Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mistful    18/04/2007    9 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Underwater Light

Underwater Light

By Maya

Tradotta da Luciana
Beta: Vale

Sommario: Come in ogni capitolo, Maya perde il filo della trama e va a cercarlo nei jeans di Draco.

 

 

Capitolo Dodici

Pensa prima di buttarti

I've forgiven myself for the mistakes I've made
Now there's just one thing, the only one I want to do
I want to feel the sun shine, shining down on me and you
I don't want to take this life for granted like I used to do
I want to love somebody, love somebody like you.

[Ho perdonato me stesso per gli errori che ho fatto / Ora c'è solo una cosa che voglio fare / Voglio sentire la luce del sole brillare su me e te / Non voglio più dare niente per scontato nella vita / Voglio amare qualcuno, amare qualcuno come te.]

 

Harry si alzò alle sei del sabato per controllare che tutti i preparativi fossero a posto, e per andare a prendere il cestino dalla cucina. Quindi si incamminò verso dei Serpeverde, mormorò la parola d'ordine e cercò di non fare rumore finché non raggiunse la porta della stanza di Draco.

Bussò ma non ricevette alcuna risposta dall'interno, così aprì ed entrò.

Un dubbio improvviso lo assalì mentre attraversava la stanza fino al letto circondato da pesanti drappeggi.

E se Draco... fosse stato in compagnia?

Non era possibile. Non l'avrebbe fatto. L'avrebbe detto a Harry.

Con più vigore del necessario, Harry dette uno strattone alle tende.

Draco era solo.

Ovvio.

Dormiva tranquillo, la guancia candida contro il cuscino, e non aveva un aspetto innocente. Non innocente come sapeva apparire, con quell'aria lucida e calcolata che aveva quando era sveglio e faceva il superiore. Sembrava leggermente preoccupato, come se il sonno fosse qualcosa su cui dovesse concentrarsi, e inoltre sembrava... indifeso. Le sue ciglia erano lucenti e argentate contro la sua pelle.

Poi i suoi occhi si contrassero per via della luce.

"Harry?" disse senza aprire gli occhi.

Harry trasalì. "Come facevi a sapere che ero io?"

Un bagliore grigio apparve tra le ciglia.

"Perché non conosco nessun altro che sia abbastanza stupido e suicida da svegliarmi a quest'ora del sabato," disse Draco di malumore. Si stiracchiò, pigro come un gatto, e il suo umore sembrò migliorare dopo quel gesto.

La coperta scivolò un po' più giù sul suo petto.

"Allora, che sei venuto a fare?" chiese infine Draco.

Harry scosse il capo, distratto.

"Avanti, alzati," disse. "Ti ricordi, ho una sorpresa per te."

Draco si alzò su un gomito, scuotendo il capo con divertita incredulità. "Cosa stai blaterando, Potter?"

"Ti ho detto che è una sorpresa," gli disse fermamente Harry. "Dai, Draco, muoviti. Puoi dormire domani."

Usava il nome di Draco deliberatamente. Per qualche ragione ogni volta che Draco lo chiamava Potter sentiva il bisogno di provare che era ancora suo diritto.

"Voglio dormire adesso," gemette Draco. "Portami la sorpresa dopo pranzo."

"Devi venire a vederla, la sorpresa," disse Harry, con voce severa. "Subito."

"Oh, siamo autoritari ora che abbiamo vinto il Torneo Tremaghi, o sbaglio?"

Draco sorrideva. Era incredibile cosa ci si doveva sentir dire da Draco, solo perché era Draco.

"Bene allora," continuò, con un gesto che incitava nobilmente ad allontanarsi. "Sparisci. Esco tra un minuto."

Harry parve dubbioso.

"Stai tentando di farmi uscire per rimetterti a dormire?"

Era altrettanto incredibile il modo in cui Draco riusciva a guardarti dall'alto in basso anche rimanendo sdraiato.

"No, Harry, imbecille completo," spiegò con estrema condiscendenza. "E' che non ho niente addosso."

Harry sentì il proprio viso andare a fuoco. D'un tratto il petto pallido di Draco gli sembrò molto più esposto rispetto a un minuto prima. 

"Oh... io... scusa."

Draco rise. "E' tutto a posto. Non c'è bisogno di fare quella faccia sconvolta."

Non sono sconvolto!

Ok, era un pochino sconvolto.

Harry uscì in fretta dalla stanza, e si disse che si stava comportando da stupido. Aveva visto spogliarsi i suoi compagni di squadra e di dormitorio innumerevoli volte, per l'amor del... Non era niente di che. Si stava comportando da idiota.

Draco non sembrò pensarci quando riemerse, stropicciandosi gli occhi. Harry si rallegrò notando che i suoi capelli erano all'insù, e che indossava un mantello sopra i vestiti. Era chiaramente stanco, e Harry, che non aveva alcun problema ad alzarsi presto, lo trovò stranamente tenero.

"Oh, spero proprio che questa sorpresa valga la pena di esser vista."

"Sono le nove passate, pigrone."

Draco alzò le spalle. "Lo sapevo che era qualche ora assurda della mattina."

"Dai, stai facendo aspettare la tua sorpresa."

Draco non aveva ancora espresso una singola parola di piacere o gratitudine, e non sembrava sul punto di cominciare.

"Sarà meglio che ne valga la pena," mormorò di nuovo.

Harry finse di dargli uno schiaffo. "Scemo," rispose, non senza affetto. "Muoviti."

*

Draco continuò a trascinarsi giù per la gradinata della scuola.

"Perché dobbiamo andare a Hogsmeade dalla strada più lunga?" domandò poco dopo, scuotendo la testa e cercando di darsi un'aria più sveglia.

"Perché Mielandia apre alle dieci il sabato, e forzare l'entrata è una cosa sconveniente," spiegò Harry. "Te l'ho detto, Draco."

"Sconveniente! Definisci la parola sconveniente."

"La definizione corrente è ‘non conveniente'."

"Quello potrebbe anche voler dire costoso. Abbiamo forse qualcosa contro le cose costose?"

"Bene, allora prova con ‘non legale'. I proprietari dormono sopra al negozio. Potremmo svegliarli."

"E allora?" chiese Draco con ironia. "Se sono sveglio io, dovrebbero esserlo tutti. Quando non sono felice, mi piace spargere la malinconia a cucchiaiate. Ti sei mai svegliato col solo desiderio di prendere a calci la gente?"

"A volte mi viene l'impulso, sì," disse Harry con uno sguardo obliquo.

Draco lo guardò storto.

"Bleah. Fai schifo, Potter."

Harry alzò le sopracciglia. "Fai schifo, Potter? Sei fuori allenamento, Draco."

"Baah," disse Draco, caustico. "Cos'hai nel cestino, Harry? Fa parte del regalo?" Si illuminò. "Oooh, è così, vero? Posso guardare? Solo una sbirciatina?"

Harry lo colpì col cestino.

"Fa parte del regalo, e non puoi ancora vederlo."

"Era il mio ginocchio quello," lo informò torvo Draco. "Potrei morire."

"Come fai a morire per un colpo di cestino al ginocchio? E' la stessa logica speciale che ti porta a morire perché un Ippogrifo ti ha graffiato il braccio?"

"Avrei potuto morire! Avrei potuto contrarre un'infezione, sai?" disse Draco. "Era molto sporco, mi pare. E quel cestino avrebbe potuto avere una scheggia, che avrebbe potuto intossicarmi il sangue, cosa che avrebbe portato alla mia rapida e tragica dipartita, che a sua volta avrebbe indotto migliaia di ammiratori a piangere sulla bara con dentro il mio bellissimo, pallido cadavere, e successivamente a lapidarti."

Harry guardò Draco a lungo. Draco incrociò le braccia sulla difensiva.

"Potrebbe succedere."

"Credo che correrò il rischio," disse Harry asciutto, e afferrò il braccio di Draco per farlo camminare.

Era un po' troppo nervoso per rilassarsi prima di sapere quale sarebbe stata la reazione di Draco. Così continuarono a camminare nella leggera nebbia mattutina, che il sole stava già iniziando a scaldare e rarefare, finché non giunsero al piccolo porto dove di solito approdava il battello, e fu allora che Draco vide il regalo.

Lo fissò terrorizzato e disse, "Dimmi che stai scherzando."

La piccola barca a remi dondolava piano sul lago, le onde segnavano la placida superficie dell'acqua. Harry si piegò e vi pose dentro il cestino.

