Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Betta7    07/10/2012    11 recensioni
"Una vacanza? Altro che vacanza, sarebbe stato un vero inferno."
"La vacanza con Kurata sarà un suicidio."
I pensieri di due ragazzi in parte destinati, in parte lontani anni luce.
Sarà davvero così?
Una vacanza potrà davvero sistemare le cose distrutte in un anno e mezzo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 6.
La bomba.
 
La luce del sole entrò prepotentemente nella camera in cui dormivano i due ragazzi.
Akito, durante la notte, l'aveva abbracciata e lei, senza accorgersene, si era ritrovata stretta al suo petto in una stretta instancabile.
Come poteva stancarsi di Hayama? Era quello che voleva, che avrebbe sempre voluto.
Lui ogni tanto si era svegliato e l'aveva guardata dormire tra le sue braccia: era dolce, aveva la bocca socchiusa e il suo petto si alzava e abbassava ritmicamente.
Come poteva quella creatura così meravigliosa all'apparenza rappresentare così tanto dolore e allo stesso tempo amore nella sua vita? Sana, la vita, gliel'aveva rovinata. Gliel'aveva creata e rovinata.
Dalla finestra un raggio di luce sfiorò il viso di lei che, sentendosi disturbata, aprì gli occhi.
Le scoppiava la testa, la sbornia della sera precedente l'aveva distrutta completamente, ma appena vide Akito accanto a lei il mal di testa era sparito. Lui era già sveglio e aveva lo sguardo fisso, come catturato dalla sua presenza. E infondo lo era, si notava.
Bastava pensare al fatto che durante quell'anno aveva avuto una decina di ragazze, qualcuna lo aveva anche colpito, ma alla fine dei conti la storia si concludeva sempre con protagonisti loro due, la coppia per antonomasia.
Coppia che, alla fine, coppia non era più.
Sana credeva di averlo accettato -credeva-, ma poi Akito l'aveva guardata e tutto il lavoro fatto per dimenticarlo era andato praticamente a puttane. Ma perchè era così stupida?
Hayama intanto continuava ad abbracciarla e lei si sentiva una morsa allo stomaco che quasi le faceva venire da vomitare. Il silenzio cominciava ad essere piuttosto imbarazzante e Akito, accorgendosene, parlò spezzandolo.
«Buongiorno Kurata.» aveva detto serio affondando il viso tra l'incavo del suo collo assaporando il profumo di frutti di bosco dei suoi capelli.
Sana si chiedeva perché Akito, in due situazioni separate, fosse così diverso. Nella vita di tutti i giorni era la persona più fredda e apatica del mondo e in momenti come quelli diventava un'altra persona.
«Giorno Akito..». Lo sguardo di lei era dubbioso sul da farsi: non sapeva se avrebbe dovuto staccarsi da lui o rimanere in quella posizione. Aveva paura di sbagliare in entrambi i casi.
Lui, intanto, continuava a stare con la faccia nel suo collo e quel contatto le provocò prima un brivido e poi il solletico. Cominciò a ridere e la mano di Akito, che le aveva poggiato sulla pancia piatta, cominciò a solleticarla da tutte le parti.
Il momento serio e imbarazzante di un momento prima si era trasformato in uno dei vecchi momenti di risate tra loro, uno di quelli rari che mancavano ad entrambi.
«Aki! Akito smettila!» aveva detto ridendo e buttandosi su di lui per ricambiare il trattamento.
Dopo almeno cinque minuti di solletico reciproco smisero e si buttarono a letto a fissare il soffitto.
Poi Sana si stancò di aspettare una parola e decise di alzarsi per fare una doccia avvolgendosi nel lenzuolo rosso dove avevano dormito.
Il getto d'acqua le colpì il viso e la fece svegliare del tutto. Si sentiva quasi sporca per quello che era successo.
Come aveva potuto andare a letto con Hayama? Dio, lui l'aveva lasciata senza un motivo e lei, alla prima occasione, gli saltava addosso. Che comportamento coerente.
Ma il problema adesso era un altro, ed era quello principale al momento: lei non poteva più fare a meno di Akito.
Non sarebbe stata capace di tornare a casa, dopo quella vacanza, e di fare finta di nulla.
Non avrebbe potuto continuare la sua vita da star come se quella notte non avesse segnato tutto, un'altra volta.
