Underwater Light
By Maya
Tradotta da Luciana
Beta: Vale
Sommario: Come in ogni capitolo, Maya perde il filo della
trama e va a cercarlo nei jeans di Draco.
Capitolo Dodici
Pensa prima di buttarti
I've forgiven myself for the mistakes I've made
Now there's just one thing, the only one I
want to do
I want to feel the sun shine, shining down
on me and you
I don't want to take this life for granted
like I used to do
I want to love somebody, love somebody like
you.
[Ho perdonato me stesso
per gli errori che ho fatto / Ora c'è solo una cosa che voglio fare / Voglio
sentire la luce del sole brillare su me e te / Non voglio più dare niente per
scontato nella vita / Voglio amare qualcuno, amare qualcuno come te.]
Harry si alzò alle sei del sabato per controllare che tutti i
preparativi fossero a posto, e per andare a prendere il cestino dalla cucina.
Quindi si incamminò verso dei Serpeverde, mormorò la parola d'ordine e cercò di
non fare rumore finché non raggiunse la porta della stanza di Draco.
Bussò ma non ricevette alcuna risposta dall'interno, così aprì ed
entrò.
Un dubbio improvviso lo assalì mentre attraversava la stanza fino
al letto circondato da pesanti drappeggi.
E se Draco... fosse stato in compagnia?
Non era possibile. Non l'avrebbe fatto. L'avrebbe detto a Harry.
Con più vigore del necessario, Harry dette uno strattone alle
tende.
Draco era solo.
Ovvio.
Dormiva tranquillo, la guancia candida contro il cuscino, e non
aveva un aspetto innocente. Non innocente come sapeva apparire, con quell'aria
lucida e calcolata che aveva quando era sveglio e faceva il superiore. Sembrava
leggermente preoccupato, come se il sonno fosse qualcosa su cui dovesse
concentrarsi, e inoltre sembrava... indifeso. Le sue ciglia erano lucenti e
argentate contro la sua pelle.
Poi i suoi occhi si contrassero per via della luce.
"Harry?" disse senza aprire gli occhi.
Harry trasalì. "Come facevi a sapere che ero io?"
Un bagliore grigio apparve tra le ciglia.
"Perché non conosco nessun altro che sia abbastanza stupido e
suicida da svegliarmi a quest'ora del sabato," disse Draco di malumore. Si
stiracchiò, pigro come un gatto, e il suo umore sembrò migliorare dopo quel
gesto.
La coperta scivolò un po' più giù sul suo petto.
"Allora, che sei venuto a fare?" chiese infine Draco.
Harry scosse il capo, distratto.
"Avanti, alzati," disse. "Ti ricordi, ho una
sorpresa per te."
Draco si alzò su un gomito, scuotendo il capo con divertita
incredulità. "Cosa stai blaterando, Potter?"
"Ti ho detto che è una sorpresa," gli disse fermamente
Harry. "Dai, Draco, muoviti. Puoi dormire domani."
Usava il nome di Draco deliberatamente. Per qualche ragione ogni
volta che Draco lo chiamava Potter sentiva il bisogno di provare che era ancora
suo diritto.
"Voglio dormire adesso,"
gemette Draco. "Portami la sorpresa dopo pranzo."
"Devi venire a vederla, la sorpresa," disse Harry, con
voce severa. "Subito."
"Oh, siamo autoritari ora che abbiamo vinto il Torneo
Tremaghi, o sbaglio?"
Draco sorrideva. Era incredibile cosa ci si doveva sentir dire da
Draco, solo perché era Draco.
"Bene allora," continuò, con un gesto che incitava
nobilmente ad allontanarsi. "Sparisci. Esco tra un minuto."
Harry parve dubbioso.
"Stai tentando di farmi uscire per rimetterti a
dormire?"
Era altrettanto incredibile il modo in cui Draco riusciva a
guardarti dall'alto in basso anche rimanendo sdraiato.
"No, Harry, imbecille completo," spiegò con estrema
condiscendenza. "E' che non ho niente addosso."
Harry sentì il proprio viso andare a fuoco. D'un tratto il petto
pallido di Draco gli sembrò molto più esposto rispetto a un minuto prima.
"Oh... io... scusa."
Draco rise. "E' tutto a posto. Non c'è bisogno di fare quella
faccia sconvolta."
Non sono sconvolto!
Ok, era un pochino sconvolto.
Harry uscì in fretta dalla stanza, e si disse che si stava
comportando da stupido. Aveva visto spogliarsi i suoi compagni di squadra e di
dormitorio innumerevoli volte, per l'amor del... Non era niente di che. Si
stava comportando da idiota.
Draco non sembrò pensarci quando riemerse, stropicciandosi gli
occhi. Harry si rallegrò notando che i suoi capelli erano all'insù, e che
indossava un mantello sopra i vestiti. Era chiaramente stanco, e Harry, che non
aveva alcun problema ad alzarsi presto, lo trovò stranamente tenero.
"Oh, spero proprio che questa sorpresa valga la pena di esser
vista."
"Sono le nove passate, pigrone."
Draco alzò le spalle. "Lo
sapevo che era qualche ora assurda della mattina."
"Dai, stai facendo aspettare la tua sorpresa."
Draco non aveva ancora espresso una singola parola di piacere o
gratitudine, e non sembrava sul punto di cominciare.
"Sarà meglio che ne valga la pena," mormorò di nuovo.
Harry finse di dargli uno schiaffo. "Scemo," rispose,
non senza affetto. "Muoviti."
*
Draco continuò a trascinarsi giù per la gradinata della scuola.
"Perché dobbiamo andare a Hogsmeade dalla strada più
lunga?" domandò poco dopo, scuotendo la testa e cercando di darsi un'aria
più sveglia.
"Perché Mielandia apre alle dieci il sabato, e forzare
l'entrata è una cosa sconveniente," spiegò Harry. "Te l'ho detto,
Draco."
"Sconveniente! Definisci la parola sconveniente."
"La definizione corrente è ‘non conveniente'."
"Quello potrebbe anche voler dire costoso. Abbiamo forse
qualcosa contro le cose costose?"
"Bene, allora prova con ‘non legale'. I proprietari dormono
sopra al negozio. Potremmo svegliarli."
"E allora?" chiese Draco con ironia. "Se sono
sveglio io, dovrebbero esserlo tutti. Quando non sono felice, mi piace spargere
la malinconia a cucchiaiate. Ti sei mai svegliato col solo desiderio di
prendere a calci la
gente?"
"A volte mi viene l'impulso, sì," disse Harry con uno
sguardo obliquo.
Draco lo guardò storto.
"Bleah. Fai schifo, Potter."
Harry alzò le sopracciglia. "Fai schifo, Potter? Sei fuori
allenamento, Draco."
"Baah," disse Draco, caustico. "Cos'hai nel
cestino, Harry? Fa parte del regalo?" Si illuminò. "Oooh, è così,
vero? Posso guardare? Solo una sbirciatina?"
Harry lo colpì col cestino.
"Fa parte del regalo, e non puoi ancora vederlo."
"Era il mio ginocchio
quello," lo informò torvo Draco. "Potrei morire."
"Come fai a morire per un colpo di cestino al ginocchio? E'
la stessa logica speciale che ti porta a morire perché un Ippogrifo ti ha
graffiato il braccio?"
"Avrei potuto morire! Avrei potuto contrarre un'infezione,
sai?" disse Draco. "Era molto sporco, mi pare. E quel cestino avrebbe
potuto avere una scheggia, che avrebbe potuto intossicarmi il sangue, cosa che
avrebbe portato alla mia rapida e tragica dipartita, che a sua volta avrebbe
indotto migliaia di ammiratori a piangere sulla bara con dentro il mio
bellissimo, pallido cadavere, e successivamente a lapidarti."
Harry guardò Draco a lungo. Draco incrociò le braccia sulla
difensiva.
"Potrebbe succedere."
"Credo che correrò il rischio," disse Harry asciutto, e
afferrò il braccio di Draco per farlo camminare.
Era un po' troppo nervoso per rilassarsi prima di sapere quale
sarebbe stata la reazione di Draco. Così continuarono a camminare nella leggera
nebbia mattutina, che il sole stava già iniziando a scaldare e rarefare, finché
non giunsero al piccolo porto dove di solito approdava il battello, e fu allora
che Draco vide il regalo.
Lo fissò terrorizzato e disse, "Dimmi che stai scherzando."
La piccola barca a remi dondolava piano sul lago, le onde
segnavano la placida superficie dell'acqua. Harry si piegò e vi pose dentro il
cestino.