"No," disse. "Non sto scherzando, Draco."

"Non salirò su quella cosa."

"Cosa... vuoi avere paura ed evitarlo per sempre?"

"Già, mi sembra un ottimo piano! Non sono un Grifondoro. Avere paura delle cose non mi dà fastidio."

"No?" chiese Harry.

Draco lo guardò fosco, quindi tornò a guardare la barca e impallidì. Harry lo vide deglutire.

"Harry," disse sottovoce. "Non posso."

"Draco, non devi farlo per forza. Ma è stata resa immune agli incantesimi. E' perfettamente sicura."

Draco guardò di nuovo la barca, poi guardò Harry. Deglutì con un piccolo movimento doloroso. "Devi averci messo secoli."

"Ho chiesto a Hermione di indicarmi alcuni libri che potessero essermi d'aiuto." Harry sorrise leggermente, e fu lieto di vedere Draco ricambiare il sorriso. "Non le ho detto per cosa era."

"Naturale." Draco posò ancora una volta lo sguardo dubbioso sulla barca. "Proprio nessun incantesimo?"

"Giuro. Ma... non devi salirci, se non ti va."

Draco guardò ancora una volta la barca, e poi Harry. Si stava mordendo un po' il labbro, ma i suoi occhi erano ben aperti e limpidi.

"Lo so," rispose, e salì cautamente sulla barca.

Harry salì a bordo, cercando di non farla oscillare. In quel momento lo sguardo di Draco si era fatto sospettoso.

"Se è immune a qualsiasi incantesimo," disse, "in che modo, di grazia, riusciremo a farla muovere?"

"Tu cosa pensi?" Harry sollevò i remi. "Nel modo babbano, idiota."

Draco sembrò esterrefatto.

"Lavoro manuale? Ma tu stai male."

"Prendi un remo, Draco."

"Io?" disse Draco, e subito assunse un'aria studiatamente vacua. "Come si fa a muoverlo? Quali parole si dicono?"

Harry lo guardò incredulo.

Alla fine disse, "Tu remi al ritorno," prese entrambi i remi e cominciò a remare in modo saldo verso il largo.

Vide le dita di Draco premere sui bordi della barca, ma non ne fece parola. Invece disse, "Come va il progetto di Magia Creativa?"

"Malissimo!" rispose Draco con pronta disperazione. "Non riesco a scegliere. Insomma, come si fa? Ci sono musica, arte, scultura e recitazione, e per qualche motivo mi piace molto l'idea della poesia."

"Non ti facevo un amante della poesia."

"Oh, non lo sono. Ma se ne recito una posso indossare la camicia da poeta. Mi piacciono le maniche."

"Non credo proprio che dovresti pensare alle maniche."

Draco scrollò le spalle. Aveva lasciato andare uno dei bordi, ma continuò a guardare in alto con entusiasmo, quando raggiunsero il centro del lago.

"Fatto? Possiamo tornare adesso?"

"No, Draco," disse Harry. "Rimarremo qui per un po'. Fin dopo l'ora di pranzo... è per questo che ho chiesto agli elfi domestici di farmi il cestino."

Draco parve offeso. "Non voglio, e non puoi costringermi!"

Harry gli sorrise innocentemente. "Vuoi scommettere?" chiese, e lasciò cadere i remi oltre i bordi.

Draco eruppe in un gridolino di sconfitta.

"Non posso credere che tu l'abbia fatto! Hai detto che gli incantesimi non funzionano su questa barca, come faremo a tornare indietro? Io non nuoterò fino a riva," aggiunse in tono piatto. "E non ti lascerò andar via. Quindi moriremo di fame, e tu morirai per primo e io dovrò mangiarti, ma questo non mi salverà perché, diciamolo, il tuo corpo scheletrico non nutrirebbe uno scoiattolo, e alla fine morirò tutto solo."

"Draco. Ti fidi di me, giusto?"

"Diciamo," concesse Draco di malavoglia.

"Torneremo indietro. Rilassati."

Draco guardò la barca, poi l'acqua, e finalmente Harry. Inspirò profondamente.

"Ok."

"Bene." Harry reclinò la schiena. "E non sono scheletrico," aggiunse con tardiva indignazione.

Draco si sporse di lato con prudenza.

"Sì che sei scheletrico," insisté, con aria più allegra. "Hai dei polsi nodosi. Quello che dovresti fare è prendere peso e farti crescere i baffi."

Harry sbatté le palpebre. "Perché?"

Draco si stiracchiò, riuscendo a dare l'impressione di starsi distendendo sontuosamente in una barchetta che chiaramente aveva paura di toccare.

"Non te l'ho detto? E' il mio piano arguto," disse. "Sai che odi essere famoso, e tutto il resto. Quello che devi fare è crearti un alter ego. Un normalissimo mago Joe, se vuoi. Chi mai sospetterebbe che quel baffuto grassone sia il famoso Harry Potter? Potresti indossare gilet di lana e farti chiamare Ignazius Trout."

"Ignazius Trout," ripeté assente Harry.

Draco sorrise radioso. "Secondo me ti dona. E poi, non è che Harry Potter sia un bel nome."

"A me piace il mio nome!"

"Oh, no," disse draco, liquidandolo. "E' un nome orrendo. Prendiamo Harry. Harry significa tormentare o importunare, mentre potter significa bighellonare. Pensa al messaggio che trasmetti al mondo! Sembra che tu te ne vada a zonzo a importunare la gente."

"Beh, ora è tutto chiaro. Ovviamente dovrei chiamarmi come te."

"Parli per pura invidia del mio nome aristocratico," osservò Draco altezzosamente. "Ammettilo, Potter. I tuoi polsi sono nodosi, e il tuo nome è orrendo."

Il sole cominciava ad alzarsi. Draco si tolse di dosso il mantello e si sbottonò i polsini della camicia senza pensarci. Guardò in su mentre lo faceva, e il suo sorriso fu breve e splendente.

"Però mi piaci lo stesso," aggiunse, e si appoggiò più comodamente.

*

Ovviamente, una volta arrivato al punto in cui sembrava oziare felice e a proprio agio, Draco cominciò a lamentarsi.

"Haaaaarryyy."

"Sì, Draco?"

"Haaaaarryyy."

"Che c'è, Draco?"

Harry aveva chiuso gli occhi, godendosi il sole. Quando li aprì e guardò verso Draco, Draco stava sbirciando l'acqua dal bordo della barca.

"Penso che la piovra gigante sia sotto di noi," annunciò tetro.

"E perché la cosa ti secca?" chiese Harry pazientemente, roteando gli occhi e preparandosi a una scenata.

Draco era scandalizzato. "Le piace ghermire innocenti coi suoi tentacoli."

"Ha salvato Dennis Canon dall'annegamento. Probabilmente non è malvagia."

"Oh, questo è ciò che vogliono farti credere," gli disse Draco. "Secondo me erano in combutta. Ho i miei sospetti su quei Canon. Conosci il maggiore... ehm, Callum..."

"Colin."

"Comunque. Una volta si è infilato negli spogliatoi dei Serpeverde, ha scattato delle foto e le ha vendute! Ti sembra crudele o no, come cosa?"

Harry si accigliò. "Veramente, mi sembra una cosa da Serpeverde."

"Oh, beh. Alla fine si scoprì che era stata un'idea di Blaise." Draco agitò una mano. "In ogni caso, penso di aver reso l'idea. Crudele."

"E anche piuttosto stupido," rifletté Harry. "Voglio dire, senza offesa, ma non mi viene in mente nessuno disposto a pagare per una foto di Goyle."

"Niente più di un pallido zellino, comunque."

Draco mantenne la faccia seria per circa due secondi, poi scoppiò a ridere.

"Draco, è una battuta orrenda," disse Harry, mordendosi l'interno della guancia per frenare la propria risata. "Dovresti vergognarti."

"Me l'hai servita su un piatto d'argento," si difese strenuamente Draco. "Non è colpa mia."

"Beh, almeno hai chiarito il mistero delle foto di te avvolto da un asciugamano che circolavano nella Torre di Grifondoro l'anno scorso."

Draco trasalì. Harry sorrise innocente.

"Saresti proprio dovuto essere un Serpeverde," disse Draco con ferma convinzione, quindi parve improvvisamente interessato. "Per caso, ehm, ti è capitato di sentire a che prezzo le davano?"

