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Autore: Edgar    06/10/2012    2 recensioni
Due gemelle, Arcadia e Leila, entrambe dodicenni, si trasferiscono a Defrès, piccolo paesino della Francia settentrionale, e si ritrovano di colpo a dover fare i conti con un'incredibile verità: sono le prescelte per salvare una comunità di stregoni e streghe, il Kanivas Album, da un'imminente minaccia. Arcadia e Leila, così, si ritrovano improvvisamente catapultate in un surreale mondo di incantesimi e vengono accolte da una famiglia molto disponibile. Qui frequentano il Kanivas Album, un istituto di magia sia per i ragazzi che per gli adulti, e vengono preparate al momento finale: fronteggiare e sconfiggere il male.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Defrès, piccolo paesino della Francia settentrionale, era composto da piccole villette bianche che brillavano alla luce radiante del sole. Le onde del mare s’infrangevano contro gli scogli spigolosi della spiaggia, mentre il sibilo del vento s’intrecciava tra i rami degli abeti, mescolandosi con il loro fresco profumo.
Durante il giorno le poche voci che si udivano erano quelle dei bimbi vivaci che si rincorrevano per la strada e l’unico suono che segnava la fine dei loro giochi allegri era la campanella della scuola: a Dèfres ormai era inverno inoltrato. 
Ogni giorno pareva uguale a un altro, ma non a causa dei gesti quotidiani, ma perché un ombra minacciava la città, e ben presto avrebbe cominciato a estendersi su tutta la Terra. 
Si potrebbe dire che a Defrès il tempo si fosse fermato e che una realtà monotona incombeva su tutto il mondo. Ma gli abitanti della città non si erano ancora resi conto che qualcosa di molto importante stava per cambiare. 
In quel paesino si erano trasferite da poco due ragazzine: Arcadia Vothe e Laila Vothe, due gemelle diverse da tutte le altre dodicenni del paese.
Erano di media altezza, snelle e magre. I loro capelli erano biondi come il sole, soltanto che Arcadia li aveva lisci, scalati e lunghi fino alle spalle, mentre Leila li preferiva ricci.
I loro occhi grandi e verdi avevano qualche sfumatura grigia, che andava in contrasto con la loro carnagione chiara; avevano un naso greco, delle labbra graziose e le sopraciglia sottili. 
Arcadia quando rideva mostrava una fossetta sulla guancia destra, invece Leila aveva dei denti bianchissimi.
Quest’ ultima era coraggiosa, forte e determinata. Non si abbatteva davanti alle difficoltà ed aveva un animo gentile e premuroso nei confronti dei suoi amici; era socievole, affettuosa e vivace, ma quando si arrabbiava diventava aggressiva, infatti era permalosa e insensibile.
Era anche disordinata, imprudente ed impulsiva; sebbene ciò aveva anche due pregi: la sincerità e l’ottimismo. Amava indossare dei vestiti eccentrici: di solito una minigonna gialla o rossa, una maglietta bianca, scarpe da ginnastica con zeppa alta e una serie di collane di perle colorate al collo; In bocca spesso masticava rumorosamente una gomma.
Aveva due hobby: praticare la pallavolo e guardare i suoi reality preferiti alla televisione. Non aveva paura di niente, e questo era un suo punto di forza.
Arcadia, invece, era il contrario di sua sorella. Era diffidente, snob e studiosa. Amava la tranquillità, infatti era mite, riservata e chiusa. Non socializzava molto perché era timida e circospetta.
Aveva paura di ragni, insetti e di tuoni.
Queste due gemelle da un passato travagliato stavano per compiere la loro missione.
 
A Defrès erano le due di notte. Il silenzio avvolgeva la piccola cittadina e la nebbia di dicembre offuscava strade e giardini. Il vento frusciava tra gli alberi e le onde del mare riposavano.
Arcadia e Leila non si erano ancora addormentate, sebbene fossero spossate dal lavoro svolto il giorno stesso: avevano aiutato i loro genitori con il trasloco. Era la loro prima notte in quella villa a due piani e la loro impressione era stata quella di un bellissima dimora accogliente.
Erano anche molto contente di avere due camere divise, perché quando abitavano a Washington  condividevano la loro stanza. 
Una volta a nove anni avevano litigato perché Leila teneva la camera in disordine, a quel punto Arcadia si era infuriata e con lo sguardo aveva sollevato e lanciato contro la gemella tutti i vestiti sparsi per terra. Quell’episodio era rimasto impresso nella mente di tutte e due. Non si spiegavano come avessero fatto quegli oggetti a volare ‘’da soli’’.