"No," disse. "Non sto scherzando, Draco."
"Non salirò
su quella cosa."
"Cosa... vuoi avere paura ed evitarlo per sempre?"
"Già, mi sembra un ottimo piano! Non sono un Grifondoro.
Avere paura delle cose non mi dà fastidio."
"No?" chiese Harry.
Draco lo guardò fosco, quindi tornò a guardare la barca e
impallidì. Harry lo vide deglutire.
"Harry," disse sottovoce. "Non posso."
"Draco, non devi farlo per forza. Ma è stata resa immune agli
incantesimi. E' perfettamente sicura."
Draco guardò di nuovo la barca, poi guardò Harry. Deglutì con un
piccolo movimento doloroso. "Devi averci messo secoli."
"Ho chiesto a Hermione di indicarmi alcuni libri che
potessero essermi d'aiuto." Harry sorrise leggermente, e fu lieto di
vedere Draco ricambiare il sorriso. "Non le ho detto per cosa era."
"Naturale." Draco posò ancora una volta lo sguardo dubbioso
sulla barca. "Proprio nessun incantesimo?"
"Giuro. Ma... non devi salirci, se non ti va."
Draco guardò ancora una volta la barca, e poi Harry. Si stava
mordendo un po' il labbro, ma i suoi occhi erano ben aperti e limpidi.
"Lo so," rispose, e salì cautamente sulla barca.
Harry salì a bordo, cercando di non farla oscillare. In quel
momento lo sguardo di Draco si era fatto sospettoso.
"Se è immune a qualsiasi incantesimo," disse, "in
che modo, di grazia, riusciremo a farla muovere?"
"Tu cosa pensi?" Harry sollevò i remi. "Nel modo
babbano, idiota."
Draco sembrò esterrefatto.
"Lavoro manuale? Ma tu stai male."
"Prendi un remo, Draco."
"Io?" disse Draco, e subito assunse un'aria
studiatamente vacua. "Come si fa a muoverlo? Quali parole si dicono?"
Harry lo guardò incredulo.
Alla fine disse, "Tu remi al ritorno," prese entrambi i
remi e cominciò a remare in modo saldo verso il largo.
Vide le dita di Draco premere sui bordi della barca, ma non ne
fece parola. Invece disse, "Come va il progetto di Magia Creativa?"
"Malissimo!" rispose Draco con pronta disperazione.
"Non riesco a scegliere. Insomma, come si fa? Ci sono musica, arte,
scultura e recitazione, e per qualche motivo mi piace molto l'idea della
poesia."
"Non ti facevo un amante della poesia."
"Oh, non lo sono. Ma se ne recito una posso indossare la
camicia da poeta. Mi piacciono le maniche."
"Non credo proprio che dovresti pensare alle maniche."
Draco scrollò le spalle. Aveva lasciato andare uno dei bordi, ma
continuò a guardare in alto con entusiasmo, quando raggiunsero il centro del
lago.
"Fatto? Possiamo tornare adesso?"
"No, Draco," disse Harry. "Rimarremo qui per un
po'. Fin dopo l'ora di pranzo... è per questo che ho chiesto agli elfi
domestici di farmi il cestino."
Draco parve offeso. "Non voglio, e non puoi
costringermi!"
Harry gli sorrise innocentemente. "Vuoi scommettere?"
chiese, e lasciò cadere i remi oltre i bordi.
Draco eruppe in un gridolino di sconfitta.
"Non posso credere che tu l'abbia fatto! Hai detto che gli incantesimi non funzionano su
questa barca, come faremo a tornare indietro? Io non nuoterò fino a riva,"
aggiunse in tono piatto. "E non ti lascerò andar via. Quindi moriremo di fame, e tu morirai per primo
e io dovrò mangiarti, ma questo
non mi salverà perché, diciamolo, il tuo corpo scheletrico non nutrirebbe uno
scoiattolo, e alla fine morirò tutto solo."
"Draco. Ti fidi di me, giusto?"
"Diciamo," concesse Draco di malavoglia.
"Torneremo indietro. Rilassati."
Draco guardò la barca, poi l'acqua, e finalmente Harry. Inspirò
profondamente.
"Ok."
"Bene." Harry reclinò la schiena. "E non sono
scheletrico," aggiunse con tardiva indignazione.
Draco si sporse di lato con prudenza.
"Sì che sei scheletrico," insisté, con aria più allegra.
"Hai dei polsi nodosi. Quello che dovresti fare è prendere peso e farti
crescere i baffi."
Harry sbatté le palpebre. "Perché?"
Draco si stiracchiò, riuscendo a dare l'impressione di starsi
distendendo sontuosamente in una barchetta che chiaramente aveva paura di
toccare.
"Non te l'ho detto? E' il mio piano arguto," disse.
"Sai che odi essere famoso, e tutto il resto. Quello che devi fare è
crearti un alter ego. Un
normalissimo mago Joe, se vuoi. Chi mai sospetterebbe che quel baffuto grassone
sia il famoso Harry Potter? Potresti indossare gilet di lana e farti chiamare
Ignazius Trout."
"Ignazius Trout," ripeté
assente Harry.
Draco sorrise radioso. "Secondo me ti dona. E poi, non è che
Harry Potter sia un bel nome."
"A me piace il mio nome!"
"Oh, no," disse draco, liquidandolo. "E' un nome
orrendo. Prendiamo Harry. Harry significa tormentare o importunare, mentre
potter significa bighellonare. Pensa al messaggio che trasmetti al mondo!
Sembra che tu te ne vada a zonzo a importunare la gente."
"Beh, ora è tutto chiaro. Ovviamente dovrei chiamarmi come
te."
"Parli per pura invidia del mio nome aristocratico,"
osservò Draco altezzosamente. "Ammettilo, Potter. I tuoi polsi sono nodosi, e il tuo nome è orrendo."
Il sole cominciava ad alzarsi. Draco si tolse di dosso il mantello
e si sbottonò i polsini della camicia senza pensarci. Guardò in su mentre lo
faceva, e il suo sorriso fu breve e splendente.
"Però mi piaci lo stesso," aggiunse, e si appoggiò più
comodamente.
*
Ovviamente, una volta arrivato al punto in cui sembrava oziare
felice e a proprio agio, Draco cominciò a lamentarsi.
"Haaaaarryyy."
"Sì, Draco?"
"Haaaaarryyy."
"Che c'è, Draco?"
Harry aveva chiuso gli occhi, godendosi il sole. Quando li aprì e
guardò verso Draco, Draco stava sbirciando l'acqua dal bordo della barca.
"Penso che la piovra gigante sia sotto di noi," annunciò
tetro.
"E perché la cosa ti secca?" chiese Harry pazientemente,
roteando gli occhi e preparandosi a una scenata.
Draco era scandalizzato. "Le piace ghermire innocenti coi suoi
tentacoli."
"Ha salvato Dennis Canon dall'annegamento. Probabilmente non
è malvagia."
"Oh, questo è ciò che vogliono farti credere," gli disse
Draco. "Secondo me erano in combutta. Ho i miei sospetti su quei Canon. Conosci
il maggiore... ehm, Callum..."
"Colin."
"Comunque. Una volta si è infilato negli spogliatoi dei
Serpeverde, ha scattato delle foto e le ha vendute! Ti sembra crudele o no,
come cosa?"
Harry si accigliò. "Veramente, mi sembra una cosa da
Serpeverde."
"Oh, beh. Alla fine si scoprì che era stata un'idea di
Blaise." Draco agitò una mano. "In ogni caso, penso di aver reso
l'idea. Crudele."
"E anche piuttosto stupido," rifletté Harry.
"Voglio dire, senza offesa, ma non mi viene in mente nessuno disposto a pagare
per una foto di Goyle."
"Niente più di un pallido zellino, comunque."
Draco mantenne la faccia seria per circa due secondi, poi scoppiò
a ridere.
"Draco, è una battuta orrenda,"
disse Harry, mordendosi l'interno della guancia per frenare la propria risata.
"Dovresti vergognarti."
"Me l'hai servita su un piatto d'argento," si difese
strenuamente Draco. "Non è colpa mia."
"Beh, almeno hai chiarito il mistero delle foto di te avvolto
da un asciugamano che circolavano nella Torre di Grifondoro l'anno scorso."
Draco trasalì. Harry sorrise innocente.
"Saresti proprio dovuto essere un Serpeverde," disse
Draco con ferma convinzione, quindi parve improvvisamente interessato.