"Beh, no," disse Harry tranquillo. "Non ero nel mercato."

Draco lo guardò storto. In realtà Harry ricordava che molte di quelle foto erano semplicemente finite sul tavolo dei Grifondoro, finché i gemelli non avevano incantato l'asciugamano in modo da farlo diventare rosa con una fantasia a cuoricini e con su la scritta ‘Malfoy e McGranitt forever'. Scelse diplomaticamente di non menzionare questo dettaglio, né il fatto che lui e Ron avevano riso fino a star male.

Dopotutto, sarebbe stato molto più divertente riuscire a recuperarne una e mostrarla a Draco.

Draco continuava a tenere il broncio e a mormorare commenti su persone che si credevano mooolto divertenti, quando la barca traballò.

"Oh mio Dio," esclamò Draco, facendosi verde pallido. "E' la piovra. Te l'ho detto, è la piovra."

"Draco, ti giuro che non è cattiva."

"Non m'importa," si lamentò Draco. "Tocca le persone coi tentacoli." Scrutò di nuovo ansiosamente oltre il bordo della barca. "Non voglio che mi tocchi," aggiunse, distrutto. "E' tutta viscida. Colpiscila con un remo."

"Li ho gettati via, ricordi?"

Draco gli scoccò un'occhiata funesta, quindi incrociò le braccia sul petto con l'aria di un martire che si fosse rassegnato a un destino crudele.

"Geniale, Ignazius Trout."

Harry non riuscì a non ridere, stavolta. "Sei ancora più folle di mattina," notò. "E sei un po' strambo, nel migliore dei casi."

"Mangia prima lui," consigliò Draco alla piovra, gridando. "E' molto più croccante."

"No, mangia lui," propose Harry. "E' più malvagio. Ho sentito che i malvagi sono molto saporiti."

"Macchè, anzi, sono decisamente insipido," lo corresse in fretta Draco. "Sono un malvagio budino al latte."

"Oh, sta' zitto," disse Harry, appoggiandosi al bordo e spruzzando un po' d'acqua sul viso di Draco.

Draco sputacchiò per un momento.

"C'era una cosa viscida!" gridò. "Era acqua molliccia di piovra! Me la pagherai, Potter."

All'improvviso gli occhiali di Harry furono colpiti dall'acqua. Vide Draco sogghignare attraverso le goccioline. Harry sorrise. Il sorrisino di Draco sbiadì.

"Adesso siamo pari," annunciò con una voce improvvisamente calma. "Va bene, Harry?"

"Sei sicuro?"

"Sicuro," Draco annuì, ancora con un'aria diffidente. "No, non pensarci nemmeno. I miei capelli si gonfiano se si bagnano e non vengono asciugati per bene."

Harry annuì solennemente. "Capisco."

"Quindi non devi schizzarmi."

"Se lo dici tu." Harry sogghignò, e spruzzò un piccolo getto d'acqua direttamente sulla testa di Draco. "Gonfi."

Draco lo squadrò attraverso la frangia sgocciolante. Poi cominciò a togliersi i vestiti.

"Ehm?" disse Harry, confuso.

Draco emerse dai vestiti con l'acqua che già colava sulle spalle della sua camicia.

"Mi preparo a prendere il sole," spiegò con dignità. "Mi servirà un cuscino per elevare la testa così che si asciughi a dovere, nonché per il fine secondario della comodità."

Harry alzò le sopracciglia. Draco sollevò il mento e restò adeguatamente serio.

"Possiamo dividere il tuo cuscino?"

"Ok," acconsentì Draco scortesemente. "Basta che ti metti in testa che i miei capelli non sono materiale da risata."

"Oh, capisco," gli disse Harry, ridendo piano mentre si allungava sul fondo della barca.

Draco si schermò gli occhi con la mano per guardare in alto verso di lui.

"E' la seconda volta in pochi giorni che organizzi un assalto ai miei capelli," sbuffò, dando un calcio alla caviglia di Harry. "Sacrilego."

"Per favore, ho sentito della gente dire che il corpo è un tempio, ma questo è ridicolo," mormorò Harry.

Draco si alzò immediatamente a sedere.

"Ora basta," dichiarò, e immerse il braccio nell'acqua fino al gomito. Lo tirò fuori e scompigliò vigorosamente i capelli di Harry.

Harry non oppose resistenza, si limitò ad alzarsi sui gomiti e a sorridergli, convinto che Draco potesse fare ben poco per rovinare i suoi, di capelli.

Draco si strofinò la mano sui jeans, seccato.

"Ho toccato la piovra," lo informò allegro. "Hai della bava nei capelli. Ecco fatto, Potter. Ora siamo pari."

"Bava! E' disgustoso. Quanti anni hai, quattro?" Harry gli dette un pugno sulla spalla, quando Draco fece per distendersi di nuovo.

Draco parve decisamente insultato, e gli restituì il pugno. "Te lo meritavi," ribatté, mettendosi i capelli bagnati dietro le orecchie.

Harry lo spinse e Draco cadde sulla schiena. Si tese verso Harry, gli occhi quasi chiusi per il sole.

"Dopo tutto il fastidio che mi sono preso." Harry finse di rimproverarlo. "Ingrato."

"Mai scherzare coi capelli," gli disse con calma Draco. "E niente più azzuffate in barca: si rovescerà, io mi metterò a gridare come una ragazza, e allora sarò costretto ad affogarti per nascondere la vergogna."

C'era un briciolo di autentica paura dietro il sorriso di Draco. Harry si sdraiò.

Il sole splendeva e avrebbe potuto dormire, ma ad un tratto Draco gli strattonò la spalla.

"Harry. Ehi, Harry."

"Sì?"

Draco si tese a guardare il cielo. "Secondo te a cosa somiglia quella nuvola?" Chiese, in quello che sembrava lo spirito di un'indagine scientifica. "Secondo me sembra una tartaruga con la parrucca."

*

Rimasero stesi al sole per qualche ora, ad assorbirne i raggi appisolandosi ogni tanto. Ogni volta che Draco si svegliava sembrava avere una nuova domanda, tipo ‘Se fossi un oggetto inanimato, cosa saresti?' o ‘Credi che gli elfi domestici scelgano il proprio partner basandosi sulla misura dei globi oculari?'

Draco pensava che fosse così, e decise anche che Harry sarebbe dovuto diventare il manico di scopa di Ginny Weasley, cosa per la quale Harry fu costretto a minacciare di picchiarlo.

Poi Draco disse, "E qual è la tua più grande paura?"

Harry sollevò la testa dalle braccia, guardando la curva della guancia di Draco con la coda dell'occhio, sebbene con la mente pensasse ad un incubo oscuro e privato.

"Non avere la forza di uccidere Voldemort," rispose sottovoce.

Draco sussultò sentendo quel nome, e guardò l'acqua placida attorno a sé. "Speravo che dicessi qualcosa di più divertente, che so, Hannah Abbott come mamma l'ha fatta," protestò, cercando di mantenere la voce frivola.

"E dai, Draco."

Draco sospirò e si alzò a sedere, tirandosi le gambe contro il petto e avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia.

"Io... ok," disse. "Perderli. Perdere i Serpeverde. Quelli dalla nostra parte."

Harry si appoggiò sui gomiti, guardando preoccupato il viso di Draco.

"Vuoi dire... che muoiano, o spariscano?"

"No." Draco si morse il labbro. "Cioè, anche quello. E' che... Non sto dicendo che li ho costretti ad unirsi al Giovane Ordine, ma molti di noi hanno genitori che sono... hanno dei genitori che hanno delle aspettative, o si trovano in posti di cui abbiamo paura, o... E' stato molto difficile per ogni Serpeverde prendere una decisione. E dopo che mio padre... è morto, sono tornato, e avevo una... missione, credo, e sapevo che alcuni di loro mi rispettavano e me ne sono approfittato e non me ne pento e non mi arrendo. Così ho ottenuto ciò che volevo, come faccio di solito, ma l'unica cosa che volevo era la vendetta, e dovevo anche prendermi delle responsabilità. E adesso... ho paura per loro, e devo proteggerli, e..."

Harry guardò Draco, finalmente veramente e assolutamente serio, col viso pallido e concentrato, il profilo teso contro l'acqua calma.

Draco alzò lo sguardo e lo riabbassò, prese un respiro profondo, sorrise lievemente perché tra loro si capivano, e infine ritentò.

