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Autore: Katrice Eymerich    06/10/2012    2 recensioni
Kitty è una studentessa universitaria di vent'anni che lavora come guardarobiera in un pub del West Village di New York per mantenersi. Uno dei clienti fissi del locale è un ragazzo molto affascinante ma estremamente sgradevole, Caspar. Lui è tutto ciò che lei disprezza: è cinico, superficiale, spocchioso e sempre circondato da ragazze sciocche e fatue quanto lui, interessate ai soldi e alla vita favolosa che lui sembra offrire loro. Eppure è tremendamente intrigante e la vita di Kitty dopo averlo incontrato non sarà più la stessa.
In questa storia i vampiri non sono liceali romantici e dagli occhi luminosi ma mostri assetati di sangue e potere. Chi è davvero Caspar? E perché la misteriosa Albida lo perseguita?
Dal prologo:
"Il primo raggio di sole lo raggiunse lentamente filtrando tra i merli in pietra della torre e pigre volute di fumo cominciarono ad innalzarsi dalle sue membra immobili.
Non aveva scampo. Guardò i suoi piedi e le sue gambe tramutarsi in polvere bianca e capì che tutto quello che sarebbe rimasto di lui in questo mondo sarebbe stata una fragile statua seduta finché il vento e il tempo non l'avessero dispersa."
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
Capitoli:
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Hanna guardò sua figlia con orgoglio: Kitty era una ragazza brillante, intelligente e ora le avevano anche offerto di partecipare a un corso intensivo di scrittura a Parigi! Immaginava già la sua bellissima figlia, in maglia a righe e ballerine, china su un portatile in un fumoso caffè a Montmartre intenta a scrivere il grande romanzo americano.
Se non le avessero dato la borsa di studio avrebbe lavorato anche ventiquattro ore al giorno pur di permetterle di partecipare, lei doveva avere tutto quello che desiderava.
La osservò con affetto mentre continuava a mescolare la salsa di mirtilli sul fuoco, i capelli color caramello legati in una coda morbida, le guance rosee colorite dal calore dei fornelli. Kitty alzò lo sguardò e sorrise, i grandi occhi azzurri identici a quelli di suo padre illuminarono la stanza.
- Che c'è mamma?
- Niente tesoro, sono contenta di avere tutta la famiglia riunita.
Grace tirò Hanna per un braccio.
- Così va bene?
Il visetto tondeggiante e allegro della bambina era ricoperto di zuccherini colorati, forse ce n'erano di più che sui cupcake che le aveva permesso di decorare.
- Benissimo! Kitty guarda com'è brava tua sorella!
- Oooh, Grace diventerai sicuramente una pasticcera!
Quel mese Grace aveva deciso che non voleva più fare la principessa ma la pasticcera, e voleva vivere in una casetta come quella della strega di Hansel e Gretel che aveva visto su un libro illustrato. Kitty le aveva promesso che sarebbe andata a trovarla tutte le settimane e avrebbero preso insieme il “tè delle amiche” che era ovviamente precluso a tutti i maschi e in particolare a loro fratello Anthony.
La mamma scoccò un baciò sulla testolina bruna della bambina che tutta orgogliosa continuava a impiastricciare i cupcake al burro con codette, confetti e perline allo zucchero colorati mentre Daisy, la loro golden retriever, cercava di impietosirla per ottenere qualche prelibatezza fissandola con i languidi occhioni color cioccolato.
- Buona Daisy!
Intimò Grace alla cagnolina che tuttavia non si sarebbe mai azzardata a muoversi e che in risposta le scondizolò timidamente.
Kitty tornò a girare la salsa che diventava sempre più densa e appiccicosa, sarebbe bastato un nonnulla per farla attaccare alla pentola, quando fu finalmente pronta la travasò in una ciotola e la lasciò sul ripiano a raffreddare.
- E' quasi tutto pronto, finalmente!
Esclamò entusiasta Hanna, sedendosi al tavolo della cucina con in mano una grossa tazza di tè fumante. Il giorno dopo per il pranzo del Ringraziamento la loro casa sarebbe stata invasa da un'orda di parenti, soprattutto da parte di suo marito, e avevano dovuto sfacchinare un bel po' tra pulizie e cucina. Non che i parenti di Jimmy non contribuissero, anzi, con gli avanzi di tutto quello che avrebbero portato sarebbero andati avanti per settimane!
Mentre Grace continuava a versare scatole intere di zuccherini sulla glassa dei dolcetti chiacchierando a ruota libera con Daisy, Kitty sembrava assente: sedeva al tavolo in silenzio, fissando la tazza da tè che aveva tra le mani.