Questo non fu l’unico fatto che testimoniasse la potenza mentale delle due sorelle, infatti un giorno Leila, ottenendo il consenso da parte della madre di comprare una bambola, si agitò quando lesse nel suo pensiero e scoprì che la donna aveva detto una bugia. 
Oppure quando Arcadia sognò di levitare nell’aria, ma questo secondo lei non era affatto un sogno. Rimasero tutte e due perplesse e preoccupate di ciò che accadeva loro.
Quella notte di dicembre la loro vita avrebbe preso una svolta e le due gemelle avrebbero capito tutto sui loro poteri.
I loro pensieri si intrecciavano e a volte sembrava che stessero riflettendo insieme. O forse dialogando. Anche quella notte fredda e gelida accadde un episodio simile.
Arcadia e Leila si erano concentrate intensamente su che cosa avrebbero potuto fare nella settimana libera che avevano prima che iniziassero a frequentare la scuola.
Le loro menti si unirono, un brivido percorse la loro schiena, si irrigidirono e si agitarono a tal punto che il loro pigiama si arrotolò fino a raggiungere le ginocchia.
‘’ I compagni di classe mi accoglieranno? ‘’ pensò Arcadia mentre si rigirava nel letto e osservava la luce della luna che penetrava dalle tende. Il pensiero arrivò nella mente di Leila, che si terrorizzò e intuì che ancora una volta stava capitando loro un fenomeno paranormale.
‘’ Cosa succede?! ‘’ rispose usando la mente la ragazzina con i capelli ricci. I loro respiri si fecero affannosi e sentirono il bisogno di bere un po’ d’acqua. Il dialogo mentale si ruppe come un vaso, lasciando le gemelle in preda ad una strana euforia.
Arcadia per l’ennesima volta riaccese la luce della sua lampadina rosa e aprendo lentamente la porta uscì nel corridoio che dava sulle scale. Alle pareti pendevano quadri che raffiguravano barche e spiagge, mentre la moquette viola andava in contrasto con le porte di legno azzurro. La ragazza non aveva l’intenzione di svegliare nessuno e perciò attese che uscisse sua sorella. Era sicura che tra loro due ci fosse stato un dialogo mentale, e così si appoggiò al muro. La porta di Leila si spalancò rumorosamente e da essa uscì assonnata la gemella, vestita con uno strano pigiama rosa a righe.
<< SShht! Vuoi svegliare tutti? >> la rimproverò Arcadia cercando di parlare piano.
<< Scusa! Non ho fatto apposta! E comunque ci è ancora successo qualcosa.>> si scusò Leila mantenendo un tono di voce basso e strofinandosi gli occhi.
<< Lo so. >> sussurrò Arcadia che cominciava ad avviarsi verso le scale per bere un bicchiere d’acqua.
<< Dove vai? >> le chiese sua sorella.
<< A bere. Ho sete e ho anche la gola secca. >> rispose Arcadia mentre si girava.
<< Vengo anche io con te. Non riesco più a spiegarmi niente. Il pensiero ti è arrivato? >> domandò di nuovo Leila che stava raggiungendo sua sorella. 
<< Sì. Il tuo pensiero è giunto a me. Com’ è possibile? E’ come se ci fosse stato un dialogo mentale tra te e me. Ma perché proprio a noi capitano episodi simili?>> mormorò Arcadia che si teneva stretta alla ringhiera per non inciampare.
<< Non so nemmeno questo. Ma non trovi che sia divertente? >> disse Leila aggrappandosi alla spalla di sua sorella.
<< No. Non credo affatto! >> continuò Arcadia scansando gli scatoloni del salotto per trovare l’interruttore della luce.
<< Ma immaginati durante le verifiche in classe! Tu mi puoi dare le soluzioni! >> escogitò la gemella riccia con uno strano sorrisetto stampato sulle labbra.
<< Leila! Ragiona! Se noi abbiamo questo dono non possiamo usarlo a scopi malvagi? Non credi? E non possiamo raccontarlo nemmeno a nessuno altrimenti ci scambiano per due matte! >> ribatté Arcadia entrando nel salotto, una stanza ampia con il pavimento in marmo e con al soffitto un lampadario. 
<< Hai ragione. Ma adesso ti sbrighi ad accendere l’interruttore della luce? >> incitò Leila che si era fermata in mezzo a due scatole del trasloco.
<< Non è un impresa facile! Provaci tu! Non mi ricordo più dove si trova! >> si lamentò la sorella.