"E' solo... ci è voluto così tanto impegno," disse. "Non che molti di noi saltellassero di gioia all'idea di farsi marchiare gli avambracci, ma sembrava che non ci fosse molta scelta e che ci fosse veramente poco per cui lottare... noi non siamo nel suo mirino, e non ci importa molto dei filobabbani né dei figli di Babbani. Non potevo contare né sulla lealtà cieca a Silente, né su fulgidi ideali. Noi non siamo così." Si fermò e si guardò le mani giunte sulle ginocchia. "Mi sono impegnato troppo per loro per abbandonarli adesso."

"Stai dicendo che c'è davvero una possibilità che..."

"Sto dicendo che non lo so!" saltò su Draco. "Noi non siamo come voialtri. Alcuni di noi stanno mandando al diavolo le proprie famiglie per questa cosa. Alla maggior parte di noi piace Lupin, ma per noi è difficile contare su una persona che non è dei nostri. Non mi piace Silente, e non permetterò che sia lui a dirmi cosa fare. E adesso Snape se n'è andato, e tutti stanno male per quelle accuse, è un casino, e non so cosa fare!"

Harry non sapeva neanche cosa dire. Rimase a guardarlo a bocca aperta.

In quel momento si ricordò di quando Lupin aveva detto che il professor Snape era via per cercare di raccogliere informazioni che spiegassero l'attacco recente.

Snape era partito alla fine di Marzo. Ed erano a Maggio. E Harry si era talmente abituato alla sua assenza, preso da pensieri su... sul Torneo, la guerra, le preoccupazioni, Draco... che non se n'era accorto.

E si era chiesto come mai Draco sembrasse sempre così stanco!

Guardò la testa inclinata di Draco, quasi incantato.

"Draco. E tu cercavi di portare questo peso da solo."

Draco non alzò lo sguardo. "I Serpeverde non hanno bisogno di aiuto."

"Stupido idiota." Harry si fermò e disse, con meno veemenza: "Sei... sei in pensiero per lui?"

Fu allora che Draco alzò gli occhi, spalancati come se avesse ricevuto un colpo imprevisto. "Sì," disse duramente. "Sappiamo esattamente quali rischi corre. Ed è l'unico adulto di cui possiamo fidarci qui dentro... e l'unico che abbia un minimo di fede in noi."

Dato che si trattava di Draco, non aggiunse E gli voglio bene.

"Potete fidarvi di Lupin," disse Harry. "Potete fidarvi di Silente."

"Sì?" ringhiò Draco. "Vuoi che chieda a gente a cui è stato insegnato a sospettare di chiunque fuori da un certo circolo sociale di affidarsi ad un licantropo? E' già difficile per me. E vuoi che mi fidi di Silente, che ogni tanto decide arbitrariamente di togliere la Coppa delle Case ai Serpeverde? No. Non è mai stato un mentore per me. Non è il mio leader e non mi fido di lui."

"Senti, i Grifondoro avevano vinto la Coppa senza imbrogli..."

"Non ti sto accusando," rispose Draco. "Ti sto dicendo come vedo la cosa. Lui non ci ha mai spiegato niente. Non concediamo la nostra fiducia facilmente, e lui non ha mai nemmeno cercato di ottenerla. Sai cosa successe quando Crouch mi trasfigurò e mi lanciò contro una pietra? Snape gli disse che se avesse toccato un'altra volta un suo studente l'avrebbe ucciso. Silente, invece, ha assunto quel bastardo. Se permetti, so di quale dei due posso fidarmi."

Harry notò l'espressione arrabbiata e testarda di Draco, e pensò al modo in cui gli aveva raccontato la storia. Si ricordò un ragazzino che, durante una lezione di Pozioni, aveva detto che Snape era il miglior professore della scuola.

"Snape ritornerà," disse gentilmente. Draco tornò a guardarsi le ginocchia. "Con tutta questa lealtà cieca," aggiunse spontaneo, "forse avresti dovuto essere un Tassorosso."

Draco lo fulminò con gli occhi, ma nello sguardo gli si leggeva una traccia di sollievo.

"Rimangiatelo, o ti colpisco con il cesto."

Cominciò a cercarlo sul fondo della barca, ma rialzò lo sguardo quando Harry gli toccò il braccio.

"Puoi davvero fidarti di loro," disse. "Di Lupin e Silente. Credimi."

"Perché dovrei crederti, Potter?" chiese Draco sdegnosamente. "Tu ti fidi di chiunque. Ti fidi perfino di me. C'è nessuno nella scuola in cui possa avere un minimo di salutare mancanza di fiducia?"

La linea delle sue spalle rimase un po' troppo tesa, e Harry gli offrì un sorriso rassicurante.

"Gazza," suggerì. "Gazza e il suo gatto malvagio. Di loro puoi diffidare quanto vuoi."

"Mi piacciono i gatti," obiettò Draco, rilassandosi. "Sono così meravigliosamente egoisti. Li capisco."

"Nah," disse Harry. "A me piacciono i cani. Ho sempre desiderato un cucciolo, da quando ero piccolo." Si illuminò, pensando a una cosa. "E me ne prenderò uno, una volta finita la scuola."

Draco gettò la testa all'indietro e urtò il fianco della barca. Non sembrò tremendamente infastidito dalla cosa, si limitò a tenere gli occhi verso il cielo.

"Oh, sì. L'anno prossimo," disse. "Non ne abbiamo mai parlato, vero? Tu cosa farai?"

E tu cosa farai?

Aveva parlato come se il futuro di Harry sarebbe stato assolutamente connesso al suo, e non ne avevano mai parlato prima... e se per caso il futuro di Draco Malfoy fosse già pianificato, senza alcuno spazio libero?

Il sole splendeva, ma Harry sentì un po' di freddo. Guardò Draco e vide solo la sua gola, e cercò di formulare una frase a caso.

"Ci sarai ancora? " gli uscì fuori invece, e in quel momento avrebbe sacrificato tutta la sua abilità nel Quidditch pur di imparare ad essere meno disastrosamente goffo con le parole. "Ehm, voglio dire..."

Draco lo guardò con un sopracciglio alzato.

"Non come cucciolo, Potter," lo informò. "Starò a casa mia. Vivere con mia madre in effetti scalfirà la mia reputazione, ma abbiamo trenta stanze da letto, quindi forse c'è speranza. Inoltre... ad alcuni Serpeverde servirà un posto dove stare. Casa mia andrà bene."

Curvò un lato della bocca.

"Potresti venire anche tu," propose disinvolto. "Ogni tanto. Mio padre aveva fatto costruire molti campi di Quidditch sui terreni. Sei geloso?"

Harry lo squadrò deliberatamente.

"Sì, molto." Fece una pausa. "Io lavorerò con gli Auror," gli disse. "Ho già comprato un appartamento in una zona magica di Londra."
Ripensare a quando, l'estate prima, aveva cercato l'appartamento insieme a Sirius gli inviava ancora una scossa di piacere al petto. Sirius gli aveva offerto una casa una volta, e lui non aveva desiderato altro che avere una casa vera ed essere libero dai Dursley, ma adesso era cresciuto, e i suoi sogni d'infanzia erano divenuti realtà. Avrebbe potuto comprarsi una casa da solo e lasciare Privet Drive per sempre.

Una casa. Harry l'aveva comprata, aveva chiesto a Sirius di uscire un momento e si era semplicemente seduto lì. Niente regole, niente parenti, stabilità e sicurezza, la promessa di un futuro dopo la guerra. Avrebbe scelto i mobili e comprato un cane, e...

"Anche tu potresti venire a stare da me, qualche volta," disse.

"Grande," disse Draco in tono soddisfatto. "La dimora di uno scapolo in città. Divertente." Si incupì. "A meno che non venga a viverci anche Weasley. In quel caso dovrò rifiutare il tuo gentile invito, dal momento che mi soffocherebbe nel sonno in modo ben poco ospitale."

"Ron resterà a casa sua," gli disse Harry. "Credo - e non dirlo a nessuno - che voglia mettere da parte i soldi e il coraggio per chiedere a Hermione di andare a vivere con lui, tra un paio d'anni."

Si aspettava un'osservazione acida sulla coppia d'oro, invece ricevette un imprevisto sorriso dorato.

"Meraviglioso," disse Draco, radioso. "Posso aiutarti ad arredare la stanza degli ospiti?"

