Parte
Terza
Quando
si scrive una trilogia, solitamente, la terza ed
ultima parte deve essere quella più eccitante, narrata in
modo eccellente e
ricca di colpi di scena, per regalare al lettore le ultime emozioni e
chiudere
decentemente il racconto. Ecco, poiché non ho assolutamente
voglia di fare
nessuna di queste cose elencate, causa pigrizia, ho deciso che questo
non sarà
l’ultimo capitolo (i recensori si preparano ad una rivolta
con fuoco e
forconi). Ma, a dire il vero, siamo comunque vicini alla fine, visto
che avevo
inizialmente pensato il tutto come una one shot, ma
tant’è.
Mio
fratello è un coglione. Io sono un coglione. Mark Zuckerberg
è un coglione. Tu, lettore che stai leggendo, sei un
coglione, perché sprechi
tempo prezioso a leggere merdate (come questa).
Adesso,
accontentati i masochisti, posso finalmente
giungere al punto e parlare della mia ultima riflessione liturgica,
idealizzata
ovviamente in momenti seri ed inopportuni, in cui dovevo fare
qualcos’altro di
molto più importante (vedi: studiare).
Allora,
dall’angolo impariamo
tutti insieme, mi sono reso conto che Facebook è
un luogo di peccato e
perdizione molto più dei siti porno.
A parte che il porno
c’è
indifferentemente, ma è porno
ancora
più pornamente porno: perché quel porno
(la parola porno non è
volutamente
ripetuta) è porno di
gente che
conosci. Magari è porno
di quella
ragazza che ogni domenica vedi in chiesa con la gonna lunga e il velo
musulmano
in testa, che poi va a casa e si spoglia per fare le foto zozze e
provocanti da
pornostar. Oppure porno
della vicina di casa quarantenne,
che vedi tutto il giorno pulire la casa, con tanto di sobria veste a
fiorellini
che grida “i am in menopausa”. La stessa signora
con la veste a fiori che poi
su Facebook ne mostra altri di fiori … appassiti
però. Ma, vorrei chiedere a
queste leggiadre fanciulle dal bel culo dai bei
capelli … cose le spinge
a spogliarsi dinnanzi a miliardi e miliardi di persone? Vorranno diventare tutte pornodive? Questa
(il
momento in cui vi accorgete che ho evidenziato una parola diversa
…) cosa mi
sconcerta, e mi fa porre tante domande esistenziali.
Ovviamente
ho scoperto tutto l’ultima volta che ho
liquidato Andrea dal PC. Nonostante delle sue abitudini cazzare possa
farne a
meno, ho trovato lo stesso la sua homepage aperta e visto che
non mi faccio
mai i cazzi miei l’ho visitata.
Così,
io l’avevo già vista la fighetta che pavoneggia
con la figa in qualche foto figa per far vedere quanto è
figa (lo ammetto, oggi
non mi vengono in mente sinonimi meno offensivi), ma ho creduto che
fosse un
caso isolato, tipo quell’amica per definizione un
po’ dolce un po’ troia che nella comitiva
non può mancare. Quindi,
come al solito, ho stilato le mie ipotesi: o mio fratello frequenta una
comitiva di troie o tutte le ragazze sono troie. Visto che mi
incuriosisco,
proseguo nella formulazione di strambi pensieri: o mio fratello
è beato tra le
donne o è … gay.
Allora,
l’ho già detto che non sono bravo nel formulare
palpabili soluzioni. Ho bisogno dei fatti, delle cose concrete. Allora
scaccio via ogni
futile pensiero, e torno all’elemento
principale: ?
Che
poi non c’è, non lo so nemmeno io
perché spio
ancora il fagiano su FB. Così come non so perché
sto scrivendo questo testo (e
mi meraviglio che qualcuno stia leggendo, non a caso ho evidenziato la
parola porno per attirare nuovi
lettori,
magari pervertiti). The life is strange.
Tuttavia,
mi sono rimasti pochi righi prima della
conclusione, perciò qualcos’altro dovrò
pure inventarmi riguardo questa
delirante piattaforma virtuale fatta di chat e deretani. Invoco Erika,
che è
pur sempre l’immacolata della nuova generazione, e mia
personale ispiratrice
(mi prendete per pazzo se vi dico che una mia amica ha addirittura la
sua foto
sul telefono? Quella della libreria con il libro in mano?). Ho paura
che qui mi denunciano, meglio
concludere qua (mi dispiace manca
il quo ma proprio non sapevo dove
azzeccarlo). Vi anticipo solo che per giustizia paritaria, visto che in
questo
capitolo si è parlato di vagine, nel prossimo ci saranno i
peni. E non sto
scherzando.