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Autore: Stella Di Mezzanotte    06/10/2012    5 recensioni
Isabella e Edward non potevano che essere più diversi di come sono. Il sole e la luna, il giorno e la notte, il bianco e il nero. Due opposti che saranno trascinati dalla forte attrazione che sentono l'uno per l'altra. Come una fetta di torta che non si può mangiare... accende solo il piacere di gustarla. Per una ragazza rimasta sola, priva di certezze, un uomo così forte e deciso non può che portare problemi.
- Stop. Sta attenta Chèrie, guarda bene la tua vita e fra tre giorni dammi la risposta che voglio. -
Ci guardammo a lungo, fin quando non mi decisi ad andarmene. Infilai la porta e la richiusi lentamente alle mie spalle.
- Buonanotte Isabella -
La promessa di un futuro solido, sarà abbastanza per convincere Isabella ad accettare l'incredibile proposta dell'avvocato Cullen? Sì, perchè la sua proposta non è affatto scontata.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward, Edward/Rosalie
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Due

 

 

 

La luce in camera era accesa e attraverso la tenda vedevo un ombra muoversi per la stanza. Dalle tendine bianche della cucina, mezze aperte, vedevo la signora Brandon affaccendarsi in cucina e i colori vivaci di un programma in tv. Sospirai e aprii l’ombrello, aveva ripreso a piovere. Non avendo nulla da fare ero andata a farmi una passeggiata, per cercare di schiarirmi le idee. Anche se avevo ben poco a cui pensare, la situazione sarebbe stata chiara pure a un cieco. Dovevo trovare un lavoro e subito. Guardai di nuovo la camera e la luce stavolta era spenta. Doveva essere una delle figlie del signor Brendon ad abitare la mia vecchia camera. Nei miei ricordi mi vedevo ancora bambina, con il naso schiacciato contro il vetro ad aspettare l’arrivo di mio padre. Avevo sempre avuto un debole per lui, era il mio preferito sebbene amassi mia madre sopra ogni cosa. Mi capiva, nonostante il suo apparente carattere burbero. Sapevo che ci sarebbe sempre stato, in qualche modo lo davo per scontato. Troppo.
Ripresi a camminare e tornai a casa di Jordan. Fortuna che c’era stato lui ad aiutarmi, anche se la cosa m’imbarazzava molto. Quella mattina ero disperata ma ora, a mente lucida, mi sentivo in qualche modo a disagio con lui. Anche se era gay ci conoscevamo poco e io ero sempre stata timida con il genere maschile. Per questo non avevo mai avuto un ragazzo. Sebbene gli ammiratori non mi fossero mancati fino a qualche anno prima, io m’intimidivo persino a ricambiare un solo sguardo. Mia madre ci rideva su e Rosalie si ostinava a ripetermi che dovevo darci un taglio con   questo atteggiamento da verginella, come lo chiamava lei, ma cosa potevo farci? L’unico vero uomo della mia vita era sempre stato mio padre, lui era il mio idolo e sapevo che un qualsiasi ragazzo poteva aspettare. Inutile dire che a diciotto anni ero un caso particolare, dato che non avevo mai dato neppure un bacio, ma a me non importava. Le mie giornate erano sempre piene d’impegni, andavo sempre in piscina perché l’acqua era il mio ambiente naturale e poi mi facevo qualche giro in moto, anche se mio padre non voleva. Lo studio