"La vuoi arredare con qualcosa che stoni coi capelli rossi, vero?"

"Lo farei mai?"

"A Ron non importerebbe, lo sai."

Draco parve infastidito.

"Puoi aiutarmi a scegliere il cane," propose Harry generosamente.

"Non mi va. Voglio aiutarti a scegliere un gatto."

"Draco, se vuoi un gatto puoi prendertene uno tuo. Io avrò un cagnolino, perché ne volevo tanto uno, e i Dursley dicevano sempre che avrebbe..."

"Non posso avere un gatto," disse Draco, imbronciato. "Ci sono mobili antichi in casa mia. Mio padre mi diceva sempre che un gatto avrebbe fatto..."

"Troppo casino," concluse Harry per entrambi, rivolgendogli un altro sorriso.

Draco assunse un'aria pensierosa e si rannicchiò sul fondo della barca come un bambino meditabondo. Il vento si stava alzando un pochino, e i suoi capelli si erano sollevati leggermente dal collo.

"Com'era stare dai Dursley?" chiese. "Cioè, ho sentito delle voci, e so che non sei mai tornato da loro per Natale, ma... si stava tanto male?"

Harry lo guardò. Draco lo fissò a sua volta, un po' curioso, un po' preoccupato.

Dio, com'era strana la vita. Pensare che un giorno si sarebbe trovato a raccontare la storia della sua infanzia rubata a Draco Malfoy, fra tutti quanti.

Fece un respiro profondo e gli raccontò alcune cose. Il sottoscala. La stanza con le sbarre alla finestra e i giorni passati con porzioni di cibo ridicole.

Quando disse quell'ultima cosa Draco si sporse, gli prese un polso e lo serrò dolorosamente con le dita. Harry gli disse solo alcune cose sulla vita dai Dursley, e con cautela. Ormai era tutto finito. Non importava più.

Quando ebbe finito alzò gli occhi su Draco. Draco aveva quello sguardo stranamente deciso che sfoggiava prima delle partite di Quidditch.

"Benissimo, Harry," commentò in tono minacciosamente disinvolto. "Ora, ecco cosa faremo. Lasceremo la scuola con i nostri bei diplomi freschi freschi e trasformeremo quelle persone in scarafaggi. Per dargli una nuova esperienza di vita, capisci, e poi tragicamente, per puro caso, li schiacceremo con un matterello, più e più volte."

"Draco, non voglio schiacciare i miei parenti con un matterello." Harry ci pensò. L'idea aveva un certo fascino. "Beh, comunque non lo farò."

Gli occhi di Draco mantennero un'aria fanatica.

"Nessuna giuria al mondo ci condannerebbe," replicò. "Tu sei famoso e io sono ricco. Siamo giovani e spericolati. Dobbiamo commettere crimini e non pagarne le conseguenze. E' un nostro dovere civile."

La sola idea di Draco nella stessa stanza dei Dursley era molto strana. Erano così gretti e squallidi, e lui sarebbe sembrato tremendamente fuori posto a Privet Drive, col suo mantello costoso, i capelli candidi e lucenti e ogni poro del suo corpo che emanava aristocrazia magica.

Era assurdo sovrapporre Draco alla sua vita di prima. Era troppo energico, troppo brillante a confronto, e Harry si era lasciato alle spalle quella soffocante monotonia. Aveva portato via ogni cosa dalla sua stanza, e nel momento in cui se n'era andato aveva capito che non sarebbe mai tornato, e così anche loro, e solo il sollievo era rimasto ad accompagnare quel perpetuo odio logorante da entrambe le parti.

Davvero, non gli importava più.

Però gli sarebbe piaciuto, anche solo una volta, vedere la faccia di Draco se zia Petunia gli avesse detto di cucinare del bacon per Dudley.

Sarebbe stato saggio andarsene prima dell'esplosione.

"Ok, allora non vuoi ucciderli," disse Draco entusiasta. "Faremo così: gli daremo delle memorie false e li convinceremo di essere tutti cubisti..."

"Draco." Harry rise. "Basta. Davvero."

Draco obbedì, e ancora una volta cercò con gli occhi il suo viso.

"Non può venire niente di buono da dei cubisti," lo informò solennemente Harry.

Draco annuì e lasciò andare il polso di Harry.

"Scusami, Harry." Alzò gli occhi per incrociare lo sguardo sorpreso di Harry, e proseguì. "I tuoi polsi non sono poi tanto male. Non ti devi preoccupare."

"Grazie, Draco. La cosa mi stava dilaniando."

Draco sollevò il mento. "Ne sono certo. Non tutti hanno avuto dei genitori che trasmettessero la perfezione nel loro stesso sangue."

"Scusa," disse Harry, "hai detto ‘nel loro stesso sangue' o ‘nello stesso sangue'? Perché ho sentito certe storie sulle antiche famiglie purosangue..."

"Zitto."

"I tuoi genitori erano consanguinei, Draco?" chiese Harry con voce velata. "Perché a me puoi dirlo, se lo erano. Non è colpa tua... anzi, spiegherebbe molte cose."

"Zitto, zitto, zitto!"

Il viso di Draco era rosso per l'indignazione, e il vento del lago gli aveva arruffato i capelli nonostante i suoi sforzi per tenerli in ordine, così che le ciocche si attorcigliavano attorno alle sue dita mentre cercava di lisciarli. Harry ricordò la prima volta che avevano camminato attorno al lago, e pensò com'è diverso, com'è strano, e come avrei mai potuto immaginarlo, e sorrise verso di lui.

Parlò con voce morbida e premurosa. "Erano cugini, Draco?" domandò.

Draco scosse la testa. "Ti informo che erano legati solo dal sacro vincolo del matrimonio," disse severo. "E non si somigliavano per niente, a parte il fatto che erano entrambi biondi e irresistibili. Neppure io somiglio molto a mia madre."

"A parte il fatto che sei biondo e irresistibile, vuoi dire," aggiunse Harry, che conosceva bene quel Malfoy.

Draco gli rivolse un sorriso abbagliante. "Ma certo." Si gettò indietro i capelli con superbia, poi si fece pensieroso. "Dicono," cominciò con incertezza, una cosa molto strana addosso a lui.

"Sì?" chiese Harry,

Draco si fermò per qualche altro secondo.

"Che sono la copia di mio padre," terminò all'improvviso, quindi alzò gli occhi e parlò con un entusiasmo che cercava spudoratamente di mascherare. "Hai visto mio padre, no? Una volta in libreria e un'altra alla Coppa del Mondo. Secondo te... gli somigliavo?"

Somiglia proprio a suo padre.

E la prima volta che Harry aveva visto Lucius Malfoy, aveva capito che non poteva essere altri che il padre di Draco.

Così uguale a lui, con gli occhi dei Malfoy, i capelli dei Malfoy e il viso dei Malfoy, l'erede dei Malfoy creato a immagine e somiglianza di Lucius Malfoy per seguire le orme di Lucius Malfoy.

Solo che Lucius Malfoy se n'era andato, e i capelli, gli occhi, il viso e il destino appartenevano solo a Draco, e Harry non aveva mai provato una simile gratitudine vendicativa per la morte di qualcuno.

Voleva rispondere No. Voleva ripetere, non c'entri niente con lui, e voleva che Draco gli credesse, e credesse che fosse una cosa positiva.

Ma c'era quello sguardo sul viso di Draco, quella fame malcelata, quel bruciante e costante bisogno di un amore che non si ha e non si potrà mai avere. Harry lo conosceva perché l'aveva visto nello specchio, e nonostante le frottole sull'essere un bambino viziato che Draco raccontava a se stesso e agli altri, Harry non poté non riconoscere una disperazione che conosceva benissimo, così come  non poteva pensare che una bugia, in quel momento, non avrebbe avuto conseguenze.

Si tese e sollevò il mento di Draco. Draco lo lasciò fare, convinto evidentemente che servisse ad esaminare meglio i suoi lineamenti per paragonarli a quelli paterni.

Non era per quello. Era per...

Quei capelli, quegli occhi, quel viso.

"Secondo me tu sei più bello," disse Harry.

Draco alzò un sopracciglio e si fece indietro, lasciando la mano di Harry in aria per un attimo. "Potrebbe tornare utile per i manifesti per la campagna, no?" disse.

"Come, scusa?"

