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Autore: L i f e    07/10/2012    6 recensioni
Crystalia è in pericolo, e con lei la sua terra, Ludia.
Il principe di Domino arma il suo esercito.
Il prescelto attraverserà le cinque terre, per arrivare alla battaglia. Se entrerai nella terra dove il tempo si è fermato, sappi che scoprirai la guerra e l'onore, la vita e la morte, la luce e il buio, l'amore...
Supererai pericoli che neanche immaginavi e alla fine, sarai una persona diversa. Prima di andare, ricorda:
"Non tutto è ciò che appare"
Questa storia è dedicata a tutte le pasticcione come me, e a chi, almeno una volta nella vita, ha avuto la sua classica giornata no :)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '"Come il destino giochi brutti scherzi"'
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Capitolo 2: La pendola rotta

 

Dopo aver raccontato a mia mamma com'era andata la giornata (tralasciando i dettagli come l'arrivo in ritardo, e la scivolata) risalii in fretta le scale, e mi chiusi in camera. Mi sdraiai sul letto, afferrai lo scrigno e lo osservai un po':

Era abbastanza piccolo, di un legno rossiccio, e profumava di ciliegie. Un profumo inizialmente delicato, poi sempre più forte, fino a diventare quasi ipnotico. Chiusi un attimo gli occhi, lasciandomi inebriare da quel profumo, che tanto mi ricordava Parigi a primavera;

Con un sorriso ripensai ai tramonti guardati dal balcone della mia camera, che mi avevano ispirata per un sacco di disegni, e la mia mente cominciò a vagare per i ricordi: La Tour Eiffel, I gerani rossi che rallegravano i balconi di casa mia, le venature del legno del tetto, che mi divertivo a interpretare a seconda della loro forma, e che guardavo prima di addormentarmi...

Quando riaprii gli occhi, mi resi conto di un dettaglio. Lo scrigno aveva una serratura, color oro, e non intendeva assolutamente aprirsi. Le provai tutte: aprirlo con le unghie, con le forcine per capelli, coi denti, farlo cadere dal letto (ok, ok, in realtà mi è caduto per sbaglio...) urlargli contro...

-BASTA- BASTA- BASTA!- urlai ad un certo punto, in preda all'esasperazione. Decisi di prendere una boccata d'aria per calmarmi.

Scesi le scale e urlai a mia mamma:

-Faccio un giretto qua intorno ok?-

Lei apparse da dietro una pila di scatoloni e rispose:

-Ok, io fra poco devo tornare a lavoro, fai merenda e non andare lontano!-

-Sì mamma...- bisbigliai io, alzando gli occhi al cielo. Aprii la porta e uscii.

-Possibile che non capisca che ho 13 anni e non 3?-

Camminai un po' per il vialetto, e ad un certo punto vidi il ragazzino che avevo conosciuto a scuola scendere in fretta le scale di casa sua.

-Ciao- disse arrivando

-Ciao- ripetei io sorridendo.

-Come avevi detto che ti chiamavi?-

-Pandora- dissi sospirando -Ma per gli amici Dora-

-Posso chiamarti Dora?-

-Ehm... Sì, ma come ti chiami tu?-

-James-

-Ah perfetto... Jamie- dissi canzonandolo

-Ehi, non chiamarmi Jamie, Panda-

-PANDA??? Brutto defici...-

A un certo punto sentimmo la vocina di una bimba:

-Jamie!- gridava, correndo per il vialetto. Poi la vedemmo scivolare su una pozzanghera, e cadere, per poi scoppiare a piangere.

-Oh no, stavolta cosa ti sei fatta?- disse James, correndo a prenderla. Io lo seguii, e, vedendoli vicini dedussi:

-É tua sorella?-

-Sì, purtoppo questa peste è mia sorella-

-Jamieee...- si lamentò lei piangendo.

Aveva una sbucciatura sulle ginocchia, e le lacrime le rigavano il viso, tanto simile a quello del fratello, della stessa bella forma e carnagione.

-Beh, anche lei ti chiama Jamie- dissi facendogli una linguaccia.

-Ok, chiamami Jamie- sbuffò lui.

-Adesso però occupiamoci di lei- dissi guardando la bimba.

Lei fece 'ciao' con la manina, e mi guardò attentamente. Aveva due occhioni di un azzurro intenso, e i capelli biondi, con lunghi boccoli che le scendevano accanto al viso incorniciandolo. Somigliava molto al fratello, solo che lui aveva gli occhi color verde chiaro e i capelli di un biondo leggermente più scuro, acconciati in una cresta.

-Ciao, come ti chiami?- chiesi alla bimba, sedendomi a gambe incrociate vicino a lei

-Jessica-

-Wow, che bel nome!-

Le asciugai una lacrima che le scendeva sulla guancia, e lei sorrise.

-Senti, Jamie... dobbiamo medicarla.-

-Ok... io non so dove siano i cerotti e quelle robe lì a casa mia- rispose lui passandosi una mano fra i capelli.

-Perfetto- bisbigliai.

Presi in braccio Jes e dissi:

-Allora andiamo a casa mia-

In quel momento vidi la macchina di mia mamma che usciva dal garage, e salutai con la mano.