Si, è vero, non era mica la prima volta che faceva l'amore con Hayama, ma la notte appena passata era stata diversa. Dopo un anno, dopo aver saputo di tutto sul suo conto –  perché anche se nessuno lo sapeva, lei invece sapeva tutto di Hayama – e dopo che la depressione l'aveva logorata per mesi, adesso lui era di nuovo al suo fianco e questo, in un certo senso, bastava.
Akito intanto si stava alzando dal letto e si era diretto verso il bagno, come Sana.
«Hayama ma che fai? Esci! Non vedi che sto facendo la doccia?» aveva detto lei cercando di coprirsi alla buona.
Ma poi capì che era una cosa davvero stupida: dopo la nottata passata completamente nuda tra le sue braccia ora si vergognava di farsi vedere sotto la doccia?
«Voglio farla anch'io la doccia, Kurata. Ne vedi altre?» aveva detto lui con il suo solito ghigno malizioso.
«No, ma potresti fartela dopo, non credi?».
«Nah, preferisco adesso!» e si era infilato dentro la doccia, da precisare di nemmeno un metro per un metro, mettendo volontariamente Sana al muro.
«Hayama, ti ho detto che sto facendo la doccia, vuoi uscire?» diceva lei mentre lui la spingeva ancora di più verso il muro.
«Kurata, smettila di chiamarmi Hayama, so che Akito ti piace di più.».
Colpo basso, bassissimo.
«Io ti chiamo Hayama da sempre, ti chiamavo Akito prima, quando..» e si zittì, dubbiosa su cosa avrebbe dovuto dire.
«Quando stavamo insieme Kurata, prima.» terminò la frase lui fissandola con il solito sguardo di ghiaccio.
«Appunto Hayama, tanto tempo fa.»
«Non è passato poi così tanto.»
«Un anno e mezzo Hayama, è passato tanto tempo invece.»
Sana, in testa, aveva un casino. Da una parte avrebbe voluto abbracciarlo e dimenticarsi di tutto, ma dall'altra non poteva.
Intanto lui si avvicinava sempre di più, facendola completamente aderire al muro, e portando il viso vicino al suo con l'intenzione di baciarla. Lei, però, adesso era lucida e sapeva che sarebbe stato un errore, un errore madornale.
Si spostò e lui le prese il volto con una mano e la costrinse a guardarlo negli occhi.
Erano sempre quelli, sempre gli occhi che l'avevano dapprima spaventata poi ammaliata. Gli stessi occhi che le penetravano l'anima ogni volta.
Sana arrossì e lui se ne accorse.
«Non capisco perchè ogni volta cerchi di abbassare gli occhi quando ti guardo.» aveva detto lui mantenendo il contatto visivo.
«Non abbasso gli occhi, Hayama. Dico, ti rendi conto della situazione in cui siamo? Siamo dentro una doccia, nudi a parlare di che?»
Tagliente, altro colpo basso.
«Non c'era bisogno di precisare il fatto che sei nuda, impazzisco già da me.»
Impazziva, addirittura?
«Non impazzire Hayama, non ne vedo il motivo.»
Sana cercava di sembrare fredda e distaccata, ma sapeva perfettamente che Akito era capace di leggerle l'anima e specialmente che, in quel momento, anche lei stava impazzendo.
Il contatto del suo corpo, delle sue mani, di quegli occhi assolutamente glaciali su di lei la faceva sentire una completa cretina incapace di reagire.
Lui si avvicinò di nuovo per baciarla e Sana non poté fare a meno di cedere alle sue labbra. Dio, era tutto quello che voleva, ma perchè continuare a resistere? Che senso aveva?
Se avesse continuato a scappare  – in amor vince chi fugge, che cazzata –   magari avrebbe finito per allontanarlo ancora di più ed era veramente l'ultima cosa che voleva.
Continuarono a baciarsi e, appena il bacio fu sciolto, Hayama la guardò e disse una frase che lasciò Sana incapace di rispondere.
«Hai visto che con te posso fare ciò che voglio?».
Sana si liberò da quello che a lei fino a quel momento era sembrato un abbraccio, ma che in realtà era solamente infinita possessività, e gli mollò uno schiaffo sulla guancia destra.
Uscì dalla doccia e lo lasciò lì con il viso arrossato e mille domande in testa.
Quella frase aveva nuovamente distrutto ogni cosa.