e la mia famiglia riempivano il resto delle mie giornate. Ora però mi ritrovavo completamente sola, con una sorella che si era scordata della mia esistenza. Com’era possibile? D’accordo che i battibecchi non mancavano, ma eravamo pur sempre sorelle no? Tra l’altro i primi mesi dalla sua partenza mi mandava dei soldi e mi telefonava di tanto in tanto, ma ora era letteralmente sparita. Irritata, chiusi l’ombrello con un colpo secco ed entrai in casa con le chiavi che Jordan mi aveva dato. Probabilmente appartenevano al suo ex. Non avevo nessun genere di pregiudizio quindi non mi faceva ne caldo ne freddo sapere che Jordan era omosessuale.
<< Bella? Sei tu? >>
<< Sì, Jordan >>
Il malumore mi passò di colpo, sentendo la sua voce.
<< Che stai preparando? >> domandai, entrando in cucina.
<< Una cosa speciale per te! >>
Sorrisi e gli andai vicino.
<< E’ andata bene a lavoro? >>
Sapevo quanto fosse odiosa la megera e lo sguardo di Jordan me ne diede conferma.
<< Oggi però abbiamo avuto la nostra piccola vendetta, Bella. >>
<< Perché? >>
<< Beh, stamattina è venuto un signore a riportare la torta che aveva comprato un paio di giorni fa, c’eri tu ricordi? >>
Sì era il tizio che c’era in negozio, la sera prima che quella disgraziata mi buttasse fuori.
<< Sì. >>
<< Bene, ha detto di aver passato un intera giornata in ospedale per colpa di quella torta. >>
<< Ben gli sta. >> dissi sedendomi su una sedia.
<< Appunto! Ha detto che la vuole denunciare. >>
<< Chi? Il tizio della torta? >>
<< Esatto. >> disse con un sorriso entusiasta, mettendomi davanti un piatto di pasta fumante.
<< Finalmente ha avuto ciò che merita. Jordan che roba è questa? Ha un aspetto invitante. >>
<< E’ pasta alla carbonara. Sai, il mio ex aveva origini italiane e mi ha insegnato qualche ricetta. >>
Mangiammo quel piatto squisito e riordinammo la cucina. Una volta seduti sul divano del piccolo salotto, Jordan mi prese le mani tra le sue.
<< Bella, ricordi quel lavoro a cui ti avevo accennato? Quello all’Hotel? >>
<< Certo >>
<< Bene, è tuo. Cominci domattina alle nove. >>
<< Oddio Jordan, è fantastico! Grazie! >> dissi abbracciandolo di slancio.
<< Di nulla tesoro, sarà molto stancante però. Dovrai lavorare cinque ore di mattina e cinque di pomeriggio. Il sabato però solo mezza giornata. >>
Mi allontanai da lui e gli strinsi il braccio in modo affettuoso.
<< Non so come ringraziarti. >>
Della fatica non m’importava nulla, mi serviva un lavoro e lui era riuscito a trovarmelo.
<< Bella, vedrai che andrà tutto bene. >>
Mi vennero le lacrime agli occhi così lo abbracciai di nuovo.
<< Sei un angelo davvero, non so come avrei fatto senza di te. >>
Birba interruppe quel momento, balzando sulle mie ginocchia. Si stiracchiò per bene e poi cominciò a strofinarsi su di me, facendo le fusa.
<< Ehi ciao! >>
<< L’ho fatta mangiare quando sono arrivato, le ho comprato delle scatolette al supermercato. >>
<< Ti ripagherò di tutte queste spese, Jordan. >>
Lui si alzò, sbadigliando e mi diede una piccola spinta.
<< Smettila di dire queste cose, Bella! Piuttosto va a dormire. Domani non lavoro di mattina così ti faccio vedere dov’è l’Hotel. >>
Eh sì, pensai guardandolo allontanarsi, avevo trovato proprio un angelo.

