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Autore: Mokochan    07/10/2012    6 recensioni
Parte Seconda, capitolo sette:
«E tu che ci fai qui?» domanda Shikamaru, sorpreso.
Il servo accenna un sorriso. «Ho sentito dei rumori mentre controllavo la tenuta e mi sono incuriosito. Tu non dovevi rimanere illeso?» aggiunge, dando un’occhiata a Naruto.
Il duca grugnisce. «Avevo proprio voglia di farmi trapassare la spalla da un proiettile, così sono uscito e mi sono fatto sparare dal primo pazzo che passava. Mi annoiavo.»

Parte Terza, capitolo tre:
«Trovo ammirevole la velocità con cui vi muovete malgrado le vesti che indossate, Lady Hanabi, ma gradirei poter concludere la nostra conversazione da fermi
[Avviso: questa storia sta subendo ancora qualche modifica ed è perennemente in fase di revisione, per dirla tutta. Mi scuso per gli errori che troverete durante la lettura] [Avviso 2: nel prologo ho inserito un altro avviso in merito]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sai | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'NaruHina ~ Orange is better!'
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Bloody Rose










[Capitolo dedicato a Katia
che, cavolo, mi sopporta ancora quelle poche volte che parliamo!
Ma LOL! XD]













Capitolo Due

















Sa che cambierà tutto quel giorno stesso, così Sai si siede senza far rumore, l'ombra di una smorfia sulle labbra appena contratte.  «Hiashi Hyuuga ha mandato altre due spie in giro per Londra. Cercano te e la signorina Hinata.»
L'espressione dipinta sul volto di Naruto da qualche minuto è seria e molto tesa, pare aver capito che non potrà restare lì ancora per molto.
«Capisco» è tutto ciò che ha da dire, dopo minuti infiniti di silenzio e meditazione; poi guarda attentamente Sai e sbuffa. «La contessina Hanabi? Come sta? Hinata ha chiesto espressamente di lei giusto ieri pomeriggio.»
Il servo scuote il capo: la domanda non lo stupisce. «Sta come stava quando sua sorella è partita con te, e cioè arrabbiata e delusa. Non pensava che Hinata l'avrebbe abbandonata così, con il padre. Ma, più che altro, la signorina è gelosa.»
Naruto inarca un sopracciglio, incapace di assimilare quanto gli è stata appena detto. «Gelosa? E di chi? Di me?»
Sai alza le spalle, abbozza un sorriso - non finto, probabilmente è davvero divertito dalla cosa. «La signorina Hanabi ha un modo tutto suo di ragionare. In ogni caso, la terrò a bada il tempo necessario perché il padre non si lamenti del suo caratteraccio.»
Cala il silenzio, attraversato da un filo d'inquietudine che li sfiora appena, quasi elettrico.
«L'ha toccata?»
Il serve s'irrigidisce ma scuote il capo. «Sto provvedendo a tenere a freno pure Hiashi. Finché Hanabi non esagera, non le accadrà assolutamente nulla.»
Naruto sembra rilassarsi con quella certezza, ciò nonostante Sai viene colto da un senso di spaesamento tutto nuovo che lo costringe a pensare che no, non riuscirà a trattenere lo Hyuuga per tutto il tempo, che forse Hanabi farà qualcosa di talmente sbagliato da mandare all'aria tutti i tentativi di proteggerla dalle ire del padre.
Tenere a bada quella donna è un compito arduo.
Il Namikaze tossicchia, attirando l'attenzione del servo che, appena alza gli occhi d'onice sulla sua figura, intravede un sorrisetto.
A volte il duca sa essere davvero invadente.
«È successo altro, Sai?»
«Nulla.»
«Va bene...»
Naruto batte le mani sulle ginocchia e si mette a fissare il pavimento del salotto con un'espressione che Sai non riesce a decifrare, però sa con certezza che il suo pensiero è rivolto a Hinata, a Hiashi e alla propria madre - poiché spesso sono gli unici pensieri che il giovane duca riesce a fare, legato com'è a quelle poche cose che lo rendono ciò che altri hanno voluto che fosse.
E rabbia, rancore, vendetta, ansia, felicità, disperazione, amore si riflettono nel suo sguardo cupo.
Tutti sentimenti che Sai non conosce.
Sentimenti che, tutto sommato, non ha bisogno di comprendere: è una spia, le spie devono per prima cosa reprimere quei sentimenti che potrebbero ostacolare gli incarichi, come proteggere una persona: preoccuparsi per essa avrebbe fatto sì che morisse, esattamente come la spia stessa.
E Sai non vuole che Hanabi muoia, per quanto la trovi irritante, infantile, violenta, poco femminile e, più di ogni altra cosa, acida.
Anche se, a pensarci bene, era piuttosto divertente vederla infuriarsi e rispondere in modo tale da far pensare che una ragazza come lei fosse tutto fuoché la figlia di un conte come Hiashi Hyuuga, che del proprio fascino freddo e irriverente aveva sempre fatto tesoro.
«I documenti. Li hai portati?»
La voce di Naruto è fredda, pronta a rimettere in moto le cose dopo mesi di stallo.
A versare altro sangue.
Sai dischiude le labbra e annuisce, pensieroso, senza però accennare altri movimenti. «Secondo la contessa Senju, è il visconte Orochimaru a controllare che gli affari dello Hyuuga vadano bene. Come ben sappiamo, è raro che quest'ultimo lasci la propria residenza, se non quando è strettamente necessario. Orochimaru resta qui a Londra e fa sì che gli acquirenti siano soddisfatti di ciò che viene offerto loro, così come si assicura che ciò che deve andare a Hiashi sia 'buono'.»
«Vuole che il compenso sia quello stabilito durante il primo accordo, giusto?» domanda Naruto, continuando a guardare il pavimento. «Secondo te Orochimaru incontrò mio padre?»
Pessima domanda. «Se l'ha fatto, possiamo giungere alla conclusione che è stata quella la causa dell'allontanamento di vostro padre dalla regina Vittoria.»
Il Namikaze alza lo sguardo, incredulo. «Mio padre sarebbe stato allontanato per essersi messo in affari con quel bastardo?»
«No, per aver ceduto alle richieste di Orochimaru, mio signore» chiarisce il servo, portandosi in avanti; non ha bisogno di alcun documento per esporre ciò che ha scoperto nel corso delle settimane. «Da quanto ho letto, Orochimaru offrì a vostro padre una cospicua somma di denaro per far sì che sorvolasse su alcune cose che... diciamo... erano giunte alle sue orecchie mentre sistemava determinate faccende per conto del Re.»
«Mi stai dicendo,» comincia il duca, con gli occhi spalancati da un'ombra di orrore, «che mio padre è stato assassinato perché ha scoperto qualcosa di cui non doveva sapere nulla?»
«Esatto.»
Quando una verità viene svelata è inutile stupirsi se le cose cambiano a causa di essa.
Così lo sguardo che Sai ha davanti cambia, cambia con quella certezza che ha impresso negli occhi del duca con qualcosa che non se ne sarebbe più andato via.
Già, a volte la verità uccide, non è così?