"Per caso, ehm, ti è capitato di sentire a che prezzo le davano?"
"Beh, no," disse Harry tranquillo. "Non ero nel
mercato."
Draco lo guardò storto. In realtà Harry ricordava che molte di
quelle foto erano semplicemente finite sul tavolo dei Grifondoro, finché i
gemelli non avevano incantato l'asciugamano in modo da farlo diventare rosa con
una fantasia a cuoricini e con su la scritta ‘Malfoy e McGranitt forever'.
Scelse diplomaticamente di non menzionare questo dettaglio, né il fatto che lui
e Ron avevano riso fino a star male.
Dopotutto, sarebbe stato molto più divertente riuscire a recuperarne
una e mostrarla a Draco.
Draco continuava a tenere il broncio e a mormorare commenti su
persone che si credevano mooolto
divertenti, quando la barca traballò.
"Oh mio Dio," esclamò Draco, facendosi verde pallido.
"E' la piovra. Te l'ho detto, è la piovra."
"Draco, ti giuro che non è cattiva."
"Non m'importa,"
si lamentò Draco. "Tocca le persone coi tentacoli." Scrutò di nuovo
ansiosamente oltre il bordo della barca. "Non voglio che mi tocchi,"
aggiunse, distrutto. "E' tutta viscida. Colpiscila con un remo."
"Li ho gettati via, ricordi?"
Draco gli scoccò un'occhiata funesta, quindi incrociò le braccia
sul petto con l'aria di un martire che si fosse rassegnato a un destino
crudele.
"Geniale, Ignazius Trout."
Harry non riuscì a non ridere, stavolta. "Sei ancora più
folle di mattina," notò. "E sei un po' strambo, nel migliore dei
casi."
"Mangia prima lui," consigliò Draco alla piovra,
gridando. "E' molto più croccante."
"No, mangia lui," propose Harry. "E' più malvagio.
Ho sentito che i malvagi sono molto saporiti."
"Macchè, anzi, sono decisamente insipido," lo corresse
in fretta Draco. "Sono un malvagio budino al latte."
"Oh, sta' zitto," disse Harry, appoggiandosi al bordo e
spruzzando un po' d'acqua sul viso di Draco.
Draco sputacchiò per un momento.
"C'era una cosa viscida!" gridò. "Era acqua
molliccia di piovra! Me la pagherai, Potter."
All'improvviso gli occhiali di Harry furono colpiti dall'acqua.
Vide Draco sogghignare attraverso le goccioline. Harry sorrise. Il sorrisino di
Draco sbiadì.
"Adesso siamo pari," annunciò con una voce
improvvisamente calma. "Va bene, Harry?"
"Sei sicuro?"
"Sicuro," Draco annuì, ancora con un'aria diffidente.
"No, non pensarci nemmeno. I miei capelli si gonfiano se si bagnano e non
vengono asciugati per bene."
Harry annuì solennemente. "Capisco."
"Quindi non devi schizzarmi."
"Se lo dici tu." Harry sogghignò, e spruzzò un piccolo
getto d'acqua direttamente sulla testa di Draco. "Gonfi."
Draco lo squadrò attraverso la frangia sgocciolante. Poi cominciò
a togliersi i vestiti.
"Ehm?" disse Harry, confuso.
Draco emerse dai vestiti con l'acqua che già colava sulle spalle
della sua camicia.
"Mi preparo a prendere il sole," spiegò con dignità.
"Mi servirà un cuscino per elevare la testa così che si asciughi a dovere,
nonché per il fine secondario della comodità."
Harry alzò le sopracciglia. Draco sollevò il mento e restò
adeguatamente serio.
"Possiamo dividere il tuo cuscino?"
"Ok," acconsentì Draco scortesemente. "Basta che ti
metti in testa che i miei capelli non sono materiale da risata."
"Oh, capisco," gli disse Harry, ridendo piano mentre si
allungava sul fondo della barca.
Draco si schermò gli occhi con la mano per guardare in alto verso
di lui.
"E' la seconda volta in pochi giorni che organizzi un assalto
ai miei capelli," sbuffò, dando un calcio alla caviglia di Harry.
"Sacrilego."
"Per favore, ho sentito della gente dire che il corpo è un
tempio, ma questo è ridicolo," mormorò Harry.
Draco si alzò immediatamente a sedere.
"Ora basta," dichiarò, e immerse il braccio nell'acqua
fino al gomito. Lo tirò fuori e scompigliò vigorosamente i capelli di Harry.
Harry non oppose resistenza, si limitò ad alzarsi sui gomiti e a
sorridergli, convinto che Draco potesse fare ben poco per rovinare i suoi, di
capelli.
Draco si strofinò la mano sui jeans, seccato.
"Ho toccato la piovra," lo informò allegro. "Hai
della bava nei capelli. Ecco fatto, Potter. Ora siamo pari."
"Bava! E' disgustoso. Quanti anni hai, quattro?" Harry
gli dette un pugno sulla spalla, quando Draco fece per distendersi di nuovo.
Draco parve decisamente insultato, e gli restituì il pugno.
"Te lo meritavi," ribatté, mettendosi i capelli bagnati dietro le
orecchie.
Harry lo spinse e Draco cadde sulla schiena. Si tese verso Harry,
gli occhi quasi chiusi per il sole.
"Dopo tutto il fastidio che mi sono preso." Harry finse
di rimproverarlo. "Ingrato."
"Mai scherzare coi capelli," gli disse con calma Draco.
"E niente più azzuffate in barca: si rovescerà, io mi metterò a gridare
come una ragazza, e allora sarò costretto ad affogarti per nascondere la
vergogna."
C'era un briciolo di autentica paura dietro il sorriso di Draco.
Harry si sdraiò.
Il sole splendeva e avrebbe potuto dormire, ma ad un tratto Draco
gli strattonò la spalla.
"Harry. Ehi, Harry."
"Sì?"
Draco si tese a guardare il cielo. "Secondo te a cosa
somiglia quella nuvola?" Chiese, in quello che sembrava lo spirito di
un'indagine scientifica. "Secondo me sembra una tartaruga con la
parrucca."
*
Rimasero stesi al sole per qualche ora, ad assorbirne i raggi
appisolandosi ogni tanto. Ogni volta che Draco si svegliava sembrava avere una
nuova domanda, tipo ‘Se fossi un oggetto inanimato, cosa saresti?' o ‘Credi che
gli elfi domestici scelgano il proprio partner basandosi sulla misura dei globi
oculari?'
Draco pensava che fosse così, e decise anche che Harry sarebbe
dovuto diventare il manico di scopa di Ginny Weasley, cosa per la quale Harry
fu costretto a minacciare di picchiarlo.
Poi Draco disse, "E qual è la tua più grande paura?"
Harry sollevò la testa dalle braccia, guardando la curva della
guancia di Draco con la coda dell'occhio, sebbene con la mente pensasse ad un
incubo oscuro e privato.
"Non avere la forza di uccidere Voldemort," rispose sottovoce.
Draco sussultò sentendo quel nome, e guardò l'acqua placida
attorno a sé. "Speravo che dicessi qualcosa di più divertente, che so,
Hannah Abbott come mamma l'ha fatta," protestò, cercando di mantenere la
voce frivola.
"E dai, Draco."
Draco sospirò e si alzò a sedere, tirandosi le gambe contro il
petto e avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia.
"Io... ok," disse. "Perderli. Perdere i Serpeverde.
Quelli dalla nostra parte."
Harry si appoggiò sui gomiti, guardando preoccupato il viso di
Draco.
"Vuoi dire... che muoiano, o spariscano?"
"No." Draco si morse il labbro. "Cioè, anche
quello. E' che... Non sto dicendo che li ho costretti ad unirsi al Giovane
Ordine, ma molti di noi hanno genitori che sono... hanno dei genitori che hanno
delle aspettative, o si trovano in posti di cui abbiamo paura, o... E' stato
molto difficile per ogni Serpeverde prendere una decisione. E dopo che mio
padre... è morto, sono tornato, e avevo una... missione, credo, e sapevo che
alcuni di loro mi rispettavano e me ne sono approfittato e non me ne pento e non mi arrendo. Così ho ottenuto ciò che
volevo, come faccio di solito, ma l'unica cosa che volevo era la vendetta, e
dovevo anche prendermi delle responsabilità. E adesso... ho paura per loro, e
devo proteggerli, e..."
Harry guardò Draco, finalmente veramente e assolutamente serio,
col viso pallido e concentrato, il profilo teso contro l'acqua calma.
