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Autore: TheOnlyWay    05/10/2012    8 recensioni
Il matrimonio. Terribile, vero? Già, ma non ditelo a Leighton, costretta a fare da damigella d’onore a sua sorella Giselle. Potreste parlarne con Niall, invece, che è assolutamente entusiasta di essere il testimone dello sposo. Aggiungeteci un Harry Styles posato e affascinante, un Louis dedito più che mai alle sue bretelle e una migliore amica non troppo intelligente ma sincera. Il risultato? Tra discorsi, lancio del bouquet e balli è ancora tutto da vedere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

“Zombie, preoccupazioni e promesse.”




 A mia madre è sempre piaciuto stare in compagnia. Nonostante sia una donna apparentemente altera, adora avere gente intorno. Per questo motivo, qualche volta, organizza delle cene alle quali invita parenti ed amici più stretti.
In questo caso, visto che si presenta un’occasione speciale – anche se io non definirei speciale l’arrivo di Giorgia. Direi più apocalittico – ha deciso di fare le cose in grande.
Perciò, considerato che siamo a maggio inoltrato, ha allestito una grande tavolata nel giardino dietro casa ed ha acceso il barbecue, ritrovando di nuovo la sua passione per le grigliate.
Se dipendesse da me, eviterei proprio di presenziare, visto che la febbre ancora non mi è passata del tutto – ora oscilla tra i trentasette e i trentotto – e, considerato quanto affermato da Erika, non sarebbe affatto una cattiva idea. Potrei stare a casa, avvolta nelle mie belle coperte, a poltrire tutto il giorno.
E invece no, perché Bridget ha deciso che daremo battaglia. Perciò questo pomeriggio si è presentata con un beauty case di dimensioni incredibili e con metà del suo guardaroba appresso.
«Sai cosa facciamo adesso?»chiede, con un’espressione vagamente inquietante. Da parte mia, la guardo con reverenza e con una massiccia dose di terrore e mi limito a fare un cenno negativo con la testa.
«Adesso.» riprende Bridget «Trasformerò te ed Erika – a proposito, non è ancora arrivata? – in due bombe del sesso. Giorgia, al vostro confronto, sembrerà un travestito in tournee.  E questa, mia cara amica, è la seconda parte del piano.»
«Ce n’è anche una terza?» domando, senza essere certa di voler conoscere la risposta.
Bridget sorride con aria misteriosa. «Si, ma è una sorpresa.»
«Io odio le sorprese.» le ricordo.
«Questa ti piacerà.» mi zittisce, cominciando ad estrarre da un borsone rosso corallo una piastra per i boccoli e una per allisciare.
Nel frattempo, Erika è arrivata. Si affaccia timidamente alla camera, reggendo in mano un sacchetto di tela verde acqua.
«Ciao, ragazze.» saluta, con le guance un po’ rosse.
«Entra pure, non stare lì impalata.» le sorrido, sincera. Erika mi piace. Primo perché non si è dimostrata stronza quanto mia cugina, secondo perché piace a Niall. E, se piace a Niall, piace anche a me. Semplice, no?
Un po’ più rilassata, Erika si accomoda accanto a me sul letto.
«Come stai oggi? Mi sembri un po’ più in forma.» domanda, cortese.
Le sorrido di nuovo. Vedete cosa intendo? È impossibile non farsela piacere.
«Meglio, grazie. E Giorgia?»
Erika sghignazza. «Ha il naso rosso e starnutisce ogni due secondi.» poi scoppia a ridere.
«Come mi dispiace.» affermiamo io e Bridget, in perfetto sincrono.
Be’, forse non è poi così vero che sono sfigata. Sono riuscita ad attaccare il raffreddore a Giorgia con due semplici baci sulla guancia. Ah, lo sapevo che i miei germi erano bastardi! Perciò, direi proprio che è il caso di ringraziare la pioggia.
Mentre Bridget traffica intorno a Erika con la piastra per i boccoli, ho tutto il tempo per bombardarla di domande. È da quando l’ho conosciuta, che voglio sapere cosa ha a che fare con Giorgia. Perché proprio non mi capacito del fatto che possa esserle amica.
«Erika, senti, ma tu cosa centri con Giorgia?» domando, quindi. Erika mi sorride debolmente.
«Be’, mia madre e sua madre sono molto amiche, così hanno pensato che sarebbe stato bene, per me, uscire un po’ di più.»