Hanna si chiese se non fosse per via di quel ragazzo con cui aveva rotto un paio di settimane prima, quando Kitty le aveva raccontato la faccenda per telefono era rimasta esterrefatta. Come si era permesso un carciofo come quello di tradire la sua meravigliosa figlia? E comunque non le era mai piaciuto, tutto muscoli e niente cervello.
- Stanca?
Aveva detto allungando una mano su quella della figlia. La ragazza sollevò gli occhi e annuì leggermente.
- Abbastanza, credo che andrò a letto tra poco.
In realtà Hanna non poteva sapere che Kitty in quel momento non stava minimamente pensando a Rick ma che, contro la sua stessa volontà, si era ritrovata a pensare agli occhi verde chiaro di quell'essere insopportabile di Caspar.

La soffusa luce rosa della lampadina notturna di Grace illuminava appena la stanza creando ombre bizzarre sul soffitto. Nel letto accanto la bambina dormiva profondamente e Kitty si mise ad osservarla, anche se non avevano lo stesso padre era impressionante quanto si somigliassero; non fosse stato per i colori diversi, Grace aveva gli occhi e i capelli castano scuro, sarebbero state del tutto identiche. Sotto il suo letto Daisy ronfava placida e cicciotta su una vecchia trapunta, Kitty pensò con tenerezza che cominciava a invecchiare e allungò delicatamente una mano per carezzarle la pancia lanosa stando attenta a non svegliarla.
Si stese sulla schiena e fissò il soffitto di quella che era stata la sua stanza fin da quando era nata, sulle pareti c'erano ancora le stelline e i pianeti fosforescenti che Kitty ricordava di aver attaccato insieme a suo padre. Portava con sé una sua foto da quando era morto undici anni prima in un incidente in fabbrica: era un un uomo alto con gli occhi azzurri e quello che Kitty ricordava più di lui erano le mani ruvide quando le accarezzava una guancia di ritorno dal lavoro. Quello e i piccoli regali che le portava spesso e che ora lei custodiva come reliquie in uno scrigno di plastica rosa sotto il letto.
Ricordava vividamente il giorno in cui sua madre era andata a prenderla prima dell'orario di uscita a scuola, aveva gli occhi rossi e il viso stravolto. Una volta a casa la mamma l'aveva abbracciata stretta dicendole che papà non sarebbe tornato, che era andato in un posto più bello.
- E' morto?
Aveva chiesto semplicemente Kitty. Anche se aveva solamente nove anni sapeva cos'era la morte ma non pensava sarebbe mai accaduta a uno dei suoi genitori. Avevano pianto abbracciate a lungo e si erano addormentate in quella posizione.
Poi i ricordi sfumavano confusi fino al giorno del funerale, il cimitero di St. Mary affollato di colleghi e amici in lutto, i fiori sulla bara. Ancora adesso, Kitty ricordava come le era sembrato assurdo che suo padre fosse là dentro, come tutto ciò fosse grottesco. Erano passati molti giorni e mesi tutti uguali nella loro tristezza, finché sua madre non aveva portato a casa il suo fidanzato: Jimmy Martino.
Era stato orribile, non poteva credere che sua madre avesse un nuovo fidanzato, come si permetteva? Non avrebbe saputo dire chi a quel tempo odiava di più ma di sicuro riusciva benissimo a dimostrare il suo disprezzo a entrambi: era diventata una bambina disobbediente, capricciosa e maleducata nonostante i due fossero più che amorevoli nei suoi confronti.
Mentre con i ricordi tornava alla sua infanzia e agli sforzi di Jimmy per conquistarla e dimostrarle il suo affetto, Kitty cedette al sonno e sentì le palpebre chiudersi pesantemente. Mentre era in quello stato di torpore, all'improvviso un ringhiare basso e minaccioso la svegliò di soprassalto.
- Cosa c'è?
Girò confusa lo sguardo per la stanza e le sembrò di scorgere qualcosa alla finestra, un'ombra che si dileguava rapidamente. Si tirò a sedere sul letto completamente sveglia e si avvicinò alla finestra, al suo fianco Daisy continuava a ringhiare. Nel buio del cortile cercò di scorgere un qualche movimento rivelatore ma tutto sembrava essere immerso nella quiete sonnacchiosa della sera, calmò Daisy carezzandole la testa finché non vide il pelo biondo drizzato sulla schiena abbassarsi.