Draco alzò lo sguardo e lo riabbassò, prese un respiro profondo,
sorrise lievemente perché tra loro si capivano, e infine ritentò.
"E' solo... ci è voluto così tanto impegno," disse.
"Non che molti di noi saltellassero di gioia all'idea di farsi marchiare
gli avambracci, ma sembrava che non ci fosse molta scelta e che ci fosse
veramente poco per cui lottare... noi non siamo nel suo mirino, e non ci
importa molto dei filobabbani né dei figli di Babbani. Non potevo contare né
sulla lealtà cieca a Silente, né su fulgidi ideali. Noi non siamo così."
Si fermò e si guardò le mani giunte sulle ginocchia. "Mi sono impegnato
troppo per loro per abbandonarli adesso."
"Stai dicendo che c'è davvero una possibilità che..."
"Sto dicendo che non lo so!" saltò su Draco. "Noi
non siamo come voialtri. Alcuni di noi stanno mandando al diavolo le proprie
famiglie per questa cosa. Alla maggior parte di noi piace Lupin, ma per noi è
difficile contare su una persona che non è dei nostri. Non mi piace Silente, e
non permetterò che sia lui a dirmi cosa fare. E adesso Snape se n'è andato, e
tutti stanno male per quelle accuse, è un casino, e non so cosa fare!"
Harry non sapeva neanche cosa dire. Rimase a guardarlo a bocca
aperta.
In quel momento si ricordò di quando Lupin aveva detto che il
professor Snape era via per cercare di raccogliere informazioni che spiegassero
l'attacco recente.
Snape era partito alla fine di Marzo. Ed erano a Maggio. E Harry
si era talmente abituato alla sua assenza, preso da pensieri su... sul Torneo,
la guerra, le preoccupazioni, Draco... che non
se n'era accorto.
E si era chiesto come
Guardò la testa inclinata di Draco, quasi incantato.
"Draco. E tu cercavi di portare questo peso da solo."
Draco non alzò lo sguardo. "I Serpeverde non hanno bisogno di
aiuto."
"Stupido idiota." Harry si fermò e disse, con meno
veemenza: "Sei... sei in pensiero per lui?"
Fu allora che Draco alzò gli occhi, spalancati come se avesse
ricevuto un colpo imprevisto. "Sì," disse duramente. "Sappiamo
esattamente quali rischi corre. Ed è l'unico adulto di cui possiamo fidarci qui
dentro... e l'unico che abbia un minimo di fede in noi."
Dato che si trattava di Draco, non aggiunse E gli voglio bene.
"Potete fidarvi di Lupin," disse Harry. "Potete
fidarvi di Silente."
"Sì?" ringhiò Draco. "Vuoi che chieda a gente a cui
è stato insegnato a sospettare di chiunque fuori da un certo circolo sociale di
affidarsi ad un licantropo? E' già difficile per me. E vuoi che mi fidi di
Silente, che ogni tanto decide arbitrariamente di togliere
"Senti, i Grifondoro avevano vinto
"Non ti sto accusando," rispose Draco. "Ti sto
dicendo come vedo la cosa. Lui non ci ha mai spiegato niente. Non concediamo la
nostra fiducia facilmente, e lui non ha mai nemmeno cercato di ottenerla. Sai
cosa successe quando Crouch mi trasfigurò e mi lanciò contro una pietra? Snape
gli disse che se avesse toccato un'altra volta un suo studente l'avrebbe
ucciso. Silente, invece, ha assunto quel bastardo. Se permetti, so di quale dei
due posso fidarmi."
Harry notò l'espressione arrabbiata e testarda di Draco, e pensò
al modo in cui gli aveva raccontato la storia. Si ricordò un ragazzino che,
durante una lezione di Pozioni, aveva detto che Snape era il miglior professore
della scuola.
"Snape ritornerà," disse gentilmente. Draco tornò a
guardarsi le ginocchia. "Con tutta questa lealtà cieca," aggiunse
spontaneo, "forse avresti dovuto essere un Tassorosso."
Draco lo fulminò con gli occhi, ma nello sguardo gli si leggeva
una traccia di sollievo.
"Rimangiatelo, o ti colpisco con il cesto."
Cominciò a cercarlo sul fondo della barca, ma rialzò lo sguardo
quando Harry gli toccò il braccio.
"Puoi davvero
fidarti di loro," disse. "Di Lupin e Silente. Credimi."
"Perché dovrei crederti, Potter?" chiese Draco
sdegnosamente. "Tu ti fidi di chiunque. Ti fidi perfino di me. C'è nessuno nella scuola in cui possa
avere un minimo di salutare mancanza di fiducia?"
La linea delle sue spalle rimase un po' troppo tesa, e Harry gli
offrì un sorriso rassicurante.
"Gazza," suggerì. "Gazza e il suo gatto malvagio.
Di loro puoi diffidare quanto vuoi."
"Mi piacciono i gatti," obiettò Draco, rilassandosi.
"Sono così meravigliosamente egoisti. Li capisco."
"Nah," disse Harry. "A me piacciono i cani. Ho
sempre desiderato un cucciolo, da quando ero piccolo." Si illuminò,
pensando a una cosa. "E me ne prenderò uno, una volta finita la
scuola."
Draco gettò la testa all'indietro e urtò il fianco della barca.
Non sembrò tremendamente infastidito dalla cosa, si limitò a tenere gli occhi
verso il cielo.
"Oh, sì. L'anno prossimo," disse. "Non ne abbiamo
mai parlato, vero? Tu cosa farai?"
E tu cosa farai?
Aveva parlato come se il futuro di Harry sarebbe stato
assolutamente connesso al suo, e non ne avevano mai parlato prima... e se per
caso il futuro di Draco Malfoy fosse già pianificato, senza alcuno spazio
libero?
Il sole splendeva, ma Harry sentì un po' di freddo. Guardò Draco e
vide solo la sua gola, e cercò di formulare una frase a caso.
"Ci sarai ancora? " gli uscì fuori invece, e in quel
momento avrebbe sacrificato tutta la sua abilità nel Quidditch pur di imparare
ad essere meno disastrosamente goffo con le parole. "Ehm, voglio
dire..."
Draco lo guardò con un sopracciglio alzato.
"Non come cucciolo, Potter," lo informò. "Starò a
casa mia. Vivere con mia madre in effetti scalfirà la mia reputazione, ma
abbiamo trenta stanze da letto, quindi forse c'è speranza. Inoltre... ad alcuni
Serpeverde servirà un posto dove stare. Casa mia andrà bene."
Curvò un lato della bocca.
"Potresti venire anche tu," propose disinvolto.
"Ogni tanto. Mio padre aveva fatto costruire molti campi di Quidditch sui
terreni. Sei geloso?"
Harry lo squadrò deliberatamente.
"Sì, molto." Fece una pausa. "Io lavorerò con gli
Auror," gli disse. "Ho già comprato un appartamento in una zona
magica di Londra."
Ripensare a quando, l'estate prima, aveva cercato l'appartamento insieme a
Sirius gli inviava ancora una scossa di piacere al petto. Sirius gli aveva
offerto una casa una volta, e lui non aveva desiderato altro che avere una casa
vera ed essere libero dai Dursley, ma adesso era cresciuto, e i suoi sogni
d'infanzia erano divenuti realtà. Avrebbe potuto comprarsi una casa da solo e
lasciare Privet Drive per sempre.
Una casa. Harry l'aveva comprata, aveva chiesto a Sirius di uscire
un momento e si era semplicemente seduto lì. Niente regole, niente parenti,
stabilità e sicurezza, la promessa di un futuro dopo la guerra. Avrebbe scelto
i mobili e comprato un cane, e...
"Anche tu potresti venire a stare da me, qualche volta,"
disse.
"Grande," disse Draco in tono soddisfatto. "La
dimora di uno scapolo in città. Divertente." Si incupì. "A meno che
non venga a viverci anche Weasley. In quel caso dovrò rifiutare il tuo gentile
invito, dal momento che mi soffocherebbe nel sonno in modo ben poco
ospitale."
"Ron resterà a casa sua," gli disse Harry. "Credo -
e non dirlo a nessuno - che voglia mettere da parte i soldi e il coraggio per
chiedere a Hermione di andare a vivere con lui, tra un paio d'anni."
Si aspettava un'osservazione acida sulla coppia d'oro, invece
ricevette un imprevisto sorriso dorato.
"Meraviglioso," disse Draco, radioso. "Posso
aiutarti ad arredare la stanza degli ospiti?"
"La vuoi arredare con qualcosa che stoni coi capelli rossi,
vero?"