 

 

**************************************** 

 

La fatica c’era e tanta anche. Scoprii che tutte le donne che facevano questo tipo di lavoro avevano un vero e proprio metodo per pulire bene e in fretta. Rispettare i tempi era basilare, ma questo non voleva dire trascurare il proprio operato. La teoria mi sembrava molto più semplice ma in realtà impiegai un po’ per capire il ritmo. Vedevo ragazze sfrecciare da una camera all’altra, o almeno così mi sembrava in confronto alla mia lentezza. Fortuna che Alex si era dimostrato paziente con me e mi trattava con gentilezza. Dalle parole di Jordan mi era sembrato un tipo con un carattere forte e prepotente, invece non era affatto così. Era una ragazzo molto dolce, anche se si notava che sapeva il fatto suo. Quando Jordan mi aveva accompagnato avevo notato i numerosi sguardi tra i due e la cosa mi faceva sorridere. Nonostante tutto si vedeva che ero innamorati. Dovevo fare due chiacchiere con Jordan, perché mi sembrava che fosse lui l’ orgoglioso della situazione. Dopo ciò che aveva fatto per me, mi sembrava il minimo dargli una mano. Sapevo di dovermi fare i fatti miei, ma ero convinta che la loro relazione era ancora salvabile e c’era qualcosa che mi spingeva a volermene occupare personalmente. Pensavo a questo mentre chiudevo la stanza appena riordinata e mi avviavo nel corridoio.
<< Isabella? >>
<< Alex! >>
Mi venne incontro, schiacciandomi l’occhio.
<< Come và oggi? Il tuo turno è quasi finito >>
Detti un occhiata all’orologio e notai che mancava un ora precisa alla fine del mio giorno di lavoro.
<< Già, ho ancora qualcosa da fare >>
Lui mi sorrise e mi dette una leggera pacca sulle spalle.
<< Sei una ragazza in gamba >>
<< Fortunata piuttosto, per aver incontrato te e Jordan. >>
A quelle parole il suo sorriso svanì e io sospirai, guardando i suoi incredibili occhi azzurri. Era davvero un bel ragazzo, così come Jordan.
<< Perché stasera non vieni da noi? >>
Alex sgranò gli occhi e fece un passo indietro.
<< Non credo sia il caso. Jordan ha fatto molta fatica a rivolgersi a me per il tuo lavoro, figuriamoci se dovesse trovarmi a casa quando torna. >>
Sorrisi lentamente e lui capì il mio intento.
<< Oh no, Isabella, non credo che funzionerà. >>
<< Tu lo ami ancora, vero? >>
<< Questo l’hai già capito, mi sembra >> disse sconsolato.
<< Fidati di me. >> proruppi entusiasta.
Beh, era meglio non dirgli però che ero una totale frana nelle relazioni, tanto che non ne avevo mai avuta una, ma avrei fatto del mio meglio. Avevo già qualche idea.
<< Dai, ti aspetto stasera >> insistetti nel vedere la sua espressione dubbiosa.
<< Alex ti sto invitando io. Jordan al massimo se la prenderà con me. >>
<< Ecco, appunto. Non voglio darti problemi Isa. >>
<< Tranquillo, tanto se non vieni tu, verrò io a prenderti >>
Stavolta sorrise apertamente.
<< E dimmi, come farà una piccoletta come te a impormi cosa devo fare? >>
Risi e gli detti una leggera spinta.
<< Non fare storie, vedrai che mi ringrazierai. >>
Almeno così speravo.
<< D’accordo, ci vediamo alle sette? >>
<< E mezza >> conclusi con un sorriso.
Prendemmo direzioni diverse e dopo essere passata a darmi una rinfrescata in bagno, raggiunsi la camera di cui dovevo ancora occuparmi. L’aprii e mi ritrovai davanti una bella signora, molto elegante china su una valigia rossa sul letto. Alzò lo sguardo e incrociai due occhi verdi divertiti.
<< Chiedo scusa. Ho sbagliato camera. >>
Stavo per girarmi e andarmene quando la sua voce mi raggiunse.
<< Non fa nulla, ho preso questa camera al volo, quindi penso che tu non sia stata ancora avvertita >>
<< No, infatti. Tolgo il disturbo. >>