Si rintanò sotto le coperte continuando a fissare la finestra, provava la stessa sensazione sgradevole di quella notte in cui tornando a casa aveva visto delle strane orme sulla scia dei suoi passi. Dopo la rottura con Rick quell'episodio le era completamente passato di mente ma ora lo stesso gelo alla bocca dello stomaco era tornato ad inquietarla, come se il suo istinto cercasse di avvisarla di un pericolo che non poteva vedere.
Si rigirò a disagio sentendosi colpevolmente sciocca, probabilmente queste sue paure erano il frutto dello stress o del sonno appena accennato. Non c'era niente lì fuori e niente l'aveva seguita quella sera.
Ma se non c'era nulla di cui preoccuparsi, perché allora Daisy continuava a fissare la finestra?

I parenti del suo patrigno sembravano aumentare di anno in anno. Per primi erano arrivati i genitori di Jimmy, che avevano l'abitudine di presentarsi il mattino presto per contribuire ai preparativi ma che come ogni anno venivano gentilmente invitati a sedersi in salone.
- Bellissima!
L'aveva salutata soffocandola in un abbraccio la madre di Jimmy, Tina. I due anziani le avevano chiesto dell'università, di New York e se c'era qualche ragazzo speciale, poi l'avevano travolta con mille altre domande a cui Kitty aveva fatto fatica a star dietro.
Fortunatamente poi si erano concentrati sui loro nipotini: i due bambini erano così espansivi e chiacchieroni che sapevano bene come attirare l'attenzione dei nonni cosicché Kitty si era potuta dileguare in cucina per sottrarsi al fuoco incrociato degli interrogatori.
- Qui va tutto bene, forse riesco a non far seccare il tacchino quest'anno, tu vai di là e non ti preoccupare.
Tuttavia Kitty non si mosse dalla cucina, era sinceramente affezionata ai genitori di Jimmy ma a volte la loro premura sfiorava l'invadenza.
- Ti hanno già rimbambito di domande?
- Eh? Oh sì. Tommaso ha anche insistito per regalarmi 50 dollari.
- Lo sai come sono, sei una nipote a tutti gli effetti per loro.
Lo sapeva e gliene era grata ma nonostante la confidenza certe dimostrazioni d'affetto continuavano a imbarazzarla.
In quell'istante Jimmy entrò in cucina, non era un uomo particolarmente alto, e con gli anni si era leggermente appesantito, cosa che però rendeva il suo viso pieno ancora più bonario. La barba scura ora aveva cominciato a punteggiarsi qua e là dei primi fili grigi.
- Serve una mano ragazze?
- Affatto, vai pure dai tuoi.
Gli rispose la moglie, Jimmy invece si accostò al forno chinandosi per studiare l'enorme tacchino che arrostiva placidamente.
- Mmm, non vedo l'ora! Sembra proprio buono.
Il campanello suonò e dagli schiamazzi che arrivarono dall'ingresso Kitty capì che le tre sorelle maggiori di Jimmy erano arrivate. Erano tre donne imponenti, non tanto per la stazza quanto per il modo che avevano di porsi e parlare, delle vere matrone che mandavano avanti casa e famiglia quasi militarmente. Andò in corridoio a salutarle e perse il conto dei baci che diede e ricevette, tra sorelle, nipoti e mariti era quasi ubriaca.
Infine notò che dietro il folto gruppo delle sorelle e rispettive famiglie c'erano Carmine e una ragazza sconosciuta.
Si fermò sorpresa, Carmine aveva finalmente trovato una fidanzata? Era così felice per lui che avrebbe voluto abbracciare e ringraziare quella ragazza. Da anni, ad ogni festività, Carmine le si avvicinava speranzoso chiedendole un appuntamento e ogni volta Kitty si ritrovava nella scomoda situazione di doverlo rifiutare senza offenderlo dato che era un cugino di Jimmy. Non che fosse un ragazzo antipatico ma non era decisamente il suo tipo: i suoi unici interessi erano i motori, i tatuaggi e il gel per capelli, per cui non avevano mai avuto grandi argomenti di cui parlare. Si avvicinò per salutarli ma l'occhiataccia ostile che le scoccò la ragazza accanto a lui la gelò.
- Vanessa, lei è Kitty.
Intervenne Carmine, Vanessa aveva una faccia stizzita che sembrava dire: “ so benissimo chi è questa qua!”. Kitty si domandò cosa mai le avesse raccontato Carmine perché quella ragazza l'accogliesse con tanta freddezza ma mentre si allontanava dopo averli salutati velocemente, la sentì dire:
- Non avevi detto che era brutta?
“Farò meglio a sedermi vicino ai bambini” pensò Kitty accaparrandosi un posto al tavolino tondo dove avrebbero sistemato i sei nipoti.