"Lo farei mai?"
"A Ron non importerebbe, lo sai."
Draco parve infastidito.
"Puoi aiutarmi a scegliere il cane," propose Harry
generosamente.
"Non mi va. Voglio aiutarti a scegliere un gatto."
"Draco, se vuoi un gatto puoi prendertene uno tuo. Io avrò un
cagnolino, perché ne volevo tanto uno, e i Dursley dicevano sempre che
avrebbe..."
"Non posso avere un gatto," disse Draco, imbronciato.
"Ci sono mobili antichi in casa mia. Mio padre mi diceva sempre che un
gatto avrebbe fatto..."
"Troppo casino," concluse Harry per entrambi,
rivolgendogli un altro sorriso.
Draco assunse un'aria pensierosa e si rannicchiò sul fondo della
barca come un bambino meditabondo. Il vento si stava alzando un pochino, e i
suoi capelli si erano sollevati leggermente dal collo.
"Com'era stare dai Dursley?" chiese. "Cioè, ho
sentito delle voci, e so che non sei mai tornato da loro per Natale, ma... si
stava tanto male?"
Harry lo guardò. Draco lo fissò a sua volta, un po' curioso, un
po' preoccupato.
Dio, com'era strana la vita. Pensare che un giorno si sarebbe
trovato a raccontare la storia della sua infanzia rubata a Draco Malfoy, fra
tutti quanti.
Fece un respiro profondo e gli raccontò alcune cose. Il
sottoscala. La stanza con le sbarre alla finestra e i giorni passati con
porzioni di cibo ridicole.
Quando disse quell'ultima cosa Draco si sporse, gli prese un polso
e lo serrò dolorosamente con le dita. Harry gli disse solo alcune cose sulla
vita dai Dursley, e con cautela. Ormai era tutto finito. Non importava più.
Quando ebbe finito alzò gli occhi su Draco. Draco aveva quello
sguardo stranamente deciso che sfoggiava prima delle partite di Quidditch.
"Benissimo, Harry," commentò in tono minacciosamente
disinvolto. "Ora, ecco cosa faremo. Lasceremo la scuola con i nostri bei
diplomi freschi freschi e trasformeremo quelle persone in scarafaggi. Per
dargli una nuova esperienza di vita, capisci, e poi tragicamente, per puro caso, li schiacceremo con un
matterello, più e più volte."
"Draco, non voglio schiacciare i miei parenti con un
matterello." Harry ci pensò. L'idea aveva un certo fascino. "Beh,
comunque non lo farò."
Gli occhi di Draco mantennero un'aria fanatica.
"Nessuna giuria al mondo ci condannerebbe," replicò.
"Tu sei famoso e io sono ricco. Siamo giovani e spericolati. Dobbiamo
commettere crimini e non pagarne le conseguenze. E' un nostro dovere
civile."
La sola idea di Draco nella stessa stanza dei Dursley era molto
strana. Erano così gretti e squallidi, e lui sarebbe sembrato tremendamente
fuori posto a Privet Drive, col suo mantello costoso, i capelli candidi e
lucenti e ogni poro del suo corpo che emanava aristocrazia magica.
Era assurdo sovrapporre Draco alla sua vita di prima. Era troppo
energico, troppo brillante a confronto, e Harry si era lasciato alle spalle
quella soffocante monotonia. Aveva portato via ogni cosa dalla sua stanza, e
nel momento in cui se n'era andato aveva capito che non sarebbe mai tornato, e
così anche loro, e solo il sollievo era rimasto ad accompagnare quel perpetuo
odio logorante da entrambe le parti.
Davvero, non gli importava più.
Però gli sarebbe piaciuto, anche solo una volta, vedere la faccia
di Draco se zia Petunia gli avesse detto di cucinare del bacon per Dudley.
Sarebbe stato saggio andarsene prima dell'esplosione.
"Ok, allora non vuoi ucciderli," disse Draco entusiasta.
"Faremo così: gli daremo delle memorie false e li convinceremo di essere
tutti cubisti..."
"Draco." Harry rise. "Basta. Davvero."
Draco obbedì, e ancora una volta cercò con gli occhi il suo viso.
"Non può venire niente di buono da dei cubisti," lo
informò solennemente Harry.
Draco annuì e lasciò andare il polso di Harry.
"Scusami, Harry." Alzò gli occhi per incrociare lo
sguardo sorpreso di Harry, e proseguì. "I tuoi polsi non sono poi tanto
male. Non ti devi preoccupare."
"Grazie, Draco. La cosa mi stava dilaniando."
Draco sollevò il mento. "Ne sono certo. Non tutti hanno avuto
dei genitori che trasmettessero la perfezione nel loro stesso sangue."
"Scusa," disse Harry, "hai detto ‘nel loro stesso
sangue' o ‘nello stesso sangue'? Perché ho sentito certe storie sulle antiche
famiglie purosangue..."
"Zitto."
"I tuoi genitori erano consanguinei, Draco?" chiese
Harry con voce velata. "Perché a me puoi dirlo, se lo erano. Non è colpa
tua... anzi, spiegherebbe molte cose."
"Zitto, zitto, zitto!"
Il viso di Draco era rosso per l'indignazione, e il vento del lago
gli aveva arruffato i capelli nonostante i suoi sforzi per tenerli in ordine,
così che le ciocche si attorcigliavano attorno alle sue dita mentre cercava di
lisciarli. Harry ricordò la prima volta che avevano camminato attorno al lago,
e pensò com'è diverso, com'è strano, e come
avrei mai potuto immaginarlo, e sorrise verso di lui.
Parlò con voce morbida e premurosa. "Erano cugini,
Draco?" domandò.
Draco scosse la testa. "Ti informo che erano legati solo dal
sacro vincolo del matrimonio," disse severo. "E non si somigliavano
per niente, a parte il fatto che erano entrambi biondi e irresistibili. Neppure
io somiglio molto a mia
madre."
"A parte il fatto che sei biondo e irresistibile, vuoi
dire," aggiunse Harry, che conosceva bene quel Malfoy.
Draco gli rivolse un sorriso abbagliante. "Ma certo." Si
gettò indietro i capelli con superbia, poi si fece pensieroso.
"Dicono," cominciò con incertezza, una cosa molto strana addosso a
lui.
"Sì?" chiese Harry,
Draco si fermò per qualche altro secondo.
"Che sono la copia di mio padre," terminò
all'improvviso, quindi alzò gli occhi e parlò con un entusiasmo che cercava
spudoratamente di mascherare. "Hai visto mio padre, no? Una volta in
libreria e un'altra alla Coppa del Mondo. Secondo te... gli somigliavo?"
Somiglia proprio a suo padre.
E la prima volta che Harry aveva visto Lucius Malfoy, aveva capito
che non poteva essere altri che il padre di Draco.
Così uguale a lui, con gli occhi dei Malfoy, i capelli dei Malfoy
e il viso dei Malfoy, l'erede dei Malfoy creato a immagine e somiglianza di
Lucius Malfoy per seguire le orme di Lucius Malfoy.
Solo che Lucius Malfoy se n'era andato, e i capelli, gli occhi, il
viso e il destino appartenevano solo a Draco, e Harry non aveva mai provato una
simile gratitudine vendicativa per la morte di qualcuno.
Voleva rispondere No. Voleva ripetere, non c'entri niente con lui, e voleva che Draco gli credesse,
e credesse che fosse una cosa positiva.
Ma c'era quello sguardo sul viso di Draco, quella fame malcelata,
quel bruciante e costante bisogno di un amore che non si ha e non si potrà mai
avere. Harry lo conosceva perché l'aveva visto nello specchio, e nonostante le
frottole sull'essere un bambino viziato che Draco raccontava a se stesso e agli
altri, Harry non poté non riconoscere una disperazione che conosceva benissimo,
così come non poteva pensare che una bugia, in quel momento, non avrebbe
avuto conseguenze.
Si tese e sollevò il mento di Draco. Draco lo lasciò fare,
convinto evidentemente che servisse ad esaminare meglio i suoi lineamenti per
paragonarli a quelli paterni.
Non era per quello. Era per...
Quei capelli, quegli occhi, quel viso.
"Secondo me tu sei più bello," disse Harry.
Draco alzò un sopracciglio e si fece indietro, lasciando la mano
di Harry in aria per un attimo. "Potrebbe tornare utile per i manifesti
per la campagna, no?" disse.
"Come, scusa?"
Draco si sporse di nuovo in avanti, i gomiti sulle ginocchia.
