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Autore: ifyourheartdoesntwork    07/10/2012    4 recensioni
In Italiano, "Dimentichiamo i nostri piaceri,ricordiamo i nostri dolori" (Cicerone, Pro Murena). Una fanfiction che vede come protagonista Hermione, incentrata sulla crescita e sul ricordo, e su come la mancanza di esso possa sconvolgere una vita.
Non posso dirvi niente di più, spero che leggerete la storia per scoprire che cosa voglio dire ;) Un saluto a tutti e vi prego, siate clementi... è la mia prima fanfiction!
In breve...
[-Scusate, qualcuno di voi si ricorda chi è Draco Malfoy?-]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Novembre 1998

Hermione si svegliò di soprassalto.
Era sdraiata nel letto a baldacchino del suo dormitorio, nella torre di Grifondoro. Un rumore improvviso, che però non avrebbe potuto identificare, l’aveva riscossa dal sonno; dovevano essere circa le quattro del mattino.
Il silenzio era tale che se non avesse saputo di trovarsi in un castello dove abitavano centinaia di studenti avrebbe pensato di essere completamente sola. Si acciambellò sotto le coperte, tentando di riaddormentarsi.
Stava facendo un sogno molto piacevole fino a qualche attimo prima, ma non ricordava esattamente di cosa si trattasse. Ricordava solo che si trovava in passaggio segreto di Hogwarts, stava salendo delle scale, era con qualcuno... e poi si ricordò con chi.
Ma non è possibile! Pensò girandosi dall’altro lato, imbronciata.
Quella doveva essere la decima volta in due settimane che sognava quello schifoso pallone gonfiato razzista di Draco Malfoy.
Era cominciato tutto per colpa della professoressa Sprite: lei le aveva chiesto di aiutarlo in Erbologia, e ovviamente Hermione non aveva potuto rifiutare la richiesta di un’insegnante; poi, dopo essersi fatta trattare malissimo, quando lui le aveva chiesto aiuto e l’aveva finalmente chiamata per nome, era riuscita –non sapeva bene come- a farsi abbindolare da quel furetto. Anche se ovviamente non le importava minimamente che lui la chiamasse per nome.
Nelle due settimane successive si erano visti diverse volte, e quel pazzo aveva alternato momenti di sorprendente gentilezza a fasi di irritante arroganza; lei si era sforzata a sopportarlo, rispondendo per le rime alle sue scortesie e balbettando ogniqualvolta lui si improvvisasse galante.
Ma lei lo sopportava. Aveva preso molto sul serio il suo compito, come al solito. Tutto qui. Appena aveva tempo si trovavano in biblioteca a studiare, e del resto un po’ di ripasso faceva bene anche a lei; e dato che Draco non era affatto stupido, erano ormai quasi avanti rispetto al programma che la professoressa Sprite stava facendo.
Il fatto che lo sognasse non significava assolutamente nulla. Era solo perché avevano passato molto tempo insieme, non c’era nessun altra ragione; di sicuro le capitava spesso di sognare anche Ginny, solo che non se lo ricordava. Il fatto è che i sogni con Malfoy erano sempre molto vividi: gli odori, i colori, le sensazioni, erano tutti così intensi che era quasi impossibile riuscire a distinguerli dalla realtà. Hermione ci riusciva solo perché sapeva che era altamente impossibile che lei o Malfuretto si comportassero in quel modo.
In quell’ultimo sogno, ad esempio, stavano salendo insieme delle scale a chiocciola. Stavano parlando delle ali di pollo che avevano mangiato a cena e Draco insisteva nel dire che al tavolo dei Serpeverde erano decisamente più buone; lei si ostinava a negarlo, era certa che fossero molto più buone quelle che mangiava lei. Avevano cominciato a picchiarsi, ma ricordava di aver pensato che il ragazzo fosse proprio deboluccio, perché non le faceva per niente male. Poi lui si era fermato e aveva detto che probabilmente le alette erano state fatte dagli stessi elfi domestici.
Hermione ricordava di aver tirato fuori dalla tasca una spilla del CREPA e che aveva cominciato a punzecchiarlo con quella fino a quando Draco non le aveva afferrato il polso e aveva detto: “Se nessuno di noi ha mai assaggiato le alette dell’altro, come possiamo dire quali sono le migliori?”
E poi...
Oh no, no, no. Non aveva senso. O forse aveva senso proprio perché era solo un sogno. Ma fino ad allora non avrebbe mai, mai, mai pensato di sognare una cosa del genere, così come non avrebbe mai sognato di baciare uno Schiopodo Sparacoda. E infondo qual era la differenza tra baciare Malfoy e baciare uno Schiopodo?
Nessuna.
Beh, forse, era più accettabile per persone non zoofile baciare una persona, anche se si trattava di Malfoy. Ma perché tra tutte le persone sulla Terra aveva dovuto sognare di baciare lui?
Perché voleva baciare lui.
La risposta era semplice quanto disarmante.
Non è che in sette anni non ci avesse mai pensato: è una cosa normale immaginarsi come sarebbe baciare qualcuno anche se non si ha la minima intenzione di farlo; una volta si era chiesta come sarebbe stato baciare Piton, ed era rabbrividita al solo pensiero di una così poca distanza dai suoi capelli unticci. Anche se Piton si era rivelato un grand’uomo, ai suoi occhi restava un amante molto poco invitante.
Quanto a Malfoy, aveva sempre pensato che nonostante non fosse un brutto ragazzo, il suo carattere lo rendeva insulso. Ma da quando aveva cominciato a passare del tempo con lui tutti suoi difetti sembravano meno rilevanti a causa del contrasto con i suoi pregi, che fino ad allora Hermione non si era mai accorta esistessero.
Prima di tutto, Draco era un ragazzo divertente. Durante gli anni in cui aveva usato la sua ironia per tormentare tutti i Grifondoro, Hermione l’aveva disprezzata e ignorata. Eppure quando non usava il suo talento naturale per buttar giù la gente era davvero capace di renderla allegra. In un attimo la tristezza e l’aria annoiata che aleggiavano solitamente nei suoi occhi potevano sparire, lasciando spazio ad un’irresistibile scintilla ironica.
Riusciva a cogliere il momento migliore perché la sua mente era agile e sveglia; possedeva quel genere di intelligenza superiore che non annoia le persone, ma le sorprende.
Ma soprattutto, Hermione era riuscita cogliere sotto quello strato di arroganza e durezza un’anima insicura, persa e sorprendentemente buona.
Forse anche lei soffriva di quella malattia che fa credere ad ogni ragazza di essere “quella che riuscirà a salvarlo”. Il problema era che non riusciva a non pensare a lui tutto il giorno. Si rigirò di nuovo nel letto, furente.
Doveva solo aspettare che la cotta le passasse, poi avrebbe potuto continuare ad odiarlo. O forse non ne sarebbe più stata capace?
Hermione prese con rabbia il libro di Incantesimi dal comodino: aveva deciso di studiare un po’. A dire il vero aveva un gran sonno, ma sapeva che se si fosse addormentata l’avrebbe sognato, ed era esattamente quello che cercava di evitare.
  
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