<< Lascia fare a me! >> mormorò in tono eroico Leila. 
La ragazza dai capelli ricci a passo felpato si diresse verso il muro alla destra, ma nel camminare, a causa del buio, non vide una piccola scatola e così inciampò, creando un fracasso che risvegliò i genitori.
<< Certo, ovvio che devo lasciare fare tutto a te! >> rimproverò Arcadia dirigendosi verso la sorella per aiutarla a rialzarsi.
<< Scusa ancora una volta! Ma questa scatola non l’ho vista! E adesso ho anche svegliato mamma e papà, che guaio! >> ribatté Leila.
In quel momento giunsero dalle scale i due genitori: mamma Seraphia si era nascosta dietro il marito per paura di essere aggredita, e quest’ ultimo impugnava in mano un coltello.
<< Ho un arma e non ho paura di usarla! >> avvisò il padre, una persona alta e magra che si era messa in assetto da guardia.
<< Papà siamo noi. Scusaci. Ma non ti sembra un po’ esagerato tenere un coltello in camera ? >> rispose Arcadia avvicinandosi all’uomo.
La madre invece sospirando si diresse verso l’interruttore della luce, accanto alla porta della cucina.
<< Che ci fate qui! Sono le tre di notte! Non si può dormire? E comunque quest’ arma è per ogni evenienza! >> ribatté il padre rimproverando le due figlie.
<< Che volevate fare? >> domandò la madre sbadigliando.
<< Avevamo sete >>.
<< Allora andate a bere e subito a letto! >> concluse il padre puntando l’indice verso le scale. 
Le ragazzine si dissetarono e si sentirono come rinascere; uscendo dalle scale Leila disse << La prossima volta ricordati dove si trova l’interruttore della luce! >>.
<< Non preoccuparti. Adesso andiamo a dormire, sono stanca. Domani parleremo di quello che ci è successo >> rispose Arcadia salendo i gradini delle scale.
Le gemelle si addormentarono in fretta, ‘’ accatastando ‘’ i loro pensieri e dando spazio al mondo dei sogni. Arcadia vide un falco bellissimo: volava nel cielo blu della sua immaginazione ed era tutto bianco come la neve che ricopriva Defrès. Era assai strano perché aveva una coda verde di serpente. Leila al contrario sognò un fenicottero con due mani graziose di donna che parlava in modo soave.
Infatti anche i loro sogni non erano uguali a quelli di molti loro coetanei, e questo era un’ ennesima prova di ciò che erano le due ragazzine.
 
La mattina del lunedì seguente le due ragazzine si alzarono alle 8. Un sole pallido illuminava i tetti delle villette, mentre una sottile nebbia avvolgeva la cittadina, che pian piano si stava svegliando. La neve ricopriva gli alberi e le strade, creando un atmosfera natalizia.
Leila entrò in cucina, che era una stanza di modeste dimensioni, con il pavimento composto da piccole piastrelle beige ed i muri occupati da molte mensole; il frigorifero e tutto l’arredamento era in legno,di un verde scuro. Una finestra dai bordi gialli dava sull’orto del giardino mentre una grossa pianta era posta in un angolo Al centro della cucina c’era un tavolo, ovviamente verde, coperto da una tovaglia bianca. Ai lati di esso si trovavano quattro sgabelli mentre al centro un recipiente di frutta.
 La mamma Seraphia era ai fornelli, preparando una camomilla, mentre il padre Gérard cercava le sue brioche. 
<< ‘Giorno a tutti! >> disse Leila stiracchiandosi sullo sgabello.
<< ‘Giorno Leila. Io corro a lavorare nello studio dentistico! >> salutò di fretta il padre indossando un camice bianco.
<< Ah, hai visto le mie brioche? >> aggiunse Gérard avvicinandosi alla ragazzina.
<< Sulla credenza vicino al forno >> rispose Leila indicando un cassetto.
<< Grazie, a ‘sta sera! Seraphia raggiungimi fra qualche minuto! >> concluse il padre avviandosi verso l’atrio.
<< Non si è ancora svegliata tua sorella? >> domandò la madre sedendosi e sorseggiando la sua camomilla.
<< Sì, ma si sta lavando i denti e vestendo >> rispose Leila versando i cereali nella sua scodella rossa.
<< Siete gemelle ma in quanto carattere siete molto diverse! Dovresti prendere da lei >> esclamò la madre osservando la figlia.
<< Lei è solo perfettina! >> ribatté Leila.
Una terza voce si aggiunse al dialogo tra madre e figlia.