<< Aspetta >>
Mi raggiunse e mi guardò con occhio critico. Era una situazione singolare, non capivo cosa volesse quella donna da me, ma sembrava studiarmi sempre con maggior attenzione.
<< Mi sembri conoscente. Ci siamo mai viste prima? >>
<< No signora, non credo. >>
Mi sorrise e si portò indietro una ciocca di capelli dietro l’orecchio, rivelandomi uno splendente orecchino, che aveva tutta l’aria di essere un diamante, dal modo in cui luccicava. Era senza dubbio molto ricca, a giudicare dai suoi abiti eleganti. Indossava un completo bianco, molto fine, composto da una gonna al ginocchio, una camicetta rossa e una giacca bianca dal taglio perfetto.
<< Scusami, devo esserti sembrata molto indiscreta. >>
<< Non si preoccupi. Adesso torno a lavoro. >>
Le sorrisi timidamente e uscii dalla camera. Quella donna era riuscita a mettermi quasi a disagio, senza un reale motivo. Mi resi conto che quella doveva essere la mia ultima stanza, quindi andai a cambiarmi per andare a casa a preparare la cena. Salutai Alex con un occhiolino, intimandogli di non fare tardi.
Trovai Jordan addormentato sul divano, insieme a Birba. Sorrisi e mi diressi subito in cucina. Preparai un paio di piatti italiani che Alex mi aveva insegnato a cucinare e poi mi feci una doccia veloce. Al mio ritorno trovai Jordan che curiosava tra le pentole.
<< Stai buono, tra poco mangiamo. >>
Colto in flagrante gli cadde di mano il coperchio del tegame, facendo ridere me e spaventare Birba che stava vicino a lui.
<< Cavolo Bella, sei silenziosa come un gatto. >>
Sorrisi mentre apparecchiavo il tavolo. Vidi gli occhi di Jordan saettare sul terzo piatto che avevo appena poggiato.
<< Oggi Birba mangia con noi al tavolo? >>
<< Oh no! Anche se scommetto che le piacerebbe. Abbiamo un ospite. >>
<< Ah. Va bene. Chi è? >>
In quel momento suonò il campanello e mandai proprio lui ad aprire. Sapevo che Alex non avrebbe approvato, infatti lo vidi arrivare con un espressione che la diceva luna.
<< Non credo sia stata una buona idea >> mi sussurrò all’orecchio.
Jordan stranamente non disse nulla, ma con lo sguardo basso si sedette a tavola.
Avevo ragione.
<< Alex è stato così gentile con me in questi primi due mesi di lavoro, così l’ho invitato. >>
Jordan borbottò qualcosa e cominciò a mangiare il pane che prima riduceva quasi in briciole.
<< Sai che non dovevi, tesoro >>
Mi disse eloquente Alex, ma io lo spinsi seduto, proprio di fronte al suo ex ragazzo.
<< Molto bene. E’ tutto pronto. >>
Durante la cena, Jordan sembrò sciogliersi a poco a poco e rise anche ad una battuta di Alex.
<< Complimenti Isa, vedo che impari in fretta >>
<< Già, la cucina italiana l’adoro! >>
<< Sì, anch’io >> si aggiunse Jordan.
Seguì qualche attimo di silenzio, così mi alzai.
<< Oh no, so cosa stai facendo. Ora con la scusa di sparecchiare ci lasci qui come due scemi. >>
Jordan mi guardò con rimprovero, mentre Alex rideva sotto i baffi.
<< Ti sbaglio caro. Stavo giusto per andarmi a distendere un po’ sul divano. >>
Afferrai Birba che si stava leccando il muso e la strinsi a me, sotto gli occhi esterrefatti di Jordan.
<< Se non ti spiace io ho cucinato e domattina devo alzarmi prestissimo, quindi tu e Alex fatemi il favore di sparecchiare, lavare i piatti e mettere tutto a posto. >>
Con un sorriso furbo mi voltai e feci esattamente quello che mi ero prefissata. Mi accomodai sul divano e accesi la televisione, mentre in cucina si avvertivano i rumori delle stoviglie. Solo dopo qualche minuto e il continuo aprire e chiudere del rubinetto dell’acqua sentii le loro voci. Sorrisi soddisfatta e cullata dal tepore di quella nuova serenità mi addormentai.

