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Autore: FairySweet    05/10/2012    2 recensioni
Un figlio che non vuoi, la consapevolezza di dover scegliere e solo quella dannata paura a mangiarsi viva la razionalità ...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Dentro di te 10                                                                                                                  Troppo Presto








“Ehi maggiore” sorrise sfilando dal pacchetto un grissino “Com’è Seattle?” lo sentì ridere, parlare qualche secondo con un medico, probabilmente uno specializzando “Come stai?”  “Sto bene” “È passata la febbre?”  si guardò attorno pregando Dio che nessuno le chiedesse aiuto per qualsiasi stupida procedura medica “No, resiste ma è molto più bassa” “Sei a casa vero?” “Certo che si” l’infermiera le passò un foglio ridacchiando “Mi dai un secondo?” “Per cosa?”  posò una mano sul cellulare “Il paziente del letto otto può essere dimesso” “Subito dottoressa” “Puoi controllare anche il signor Mason? Ho paura che i miei stupidi dottorini combinino qualche casino” la ragazza annuì posandole davanti una bottiglietta di succo “Scusami, dovevo prendere il computer” Che strano, e io che pensavo dovessi controllare i tuoi medici” chiuse gli occhi sospirando “Mi hai sentito?” “No, però ti ho beccato”  sbuffò ridacchiando “Non opero, non sto in ospedale più di cinque ore e non faccio corse folli e disperate, mi limito solo a controllare che i miei stupidi medici non uccidano qualcuno” “Hai la febbre, dovresti essere a casa a riposare e non lì”  “Sto bene, è solo un po’ di influenza”  poi una fitta violenta a toglierle il respiro, chiuse gli occhi stringendo con forza il bracciolo della sedia “Cristina?”  “Si ... scusa sto ...” riprese fiato cercando di trattenere ogni briciolo di dolore “ ... sto leggendo una cosa” Sicura che vada tutto bene?" sorrise mentre lentamente l’aria entrava nei polmoni “Si, non preoccuparti, ero solo concentrata su una cosa” lo sentì sospirare, probabilmente se l’avesse avuto davanti i suoi occhi non si sarebbero fermati un secondo, avrebbero cercato in lei ogni traccia di bugie o anche solo sensazioni “Owen sto bene davvero” un’altra fitta, un altro sforzo immenso per trattenere tutto, si morse le labbra concentrandosi sulla pressione che i denti esercitavano sulla pelle massacrandola “Devo ... io dovrei ...” “Tu dovresti spiegarmi come mai continui a ...” “Dottoressa chiedono di lei nei laboratori” quella richiesta improvvisa arrivò come aria pura “Arrivo subito” ma gli occhi della giovane non si scollavano da lei “Vuole che le porti una ...” “No” continuava a respirare, ne era certa perché altrimenti come poteva parlare e muoversi? Sentiva la voce di Owen, preoccupato, confuso da quel leggero caos che al momento nasceva in lei “Puoi portare al signor Wallas una sedia a rotelle? Deve fare la tac e non può fare sforzi, meno cammina meglio è” la ragazza annuì correndo via veloce “Cristina cosa ...” “Niente davvero. Il mio paziente è stato operato ieri per un ... un difetto della valvola cardiaca e ora ha bisogno di una tac e i miei specializzandi sono degli idioti” una risata leggera a stemperare la preoccupazione “Ora vado, prometto che ti chiamo più tardi” “Aspetta non ...”  ma chiuse il cellulare picchiando con forza la mano sul ripiano fresco “Ci sono dottoressa” il viso dell’infermiera di nuovo di fronte a lei “D’accordo, e ora?” domandò confusa aiutandola a sedere “Ora chiami il dottor Fellon e lo fai correre al secondo piano alla velocità della luce” l’altra annuì tremante spingendo la sedia a rotelle “Cosa gli ...” “Digli che se non si muove, mio figlio nascerà su una squallida sedia a rotelle!”  che diavolo le era saltato in mente? Perché non aveva detto ad Owen la verità? Perché non l’aveva trascinato lì, accanto a lei.