«In che senso?» cioè, che vuol dire uscire un po’ di più?
«Non sono esattamente l’anima della festa. Preferisco un buon libro alla discoteca e una serata con un’amica ad una notte di fuoco, ecco.» spiega, mentre le guance le si colorano lievemente di rosso.
«Sono d’accordo.» affermo, tranquilla. Bridget sbuffa, tirando la piastra verso il basso. Quando molla, un boccolo perfetto ricade sulla spalla di Erika.
«Che c’è?» chiedo, rivolta a Bridget. Lo so già, che non è d’accordo con quello che abbiamo detto, così come so che non vede l’ora di farci sapere cosa pensa.
«C’è che non capite niente, ragazze. Volete mettere la compagnia di un’amica con quella di un bel ragazzo? Su, capitemi…» ammicca, divertita, poi torna seria.
«Ma cosa centra, questo!» protesto, intanto.
«Centra che se continui a restare per i cazzi tuoi diventerai una zitella frigida e vivrai con trenta gatti, da sola, in uno squallido monolocale.»
Inarco un sopracciglio, indecisa se offendermi o se scoppiare a ridere, poi decido che ridere è senza ombra di dubbio la scelta migliore.
«’Fanculo, Bridget. Be’, io vado a prendere qualcosa da bere. Che vi porto?»
Dopo aver preso le ordinazioni, sentendomi tra le altre cose molto simile ad una cameriera, scendo al piano di sotto, sperando di incontrare Harry. Ho davvero bisogno di un suo abbraccio.  Si, lo so, non è da me essere così sdolcinata, ma la febbre mi fa questo effetto.
Quando sto per entrare in cucina, la voce di Harry mi interrompe. Sta parlando al telefono in tono piuttosto concitato. Per un attimo, la curiosità prende il sopravvento, ma subito dopo penso a quanto lui sia stato corretto con me e l’idea di origliare la conversazione mi sembra tanto sbagliata che mi vergogno di averci anche solo pensato.
Me ne vado in salotto e mi butto sul divano accanto a Louis, che sembra tutto impegnato ad ammazzare uno zombie (o almeno, è quello che sembra), mentre Niall, seduto dall’altro lato, gli copre le spalle con una mitragliatrice che fa un casino esagerato.
Un po’ costernata, rimango a guardarli, mentre urlano insulti che non è il caso di riportare e si accaniscono contro quei poveri joystick che non hanno alcuna colpa.
Harry esce dalla cucina qualche secondo dopo. Mi guarda, un po’ confuso, probabilmente perché era convinto che sarei rimasta segregata con Bridget ed Erika per tutto il giorno.
Si sporge in avanti per lasciarmi un bacio sulla labbra, poi mi sorride.
«Che fai qui?»
«Cerco di capire perché Niall non spara allo zombie che sta per staccare la testa a Louis. Ah, ecco, appunto.» Harry ride, mentre sia Niall che Louis si girano a guardarmi con espressione stralunata. Certo, magari è anche colpa mia se hanno perso come due principianti. Faccio spallucce e mi accoccolo contro il fianco di Harry, che nel frattempo si è seduto.
«Ma se stasera andassimo tutti al cinema?» propongo, accorata. Sempre meglio che sorbirmi una serata intera con Giorgia. Oh, cazzo, se mia madre avesse invitato anche mio padre? No, non credo. Che ne è stato del caro, vecchio odio tra ex? No, non ci sarà nessun padre indesiderato.
«E la cena?» chiede Niall.
«Possiamo mangiare qualcosa fuori…»
«Leighton, tua madre ci tiene.»
«Ma io sono ancora convalescente! Ho la febbre alta e mi gira la testa, e mi viene da vomitare e mi tremano le gambe. Giorgia sarebbe il colpo di grazia!»
«Fai la brava, per cortesia.» mi ammonisce anche Louis, con un sorriso divertito.
Incrocio le braccia, stizzita. Io non ci voglio andare. E se Giorgia non stesse troppo male? E se provasse davvero a portarmi via Harry? In automatico, gli prendo la mano.
Mi guarda confuso, e nei suoi occhi leggo la muta domanda del perché mi stia comportando come una sottospecie di squinternata con sbalzi emozionali non indifferenti.
«Andiamo a fare una passeggiata, ti và?» mi propone, alzandosi e porgendomi la mano per tirarmi su a mia volta.
«Non pensarci neanche.»