<< No! Ti sbagli, io svolgo una vita equilibrata! >> aggiunse Arcadia che era appena entrata.
<< Io vi lascio! Vado da papà! Ci vediamo stasera! >> salutò la madre alzandosi e dirigendosi verso l’uscita. 
<< Ok. Ciao >> risposero le due gemelle.
Le ragazzine rimasero sole in cucina e approfittarono del momento per discutere di ciò che era accaduto loro la notte prima.
Arcadia si sedette comodamente davanti a Leila, che mangiava ancora i suoi cereali.
<< Bene, adesso che siamo sole possiamo parlare. Ieri notte è come se io e te avessimo dialogato mentalmente. Adesso ho bisogno che tu mi dica a cosa stavi pensando. >> spiegò Arcadia fissando la sorella con i suoi occhi grandi e verdi.
<< Stavo pensando alla scuola di Defrès. >> rispose Leila appoggiando i gomiti al tavolo.
<< Anche io!! >> gridò Arcadia alzandosi dalla sedia.
<< Dobbiamo andare a fondo su questi strani fatti che accadono soltanto a noi >> disse Leila osservando Arcadia, che camminava avanti e indietro.
<< Hai ragione. Ma come facciamo a sapere di cosa si tratta? >>.
<< Dobbiamo trovare una fonte! >>
<< Fonte? >>.
<< Sì! Una cosa che…>>
<< Lo so che cosa vuol dire fonte! Ma quale? >>
<< Un libro! >>.
<< Certo! I libri, come ho fatto a non pensarci prima! >> ripeté Arcadia sedendosi.
<< In biblioteca! >> esclamò Arcadia sorridendo.
<< Quando ci andiamo? >> chiese Leila.
<< Oggi! Anzi subito! >> rispose la sorella andando velocemente nell’atrio.
<< Aspetta! Arrivo! >> concluse Leila correndo da Arcadia.
Le due gemelle indossarono un cappotto nero, dei jeans e degli stivali. Uscirono di fretta senza nemmeno avvertire i due genitori, che lavoravano nel loro studio dentistico.
La biblioteca si trovava in piazza Jaulles, che era completamente ricoperta di un soffice manto di neve. Il cielo era bianco, mentre l’aria era gelida. La gente passeggiava e stringeva i regali di Natale. Le decorazioni e le luci natalizie brillavano e lampeggiavano infondendo gioia e allegria.
Leila, che non conosceva affatto il luogo in cui si trovasse la biblioteca, seguiva sua sorella che respirava affannosamente.
<< Allora? Dov’è? >> chiese Leila fermandosi vicino a un negozietto.
<< Dobbiamo svoltare a destra e siamo arrivati >> rispose Arcadia prendendo per mano la sorella per trascinarla.
<< Meno male! Questa corsa mi ha stancato! >> si lamentò Leila camminando velocemente e sistemandosi la sciarpa rosa sul collo.
Le ragazzine svoltarono un angolo e si trovarono davanti alla biblioteca della città. Attraversarono il cancello cigolante e tirarono la porta per entrare.
Il riscaldamento era acceso, perciò le ragazze si tolsero i guanti e la sciarpa, infilandoli nella tracolla di Leila.
 Nella biblioteca non si udiva nemmeno il minimo rumore. Regnava uno strano silenzio. Un lungo corridoio dal soffitto alto e dal pavimento in parquet portava in varie sale, mentre dopo pochi metri, alla destra, si trovava un bancone colmo di fogli e computer. Dietro a esso, seduto su una comoda poltrona nera, c’era il bibliotecario, un uomo anziano, smilzo e dagli occhi nocciola. 
<< Salve ragazzine >> salutò il signore studiando le due ragazze, << Come vi posso aiutare? >> aggiunse ancora l’anziano bibliotecario.
<< Buongiorno, stiamo cercando un libro che tratti argomenti come i poteri mentali o la magia >> risposero cordialmente le gemelle.
<< Dovreste trovare qualcosa in quella sezione >> concluse l’anziano bibliotecario sorridendo alle due ragazze e indicando una vecchia porta infondo al corridoio.
<< Molte grazie! >> le ragazzine si allontanano non vedendo l’ora di sapere di più sui ciò che accadeva loro da molti anni.
Si avviarono e varcarono la soglia della vecchia porta. Si trovarono di fronte ad un’ ampia sala colma di libri antichi scritti in latino e di libri recenti; un grande lampadario illuminava la stanza, mentre sopra la parete sinistra un grande quadro raffigurava un uomo colto. Le gemelle cercarono tra i vari scaffali il libro giusto. Passò più di un’ ora ma le ragazze sconsolate decisero di andarsene perché non trovarono niente.
