anime gemelle siano coloro destinati ad incontrarsi, per poi dividersi perché troppo grande è il loro amore.
Per me?
Le anime gemelle sono coloro destinati ad incontrarsi, sempre.
Nel bene o nel male. In una vita o nell’altra.
Il loro è un amore troppo forte, caparbio, inesauribile per potersi perdere nel silenzio delle stelle che lo hanno visto nascere. Tanto potente da sfuggire persino al controllo del suo dio, Eros, e alle potenti creatrici dello stesso fato, le Parche.
Complementari come due parti perfette di una mela tagliata a metà: potranno essere divise, ma saranno pur sempre il frammento nato da una sola cosa, un solo essere.
Ognuna ha la sua anima gemella, da qualche parte nell’universo.
Il mio nome è Dafne, ed io ho già incontrato la mia: Apollo.
Dalla mia storia, “Gli intrecci del destino”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come sempre, ci tengo a ringraziare le fantastiche persone che recensiscono questa storia e che continuano a inserirla tra le seguire, preferite e ricordate.
Grazie di cuore.
Detto ciò, vi lascio alla lettura del nuovo aggiornamento sperando che vi piaccia, anche se a me non convince molto,
ma forse sarà soltanto una mia piccola impressione (me lo auguro!). Dunque, buona lettura a tutte voi! :*
P.s.: Vi conisglio di ascoltare questa canzone come sottofondo mentre leggete perchè è proprio questa che mi ha ispirata mentre scrivevo il capitolo.
http://www.youtube.com/watch?v=tfBY96qxVRQ

(Cosmic Love, Florence and the Machine.) )))




A
LL’OMBRA DEL TUO CUORE




« The stars, the moon, they have all been blown out
You left me in the dark
No dawn, no day, I’m always in this twilight
In the shadow of your heart.
»
Cosmic Love, Florence and the Machine.







« Se devi scegliere tra la testa e il cuore, scegli il cuore, perché tutti i valori più belli della vita appartengono al cuore.
La testa è un ottimo meccanico, un tecnico, ma non si può vivere una vita felice facendo solo il meccanico, il tecnico, lo scienziato.
La testa non è capace di gioia, beatitudine, di silenzio, di innocenza, di bellezza, d'amore, di tutto ciò che arricchisce la vita: è il cuore ad avere questa capacità.»

Osho





 






            Sdraiato sulla morbida erba, guardai quell’immensa distesa azzurra sopra di me sovrastarmi.
Chiusi gli occhi completamente rilassato, godendomi quegli attimi di pura tranquillità.
Ma come sempre la mia mente fu ben presto affollata da pensieri che, inarrestabili, scorrevano come un fiume in piena, mentre il dolce canto delle Muse a me vicine li accompagnava.
Era incredibile pensare quanto, a volte, l’eternità potesse sembrare lunga.

Il corso di un tempo che, quando hai a disposizione una vita immortale, sembra non avere mai un inizio né una fine.
Battiti, i suoi, scanditi in maniera uguale, ripetitiva e mai diversa.
Eppure il tempo scorre, sempre.
Ingordo e inesorabile passa, muta ogni cosa al suo passaggio, la trasforma per poi distruggerla.
Ciò che cambia è la percezione della persona che lo osserva.

Perché il tempo scorre anche quando sembra impossibile.

Anche quando ogni suo più piccolo rintocco fa male, ricordandoti ciò che un tempo era tuo e adesso non più.

Ancora una volta lasciai che i miei pensieri corressero a briglia sciolta, si susseguissero, attorcigliandosi infine sempre attorno a quell’immenso e unico chiodo fisso, annodandosi confusamente, creando così una matassa ingarbugliata.

Lei.

Era incredibile come a distanza di tanto tempo, il suo ricordo occupasse ancora la mia mente.
S’impadronisse dei miei pensieri, senza che io potessi evitarlo.

Un dolce dolore di cui non riuscivo a liberarmi.

Eppure molte donne avevano scaldato le mie notti dopo la sua scomparsa. Umane, ninfe non avevano fatto alcuna differenza, qualunque donna per me era sempre andata bene.

Ma nessuna era stata lei.