"Mio padre ha sempre desiderato che mi buttassi in politica," disse,
"ma... non lo so. Non sono sicuro che mi interessi, ma d'altronde non so
cosa mi interessi. Magari qualcosa nel campo della Magia Creativa, o forse...
Ho sempre voluto saperne di più sugli Indicibili."
"Lo capirai," gli disse Harry.
"Ho un sacco di tempo," convenne freddamente Draco.
"E comunque non posso fare niente finché non è finita la guerra. Ho cose
da fare, persone a cui pensare, e chissà cosa potrebbe succedere."
Intendeva dire che Voldemort avrebbe potuto vincere, e lui morire,
ma Draco era troppo insopportabilmente sciocco per ammettere una qualsiasi
delle possibilità.
Harry non avrebbe permesso che nessuna delle due cose accadesse.
"Lo capirai," ripeté, con più fermezza.
Draco sorrise furbo. "La tua fede mi commuove," fu tutto
ciò che disse. "Forse diventerò un gentiluomo edonista, steso su cuscini
di seta con decine di ballerine e cioccolata a portata di mano."
"Niente male," rispose Harry. "Ma hai detto che
sono invitato. A me piace il cioccolato bianco."
Draco si passò una mano sulla fronte con fare drammatico, come se
improvvisamente si sentisse male.
"Tipico della tua spietatezza sviolinare sul cibo mentre io
sto per morire di denutrizione," disse offeso. "Non che ti stia
biasimando, Harry, per avermi portato qui a morire di fame. Non lasciare che la
mia morte prematura ti scombussoli il cervello, proprio non vorrei che la mia
tragica dipartita ti danneggiasse."
"E' l'una e mezza. Non credo che morirai adesso."
"Anche se sarai direttamente responsabile della mia morte,
non lasciare che il bruciante senso di colpa ti consumi. Ti perdono, Harry,
davvero, nonostante la fame straziante mi stia corrodendo perfino gli organi
vitali."
Draco sembrava un martire. Harry sospirò rassegnato.
"Puoi guardare nel cestino se vuoi, Draco."
"E vai," disse Draco, afferrandolo e cominciando a
frugarvi all'interno. "Mm, mm, mm, sandwich, prosciutto e formaggio e che
fantasia!, mm, mm, mm, cosa c'è in questo thermos?"
"Succo di zucca," disse Harry.
"E nell'altro?"
"Beh, caffé."
Draco si illuminò.
"Caffé," osservò con grande gioia. "Oooh, e...
alghe. Alghe, Potter. Non mangerò alghe, anche se sono un toccasana per
l'incarnato."
"E' Algabranchia," spiegò Harry. "Nel caso la barca
dovesse rovesciarsi."
"Nel caso dovesse rovesciarsi?" Draco era scandalizzato.
"Quanto è instabile questa tinozza? Perché non hai espresso prima i tuoi
dubbi sulla sua capacità di stare a galla? Coleremo a picco?"
"Forse nella tua testa," teorizzò Harry, e guardò in
basso. "Come se sarei andato alla cieca, con te. Idiota."
Draco parve leggermente addolcito. "Oh."
Quindi ricominciò a frugare nel cestino.
"Mm, biscotti, mm, oh!" Alzò gli occhi, stupito.
"Lecca-lecca al sangue. Te lo sei ricordato."
Harry scrollò le spalle e annuì goffamente, poi rialzò lo sguardo
per controllare che Draco fosse soddisfatto.
"Assortimento di dolci, mm, mm, mm, e un cucchiaio, bene,
e... un vasetto di marmellata, e... un pacchetto di zucchero a velo."
Draco alzò nuovamente gli occhi, lasciando che i suoi capelli volassero ognuno
in una direzione alla volta, e il suo sguardo fu quasi indifeso. "Oh, Harry."
"Beh, volevo che fosse il picnic più pazzo di sempre,"
si giustificò Harry.
"Il giorno. Più Bello. Di sempre," disse Draco con
convinzione. "Harry, la prossima volta dobbiamo organizzarne uno per te.
Magari affitterò delle ballerine. Cosa vuoi?"
Harry cominciò a tirare fuori le cose noiose che Draco aveva
ignorato, come i piatti, e a sistemarli.
"Mi piace stare con te," rispose realisticamente.
"Mi versi del succo di zucca?"
"Pensa alle ballerine," suggerì Draco, prendendo il
thermos. "Noterai che l'idea sarà lì a devastarti il cervello. O perlomeno
a strusciarsi contro un palo con fare alquanto rapace."
"Vedremo," aggiunse con calma Harry.
Guardò verso Draco, che si stava occupando della tazza di Harry,
il viso concentrato mentre la barca oscillava un poco, il labbro inferiore
risucchiato appena all'interno.
"Dovremmo ordinare delle ballerine quando ti trasferirai nel
tuo appartamento," decise allegramente, raddrizzandosi. "In realtà
non ho mai ordinato delle ballerine prima d'ora. Sarebbe la migliore
inaugurazione possibile."
Harry trasalì. "Il mio padrino e il professor Lupin verranno
all'inaugurazione della casa. Non farmi pensare a queste cose."
"Sai, sono abbastanza grandi," ribatté Draco. "Sono
certo che sappiano tutto su..."
"No, Draco. Non dirlo nemmeno: non dire quella parola in
relazione ai miei modelli di riferimento. Fermati. Ti piacerebbe se fossi io a
farlo?"
"Beeeeeh, credo di poter avere qualche ragionevole dubbio sul
professor Snape," osservò Draco, aggrottando la fronte pensieroso.
"Insomma, è così bisbetico, e ha quei capelli orribili. Ma è anche vero
che è un Serpeverde..."
"Cos'è, le storie da una notte sono un rituale
Serpeverde?"
Draco si fermò e sollevò la testa, col sole che si rifletteva sui
suoi capelli e lo faceva sembrare incredibilmente innocente.
"Sì, Harry, esatto. E' un rituale. Quando un Serpeverde
compie dodici anni, viene deflorato con la forza su un altare macchiato di
sangue di agnello, con vestiti di plastica, da
un parente più grande. Non dire una parola. Ho forse mancato di
rispetto alle tradizioni della tua casa?"
Harry roteò gli occhi. "Grazie per l'immagine, Draco. Non
intendevo quello."
Draco sbuffò. "Ti informo che per noi la purezza è molto
importante. Nessuno di noi ha mai detto una parola a Tiger circa la sua virtù
privata."
Harry dovette distogliere lo sguardo e riflettere un momento,
prima che quell'orribile immagine potesse essere assimilata. Il lago era di un
blu più scuro sotto un cielo leggermente più scuro, un blu che si fondeva con
il verde scuro e il grigio indistinti della terra al di là.
"Vuoi dire che..." Fece una pausa, e deglutì.
"Cioè, insomma, Goyle l'ha fatto?"
"Oh, sì." Draco annuì con calma. "Con Millicent
Bulstrode."
"Bleah, fermati. Sei sicuro?"
"Sono molto sicuro. Mi svegliò dal sonno profondo dei bravi
ragazzi leggermente ubriachi per controllare un certo incantesimo vitale."
"Bleah, mio Dio. E cosa gli dicesti?"
Draco fece un sorriso malizioso. "Se ben ricordo, ‘Vai e
acchiappala, tigre.'" Sorrise dell'espressione di muto terrore di Harry.
"Sono un buon amico," si difese con decisione. "Parte dell'accordo
è sostenere le esperienze di apprendimento degli amici."
"Che schifo," disse Harry conciso. "Non sapevo
nemmeno che stessero insieme."
Draco storse gli occhi verso Harry, come per cercare di decifrare
un geroglifico.
"Non penso che stessero insieme," rispose lentamente.
"Stavano solo sperimentando. Non c'entravano i sentimenti."
"Oh, è disgustoso," disse Harry.
"Grazie tante," rispose Draco distratto, aprendo lo
zucchero a velo.
"Draco, non mi riferivo... Non mi hai mai detto con esattezza
quante, ehm volte..."
Draco alzò un sopracciglio interrogativo. Harry si rassegnò e gli
dette un pugno sulla spalla.
"Dai."
Draco cedette. "E va bene, allora. Cinque. Due relazioni, due
storielle e una persona di cui sono amico con cui è successo qualcosa un paio
di volte."
"Solo cinque?"
Draco parve oltraggiato. "Si dà il caso che secondo me è già
molto per un diciottenne, Potter," lo informò. "E comunque, cosa
credete succeda nei sotterranei dei Serpeverde, voialtri? Non ci sono frustini
né cuoio. Anzi, alcune sere facciamo i cruciverba."