Draco si sporse di nuovo in avanti, i gomiti sulle ginocchia. "Mio padre ha sempre desiderato che mi buttassi in politica," disse, "ma... non lo so. Non sono sicuro che mi interessi, ma d'altronde non so cosa mi interessi. Magari qualcosa nel campo della Magia Creativa, o forse... Ho sempre voluto saperne di più sugli Indicibili."

"Lo capirai," gli disse Harry.

"Ho un sacco di tempo," convenne freddamente Draco. "E comunque non posso fare niente finché non è finita la guerra. Ho cose da fare, persone a cui pensare, e chissà cosa potrebbe succedere."

Intendeva dire che Voldemort avrebbe potuto vincere, e lui morire, ma Draco era troppo insopportabilmente sciocco per ammettere una qualsiasi delle possibilità.

Harry non avrebbe permesso che nessuna delle due cose accadesse.

"Lo capirai," ripeté, con più fermezza.

Draco sorrise furbo. "La tua fede mi commuove," fu tutto ciò che disse. "Forse diventerò un gentiluomo edonista, steso su cuscini di seta con decine di ballerine e cioccolata a portata di mano."

"Niente male," rispose Harry. "Ma hai detto che sono invitato. A me piace il cioccolato bianco."

Draco si passò una mano sulla fronte con fare drammatico, come se improvvisamente si sentisse male.

"Tipico della tua spietatezza sviolinare sul cibo mentre io sto per morire di denutrizione," disse offeso. "Non che ti stia biasimando, Harry, per avermi portato qui a morire di fame. Non lasciare che la mia morte prematura ti scombussoli il cervello, proprio non vorrei che la mia tragica dipartita ti danneggiasse."

"E' l'una e mezza. Non credo che morirai adesso."

"Anche se sarai direttamente responsabile della mia morte, non lasciare che il bruciante senso di colpa ti consumi. Ti perdono, Harry, davvero, nonostante la fame straziante mi stia corrodendo perfino gli organi vitali."

Draco sembrava un martire. Harry sospirò rassegnato.

"Puoi guardare nel cestino se vuoi, Draco."

"E vai," disse Draco, afferrandolo e cominciando a frugarvi all'interno. "Mm, mm, mm, sandwich, prosciutto e formaggio e che fantasia!, mm, mm, mm, cosa c'è in questo thermos?"

"Succo di zucca," disse Harry.

"E nell'altro?"

"Beh, caffé."

Draco si illuminò.

"Caffé," osservò con grande gioia. "Oooh, e... alghe. Alghe, Potter. Non mangerò alghe, anche se sono un toccasana per l'incarnato."

"E' Algabranchia," spiegò Harry. "Nel caso la barca dovesse rovesciarsi."

"Nel caso dovesse rovesciarsi?" Draco era scandalizzato. "Quanto è instabile questa tinozza? Perché non hai espresso prima i tuoi dubbi sulla sua capacità di stare a galla? Coleremo a picco?"

"Forse nella tua testa," teorizzò Harry, e guardò in basso. "Come se sarei andato alla cieca, con te. Idiota."

Draco parve leggermente addolcito. "Oh."

Quindi ricominciò a frugare nel cestino.

"Mm, biscotti, mm, oh!" Alzò gli occhi, stupito. "Lecca-lecca al sangue. Te lo sei ricordato."

Harry scrollò le spalle e annuì goffamente, poi rialzò lo sguardo per controllare che Draco fosse soddisfatto.

"Assortimento di dolci, mm, mm, mm, e un cucchiaio, bene, e... un vasetto di marmellata, e... un pacchetto di zucchero a velo." Draco alzò nuovamente gli occhi, lasciando che i suoi capelli volassero ognuno in una direzione alla volta, e il suo sguardo fu quasi indifeso. "Oh, Harry."

"Beh, volevo che fosse il picnic più pazzo di sempre," si giustificò Harry.

"Il giorno. Più Bello. Di sempre," disse Draco con convinzione. "Harry, la prossima volta dobbiamo organizzarne uno per te. Magari affitterò delle ballerine. Cosa vuoi?"

Harry cominciò a tirare fuori le cose noiose che Draco aveva ignorato, come i piatti, e a sistemarli.

"Mi piace stare con te," rispose realisticamente. "Mi versi del succo di zucca?"

"Pensa alle ballerine," suggerì Draco, prendendo il thermos. "Noterai che l'idea sarà lì a devastarti il cervello. O perlomeno a strusciarsi contro un palo con fare alquanto rapace."

"Vedremo," aggiunse con calma Harry.

Guardò verso Draco, che si stava occupando della tazza di Harry, il viso concentrato mentre la barca oscillava un poco, il labbro inferiore risucchiato appena all'interno.

"Dovremmo ordinare delle ballerine quando ti trasferirai nel tuo appartamento," decise allegramente, raddrizzandosi. "In realtà non ho mai ordinato delle ballerine prima d'ora. Sarebbe la migliore inaugurazione possibile."

Harry trasalì. "Il mio padrino e il professor Lupin verranno all'inaugurazione della casa. Non farmi pensare a queste cose."

"Sai, sono abbastanza grandi," ribatté Draco. "Sono certo che sappiano tutto su..."

"No, Draco. Non dirlo nemmeno: non dire quella parola in relazione ai miei modelli di riferimento. Fermati. Ti piacerebbe se fossi io a farlo?"

"Beeeeeh, credo di poter avere qualche ragionevole dubbio sul professor Snape," osservò Draco, aggrottando la fronte pensieroso. "Insomma, è così bisbetico, e ha quei capelli orribili. Ma è anche vero che è un Serpeverde..."

"Cos'è, le storie da una notte sono un rituale Serpeverde?"

Draco si fermò e sollevò la testa, col sole che si rifletteva sui suoi capelli e lo faceva sembrare incredibilmente innocente.

"Sì, Harry, esatto. E' un rituale. Quando un Serpeverde compie dodici anni, viene deflorato con la forza su un altare macchiato di sangue di agnello, con vestiti di plastica, da un parente più grande. Non dire una parola. Ho forse mancato di rispetto alle tradizioni della tua casa?"

Harry roteò gli occhi. "Grazie per l'immagine, Draco. Non intendevo quello."

Draco sbuffò. "Ti informo che per noi la purezza è molto importante. Nessuno di noi ha mai detto una parola a Tiger circa la sua virtù privata."

Harry dovette distogliere lo sguardo e riflettere un momento, prima che quell'orribile immagine potesse essere assimilata. Il lago era di un blu più scuro sotto un cielo leggermente più scuro, un blu che si fondeva con il verde scuro e il grigio indistinti della terra al di là.

 "Vuoi dire che..." Fece una pausa, e deglutì. "Cioè, insomma, Goyle l'ha fatto?"

"Oh, sì." Draco annuì con calma. "Con Millicent Bulstrode."

"Bleah, fermati. Sei sicuro?"

"Sono molto sicuro. Mi svegliò dal sonno profondo dei bravi ragazzi leggermente ubriachi per controllare un certo incantesimo vitale."

"Bleah, mio Dio. E cosa gli dicesti?"

Draco fece un sorriso malizioso. "Se ben ricordo, ‘Vai e acchiappala, tigre.'" Sorrise dell'espressione di muto terrore di Harry. "Sono un buon amico," si difese con decisione. "Parte dell'accordo è sostenere le esperienze di apprendimento degli amici."

"Che schifo," disse Harry conciso. "Non sapevo nemmeno che stessero insieme."

Draco storse gli occhi verso Harry, come per cercare di decifrare un geroglifico.

"Non penso che stessero insieme," rispose lentamente. "Stavano solo sperimentando. Non c'entravano i sentimenti."

"Oh, è disgustoso," disse Harry.

"Grazie tante," rispose Draco distratto, aprendo lo zucchero a velo.

"Draco, non mi riferivo... Non mi hai mai detto con esattezza quante, ehm volte..."

Draco alzò un sopracciglio interrogativo. Harry si rassegnò e gli dette un pugno sulla spalla.

"Dai."

Draco cedette. "E va bene, allora. Cinque. Due relazioni, due storielle e una persona di cui sono amico con cui è successo qualcosa un paio di volte."

"Solo cinque?"

Draco parve oltraggiato. "Si dà il caso che secondo me è già molto per un diciottenne, Potter," lo informò. "E comunque, cosa credete succeda nei sotterranei dei Serpeverde, voialtri? Non ci sono frustini né cuoio. Anzi, alcune sere facciamo i cruciverba."