Sedette vicino a Grace per tutto il lunghissimo pranzo ma nonostante questa precauzione ogni volta che si voltava dalla parte di Carmine il suo sguardo veniva intercettato da quello ostile di Vanessa. Se distoglieva lo sguardo in fretta aveva l'impressione di darle ragione, come a dire “ops, mi hai beccata mentre guardavo il tuo ragazzo” ma se sosteneva il suo sguardo con nonchalance quella sembrava prenderla come una sfida e aggrottava ancora di più le sopracciglia tatuate. Desiderò che quel pranzo finisse presto.
- Tesoro, ho dimenticato la torta di zucca per i bambini, vai a prenderla?
Le chiese sua madre dall'altra parte della stanza seduta ad un capo del lungo tavolo ovale degli adulti, Kitty si alzò volentieri districandosi a fatica tra tutti i commensali.
Arrivata in cucina gettò qualche bocconcino di arrosto nella ciotola di Daisy che ci si buttò riconoscente. La torta di zucca era ancora calda e ne inspirò il profumo di vaniglia e cannella a pieni polmoni, era piena da scoppiare ma una fetta di quella delizia non gliel'avrebbe tolta nessuno. Si voltò per prendere la panna dal frigo ma col piatto urtò qualcuno che era alle sue spalle. Vanessa.
- Oh, scusami!
Le disse sorpresa. Vanessa la scrutò con gli occhi appesantiti da troppo ombretto ridotti a due fessure.
- Pensi di poter fare l'innocentina?
- Cosa?
- Ti ho visto sai, come lo guardi!
- Ma chi? Carmine?
Kitty era sbalordita, non lo aveva mai guardato nel senso che intendeva quella tizia in dieci anni che lo conosceva, figuriamoci se avrebbe iniziato adesso.
- Sì, lui!
Si fece avanti minacciosa, Kitty fu contenta che la torta di zucca si frapponesse tra loro.
- Guarda che ti sbagli, a me lui non piace affatto.
- Ah sì? E perché? Non è abbastanza per "Miss Vado all'Università a Manhattan"?
“Cosa?” pensò allibita, aveva come il sentore che qualsiasi risposta avrebbe dato non sarebbe stata quella giusta.
- No, non volevo dire quello... è carino ma non...
- Lo vedi, lo vedi! Lo ammetti!
- Ma cosa dovrei dire che è un cesso per convincerti che non mi interessa?
- Sta lontana da lui!
Vanessa aveva alzato l'indice con fare accusatorio, aveva le unghie viola con i brillantini limate a punta.
- Come quelle di Lady Gaga... carine...
Aveva detto Kitty cercando di allentare la tensione ma l'altra ragazza la fissava con due occhi da pazza che la inquietavano.
- Le conosco sai, quelle come te! Tu pensi che stiano tutti ai tuoi piedi perché hai questa faccetta da telefilm, vero? Beh Carmine non ti pensa più e tu lo devi accettare, hai perso il giocattolo cara mia!
Vanessa cominciò a sbraitare a voce alta, il grosso petto che le si alzava e abbassava furiosamente. Kitty temette per la sua incolumità fisica.
- Ma tienilo!
- Cosa succede qui?
Carmine era entrato in cucina, la bocca ottusamente spalancata. Kitty notò che al collo portava una catenina d'oro con appesi due ciondoli a forma di V e C.
- Niente, Vanessa dà i numeri!
Sbottò non riuscendo a trattenersi.
- Che maledetta... vuoi fare la vittima, eh?
In quell'istante Vanessa allungò fulmineamente un braccio cercando di afferrarle una ciocca di capelli, Kitty schivò appena in tempo le unghie affilate come rasoi ma nel muoversi la urtò col proprio corpo. La ragazza prese quell'urto involontario per un colpo intenzionale e le sferrò una manata furibonda allla spalla facendola sussultare per il dolore.
- Oh mio dio tu sei pazza!
Disse cercando rifugio dietro Carmine, Daisy impazzita cominciò ad abbaiare alle due.
- Su non accapigliatevi per me!
Kitty notò un certo compiacimento nel ragazzo e l'avrebbe preso volentieri a calci una volta sfuggita a quella pazza della sua fidanzata.
- Io non mi accapiglio per te!
Urlò indignata mentre Vanessa si rifaceva avanti cercando di colpirla, i tre si ritrovarono aggrovigliati in una lotta goffa, all'ennesimo schiaffo evitato però la torta di zucca sfuggì dalle mani di Kitty e andò a spappolarsi sul pavimento per la gioia di Daisy.