 
*
 
Dopo la conversazione avuta con Akito la giornata era già rovinata in partenza, senza bisogno che anche Fuka la complicasse ancora di più. Da almeno un quarto d’ora buono le stava raccontando dei problemi che aveva con Takaishi: aveva dei dubbi su di lui, in quanto non capiva se l’amasse realmente o meno.
Sana si chiedeva, allora, il motivo per cui ne veniva a parlare proprio con lei. Aya era sparita? Certo, come sempre era appiccicata stile koala a Tsu e nessuno le si poteva avvicinare. Comunque, Fuka parlava cercando di sfogarsi con quella che avrebbe dovuto essere la sua più cara amica e intanto, quest’ultima, era proprio nel suo mondo.
Colpevole di quell’estraniamento sempre lui, sempre quel maledetto Akito Hayama.  Ma ormai a questo c’era più che abituata, insomma, tre quarti della sua vita era stata condizionata da quel ragazzetto biondo e meraviglioso, con quegli occhi ambrati che ti fanno sbavare e quei muscoli, e quelle spalle, e quelle labbra.. Okay, okay, troppi pensieri perversi nei confronti di Hayama, non andava per niente bene.
Si ritrovò a dover, per forza, ascoltare Fuka in quanto altrimenti sarebbe dovuta andare con Akito, Gomi e Hisae in giro per la città. Che poi, un po’ di buon senso, perché Akito si era messo in mezzo a quella povera coppietta che magari voleva semplicemente stare un po’ per i fatti propri? Aveva insistito tanto, forse anche lui per sfuggire agli occhi di Sana. Comunque non avrebbero dovuto tardare molto, vista la sua presenza Sana non credeva che si sarebbero trattenuti in giro per le continue lamentele di Akito.
Tra le parole di Fuka, Sana non ci trovava nulla di sensato: aveva intenzione di lasciare Takaishi per un dubbio. Dio, se lei avesse potuto riprendersi Akito e chiarire quel dubbio che li aveva divisi lo avrebbe fatto anche subito. Ma la loro era una storia completamente diversa.
Il loro era un amore a se, un amore malato, che porta in un modo o nell’altro al dolore e lei non era più disposta a soffrire per nulla. Ma era pur sempre amore, come la mettiamo quindi? Vale la pena lottare oppure è meglio lasciar perdere e far rimanere tutto per com’è?
Sana, a questa domanda, non sapeva proprio rispondere quindi cercava di rispondere a quelle della sua amica.
«Fuka, ma cosa dici? Non lasciare Takaishi. Non fare lo stesso errore che ha fatto Hayama con me.»
Non sapeva nemmeno con quale forza era riuscita a dire quella frase, a ricordare così apertamente quanto la scelta di Akito l’avesse condizionata.
«Lo so Sana ma il fatto è che.. che Takaishi non mi da più alcuna sicurezza. Non riesco più a fidarmi.»
Ma come poteva dire una cosa del genere? Takaishi era sul serio il ragazzo perfetto, altro che quello scontroso di Akito Hayama. Lui la trattava con i guanti bianchi, non era ossessivamente geloso, la lasciava libera di fare ciò che voleva, l’amava follemente. Ma cosa desiderava di più quella ragazza?
«Senti Fuka, non farmi incazzare. Tu hai tutto: hai amici che sarebbero disposti a tutto per te, una famiglia meravigliosa e come se non bastasse hai un fidanzato che stravede per te. Perché vuoi buttare tutto così? Ti vuoi rovinare la vita? Bene, lascia Takaishi. Ma tu lo ami, e lo sai anche tu. E sai anche che, senza questo amore, non potrai vivere. Hai solo bisogno di capirlo. Prendi me e Hayama, il nostro non era un amore come quello vostro, il nostro sfociava sempre in qualcosa di negativo, mentre il vostro è sempre stato puro. Non lo rovinare per uno stupido dubbio, come ha fatto Akito con me.»
Intanto Fuka la stava ad ascoltare con una faccia tra lo sbigottita e lo spaventata, ma Sana non ci fece caso e continuò a parlare.
«.. Io non lo so perché mi ha lasciato, ma so per certo che se me ne avesse parlato avremmo trovato una soluzione insieme, l’avremmo superato. Invece no, lui ha preferito darmi il ben servito e andarsene via non capendo che probabilmente era tutto un malinteso. Ma non m’importa e sai perché?»