"Ok, scusa," disse Harry. "Non guardare me. Non sono un esperto in materia."

"Già, lo so." Draco sembrava assorto nei suoi pensieri. "Harry, ti dispiacere... ti dispiace se...?"

"Cosa?"

"Sarebbe proprio disgustoso se mettessi lo zucchero a velo e la marmellata in un sandwich?"

"Sì," disse Harry, molto deciso. "Sì, lo sarebbe. Non provare a farlo mentre mangio."

"Oh, va bene," disse Draco imbronciato, leccandosi via la marmellata da un dito. Forse fu il pallore a causare l'effetto di contrasto che fece apparire l'interno della sua bocca tanto rosso.

Harry si accorse che Draco gli aveva appena fatto una domanda.

"Come hai detto, scusa?"

"Immagino ti dia fastidio perché aspetti una gran bella storia romantica?"

Harry era abbastanza a disagio da non voler incrociare gli occhi di Draco. Preferì concentrarsi sulle cuciture della maglietta di Draco.

"Non lo so," disse. "Non è che ci abbia pensato molto."

Era vero. Succedevano sempre così tante cose, e niente era successo con tremenda immediatezza. La cosa era ferma allo stato di vaga promessa di conforto e godimento futuri, ma gli era sempre sembrata fondamentalmente inquietante.

"Spostati, mi voglio stendere," disse Draco autoritario.

Harry si spostò obbedientemente su un lato. Draco si alzò in piedi con attenzione, sempre stringendo il pacchetto di zucchero a velo, e scavalcò i piatti. Poi si sistemò comodamente accanto a Harry e continuò.

"Però scommetto che è così," disse. "Ti conosco, tu e i tuoi ideali ridicoli. Sai che le cose non sono solo bianche o nere, ma vuoi che lo siano."

"E perché è tanto ridicolo?" chiese Harry, irritato.

Draco si appoggiò all'indietro sui gomiti.

"Niente è assoluto," disse pigramente, stiracchiandosi. "Non può esserlo. Non esistono cose come la bellezza assoluta, la perfezione assoluta, il sentimento assoluto. Io non posso avere fiducia assoluta in qualcuno, Weasley non può provare affetto assoluto per Granger, e... mio padre non poteva provare amore assoluto per me."

Che Draco dovesse misurare le emozioni della vita in base all'esperienza di un assassino a sangue freddo, poi...

"Ti stai contraddicendo," gli disse con voce dolce. "Una volta mi hai parlato del modo in cui vivi, ricordi? Del vivere con furia. Se è così che vivi... se devi vivere con passione... beh, cos'è quello, se non assoluto?"

Draco si alzò su una mano, i capelli morbidi per la brezza che ancora increspava la superficie del lago.

"Che paradosso fatale, eh?" osservò.

Sembrava quasi felice di essersi costruito intorno un mondo impossibile. Harry non capiva cosa spingesse ad essere così compiaciuti di ciò che sembrava una dolorosa incertezza generale.

A lui non sarebbe affatto dispiaciuto credere ad alcune promesse di assoluto. Desiderava tanto avere una risposta per ogni cosa.

Si tese e toccò la spalla di Draco.

"Io voglio assolutamente essere tuo amico," disse.

Fare egli stesso una promessa assoluta era il meglio che potesse.

"Ora potremmo parlare di qualcos'altro, per favore?" chiese rattristato. "Quel luccichio adesso-ti-aggiusto-io nei tuoi occhi si noterebbe da un miglio di distanza."

"Stavo solo considerando i meriti di Lavanda Brown," disse speranzoso Draco "L'abbiamo dimenticata, sai? E' una ragazza attraente."

"Draco, ti ho avvertito."

Draco storse il labbro.

"Oooh, Harry, temo la tua ira. Cosa ne sarà di me?"

Harry lo colpì con un tovagliolo. "Sta' zitto."

"Non farmi del male," squittì Draco. "La potenza del grande e spietato Harry Potter è nota a tutti. M'inchino al tuo titanico potere. Dovrei temere di essere dannato, se non fossi in possesso di un'arma segreta..."

Draco si mosse in un decimo di secondo, e allungò una mano verso il viso di Harry.

Aprì le dita e cercò di spingergli con la forza una Tazza da tè Mordinaso sul naso. Harry gli acchiappò il polso appena in tempo, gridò e lo spinse via. Draco atterrò sulla schiena, la mano con la tazza curvata sul petto e il sorriso diabolico ancora sulle labbra.

"Ti porti gli scherzi in tasca," disse Harry. "Ti comporti proprio come se avessi quattro anni."

"Ti avevo quasi preso," disse sfacciatamente Draco.

"Non è questo il punto."

"A-ha! Lo ammetti!"

Harry scosse la testa e mormorò di nuovo, "Quattro anni." Una goccia di pioggia gli cadde sulla mano, e vide gli occhi di Draco concentrarsi su di essa con puro sgomento.

"Oh no," dichiarò. "Sta iniziando a piovere."

Harry alzò le spalle. "Beh, ci bagneremo un po'."

Draco aggrottò la fronte. "I miei capelli," disse con voce bassa e triste. "Saranno rovinati. Rovinati, ti dico!"

Harry alzò lo sguardo verso i cielo. Le nuvole in effetti erano grigio scuro, e piuttosto minacciose. Le gocce lo colpivano con sempre maggiore regolarità.

"Possiamo tornare," propose riluttante.

Draco si tuffò su qualcosa dall'altra parte della barca. "Nah," disse. "Ho un piano. Sotto il mantello!"

A quel punto stese il suo mantello abbandonato sulla propria testa e quella di Harry.

"Piano fantastico, Draco," osservò Harry con voce soffocata, cercando di rannicchiarsi di più sotto il mantello. "Non vedo niente. Oooh, i Serpeverde sono gente davvero arguta."

"Zitto, tu," ordinò Draco, agitandosi per assicurarsi che i suoi capelli fossero coperti.

Harry sentì il polso di Draco accarezzargli il ginocchio.

"Draco."

"Sì?" disse Draco con la voce dell'innocenza perfetta.

"Stai pensando di farmi cadere la Tazza da tè Mordinaso sulla pancia, vero?"

Ci fu un attimo di silenzio.

"... forse," ammise Draco, contrariato.

Harry rise e afferrò i polsi di Draco. "Non pensarci nemmeno."

Chiaramente l'ira di Harry Potter infastidiva Draco meno della pioggia. Entrambi la sentivano cadere pesante sul mantello.

"Uff," disse Draco, avvicinandosi ancora di più a Harry, e poi ridendo. I suoi capelli solleticavano l'orecchio di Harry, e quando parlò Harry poté sentire il movimento del suo naso sulla guancia e la sensazione di solletico leggermente diversa del suo respiro caldo. "Sarebbe stato divertente," gli assicurò Draco. "Fu esilarante quando ne lasciai cadere una in grembo a Paciock. Si mise a gridare."

Harry impiegò un attimo a registrare la cosa.

"Quando tu cosa?"

"E' stato secoli fa," disse evasivo Malfoy. "E ora che ci penso, non fui io. Fu Tiger o Goyle o qualcun altro, probabilmente non fui neanche io a dare l'ordine, e forse non fu neanche Paciock, avrebbe potuto essere chiunque, e forse io non c'ero nemmeno, in ogni caso fu molto divertente."

Harry sbatté le palpebre nel buio sotto il mantello, e una piccola ciocca di capelli di Draco gli toccò il collo.

"Non solo sei un bimbo di quattro anni, sei un bambino cattivo di quattro anni," disse, spostandosi leggermente per evitare la ciocca ribelle.

Sentì la calda esplosione di fiato sulla pelle, quando Draco rise.

"Ok, è stato la settimana scorsa."

"Giusto per fartelo sapere, Draco, sto roteando gli occhi. Non fare mai più una cosa del genere."

"Da dove è arrivata questa pioggia?" si chiese Draco, seccato.

"Mm, probabilmente dal cielo. Promettimelo."

"E va bene, prometto di non mollare mai più tazze da tè su Paciock. Sei una noia, Potter."

"E tu a volte sei un piccolo furetto scocciante, Malfoy."

Draco si lagnò, un suono terribile quando la bocca dell'interessato era così vicina che, per ogni suo sussulto offeso, le sue labbra toccavano un punto sotto il tuo orecchio.

"Hai detto la parola che comincia per ‘F'! Tutti i miei amici hanno promesso di non pronunciare mai la parola con la ‘F'!"