"Ok, scusa," disse Harry. "Non guardare me. Non
sono un esperto in materia."
"Già, lo so." Draco sembrava assorto nei suoi pensieri.
"Harry, ti dispiacere... ti dispiace se...?"
"Cosa?"
"Sarebbe proprio disgustoso se mettessi lo zucchero a velo e
la marmellata in un sandwich?"
"Sì," disse Harry, molto deciso. "Sì, lo sarebbe.
Non provare a farlo mentre mangio."
"Oh, va bene," disse Draco imbronciato, leccandosi via
la marmellata da un dito. Forse fu il pallore a causare l'effetto di contrasto
che fece apparire l'interno della sua bocca tanto rosso.
Harry si accorse che Draco gli aveva appena fatto una domanda.
"Come hai detto, scusa?"
"Immagino ti dia fastidio perché aspetti una gran bella
storia romantica?"
Harry era abbastanza a disagio da non voler incrociare gli occhi
di Draco. Preferì concentrarsi sulle cuciture della maglietta di Draco.
"Non lo so," disse. "Non è che ci abbia pensato
molto."
Era vero. Succedevano sempre così tante cose, e niente era
successo con tremenda immediatezza. La cosa era ferma allo stato di vaga
promessa di conforto e godimento futuri, ma gli era sempre sembrata
fondamentalmente inquietante.
"Spostati, mi voglio stendere," disse Draco autoritario.
Harry si spostò obbedientemente su un lato. Draco si alzò in piedi
con attenzione, sempre stringendo il pacchetto di zucchero a velo, e scavalcò i
piatti. Poi si sistemò comodamente accanto a Harry e continuò.
"Però scommetto che è così," disse. "Ti conosco, tu
e i tuoi ideali ridicoli. Sai che le cose non sono solo bianche o nere, ma vuoi
che lo siano."
"E perché è tanto ridicolo?" chiese Harry, irritato.
Draco si appoggiò all'indietro sui gomiti.
"Niente è assoluto," disse pigramente, stiracchiandosi.
"Non può esserlo. Non esistono cose come la bellezza assoluta, la
perfezione assoluta, il sentimento assoluto. Io non posso avere fiducia
assoluta in qualcuno, Weasley non può provare affetto assoluto per Granger,
e... mio padre non poteva provare amore assoluto per me."
Che Draco dovesse misurare le emozioni della vita in base
all'esperienza di un assassino a sangue freddo, poi...
"Ti stai contraddicendo," gli disse con voce dolce.
"Una volta mi hai parlato del modo in cui vivi, ricordi? Del vivere con
furia. Se è così che vivi... se devi vivere con passione... beh, cos'è quello,
se non assoluto?"
Draco si alzò su una mano, i capelli morbidi per la brezza che
ancora increspava la superficie del lago.
"Che paradosso fatale, eh?" osservò.
Sembrava quasi felice di essersi costruito intorno un mondo
impossibile. Harry non capiva cosa spingesse ad essere così compiaciuti di ciò
che sembrava una dolorosa incertezza generale.
A lui non sarebbe affatto dispiaciuto credere ad alcune promesse
di assoluto. Desiderava tanto avere una risposta per ogni cosa.
Si tese e toccò la spalla di Draco.
"Io voglio assolutamente essere tuo amico," disse.
Fare egli stesso una promessa assoluta era il meglio che potesse.
"Ora potremmo parlare di qualcos'altro, per favore?"
chiese rattristato. "Quel luccichio adesso-ti-aggiusto-io nei tuoi occhi
si noterebbe da un miglio di distanza."
"Stavo solo considerando i meriti di Lavanda Brown,"
disse speranzoso Draco "L'abbiamo dimenticata, sai? E' una ragazza
attraente."
"Draco, ti ho avvertito."
Draco storse il labbro.
"Oooh, Harry, temo la tua ira. Cosa ne sarà di me?"
Harry lo colpì con un tovagliolo. "Sta' zitto."
"Non farmi del male," squittì Draco. "La potenza
del grande e spietato Harry Potter è nota a tutti. M'inchino al tuo titanico
potere. Dovrei temere di essere dannato, se non fossi in possesso di un'arma
segreta..."
Draco si mosse in un decimo di secondo, e allungò una mano verso
il viso di Harry.
Aprì le dita e cercò di spingergli con la forza una Tazza da tè
Mordinaso sul naso. Harry gli acchiappò il polso appena in tempo, gridò e lo
spinse via. Draco atterrò sulla schiena, la mano con la tazza curvata sul petto
e il sorriso diabolico ancora sulle labbra.
"Ti porti gli scherzi in tasca," disse Harry. "Ti
comporti proprio come se avessi quattro anni."
"Ti avevo quasi preso," disse sfacciatamente Draco.
"Non è questo il punto."
"A-ha! Lo
ammetti!"
Harry scosse la testa e mormorò di nuovo, "Quattro
anni." Una goccia di pioggia gli cadde sulla mano, e vide gli occhi di
Draco concentrarsi su di essa con puro sgomento.
"Oh no," dichiarò. "Sta iniziando a piovere."
Harry alzò le spalle. "Beh, ci bagneremo un po'."
Draco aggrottò la fronte. "I miei capelli," disse con
voce bassa e triste. "Saranno rovinati. Rovinati, ti dico!"
Harry alzò lo sguardo verso i cielo. Le nuvole in effetti erano
grigio scuro, e piuttosto minacciose. Le gocce lo colpivano con sempre maggiore
regolarità.
"Possiamo tornare," propose riluttante.
Draco si tuffò su qualcosa dall'altra parte della barca.
"Nah," disse. "Ho un piano. Sotto il mantello!"
A quel punto stese il suo mantello abbandonato sulla propria testa
e quella di Harry.
"Piano fantastico, Draco," osservò Harry con voce
soffocata, cercando di rannicchiarsi di più sotto il mantello. "Non vedo
niente. Oooh, i Serpeverde sono gente davvero arguta."
"Zitto, tu," ordinò Draco, agitandosi per assicurarsi
che i suoi capelli fossero coperti.
Harry sentì il polso di Draco accarezzargli il ginocchio.
"Draco."
"Sì?" disse Draco con la voce dell'innocenza perfetta.
"Stai pensando di farmi cadere
Ci fu un attimo di silenzio.
"... forse," ammise Draco, contrariato.
Harry rise e afferrò i polsi di Draco. "Non pensarci
nemmeno."
Chiaramente l'ira di Harry Potter infastidiva Draco meno della
pioggia. Entrambi la sentivano cadere pesante sul mantello.
"Uff," disse Draco, avvicinandosi ancora di più a Harry,
e poi ridendo. I suoi capelli solleticavano l'orecchio di Harry, e quando parlò
Harry poté sentire il movimento del suo naso sulla guancia e la sensazione di
solletico leggermente diversa del suo respiro caldo. "Sarebbe stato
divertente," gli assicurò Draco. "Fu esilarante quando ne lasciai
cadere una in grembo a Paciock. Si mise a gridare."
Harry impiegò un attimo a registrare la cosa.
"Quando tu cosa?"
"E' stato secoli fa," disse evasivo Malfoy. "E ora
che ci penso, non fui io. Fu Tiger o Goyle o qualcun altro, probabilmente non
fui neanche io a dare l'ordine, e forse non fu neanche Paciock, avrebbe potuto
essere chiunque, e forse io non c'ero nemmeno, in ogni caso fu molto
divertente."
Harry sbatté le palpebre nel buio sotto il mantello, e una piccola
ciocca di capelli di Draco gli toccò il collo.
"Non solo sei un bimbo di quattro anni, sei un bambino
cattivo di quattro anni," disse, spostandosi leggermente per evitare la
ciocca ribelle.
Sentì la calda esplosione di fiato sulla pelle, quando Draco rise.
"Ok, è stato la settimana scorsa."
"Giusto per fartelo sapere, Draco, sto roteando gli occhi.
Non fare mai più una cosa del genere."
"Da dove è arrivata questa pioggia?" si chiese Draco,
seccato.
"Mm, probabilmente dal cielo. Promettimelo."
"E va bene, prometto di non mollare mai più tazze da tè su
Paciock. Sei una noia, Potter."
"E tu a volte sei un piccolo furetto scocciante, Malfoy."
Draco si lagnò, un suono terribile quando la bocca
dell'interessato era così vicina che, per ogni suo sussulto offeso, le sue
labbra toccavano un punto sotto il tuo orecchio.