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, risvegliarmi dai miei torbidi pensieri e non vi fu bisogno che io mi voltassi per scoprire a chi appartenesse.

“Sorella.”

“Fratello.” Rispose lei con un sorriso dolce sulle labbra, prendendo posto accanto a me. “Come stai?”

Mi voltai a guardare il suo volto così simile al mio.
Artemide.
Ne osservai i capelli biondi che, in morbide onde, scendevano lungo le sue spalle, fino alla vita.
I tratti del volto dolci, le labbra piegate in un sorriso affettuoso e gli occhi pieni d’amore.
Una bellezza divina, la sua.
Pura. Innocente.
Così diversa da lei.

Voltai la testa di scatto per nasconderle il dolore che sentii attraversare i miei occhi, mentre con un sorriso forzato rispondevo alla sua domanda. “Bene. Sto bene. Non ho nessun motivo per stare diversamente.”

“Apollo, sempre così razionale, mite, freddo nella sua logica perfetta. Fratello, quando imparerai che a me non potrai mai mentire?”

Alle sue parole cercai di nascondere un sorriso divertito, mantenendo la mia solita maschera imperturbabile. “Cara, carissima sorella, tu quando capirai, invece, che non potrei mai mentire al sangue del mio stesso sangue?” affermai con un sorriso candido, voltandomi verso di lei in tempo per vedere il suo volto alzarsi verso il cielo e scoppiare in una sonora risata divertita.

“Eccolo il mio vero Apollo.” sussurrò dolce, accarezzando i miei capelli teneramente.

Una confidenza che permettevo soltanto a lei.

Una debolezza che mi permettevo di mostrare soltanto a lei.

“Pensi ancora alla ninfa?”

“No.” La mia risposta arrivò secca, fredda, ancor prima che le sue labbra finissero di pronunciare quella domanda.

Vidi la donna accanto a me alzare gli occhi al cielo, mentre con una smorfia indispettita iniziava a scimmiottarmi. “No, certo che no! Sono il Dio della razionalità, io! Ti sembra mai che potrei soffrire per una donna che ha preso il mio cuore per poi gettarlo via come nulla fosse?! No!”

Alle sue parole sentii la mia mascella irrigidirsi, il mio sguardo farsi di ghiaccio mentre, allo stesso modo, vidi gli occhi di Artemide iniziare a scurirsi a causa della rabbia, la sua snella figura alzarsi fulminea e sovrastarmi. “Basta mentire, Apollo, basta! Potrai anche essere un Dio, ma questo non ti impedisce di provare dei sentimenti! Di amare, odiare, provare dolore! Credi che non me ne accorga, io? Sei mio fratello, maledizione! Perché non ti confidi con me?” e a quelle parole vidi i suoi occhi divenire lucidi e una piccola lacrima scivolare sulla sua gota arrossata a causa della collera. ”Da quando lei è sparita dalla tua vita sei diventato l’ombra di te stesso. Così cinico, freddo, razionale! Ed io non riesco più a sopportarlo! Perché ti comporti così? Perché soffri per una donna che non ti amava? Che non ha esitato ad abbandonarti dopo che tu gli hai donato il tuo amore?”

“Basta così, Artemide” l’avvisai gelido, mentre sentivo una vampata di rabbia attraversare il mio corpo, ma che, dopo un lungo respiro, non faticai a tenere a bada. “Basta.”

Stai oltrepassando un limite che non ti è consentito, sorella.

“Al diavolo tu e le tue minacce, fratello!” riprese lei ancora più furiosa di prima, nonostante il mio avvertimento. “Perché continui a fuggire dalla verità? Perché per una buona volta non smetti di mentire alle persone a te vicine, a te stesso, ammettendo che quella donna non ti ha mai amato, ma che si è soltanto presa gioco dei tuoi sentimenti?”