“Ok calma, stai andando bene” “Davvero?” sbottò ironica sollevando appena la schiena dal letto “Mio figlio è di sette mesi scarsi, non può nascere prematuro e ...” “Non c’è motivo di allarmarsi! Abbiamo tutto sotto controllo, starete bene” “È così piccolo ... lui non ...” la mano del medico a stringere con forza la sua “Ascoltami bene ...” un sorriso tranquillizzante e sereno sul volto “ ... non accadrà niente di brutto al tuo bambino chiaro? Non lo permetterò quindi, considera semplicemente la possibilità di dormire un po’ e di fare quello che normalmente fanno le donne a sette mesi di gravidanza” annuì leggermente cercando di rilassare ogni muscolo del corpo ma c’era un unico pensiero a vorticarle nella mente.
Chiuse gli occhi sospirando “Non puoi nascere prima tesoro, proprio non puoi” mormorò posando una mano sul ventre afferrò il cellulare, gli occhi persi sui numeri, combattuta tra la voglia matta di chiamarlo e quella di tenerlo il più possibile lontano dalla paura e dal dolore “Che faccio piccolo?”
  ... Ho paura mamma, ho tanta paura perché qui sento tanti tanti rumori e non so cosa sono ...... Puoi aiutarmi a dormire mammina? Puoi cantarmi una ninna nanna? Perché ho tanta tanta paura ... un movimento leggero, un battito del cuore che la riportò di colpo alla realtà poi quella spinta più forte, forse un pugno o un calcio che il suo bambino usava per comunicare, per farla scattare liberandola dai blocchi quasi come fosse un atleta in attesa dello sparo.
Pochi secondi di silenzio e poi di nuovo la sua voce “Stavo per chiamarti io” si portò una mano alle labbra tossicchiando leggermente “Owen devo dirti una cosa”  Che riguarda?” “Tuo figlio e lo so, mi dispiace e avrei dovuto ....” ma si bloccò di colpo trattenendo il respiro “Secondo te perché sto per salire su un aereo?”  “Cosa?” balbettò confusa stringendosi nelle spalle Sto venendo lì e ti conviene avere una scusa valida e credibile e non le solite che usi per sviare i discorsi”   un debole sorriso a colorarle le labbra “Come ti senti?” “Sto, beh ecco, sono solo un po’ stanca tutto qui” sentiva le voci dell’altoparlante e poi la gente e il caos dell’aeroporto “E Julian?”  strinse più forte la mano attorno al ventre ridacchiando “Fa un po’ di capricci, ogni tanto mi da un pugno e poi torna tranquillo” “Davvero?”  un debolissimo si a colorare il silenzio “Puoi restare in un letto fino a quando non arrivo? Pensi di farcela?” annuì appena convinta che quel debolissimo assenso potesse arrivare fino a lui “Cristina?” “D’accordo, promesso” e di nuovo il silenzio ad interrompere quell’attimo di normalità.
Fece un bel respuro concentrandosi sul battito veloce del suo bambino “Papà sarà qui tra poco, che ne dici piccolo? Lo aspettiamo?”  di nuovo un calcio, di nuovo un sorriso “No, direi che questo è un no ma vedi tesoro, dobbiamo aspettarlo perché è troppo presto ancora” 
... Per cosa mamma? ... “Non puoi nascere adesso”  ... Perché? ... sospirò asciugando velocemente una lacrima dal volto “Sei troppo piccolo Julian e se nasci ora forse .." si voltò leggermente verso il monitor dove quella linea forte e veloce le mostrava quel piccolo cuoricino “ ... la mamma ha bisogno che tu sia forte. Ho bisogno che tu resti al caldo e al sicuro ancora per un po’ perché qui fuori c’è ancora troppo freddo ed è tutto triste e buio”  ... E dopo no mamma? ...  “Ma se aspetti un pochino, allora verrà papà a portarci tanti giochi e una pasta al cioccolato e anche un po’ di luce per mandare via tutte le ombre”  ... Hai paura delle ombre mamma? È per questo che piangi? Anche a me fanno paura le ombre però se chiudo gli occhi non le vedo più ...
Conosceva bene i rischi di un parto prematuro, sapeva che farlo nascere adesso, all’inizio del settimo mese era rischioso, troppo rischioso e provava in ogni modo a cacciare via i ricordi degli anni di medicina “E ci porterà anche un pupazzo nuovo, l’ha comprato ieri sera in un negozio pieno di mamme, di papà ed era contento perché presto ti porterà in quel negozio ma devi restare qui ancora un po’ piccolo mio” si voltò su un fianco sospirando, una mano nascosta sotto il cuscino e l’altra ad accarezzare il ventre
... Non voglio andare in quel negozio, non voglio andare via da te e se questo ti fa male mamma allora ti chiedo scusa, non andrò mai via da te ... chiuse gli occhi abbandonandosi al dolce tepore di un sogno che lentamente si frantumava davanti ai suoi occhi.
  
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