Harry inspirò a fondo, perché si soffocava sotto il mantello, e sussurrò, "Furetto, furetto, furetto," nell'orecchio di Draco.

Gli ci volle un minuto per accorgersi che il piccolo verso tamburellante accanto alla sua guancia era Draco che cercava di sopprimere una risata.

"Non mi serve questo," lo informò Draco addolorato, riuscendo a sghignazzare solo una volta. "Piove a catinelle, e durerà ore, e la pioggia si è già infiltrata nei miei capelli."

"Beh, io sto bene così," disse Harry. "Comunque, dopo l'acquazzone potrebbe arrivare l'arcobaleno."

Draco rifletté. "Bene. Hai il thermos col caffé?"

*
Ci fu un pallido arcobaleno, come se Dean l'avesse dipinto e i colori stessero scivolando giù perdendosi nel blu profondo dell'acqua. I colori pallidi di sogno si dissiparono quasi subito nella luce piena del sole.

Draco e Harry erano stesi sul fondo della barca ad assorbire gli ultimi raggi di sole.

"Non ho mai visto nessuno mangiare tanta cioccolata," osservò pigramente Harry, quando Draco si tirò su per prendere l'ennesima Cioccorana.

Draco si voltò per guardarlo, offeso. "Ne ho bisogno per mantenermi in forze," spiegò serioso.

Harry sorrise e chiuse gli occhi. "Ma certo."

"Harry, sei uno dei miei migliori amici, ok, ma se stai insinuando che sono grasso ti colpisco con la cesta da picnic. E non farai nessun commento sulla scelta dell'arma, va bene?"

"Chi insinua niente?" disse pigro Harry, dandogli un colpetto nello stomaco.

Draco gli diede un calcio e si scostò, alzandosi sui gomiti per guardare truce Harry e considerare un attimo la Tazza da tè Mordinaso, che aveva appeso in equilibrio precario, con una certa dose di ammirevole coraggio, sulla fibbia della propria cintura.

Harry lanciò uno sguardo apprensivo alla tazza da tè. Poi si alzò a sedere, prese le Cioccorane e, portandosele dietro, le buttò nel lago.

"Ehi!" Draco si mise a sedere e lo guardò storto. "Hai inquinato. Lo dirò alla professoressa McGranitt."

Harry si sdraiò e chiuse gli occhi. "Ok."

"Oooh, Harry Potter, sei proprio un ribelle," disse Draco cantilenando, con una voce minacciosamente simile a quella di Colin Canon. "Sei cattivo fino al midollo. Adeschi gli innocenti per strapparli alle loro oneste attività quotidiane..."

"Cosa intendevi fare esattamente?"

Harry aprì gli occhi per guardare Draco sollevare il mento. "Avevo una cosa molto importante da fare. Dovevo farmi tagliare i capelli."

"Sono così spiacente di aver rovinato i tuoi piani vitali," disse Harry solennemente. "Potrai mai perdonarmi?"

"Suppongo di sì. Perché, beh, diciamo che ne vale la pena." Draco dette un altro morso soddisfatto e sorrise radioso, agitando la rana per farsi capire. "Cioccolato," disse.

Harry annuì, stanco e contento. Il sole era un po' sotto l'orizzonte, col suo calore giallo, ed era così vicino, Draco era lì sull'acqua e non era spaventato. Tutto era dipinto in semplici colori accesi e tutto, per qualche minuto, sarebbe potuto essere a posto.

Sembrava che Draco stesse cercando di addormentarsi e mangiare cioccolata allo stesso tempo, gli occhi velati, i vestiti appena fuori posto così che la sua maglietta era sollevata a mostrare qualche centimetro di pelle. Sorrise indolente attorno al cioccolato quando colse lo sguardo di Harry.

"Ne vale la pena," ripeté, e poi, "Cosa c'è?"

C'era una macchia di cioccolato a un angolo della bocca di Draco.

"Mm, niente," disse Harry, sporgendosi e togliendola con il lato della mano. "Avevi solo una piccola... cosa..."

"Oh, grazie." Draco si stese, così rilassato da sembrare privo di ossa, con la mano piegata dietro la testa. "Mm. Il sole tramonterà fra non molto."

"Già, dovremmo... tornare."

"Mmm. Ancora qualche minuto."

Qualche minuto durante cui il sole si fece più sottile e l'aria appena un po' più fresca. Il respiro di Draco era morbido e regolare, e quando parlò la sua voce era come liquida, felice e completamente priva di sforzo.

"Harry, come faremo a tornare senza i remi?"

Harry si mise a sedere, frugò nella tasca della sua giacca e tirò fuori la bacchetta.

"Accio remi," disse, e sogghignò mentre giunsero volando. "Insomma, Draco. Cerca di ricordarti che sei un mago."

Draco guardò i remi bagnati e per un attimo restò senza parole, poi fece una faccia orribile verso Harry. Harry rise e gli passò uno dei remi, e Draco cercò di fare una faccia ancora più brutta.

"Sono proprio uno schiavo," mormorò col tono di un martire. "Potrebbero venirmi i calli."

"Sono virili," gli disse Harry, e sorrise quando Draco fece una terza orrenda faccia indignata, appena prima di rimettersi il mantello.

"Si dà il caso che io sia già straordinariamente virile, per tua informazione," disse sottovoce.

Il rumore dei remi nell'acqua era lento e stabile, Draco guardava Harry per capire come fare, e i loro remi si muovevano quasi in sincronia. Harry provò un po' di rimpianto solo quando la barca giunse a riva, sbattendo piano sui ciottoli, e Draco sollevò il cestino e lo lanciò a riva.

"Penso che tu abbia appena rotto i piatti."

"Vivi pericolosamente," suggerì allegro Draco, alzandosi in piedi e balzando fuori dalla barca.

Cosa che, dato che Harry aveva già cominciato ad alzarsi, finì per provocare il quasi ribaltamento della barca.

Harry gli lanciò un'Occhiataccia, e Draco rise sguaiatamente, una volta, quindi gli tese una mano.

"Scusa, dai," disse, e Harry afferrò la sua mano nonostante la barca stesse ancora dondolando; Draco lo tirò troppo rapidamente, Harry sussultò e quasi inciampò, e Draco rise di nuovo per l'allegria mozzafiato di tutta quella giornata, e lasciò andare la mano di Harry mentre Harry era ancora instabile. La luce del sole che se ne andava era oro nei suoi capelli mossi dal vento, e Harry era... era felice, e rideva, ed era ancora preso da quel momento in cui stava per cadere.

Si piegò in avanti e afferrò il davanti dei vestiti di Draco, quasi per tenersi in equilibrio, e, proprio quando entrambi smisero di ridere, lo baciò sulla bocca.

Harry chiuse gli occhi, il profilo del sole attorno ai capelli di Draco splendeva contro l'oscurità sotto le ciglia. Per un attimo la sua mente si svuotò di ogni pensiero: le labbra di Draco erano così morbide.

Poi riaprì gli occhi, indietreggiò e guardò Draco.

Il suo viso era freddo e duro, e il sole era scomparso.

"Allora era questo il motivo di tutto," disse, la voce assolutamente furiosa, poi si voltò e corse via.

Harry rimase in piedi accanto al lago a fissarlo terrorizzato.

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO PER LE LETTRICI DI EFP:
Salve! Sono Luciana, come avrete capito… approfitto dell’occasione per ringraziare tutti i lettori… ok, le lettrici di EFP che hanno deciso di dare una chance ad Underwater Light su un sito dove mi sembra veramente difficile scegliere una storia, dato che ne aggiornano 20 al minuto…
Un grazie particolare a chi ha commentato, specie a chi ha lasciato commenti sostanziosi (anche se non disdegno certo quelli da un rigo!).

Non vi preoccupate, la storia non è affatto finita, i capitoli sono 22! Che altro dire… DIFFONDETE IL VERBO! Per favore, parlate di Underwater Light e di quel genio che è Maya con le ragazze che conoscete su EFP. Mi farebbe davvero piacere se questa storia stupenda raggiungesse un ampio pubblico ^_^

Oh, e approfitto di questo angolino anche per dirvi qualcosa di me, visto che non sono molto conosciuta qui! Mi chiamo Luciana (ma dai!), ho 21 anni, studio lingue e adoro tradurre.
A mercoledì prossimo, allora…

 

 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mistful