 

 

***************************************************** 

 

 

<< Hai fatto proprio un bel lavoro, Isa. >>
<< Lo so! >>
<< Guarda che la mia frase era ironica. >>
<< Ahah, Alex guarda che è grazie a me se stasera hai un appuntamento con Jordan. >>
<< E’ vero >>
Mi abbracciò e mi lasciò andare quando la signora, che il giorno prima mi aveva messo a disagio, si presentò alla reception.
<< Oh, scusatemi! Desideravo sapere se mio marito ha chiamato in mia assenza. >>
<< Sì, un paio di volte. D’altronde con una donna così bella, bisogna pur tenerla d’occhio. >>
Lei proruppe in una risata genuina.
<< Sono passati quei tempi. >>
<< E’ sempre una donna bellissima >> dissi senza pensare.
<< Grazie, sei molto bella anche tu… >>
<< Isabella >>
<< Che nome splendido! >>
Arrossii leggermente e scusandomi con entrambi, mi avviai in corridoio per il mio solito giro.
<< Isabella, puoi scusarmi un momento? >>
Mi voltai e vidi che lei mi aveva seguito.
<< Perdona la mia maleducazione, non mi sono neppure presentata. Il mio nome è Esme Masen. >> disse allungandomi la mano.
<< Piacere di conoscerla, signora Masen. >>
<< Oh, sono solita dire il mio nome da nubile, cosa che da molto fastidio a mio marito a distanza di anni. >>
<< D’accordo, allora piacere di conoscerla signora… >>
<< Cullen. >>
Il sorriso mi sparì lentamente dal volto. Quel cognome era lo stesso del fidanzato di mia sorella. Che coincidenza.
<< Qualcosa non và? >>
<< No, solo il suo cognome mi sembra familiare. >>
<< Beh, come ti dicevo ieri anche tu mi sembri familiare. Posso sapere il tuo cognome? >>
<< Certo. E’ Swan. Isabella Swan. >>
I suoi occhi si accesero di sorpresa.
<< Non sarai mica la sorella di Rosalie. >>
Risentire quel nome, mi causò un vuoto allo stomaco.
<< Questo significa che lei è la madre di Edward, giusto? >>
Solo in quel momento riconobbi gli stessi occhi verdi del ragazzo della foto.
<< Esatto, Isabella. Non sai come sono felice di averti incontrata! >>
Mi prese entrambe le mani tra le sue, ma inaspettatamente io mi tirai indietro e m’irrigidii.
<< Già. Mi scusi signora Cullen, ma io ho molto da lavorare oggi. >>
<< No, per favore, ci possiamo vedere quando finisci il turno? >>
<< Credo sia impossibile. Ho degli impegni, dopo. >>
<< Isabella, non ti ruberò molto tempo. Non sai da quanto tempo ti sto cercando. >>
Quelle parole mi spaventarono. Perché mai la suocera di mia sorella mi stava cercando? Era successo qualcosa a Rosalie?
<< Mia sorella sta bene? >>
<< Penso di sì. >>
<< Che vuol dire “pensa” ? >> disse, facendomi agitare.
<< Non spaventarti. Dico così perché Rosalie è sparita da quasi un anno. >>
<< Sparita? >> ripetei in preda all’agitazione. Forse era questo il motivo per cui non si faceva più sentire? Le era successo qualcosa? Peccato che erano tre anni che non sapevo più nulla di lei e non uno solo. Presa dalla mia rabbia nei suoi confronti non avevo pensato al fatto che potesse esserle accaduto qualcosa.
<< Ha lasciato mio figlio a pochi mesi dalle nozze, dicendo che quella vita non faceva per lei. L’ultima volta che l’ho vista aveva due valigie al seguito, da allora non so più nulla. >>
<< Ah. E’ partita allora >> dissi con un sospiro. Forse non era successo nulla, era semplicemente andata in un altro posto. Perché allora non mi aveva detto nulla? Poteva anche venire a trovarmi.
<< Non so cosa dire. Non la vedo, ne la sento da tre anni. >>
<< Dici sul serio? >> chiese sgomenta.
<< Sì >> dissi incolore.
<< Tutto questo non ha senso >>
<< Senta, io… >>
Lei mi sorprese, ignorandomi e tornando alla reception. Parlò con Alex e poco dopo lui mi fece cenno di raggiungerlo.
<< Cosa succede? >> chiesi quasi irritata.
<< Colpa mia. Gli ho chiesto di darti qualche ora di permesso. >>
<< No, io voglio lavorare. >>
<< Ti prego, Isabella. >>
Qualcosa mi convinse in quegli occhi cristallini, così mi andai a cambiare e uscimmo dall’Hotel.
<< Isabella io e te abbiamo bisogno di parlare. >> mi disse con tono che non ammetteva repliche.

 

 

******************************* 

Ebbene, cosa vorrà Esme da Isabella? Fatevi un paio di conti. Rosalie è sparita da quasi un anno dalla vita dei Cullen, da quella della sorella molto prima. Capirete tutto nel capitolo successivo. Ah! Siamo vicini a Edward, lui si che combinerà disastri nella sua vita!

Allora, ditemi se la storia è leggibile così, sennò rimedio subito! Soprattutto fatemi sapere cosa ne pensate J
Ringrazio Light Efp per il suo fantastico banner!

A presto!

  
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