“ADESSO BASTA!” tuonai con occhi pieni di ira, alzandomi e sovrastandola con la mia mole. Sentii il mio corpo venire scosso da violenti tremiti e i suoi occhi spalancarsi impauriti. Mai mi ero rivoto a lei con un tale tono, ma il dolore che mi avevano causato le sue parole era talmente forte da sovrastare qualunque pensiero. Ogni razionalità. “Tu non sai niente di lei, niente! Non osare parlare di ciò che non ti è concesso, Artemide! E poi come puoi tu parlare dell’amore quando hai ucciso uomini che hanno soltanto avuto la sfortuna di posare il loro sguardo su di te?” sussurrai sferzante, senza riuscire più a controllare il flusso delle mie parole. La mia mentre era completamente annebbiata dal dolore. “Odi così tanto il genere maschile, eppure ogni notte ti rechi nella caverna del monte Latmo a osservare un uomo che mai più aprirà i suoi occhi e potrà vederti. Povera la mia sorella prediletta, innamorata di un ragazzo che non potrà mai ricambiare il suo eterno amore.”
Parole pronunciate con rabbia e dolore, le mie, ma di cui mi pentii all’istante quando la razionalità tornò a rischiarare la mia mente e vidi il suo volto piegarsi in un espressione di puro dolore e i suoi occhi guardarmi disperati.

“ Come puoi farmi questo, Apollo? Dopo che io mi sono confidata con te,fidata di te…” un mormorio pieno d‘angoscia, il suo, che strinse il mio cuore in una morsa dolorosa.

Che cosa ho fatto?

La vidi voltarsi velocemente, mentre dai suoi occhi una lacrima invisibile nasceva per poi proseguire il suo percorso lungo la sua candida guancia.

Che cosa ho fatto?

“Artemide, no!” ma il mio fu un urlo che si perse nell’aria, perché la sua figura era già scomparsa prima che le mie parole la raggiungessero.

Presi la mia testa tra le mani angosciato, stringendo i miei capelli fino a sentirne dolore.

Che cosa avevo fatto? Come avevo potuto rivolgere delle parole così maligne a mia sorella, colei che sapevo sempre di trovare al mio fianco, che mi amava e che provava un dolore così simile al mio a causa di un amore maledetto?

Sono soltanto un mostro.

Strinsi ancora più forte la presa sui miei capelli, mentre sentivo un dolore acuto scuotere il mio petto.

Che tu sia maledetta, Dafne! E’tutta colpa tua quello che sono diventato!

Perché continui ancora a tormentarmi con il tuo ricordo?

Perché nessuna donna, dopo te, è riuscita ad arrivare al mio cuore?

Ho provato a cancellare il tuo tocco dal mio corpo.

Il tuo profumo dai miei polmoni.

Il dolce calore delle tue labbra sulle mie.

Ho provato. Ho provato ed ho fallito.

Io. Il Dio della razionalità soggiogato da un sentimento più forte della ragione stessa: dall’amore.

Un amore che hai scelto di rinnegare, fuggendo da me, da noi.

Un attimo. E’ bastato un solo attimo di lontananza per far vacillare ogni tua certezza e arrivare ad una scelta tanto estrema?
Ti avevo donato il mio amore, un cuore che non hai esitato a calpestare.

E per me non c’è stata più luce, solo oscurità.

Nessun sentimento, solo freddezza e ragione.

Mai più ho permesso al mio cuore di prevalere sulla ragione.

Mi hai lasciato al buio.

All’ombra del tuo cuore.

“Non disperatevi tanto, mio signore.”
Una voce soave arrivò all’improvviso, mi destò da miei pensieri, mentre con sguardo annebbiato dal dolore osservavo la Musa che aveva parlato scostarsi dalle sorelle, e a passi di danza dirigersi verso di me.

I capelli dorati le circondavano il volto, mentre i suoi occhi cristallini si posavano su di me sorridenti.

Clio.
Figlia della Mnemosine, dea della potenza e della memoria.

Inerme, la osservai raggiungermi e con stupore sentii le sue esili braccia avvolgere il mio corpo, stringendomi a sé, mentre parole per me senza alcun significato risuonavano nelle mie orecchie.

“Non temere, Dio del Sole.

Tanta angoscia non aiuterà ad alleviare la tua pena.

Riporta la tua luce al suo vecchio splendore,

riscalda la sua anima col tuo antico ardore

ed ella la sua vita rimembrerà, sotto il tocco del tuo passionale amore.” 









   
 
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