I tre si fermarono come storditi a fissare il disastro a terra.
- Ma che diavolo...!
Jimmy esclamò alle loro spalle con parecchi occhi impiccioni che scrutavano l'interno della cucina dietro di lui.
- Oh che imbarazzo!
Esclamò Vanessa correndo fuori dalla porta che dava sul cortile come un'attrice da soap opera.
- Aspetta amore!
Carmine la inseguì lasciando Kitty e il resto della famiglia a fissarsi gli uni con gli altri inebetiti.
- Sono una bella coppia affiatata, no?
Disse alla fine nonna Tina imbarazzata quanto gli altri ma decisa a trovare qualcosa di carino da dire.

- Ah beh, almeno è stato un Ringraziamento diverso.
- Oh sì!
Sua madre e Jimmy non facevano che riderne da giorni chiedendole ogni volta nuovi particolari sulla zuffa, all'inizio Kitty ne era infastidita ma alla fine aveva cominciato a riderne anche lei rendendosi conto dell'assurdità dell'accaduto.
- Con quelle unghie avevo paura che mi cavasse un occhio!
- Proprio una tipa del Jersey, yo!
Disse Jimmy imitando il modo di muoversi di quei tipi di Jersey Shore.
- Povero Carmine. Pensate che ragazza si ritrova... dite che lo picchierà?
Chiese sua madre e Kitty dovette convenire che un po' temeva per la sua incolumità, Jimmy si alzò sbadigliando:
- A questo punto credo che me ne andrò a letto, tu che fai vieni?
Hanna scosse il capo e rispose:
- Rimango un po' qui con la mia ragazza a chiacchierare, domani va già via!
- Eh già, allora domani ti sveglio alle sei, ok?
- Grazie Jimmy.
L'indomani il suo patrigno l'avrebbe accompagnata fino a Manhattan prima di andare al lavoro, era sempre così gentile che Kitty si sentiva in colpa per tutti i grattacapi che continuava a dargli.
Avrebbe voluto avere una macchina del tempo per poter tornare indietro e dire alla bambina ostile che era stata di trattare bene quell'uomo, perché un giorno l'avrebbe mantenuta e le avrebbe pagato il college senza mai lamentarsi. Jimmy diceva sempre che era onorato che lei avesse accettato di essere adottata da lui ma in realtà era lei ad esserlo. Ora che era adulta si rendeva conto quanto lei e sua madre fossero state fortunate a incontrarlo.
- Ho fame...
Un assonnato Anthony sbucò dalla sua stanza stropicciandosi gli occhi.
- Ma sei hai mangiato come un bue! Non riesco neanche più a sollevarti!
Jimmy aveva caricato il bambino sulle proprie spalle come se fosse un sacco di patate fingendo di barcollare.
- Aiuto, aiuto, cado!
- Dai papà!
Anthony protestava scalciando e ridendo mentre i due si dirigevano in cucina.
- Non dargli più di un bicchiere di latte!
Urlò loro dietro Hanna tornando ad accoccolarsi vicino alla figlia sul divano.
- Non posso credere che siano già finite le vacanze, uff!
Kitty sorrise, stringendo la mano di sua madre. Anche a lei dispiaceva tornarsene a Manhattan a dire il vero, ma almeno mancavano solo poche settimane a quando sarebbe tornata per le vacanze di Natale.
Parlarono un po' di Parigi, delle sue coinquiline sempre più fuori di testa, dei professori e del lavoro. Tralasciò però di raccontargli di Milord, anzi Caspar. In genere raccontava sempre a sua madre dei clienti, soprattutto se c'era qualcuno che l'aveva colpita, ma non voleva dare a Milord un'importanza tale da meritarsi addirittura di essere inserito in una loro conversazione.
Tacquero per un istante e dalla televisione, che aveva fatto da sottofondo alle loro chiacchiere allegre, provenì qualcosa che colpì l'attenzione di Kitty.
- ...Silvia Braga, nota negli ultimi tempi per aver sfilato per una famosa casa di lingerie...
- Io la conosco!
Affermò sorpresa mentre le immagini di Silvia, la modella che aveva visto in compagnia di Caspar, si susseguivano sullo schermo.
- ...la modella, di ventiquattro anni, risulta scomparsa da almeno una settimana. I suoi parenti in Brasile si dichiarano preoccupati...
Kitty fissò la bellissima ragazza che le ammiccava dal televisore in biancheria intima e enormi ali colorate sulle spalle, e si domandò incuriosita che fine avesse fatto.

   
 
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