Uscirono dall’ampia sala e, non ancora giunse al bancone, la ragazza dai capelli ricci si fermò e disse << Riprovo ancora una volta! Il mio ultimo tentativo! >>.
<< Hai una possibilità. Ma sono sicura che non lo troverai >> rispose Arcadia seguendo la sorella.
<< Questa volta chiedo al bibliotecario! >> affermò Leila avvicinandosi al bancone. 
<< Mi scusi, non trovo il libro di doti mentali, sa dove si trova? >> chiese la gemella riccia mostrando i suoi denti bianchi. 
<< Oh, ma certo. Seguitemi >> rispose il bibliotecario alzandosi dalla sua sedia. Pareva che quell’uomo conoscesse ogni libro della biblioteca.
L’anziano si avviò nella sezione ormai ‘’setacciata’’ dalle due ragazze e avvicinandosi a uno scaffale polveroso disse  << Eccolo qua. ‘’ Poteri e doti mentali’’>>.
<< Finalmente! Grazie mille! >> esultò Leila prendendo il vecchio polveroso libro e infilandolo con cura nella sua inseparabile tracolla.
<< Mi scusi. Ma noi abbiamo già cercato qui e questo scaffale non c’era affatto >> disse Arcadia mostrando un volto preoccupato.
<< Oh, ragazzina. Si sbaglia. Guardi meglio la prossima volta. Buona giornata. >> concluse l’anziano uomo andandosene.
Le ragazzine uscirono dalla biblioteca e si ricoprirono con i loro guanti e con la loro sciarpa, quando  Arcadia sussurrò << Ti dico che quello scaffale non c’era!>>.
<< Non mascherare la tua invidia! Io l’ho trovato e basta! >> disse Leila uscendo dal cancello. 
Arcadia invece si fermò e decise di rientrare nella biblioteca per chiedere ancora spiegazioni all’uomo, ma quando spinse la porta dietro al bancone non c’era più l’anziano di prima, bensì una donna esile che scriveva al computer. Un brivido percorse la schiena della ragazzina, che gettò uno sguardo alla porta vecchia che portava alla sezione di prima, ma anche quella era sparita. Si era volatilizzata nel nulla.
Arcadia si terrorizzò e raccontò tutto a sua sorella.
<< Tu hai le allucinazioni! Basta adesso, andiamo! >> ribatté Leila attraversando piazza Jaulles.
<< Credimi! Te lo giuro! >> esclamò Arcadia che camminava a fianco di sua sorella.
<< Adesso torniamo a casa e sfogliamo il libro! Questa storia del bibliotecario scomparso la chiudiamo qui! >> concluse Leila con tono alto.
Le ragazzine tornarono a casa infreddolite, appoggiarono i cappotti sul divano e si riscaldarono accanto al caminetto del salotto. Stese su morbidi cuscini di seta gialla, presero la tracolla di Leila e afferrarono il libro vecchio. Aveva una copertina rigida marrone, senza titolo né autore. Le pagine erano ingiallite dal tempo e le gemelle cominciarono a sfogliare le pagine.
<< Cosa dobbiamo cercare? >> chiese Leila osservando la sorella.
<< Cominciamo con quello che ci è successo ieri notte >> rispose Arcadia scostandosi i capelli dagli occhi verdi.
<< Abbiamo parlato usando la mente >> spiegò Leila.
<< Esatto >>.
Arcadia percorreva velocemente le pagine, quando la sorella la interruppe bruscamente afferrandola per il braccio.
<< Fermati! Mi sembra di aver intravisto qualcosa! >> strillò Leila afferrando il libro.
<< Ecco! Trovato! ‘’ Pensemente ‘’ potrebbe avere a che fare con quello che stiamo cercando! >> aggiunse di nuovo.
Arcadia lesse velocemente la definizione del libro << Capacità di dialogare mentalmente o di leggere il pensiero di qualcuno >>.
Pian piano le ragazze cominciarono a trovare tutte le definizioni ai loro strani episodi. Però c’era ancora un’ altra cosa che non riuscivano a spiegarsi: perché il libro non aveva titolo? Da chi era stato scritto? E perché? Oltretutto, come conosceva queste arti magiche l’autore?
Tante domande senza risposte si intrecciavano nelle menti delle due ragazzine, e tra dubbi e quesiti il pomeriggio trascorse velocemente, dando spazio al buio della sera.
  
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