-Mia mamma non c'è, ma so dove abbiamo i cerotti-

-Ma...sei sicura?- disse James

-Sì non farti problemi, siamo vicini di casa dopotutto- risposi facendogli l'occhiolino.

Quando salimmo in casa aprii la porta e dissi:

-Scusate il disordine, ma stiamo ancora mettendo a posto gli scatoloni-

Lui sorrise, io feci sedere Jes sul divano, andai in bagno e presi dei cerotti, dell'alcool e un po' di cotone.

-Ahio, brucia!- disse Jes, quando le passai l'alcool sulla sbucciatura.

-Shh- dissi sorridendo, e soffiando sulla ferita. Dopo le misi un cerotto, e dissi:

-Fatto!-

Presi in braccio la bimba e la appoggiai per terra.

-Però, sei brava con i bambini!- disse Jamie, accarezzando i capelli alla sorella.

-Forse- risposi, mettendo a posto l'alcool nel bagno.

Guardai l'orologio:

-Già le cinque???-

-Wow, è passato il tempo-

-Senti, se vuoi ti do il mio numero di cellulare- disse Jamie ad un certo punto.

-Ok, dimmi- dissi prendendo il cellulare.

Una volta che ci fummo scambiati i numeri di telefono, e che Jes si fosse lamentata del non avere un cellulare (Lo voglio anche iooo) loro tornarono a casa, e io mi misi ad ascoltare un po' di musica in camera mia. Verso l'orario di cena arrivarono mio padre e mia madre, mangiammo un arrosto delizioso, chiaccherammo un po' e io risalii in camera mia. Ah, venni anche sgridata per una presunta macchia di lasagne sul divano.

Mentre salivo le scale mi ricordai della soffitta, e decisi di farci un giretto. Salii, mi abbassai per passare e mi rialzai. Quella stanza per me era stupenda, mi piaceva l'atmosfera misteriosa che si creava, il profumo che si respirava. Presi un fazzoletto che avevo in tasca, pulii la lente del cannocchiale, e diedi uno sguardo:

-Wow!-

Mi sebrava incredibile, nel cielo c'erano tantissime stelle, che brillavano come diamanti, nel buio della notte, creando uno spettacolo suggestivo. Non avrei mai immaginato che in una città come Londra si vedessero le stelle... com'era possibile?

Alzai le spalle e guardai in giro: ad un certo punto vidi una pendola rotta, che segnava le 21.59

-Strano- pensai, guardando il mio orologio.

-Sono davvero le dieci meno uno.-

Mi misi in ginocchio e mi avvicinai alla pendola.

Sapevo perfettamente che la pendola era rotta, la prima volta che ero salita segnava lo stesso orario, ma era pomeriggio. Mi avvicinai, e osservai meglio l'oggetto. Era di legno d'ebano, a giudicare dal colore, e aveva il quadrante scheggiato. Guardai il mio orologio da polso: era passato un minuto. Sorrisi, e spostai con l'indice la lancetta dei minuti. Ma questa non voleva muoversi, era incastrata a qualcosa.

Aprii la porticina della pendola, e guardai attentamente gli ingranaggi. Qualcosa bloccava le lancette: era un foglio.

Con molta delicatezza cercai di prendere il foglietto, e mi accorsi che era una busta. Dopo aver armeggiato con gli ingranaggi, riuscii a prenderla, anche se era tutta spiegazzata, e la osservai.

Il cuore mi saltò in gola: la pendola stava annunciando che erano le dieci. Mi spaventai talmente tanto che la lettera mi cadde di mano, e lanciai un urlo.

-Dora? Tutto bene?- sentii dal salotto.

-Sì mamma, è solo un ragno.- risposi in fretta.

-E ti pare il caso di urlare? Sei proprio strana ragazza mia-

Io non risposi, e mi misi una mano sul cuore, cercando di calmarmi. Stavo tremando.

Ad un certo punto sentii un rumore... come dei passi, ma molto silenziosi. Udii scricchiolare le doche del pavimento in legno, e mi bloccai, cercando di non respirare. Sentii il rumore di alcuni oggetti che cadevano, e una folata di vento improvvisa, che mi scompigliò i capelli, e mi fece correre un brivido per la schiena. Poi qualcosa mi sfiorò la schiena, e pregai che quel qualcosa non si accorgesse di me. Dopo pochi istanti, che a me parsero ore, il rumore cessò. Rimasi in completo silenzio qualche minuto, poi pensai che forse era solo stato un topolino, o qualcosa del genere.

Non ci credevo neanche io.

Quando mi fui calmata realizzai che ero al buio più completo. Cercai a tentoni l'uscita dalla soffitta, senza curarmi della lettera.

Volevo solo uscire da lì.

Angolo autrice:

Ok, questa storia sta cominciando ad avere ben poco di comico O.o

Spero che i prossimi capitoli siano un po' più allegri! Volevo ringraziare infinitamente chi ha recensito, in particolare EmmaStarr e serpeverdegirl, che mi hanno convinta a continuare :) ringrazio anche chi ha letto in religioso silenzio, anche se vorrei sapere cosa ne pensa ^^

Al prossimo capitolo!

Felì

 

 

  
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