Bridget è comparsa sul pianerottolo, brandendo una spazzola come se fosse una katana. Osserva minacciosamente sia me che Harry. Inarco un sopracciglio, incredula.
«Tu hai qualche problema.»
«Si, be’, anche tu non scherzi mica. Ora andiamo, tra tre ore dobbiamo essere a casa dei tuoi.» mi afferra per un braccio e, senza nemmeno ascoltare le mie proteste, mi trascina su per le scale.
Una volta in camera, chiude la porta a chiave e si infila quest’ultima nella tasca dei jeans attillati.
«Meno male che preferivi la compagnia di un’amica.» celia, ironica. Erika ridacchia. La osservo per un attimo, prima di strabuzzare gli occhi.
«Ma stai benissimo!»
I capelli, prima lisci, le ricadono in eleganti boccoli su tutta la schiena. Arrossisce, imbarazzata e farfuglia qualche ringraziamento.
«Ancora è niente, vedrai quando avrò finito.» Bridget mi fa cenno di sedermi davanti a lei e, dopo un secondo, comincia ad armeggiare con la piastra.
Mi disconnetto per un po’, lasciando vagare i miei pensieri in qualcosa di più importante della serata di questa sera.
Harry. Mancano otto giorni, ormai, prima che torni a Londra. Ovviamente lo sapevo già che sarebbe dovuto ripartire, ma non pensavo che il solo pensiero mi avrebbe fatto così male.
Non voglio più stare senza di lui. In un tempo così sorprendentemente breve, è diventato importante per me.
E l’idea che mi lasci da sola, in balia di Bridget, mi rattrista parecchio.
A proposito di Bridget, anche Louis deve tornare a Londra, perché lei non ne sembra per niente dispiaciuta? Voglio dire, lo so che è più tipa da una botta e via perché, come mi ha sempre ripetuto, “il fascino dello stare con uno sconosciuto è qualcosa di impagabile”, ma da quando sta con Louis sembra diversa. Sembra seria e per niente zoccola. Perciò le soluzioni sono due: o hanno messo le cose in chiaro da subito – ossia che si sarebbero tenuti compagnia solo per queste tre settimane – o a lei non frega niente di lui e viceversa.
A me però importa di Harry. Ma cosa posso fare? Ho anche pensato di andare a Londra, ma cosa farei, dove vivrei?
La colpa, ovviamente, è di mia sorella Giselle. Io l’avevo detto che non doveva sposarsi! Perché se non si fosse sposata, Harry non sarebbe venuto a Mullingar. E se Harry non fosse venuto a Mullingar, io non mi sarei innamorata di lui. Visto? L’ho detto io, che il matrimonio è una gran stronzata.  
Bridget sembra accorgersi che sono lievemente caduta nel panico, perché interrompe il suo lavoro di provetta acconciatrice e mi rivolge un’occhiata preoccupata.
«Tesoro, è tutto okay?» annuisco mestamente, poi mi sforzo di farle un sorriso, anche se in realtà mi viene da piangere e l’unica persona che potrebbe farmi stare meglio è Harry.
Però non posso andare da lui e dirgli che sto finendo in paranoia perché so che deve partire. Avevamo deciso che ci avremmo provato e lo stiamo facendo. Ed io non voglio arrendermi solo perché, a livello di relazione, sono matura come un nano da giardino.
«Si, ho solo un po’ di mal di testa.» mi giustifico, cercando di essere convincente.
Bridget annuisce, ma non sembra proprio che se la sia bevuta.
Erika idem, con la differenza che si sforza di portare avanti una conversazione allegra e decisamente spensierata. Devo ricordarmi di ringraziarla, perché è merito suo se sono riuscita a distrarmi per tutto il tempo necessario a Bridget di acconciarmi come una principessa.
Passo l’ultima mezz’ora a ripetere a Bridget che non mi metterò mai e poi mai i tacchi alti, sia perché ho un equilibrio che dire precario è dire poco e sia perché mi fanno male i piedi solo al pensiero. Anzi, è già tanto che ho rinunciato ai miei jeans per un vestito celeste lungo fino al ginocchio. Più di quello non posso mettere, anche perché ho freddo.
In compenso, le ho garantito che non mi struccherò e che farò la persona fine ed educata.
Una volta pronta, lascio lei e Erika in camera a finire di prepararsi e scendo al piano di sotto.