Fuka continuava ad avere quella faccia e cercò più volte di zittire Sana ma niente, non ci riusciva, quella ragazza andava come un treno con quel suo pensiero infinito.
« Perché io so che tanto lo amerò sempre, qualsiasi cosa succeda. So che Akito Hayama sarà sempre il centro del mio mondo, quindi ci convivo e va tutto bene.»
Poi si accorse di quell’espressione e le chiese: «Fuka, insomma, perché mi stai guardando così? Ho forse qualcosa tra i denti?» disse toccandosi i denti con la lingua.
«Sana.. Sana, girati.».
La ragazza eseguì il comando e si ritrovò dietro proprio la persona di cui aveva parlato per i precedenti cinque minuti. Perfetto, adesso poteva anche sotterrarsi.
Lo sguardo di Akito sembrava capace di bucarle la faccia tanto era profondo.
Aveva sentito tutto: ogni parola, ogni frase, ogni cazzo di ragionamento d’amore su di lui, Akito lo aveva appena sentito. Credeva di poter svenire in quel momento se non ci fosse stata Fuka a sorreggerla in tutti i sensi.
«Kurata.». Solo il suo nome gli era uscito dalla bocca che, per circa due secondi, era rimasta spalancata al sentire tutte quelle cose. Non poteva crederci. Non poteva credere che Sana pensasse ancora tutte quelle cose.
«Vieni con me.» e detto questo la prese per un braccio e la portò via sotto gli occhi sconcertati di Fuka che uscì dalla camera raggiungendo i suoi amici e il suo fidanzato alla sala da pranzo dell’albergo che era appena stata aperta per il pranzo.
Intanto, Sana e Akito erano usciti dalla struttura ritrovandosi nel prato adiacente all’hotel interamente ricoperto di margherite bianche. Era veramente un paesaggio meraviglioso. Non era adatto alla litigata che, sicuramente, avrebbe ospitato.
Hayama la stava trascinando con forza e le stringeva il braccio per la rabbia. Proprio con Fuka doveva parlare di loro? Ma d’altra parte era prevedibile, era la sua migliore amica, se non ne parlava con lei con chi l’avrebbe dovuto fare?
Con uno scatto Sana si liberò dalla presa del ragazzo urlandogli contro di mollarla lasciando lui con un’espressione da cane bastonato.
Adesso la tensione era palese da parte di entrambi anche se il silenzio ancora regnava sovrano. Sana non avrebbe di certo parlato e Akito – conosciutissimo per le sue doti di silenzioso –  non accennava a dire una parola.
Bene, sarebbero rimasti lì per delle ore. Hayama continuava a fissarla senza dire nulla, Sana invece si guardava le scarpe bianche che si stavano leggermente consumando. Poi guardava i fiori, poi il campo di beach-volley poco distante da lì, tutto pur di non guardare Akito.
Poi il silenzio fu spezzato.
«Kurata.». Ancora. Ma non sapeva dire niente oltre al suo nome? Bastava una parola, un gesto, qualsiasi cosa sarebbe bastata a mettere a posto le cose. Bastava l’amore.
«Hayama, niente ramanzine, per favore.». Voleva fare la dura? Non c’era riuscita. Il suo sguardo riusciva a tradire ogni singola emozione che le stava scoppiando nel petto. Probabilmente da lì a pochi secondi avrebbe avuto la spiegazione che in un anno aveva sempre atteso e questo, da un lato, la rendeva felice. Finalmente si sarebbe potuta liberare del peso che le opprimeva l’anima, avrebbe saputo il motivo per cui l’aveva lasciata, se questo motivo esisteva realmente.
«Senti Kurata, non ho più voglia di giocare con te. Voglio sapere solo se le pensi realmente quel mucchio di cazzate che hai detto a Matsui.»
Sana rifletté per un secondo alla risposta da dargli.
«Si, le pensavo.»
«Mmm.. quindi pensi anche che la nostra storia sia stata solo una cosa negativa.»
«Si, lo penso.»
«E vuoi sapere perché ti ho lasciato.»
«Si.». Bene.. 3.. 2.. 1.. BOOM. Finalmente.
«Non posso dirtelo Kurata, mi dispiace.”»
Furia. Infinita furia.
«Hayama devi dirmelo.»
