Capitolo 6
Durante l’ora seguente, Drizzt e Inriole chiacchierarono insieme,
parlando di tutto quello che passava loro per
Drizzt poteva vedere l’alta cinta muraria che circondava il piccolo
insediamento. C’erano delle guardie di pattuglia sulla cima delle mura, e la
porta principale era sorvegliata da due uomini. Drizzt sollevò Inriole un po’
più in alto e uscì dalla macchia di alberi. Cominciò a camminare lungo la
strada sterrata e piena di solchi che portava al portone. All’inizio le guardie
sembravano del tutto sconcertate, poi iniziarono a radunarsi. Grida di “Drow,
drow!” cominciarono a risuonare quando anche le
guardie in cima alle mura si accorsero di Drizzt. L’elfo scuro continuò a
camminare lentamente, mentre le guardie cittadine si organizzavano. Inriole strinse
la presa attorno al collo di Drizzt.
“Cosa intendono, Drizzt?” La sua espressione tradiva paura. “Drow? Ci sono ancora dei drow in giro, che possono
attaccarci?” Drizzt cercò di rassicurarla, poi si bloccò. Le sue orecchie sensibili avevano
colto lo scatto di una balestra che veniva caricata. Immediatamente sollevò le
mani sopra la testa, poi lentamente le abbassò, e fece scendere Inriole. Era
spaventata e piagnucolava. “Ci sono dei drow, Drizzt? Cosa succede?”
“Shh, Inriole. Andrà tutto bene.” Depositò la bambina sul lato della strada, e sollevò
di nuovo le mani. Al suo movimento, udì
altre armi che venivano sguainate. Si sforzò di parlare tranquillamente. “Non
intendo far del male a nessuno di voi. Tutto ciò che chiedo è che aiutiate
questa bambina. Il suo villaggio…” Drizzt smise di parlare. Adesso, sebbene
accecato dal sole, poteva vedere che molte frecce erano puntate su di lui.
Drizzt ricominciò a parlare. “Il suo villaggio è stato attaccato. Dovete
aiutarla…”
Drizzt venne interrotto da un grido in risposta dalla città. “Sappiamo
dell’attacco! Drow, non è vero?”
Drizzt chino il capo. “Si. Erano drow. Ma io non ho avuto parte
alcuna…” Il discorso di Drizzt s’interruppe bruscamente quando un dardo di
balestra si conficcò nella sua spalla. Gemette per il dolore e crollò a terra, portando
una mano alla spalla per sentire la freccia. Inriole urlò.
“Drizzt!” S’incamminò alla cieca, le braccia protese in avanti, cercando
di individuarlo. Drizzt udì lo scricchiolio dei cancelli che si aprivano e lo
scalpiccio dei passi quando le guardie corsero fuori. Anche se stordito dal
dolore, vide gli uomini che cominciavano lentamente ad avanzare verso di lui. L’elfo
ferito spostò lo sguardo, e vide Inriole inciampare e cadere, appena a pochi
passi da lui. Lentamente la raggiunse e prese la sua mano. La piccola stava singhiozzando
per la paura e la confusione, ma quando sentì il suo tocco, strisciò fino a lui.
“Cosa succede, Drizzt? I drow ti hanno attaccato?” Afferrò la mano di Drizzt e
la tenne strettamente.
Drizzt mugugnò di dolore. “No. Non sono stati i drow ad attaccarmi.” Strinse
forte la mano della bambina. “Sono stati gli umani.”
“Perchè, Drizzt? Perchè l’hanno fatto?”
Drizzt sospirò, e chiuse gli occhi in modo da non dover vedere il suo
viso. “Perchè io sono un drow,
Inriole.”
“No!” urlò lei. “No, non lo sei!” Strisciò indietro, allontanandosi da
Drizzt, ma senza lasciare la sua mano.
“Si che lo è, bambina!” gridò uno degli uomini. “Puoi vederlo da te. La
sua pelle è nera come la notte.”
Inriole urlò di nuovo. “No!” Cominciò a piangere un’altra volta.
“Non lo vedi, ragazzina?” chiese l’uomo.
Drizzt li guardò dal basso della sua posizione. “No,” gracchiò. “è
cieca, non può vedere. Volevo soltanto proteggerla.” Fu zittito dal calcio di
uno stivale nello stomaco.
“Sicuro, drow. L’avresti ‘protetta’ giusto dentro la sua tomba!” L’uomo
fece un cenno a uno dei suoi compagni, che prese in braccio l’ancora piangente
Inriole. Il primo uomo calciò di nuovo Drizzt nello stomaco, e il dolore offuscò
momentaneamente la coscienza all’elfo scuro. L’ultima cosa
che vide prima di perdere del tutto i sensi furono
due delle guardie che lo afferravano per le gambe e iniziavano a trascinarlo
verso
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