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Autore: elecam28    18/04/2007    6 recensioni
"Dove sono Bartemius, Regulus, Aberforth, Nicholas e Tom,
il rigido, il secondogenito, l’originale, il dotto e l’arrogante?
Tutti, tutti, dormono sulla collina."
Fanfic liberamente ispirata al capolavoro di Edgar Lee Masters “Antologia di Spoon River”, una rivisitazione personale in chiave HarryPotteriana. Da collocarsi anni dopo la sconfitta di Voldemort. E Harry? Vedrete alla fine.
Genere: Generale, Malinconico, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Cedric Diggory

 

 

Immagino che non possiate sapere quanta gioia mi dona

la vostra visita priva di lucida ed estasiata meraviglia.

Io,

il giovane ucciso per errore,

il Tassorosso che meglio impersonava le qualità della propria casa,

il figlio che ogni padre anela di avere,

sono divenuto alla mia morte un eroe come quelli delle favole babbane

che in parte eliminano la spessa cortina che avvolge il mio mondo,

rendendoci parte dei sogni e delle fantasie di migliaia di bambini.

Mi prendete per pazzo, vero?

Beh, non vi nascondo che lo sono forse divenuto.

A causa dei vostri visi, di come mi pensate.

Io non sono nato e non sono vissuto eroe,

né tanto meno sono morto tale.

Eppure le lacrime che tutti versano e versarono per me sono e furono per un eroe.

Stolti, che non sanno.

Che non vedono.

O che non capiscono,

mi chiedo?

Qui, sulla collina, ci sono eroi di cui io non valgo l’iniziale,

e di loro il migliore non mi giace accanto.

No,

il migliore è in vita, se così la si può chiamare.

Speranza era il suo destino,

eppure io, prima di morire, lo vidi bramarla la speranza, 

lo vidi bramare la dama che tenevo al braccio,

lo vidi bramare l’alba del giorno successivo.

Cose che non aveva, che non credeva di poter trovare.

Le spille e le persone lo deridevano,

mentre lui faticava anche solo a respirare,

solo contro la morte,

solo contro la vita.

Mi salvò, quel giorno che mi parlò dei draghi,

ma non mi chiese più nulla.

Me ne stupii, e allora, solo allora capii.

Io sono cresciuto con l’amore dei miei genitori,

con i loro sorrisi,

il loro affetto,

i loro pianti.

Ero e sono stato anche dopo che mi deposero qui l’orgoglio di mio padre,

la ragione del suo sorriso,

e dovunque mi voltassi vedevo il mio passato sorridermi,

vedevo la ragazza dei miei sogni starmi accanto,

vedevo la mia Casata sostenermi insieme all’intera scuola.

Oh, se sapeste com’è stata facile la mia vita!

O forse lo sapete, e leggete aspettando il finale?

Ve lo dirò, dunque.

Ho capito, in quel dì di sole, che non ero che un ragazzo,

che non ero che un granello di sabbia.

Avevo tutto, ero tutto, ma in realtà nulla.

E la Speranza, la Speranza mi ha salvato una volta,

e ha fallito la seconda.

Chi, almeno una volta, non gliel’ha rimproverato?

Oh uomini, oh donne, oh bambini che conoscete la mia storia!

Io vi dico ora ciò che nessuno ha mai capito,

ciò che nessuno mai vedrà.

Noi non meritavamo la Speranza.

Nessuno, nessuno di noi,

nemmeno chi l’ama e l’ha amata.

Nessuno perderà mai più tutto per chi non crede in lui,

pensate che non sappia?

Ebbene, sia chiaro ora e mai più sia detto.

Sono lieto di esser morto allora, giovane e fiero,

perché così non ebbi tempo di vedere la Speranza cadere,

abbandonata,

sola.

Iporiti, blasfemi, traditori, voi che l’avete usato e gettato via!

Non è mai stata la Speranza per voi,

ma solo lo Scudo.

E ora ecco che viene, viene a parlarmi senza saper ch’io sento.

Oh vita delle vite,

cos’hai mai fatto per meritare questo vento freddo,

noi pietre silenziose,

e quel cuore infranto?

 

  
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