"Hai detto la parola che comincia per ‘F'! Tutti i miei amici
hanno promesso di non pronunciare mai la parola con la ‘F'!"
Harry inspirò a fondo, perché si soffocava sotto il mantello, e
sussurrò, "Furetto, furetto, furetto," nell'orecchio di Draco.
Gli ci volle un minuto per accorgersi che il piccolo verso
tamburellante accanto alla sua guancia era Draco che cercava di sopprimere una
risata.
"Non mi serve questo," lo informò Draco addolorato,
riuscendo a sghignazzare solo una volta. "Piove a catinelle, e durerà ore,
e la pioggia si è già infiltrata nei miei capelli."
"Beh, io sto bene così," disse Harry. "Comunque,
dopo l'acquazzone potrebbe arrivare l'arcobaleno."
Draco rifletté. "Bene. Hai il thermos col caffé?"
*
Ci fu un pallido arcobaleno, come se Dean l'avesse dipinto e i colori stessero
scivolando giù perdendosi nel blu profondo dell'acqua. I colori pallidi di
sogno si dissiparono quasi subito nella luce piena del sole.
Draco e Harry erano stesi sul fondo della barca ad assorbire gli
ultimi raggi di sole.
"Non ho mai visto nessuno mangiare tanta cioccolata,"
osservò pigramente Harry, quando Draco si tirò su per prendere l'ennesima
Cioccorana.
Draco si voltò per guardarlo, offeso. "Ne ho bisogno per
mantenermi in forze," spiegò serioso.
Harry sorrise e chiuse gli occhi. "Ma certo."
"Harry, sei uno dei miei migliori amici, ok, ma se stai
insinuando che sono grasso ti colpisco con la cesta da picnic. E non farai
nessun commento sulla scelta dell'arma, va bene?"
"Chi insinua niente?" disse pigro Harry, dandogli un
colpetto nello stomaco.
Draco gli diede un calcio e si scostò, alzandosi sui gomiti per
guardare truce Harry e considerare un attimo
Harry lanciò uno sguardo apprensivo alla tazza da tè. Poi si alzò
a sedere, prese le Cioccorane e, portandosele dietro, le buttò nel lago.
"Ehi!" Draco si mise a sedere e lo guardò storto.
"Hai inquinato. Lo dirò alla professoressa McGranitt."
Harry si sdraiò e chiuse gli occhi. "Ok."
"Oooh, Harry Potter, sei proprio un ribelle," disse
Draco cantilenando, con una voce minacciosamente simile a quella di Colin
Canon. "Sei cattivo fino al midollo. Adeschi gli innocenti per strapparli
alle loro oneste attività quotidiane..."
"Cosa intendevi fare esattamente?"
Harry aprì gli occhi per guardare Draco sollevare il mento.
"Avevo una cosa molto importante da fare. Dovevo farmi tagliare i
capelli."
"Sono così spiacente di aver rovinato i tuoi piani
vitali," disse Harry solennemente. "Potrai mai perdonarmi?"
"Suppongo di sì. Perché, beh, diciamo che ne vale la
pena." Draco dette un altro morso soddisfatto e sorrise radioso, agitando
la rana per farsi capire. "Cioccolato," disse.
Harry annuì, stanco e contento. Il sole era un po' sotto
l'orizzonte, col suo calore giallo, ed era così vicino, Draco era lì sull'acqua
e non era spaventato. Tutto era dipinto in semplici colori accesi e tutto, per
qualche minuto, sarebbe potuto essere a posto.
Sembrava che Draco stesse cercando di addormentarsi e mangiare
cioccolata allo stesso tempo, gli occhi velati, i vestiti appena fuori posto
così che la sua maglietta era sollevata a mostrare qualche centimetro di pelle.
Sorrise indolente attorno al cioccolato quando colse lo sguardo di Harry.
"Ne vale la pena," ripeté, e poi, "Cosa c'è?"
C'era una macchia di cioccolato a un angolo della bocca di Draco.
"Mm, niente," disse Harry, sporgendosi e togliendola con
il lato della mano. "Avevi solo una piccola... cosa..."
"Oh, grazie." Draco si stese, così rilassato da sembrare
privo di ossa, con la mano piegata dietro la testa. "Mm. Il sole
tramonterà fra non molto."
"Già, dovremmo... tornare."
"Mmm. Ancora qualche minuto."
Qualche minuto durante cui il sole si fece più sottile e l'aria
appena un po' più fresca. Il respiro di Draco era morbido e regolare, e quando
parlò la sua voce era come liquida, felice e completamente priva di sforzo.
"Harry, come faremo
a tornare senza i remi?"
Harry si mise a sedere, frugò nella tasca della sua giacca e tirò
fuori la bacchetta.
"Accio
remi," disse, e sogghignò mentre giunsero volando. "Insomma, Draco.
Cerca di ricordarti che sei un mago."
Draco guardò i remi bagnati e per un attimo restò senza parole,
poi fece una faccia orribile verso Harry. Harry rise e gli passò uno dei remi,
e Draco cercò di fare una faccia ancora più brutta.
"Sono proprio uno schiavo,"
mormorò col tono di un martire. "Potrebbero venirmi i calli."
"Sono virili," gli disse Harry, e sorrise quando Draco
fece una terza orrenda faccia indignata, appena prima di rimettersi il
mantello.
"Si dà il caso che io sia già straordinariamente virile, per
tua informazione," disse sottovoce.
Il rumore dei remi nell'acqua era lento e stabile, Draco guardava
Harry per capire come fare, e i loro remi si muovevano quasi in sincronia.
Harry provò un po' di rimpianto solo quando la barca giunse a riva, sbattendo
piano sui ciottoli, e Draco sollevò il cestino e lo lanciò a riva.
"Penso che tu abbia appena rotto i piatti."
"Vivi pericolosamente," suggerì allegro Draco, alzandosi
in piedi e balzando fuori dalla barca.
Cosa che, dato che Harry aveva già cominciato ad alzarsi, finì per
provocare il quasi ribaltamento della barca.
Harry gli lanciò un'Occhiataccia, e Draco rise sguaiatamente, una
volta, quindi gli tese una mano.
"Scusa, dai," disse, e Harry afferrò la sua mano
nonostante la barca stesse ancora dondolando; Draco lo tirò troppo rapidamente,
Harry sussultò e quasi inciampò, e Draco rise di nuovo per l'allegria
mozzafiato di tutta quella giornata, e lasciò andare la mano di Harry mentre
Harry era ancora instabile. La luce del sole che se ne andava era oro nei suoi
capelli mossi dal vento, e Harry era... era felice, e rideva, ed era ancora
preso da quel momento in cui stava per cadere.
Si piegò in avanti e afferrò il davanti dei vestiti di Draco,
quasi per tenersi in equilibrio, e, proprio quando entrambi smisero di ridere,
lo baciò sulla bocca.
Harry chiuse gli occhi, il profilo del sole attorno ai capelli di
Draco splendeva contro l'oscurità sotto le ciglia. Per un attimo la sua mente
si svuotò di ogni pensiero: le labbra di Draco erano così morbide.
Poi riaprì gli occhi, indietreggiò e guardò Draco.
Il suo viso era freddo e duro, e il sole era scomparso.
"Allora era questo il motivo di tutto," disse, la voce
assolutamente furiosa, poi si voltò e corse via.
Harry rimase in piedi accanto al lago a fissarlo terrorizzato.
ANGOLINO PER
LE LETTRICI DI EFP:
Salve! Sono Luciana, come avrete capito… approfitto dell’occasione per
ringraziare tutti i lettori… ok, le lettrici di EFP che hanno deciso di dare
una chance ad Underwater Light su un
sito dove mi sembra veramente difficile scegliere una storia, dato che ne aggiornano
20 al minuto…
Un grazie particolare a chi ha commentato, specie a chi ha lasciato commenti
sostanziosi (anche se non disdegno certo quelli da un rigo!).
Non vi
preoccupate, la storia non è affatto finita, i capitoli sono 22! Che altro dire…
DIFFONDETE IL VERBO! Per favore, parlate di Underwater Light e di quel genio
che è Maya con le ragazze che conoscete su EFP. Mi farebbe davvero piacere se
questa storia stupenda raggiungesse un ampio pubblico ^_^
Oh, e approfitto di questo angolino anche per dirvi qualcosa di me, visto che
non sono molto conosciuta qui! Mi chiamo Luciana (ma dai!), ho 21 anni, studio
lingue e adoro tradurre.
A mercoledì prossimo, allora…