La voce di Sana era dura, voleva sul serio saperlo, anche se avrebbe fatto male. Di solito lei era il tipo ‘occhio non vede, cuore non duole’, ma per Akito era diverso. Avrebbe sopportato qualsiasi dolore se ciò fosse servito a capire il motivo per cui lui aveva preso tutta la loro storia e l’aveva buttata nel cesso. Mille volte lei lo aveva chiamato, mille volte l’aveva cercato per parlargli ma mille volte ancora lui l’aveva cacciata. E, dopo un mese di infiniti tentativi, Sana aveva rinunciato.
A ripensare all’anno appena trascorso il cuore di Sana sembrò scoppiare: quanto dolore, quanta solitudine, quante volte era sprofondata e quante altre volte si era dovuta rialzare completamente da sola.
Che c’è? Non era degna di ricevere spiegazioni? Probabilmente no, vista la sua sconosciuta colpa.
Fra tutti questi pensieri capì che rimanere lì non aveva senso perché Akito non avrebbe detto una parola nemmeno se lei avesse scatenato la terza guerra mondiale.
Decise, quindi, di andarsene ma appena mosso il primo passo, Akito la prese nuovamente per un braccio e la fermò.
Sana era stanca, quanto ancora avrebbe dovuto sopportare quella situazione? Involontariamente cominciò a piangere, dopotutto doveva sfogarsi.
«Stai bene?» le chiese lui. Ma che razza di domanda era?
Si stava disperando, piangeva, urlava come una dannata da almeno mezz’ora e lui le chiedeva se stava bene?
«No, non sto per niente bene,ok?!Sei soddisfatto? Io non sto bene!! Perché tu non vuoi darmi spiegazioni e io come una cretina continuo a chiedertele! Se non vuoi darmele va bene, ma allora smettila! Smettila di parlarmi, smettila di sorridermi, smettila di venire a letto con me e soprattutto smettila di guardarmi!»
«Io non ti guardo!» urlò lui.
«Tu non fai che guardarmi! Non fai che osservarmi! Ogni momento, ogni secondo hai gli occhi posati su di me e io invece sto provando davvero ad essere felice, sto provando davvero a dimenticarti ma non posso respirare, non posso respirare se tu mi guardi in quel modo, quindi smettila!»
Quelle parole la liberarono, la fecero sentire meglio. Non riusciva davvero a respirare ogni qualvolta che lui la guardava, ogni suo sguardo la faceva sentire così incapace di fare tutto.
Akito intanto la guardava proprio nel modo in cui lei odiava essere guardata, proprio nel modo che la faceva sentire una stupida. Se quel suo sguardo fosse stato capace di cancellare l’anno passato lontani, allora si che tutto sarebbe stato perfetto, ma queste cose accadono solo nei film e Sana sapeva che niente li avrebbe riavvicinati. Niente.
«Io.. tu credi che io lo faccia apposta? Credi che non preferirei guardare qualsiasi altro tipo di ragazza sulla faccia della terra piuttosto che guardare te?! Ma non ci riesco, non ce la faccio! Perché quando guardo un’altra vedo te, e vedo tutto quello che mi hai fatto. Vedo te e.. quel bastardo di Kamura che vi baciate proprio sotto casa nostra. Ecco cosa vedo. Vedo che hai sempre preferito quel damerino a me, perché lui sapeva capirti, perché lui era perfetto, faceva parte del tuo fottutissimo mondo dello spettacolo, eravate fatti l’uno per l’altro, non è vero Kurata?»
La bomba era appena scoppiata. Un bacio dato a Kamura? Lei proprio non se lo ricordava. Ah, certo, quel bacio.
Adesso era tutto chiaro, adesso doveva spiegare tutto ad Akito, adesso doveva parlare. 
 





Beeeeene, rieccomi :DD mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto, ma ho avuto un sacco di imprevisti: la scuola, gli amici, il mio computer praticamente rotto!xD
Spero che questo capitolo vi piaccia e che lasciate tante recensioniii:D
Intanto ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno recensito fino ad ora, non credevo che questa storia potesse piacere così tanto! :D Volevo dire una cosa: per chi segue Grey's anatomy si sarà accorto che il dialogo tra i due è praticamente molto simile(se non uguale) a quello tra Derek e Meredith in una delle puntate. Lo so benissimo, è che mi piace così tanto quella scena, e mentre scrivevo il capitolo stavo guardando proprio quell'episodio, quindi non assalitemi: so benissimo che non è farina del mio sacco :) spero di non farvi arrabbiare >-<
Akura. :*
 

 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Betta7