Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Mickyivy    05/10/2012    0 recensioni
Nient'altro che me stessa: dubbi di una 19enne nella società moderna. Paure e domande che nascono dalla sua personalità che ancora non sa definire.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Oggi ho passato una mattinata d'inferno. La testa sembrava scoppiarmi per via della febbre, ho passato due ore nel lettino della finta infermeria della scuola (un angolino semi nascosto nell'ante bagno), coperta da due lenzuoli fino in viso, perché la luce mi era insopportabile e perché ormai la testa mi girava a dir poco. Questa mattina ho pianto, più volte: perché stavo male, perché ho perso un altro compito, perché ho dovuto chiedere a mia madre che mi venisse a prendere a scuola (e lei è arrivata solo dopo che la campanella di uscita era suonata, perché prima doveva finire il lavoro). Così ho passato una mattinata critica, piangendo, e cercando di sopportare l'umiliazione del non riuscire a star bene come tutti gli altri adolescenti della mia età: altro che piena di energia, penso che il mio sistema linfaticon lasci a dir poco a desiderare. 

Però devo ammettere che anche nelle situazioni più brutte scopriamo cose che ci fanno sorridere, o quanto meno capitano e noi stiamo a guardarle: 
Ero sul lettino, avrò dormito mezz'ora, e al mio risveglio non mi andava in ogni caso di alzare la testa dalle vecchie coperte. Ad un certo punto è entrata una prof, mezza disperata urlando: -Rita! Rita! Che ti è successo??- e mi scopre un po'. Io alzo il viso, espressione confusa. La prof esclama: -Ma tu non sei Rita!- Io faccio cenno di no e lei mi appoggia la mano sulla testa e mi rimette giù scusandosi: -Oh, scusa cielo, torna giù, tranquilla. A quel punto entrano 5 alunne, una delle quali dice: -ma no, prof, le avevo detto che Rita era in classe ancora...- e arriva una ragazza, un po' pallida in viso che mi vede sul lettino (ormai in quel piccolo anfratto siamo in totale 8 persone, di cui 6 guardano me)  e si siede per terra, tra il lettino e l'armadio. Una ragazza esclama: -Ma cosa fai per terra! Aspetta ti prendo una sedia...- se ne va e subito torna con una sedia, di quelle comode. La ragazza si siede all'angolo del muro, vicino alla finestra e in tutto questo caos decido di sedermi, perché mi vergogno troppo a restare stesa, con tutti quegli occhi che mi guardano. Dopodicché la marmaglia sparisce e rimane la ragazza di nome Rita con un'altra sua compagna di classe e si mettono a parlare. Dopo un po' prendo confidenza e parlo anche io, tanto per distrarmi dai vari dolori. In quel momento tutto era sparito (o quasi): era piacevole conversare con gente che non mi conosceva e che era disposta ad ascoltarmi senza prendermi in giro o giudicare. I loro sguardi sinceri e le orecchie attente ad ogni mia parola. In quel momento pensai che alla fine non è tutto così male, e che non tutto il male viene per nuocere.

Essere riuscita a sfogarmi ed essere, per pochi minuti, me stessa, è stato liberatorio. Seppur rimango ancora piena di angoscia e stanca della mia salute precaria. E' bello quando le persone, una volta che fai capire loro che non stai dicendo falsità, riescono a capirci e si mettono a nostra disposizione. 

In conclusione, la sofferenza fa crescere, e non è male sfogarla. Bisogna, anzi, liberarsi, buttar fuori, piangere se si ha bisogno (e io non mi ritengo una che pianga spesso o per poco), picchiare un muro quando serve, essere sinceri quando non si riescono più a tener dentro le emozioni. Ogni tanto, dobbiamo permetterci di essere spontanei e agire come cuor dice e non come cervello comanda. Perché siamo essere umani, non robot. E noi umani, non siamo fatti per tenerci tutto dentro, per sempre. Se non ci liberiamo poco a poco, finiamo con l'esplodere, con l'impazzire, con l'ammalarci, con l'isolarci, con l'avere problemi col cibo, con le persone, con tutto. In quel caso, allora, permettiamoci di esplodere, per non morire dentro, senza nemmeno accorgercene.

Key Ivy
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Mickyivy