Quando si accorgono che sono io, quella tutta agghindata, i ragazzi sgranano gli occhi. Poi Louis comincia a ridere. «Bridget, eh?» domanda, col tono di chi conosce già la risposta.
Alzo gli occhi al cielo e annuisco. «Bridget.»
Harry si avvicina, mi rivolge un grande sorriso e mi lascia un bacio sulla guancia.
«Allora, me la concedi questa passeggiata?» domanda.
Annuisco, serena.
«Ci vediamo a casa dei miei, ragazzi. Niall, assicurati che Erika arrivi sana e salva.» celio, con un sorrisino innocente.
Niall arrossisce, borbotta qualcosa di incomprensibile e riprende a giocare alla play station, ignorandomi.
Harry ride e mi prende per mano, afferra la copia delle chiavi di casa e poi, insieme, usciamo.
«Spero che tu non ti sia vestita così solo per me.» dice, poco dopo.
Be’, che significa? Se anche fosse? Voglio dire, è così stupido pensare di essere più carine per piacere a qualcuno? E poi cosa vuole dire, che sono ancora più brutta del solito?
«Non hai capito.» dice Harry, serafico e rilassato come suo solito.
«Sei bellissima, ovviamente, ma non vorrei che ti sentissi a disagio solo perché credi di dover dimostrare qualcosa. Ti ho vista in pigiama e ti ho trovata meravigliosa, non c’è pericolo che Giorgia attiri la mia attenzione in nessun modo. Non la vedo neanche.» rivela.
Con le lacrime agli occhi, annuisco. Visto? Come posso anche solo pensare che stare con Harry non valga la pena? Lui è… non lo so neanche spiegare. Come posso spiegare cosa significa trovare una persona che ti fa sentire bene ogni volta che ti parla?
«Harry…» mormoro, bloccando la sua camminata. Si volta a guardarmi, con un sorriso dolce e in un attimo mi ritrovo tra le sue braccia. Mi accarezza la guancia e si abbassa per baciarmi.
«Ti ricordi quando ti ho detto che come psicologo fai schifo?» gli domando poco dopo, mentre camminiamo verso casa. Siamo quasi arrivati, mancano solo un centinaio di metri, forse meno.
«Ricordo tutto quello che dici, Leighton.»
«Davvero?»
«Certo.»
«Spero di non aver detto troppe minchiate, allora. In ogni caso, non è vero che come psicologo fai schifo.»
Ride, prima di lasciarmi un lieve bacio sulle labbra e alzare gli occhi al cielo.
«Mi mancherai da matti, quando tornerò a Londra.» dice.
Un secondo dopo, si accorge di quello che si è lasciato sfuggire e si volta a guardarmi preoccupato.
Sorridi, mi dico. Sorridi, perché non è giusto che si accorga che stai male.
Ma l’ha già capito, naturalmente, perché Harry sembra leggermi come un libro aperto. Si ferma, mi blocca il viso con entrambe le mani e mi guarda, tremendamente serio.
«Ti ho detto che non ti avrei abbandonata, e non lo farò. Devi fidarti di me.» sostiene, serio. annuisco, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare fastidiosamente.
«Io mi fido, ma…»
«Te lo prometto, Leighton.» ripete. Un altro bacio sulle labbra, poi riprende a camminare, in silenzio.
Ora mi sento un po’ più tranquilla, perché Harry non è uno che parla tanto per dare fiato alle corde vocali. Sa quello che dice. E se dice che non mi lascerà, io gli credo.




***




Bene, fanciulle, ci siamo!
Con un pò di ritardo, ma sempre meglio tardi che mai, no? Che dire, questo capitolo è transitorio, direi. Cioè, non proprio perchè c'è la promessa di Harry - a proposito, stanotte l'ho sognato, secondo me sto impazzendo - ma è di passaggio. Nel prossimo ci sarà la cena e poi direi che stiamo arrivando alla fine. Non so quanti capitoli mancano, ancora, ma indicativamente credo massimo cinque. Non lo so, dipende dall'ispirazione, ecco.
Boh, non riesco mai a fare storie con settordici mila capitoli. AHAHAH.
Niente, ringrazio di cuore le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo, spero che anche questo vi piaccia e non vi deluda, mi dispiacerebbe davvero ^^
In più, invito a recensire anche voi lettrici silenziose. Sarebbe importante, per me, avere anche un vostro parere :) Perciò fatevi coraggio, dai!
Niente, ho finito.
Vi adoro,
Fede. <3
   
 
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