Le mani premono contro il vetro e così anche la fronte, mentre uno spiffero freddo attraversa la finestra senza farsi intimorire e le ricorda che forse è ancora viva e senza quel timore che l'ha attanagliata per ben due mesi - da quando l'unica persona che poteva capirla se n'era andata assieme a un assassino.
Ma davvero quel Minato Namikaze ha ucciso così tante persone?
 Hanabi non ha risposte, solo la certezza che gli occhi neri visti tempo addietro erano di colui che aveva posto fine a molte vite.
Perché altrimenti sarebbero stati azzurri, no? Oppure, quell'infausta sera, era stata lei a guardar male?
Quante domande, per una persona come lei, che alle proprie certezze ha sempre fatto affidamento, tanto che per esse sarebbe giunta a dar persino la vita, se necessario.
Sospira e guarda i giardini con una punta di amarezza, mentre una pioggia fitta bagna ogni pianta e fiore, dissetandole quel tanto che basta a renderle più belle nel tempo.
Alla mamma questo spettacolo sarebbe piaciuto, pensa Hanabi, rammentando l'estrema passione della madre per i giorni di pioggia e quel profumo che invadeva i giardini arrivando fin dentro la residenza.
Quando piove, l'odore delle rose è ancora più forte. Mi dà il voltastomaco.
Un lieve bussare interrompe quel contatto fuggevole col passato.
Hanabi socchiude gli occhi per un secondo, poi si volta. «Avanti.»
La porta si apre e spunta chi non si sarebbe mai aspettata di vedere: Shikamaru Nara, il figlio del dottor Shikaku.
Il giovane, dopo averle lanciato un'occhiata accurata, si chiude la porta alle spalle; successivamente si poggia contro di essa infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, e la Hyuuga si chiede il motivo della sua presenza lì.
«Scusate il disturbo» esordisce il Nara, pacato. «Volevo solo chiedervi se avete avuto notizie di vostra sorella Hinata.»
Ah, sì. Hanabi studia il ragazzo per mezzo secondo, consapevole dell'estremo affetto provato da questi verso la sorella maggiore. «Purtroppo mio padre non è riuscito a trovarla. Dice che quel Namikaze è più furbo di quanto si creda. Tu cosa ne pensi, Shikamaru? Minato Namikaze è davvero intelligente come sostiene?»
«Beh, se vostro padre asserisce che lo sia, perché metterlo in dubbio?» risponde il giovane, senza esitazioni.
Sembra serio, molto più del consueto. Non lo ha mai visto così concentrato, in effetti, ma la contessina sa bene che la situazione è tutto fuorché normale.
«Non hai tutti i torti» conviene infine, abbassando gli occhi sul pavimento per riflettere - su cosa? E perché? Avrebbe dovuto rendersi conto prima del fatto che quel Namikaze fosse un farabutto.
Un maledetto impostore.
«Anche se Naruto un po' stupido lo è sempre stato.»
Hanabi spalanca gli occhi e li rialza senza fiato, ma Shikamaru ha già aperto la porta ed è uscito, chiudendola senza fare il minimo rumore.
Ed è lì che il presentimento nasce, da una frase detta d'istinto, un indizio che il figlio di un semplice medico si è lasciato sfuggire senza un motivo ben preciso, un nome che le risuona in testa con irritazione:  Naruto.
Naruto. Minato. Naruto. Minato.
Che storia è questa?
Anche se Naruto un po' stupido lo è sempre stato.
Hanabi resta immobile, incapace di pensare ad altro che a quei due nomi, ma non dura molto: il tempo di guardare di nuovo il pavimento e poi la porta, e via, un passo dopo l'altro, fino a raggiungere quest'ultima per spalancarla di colpo, gettandosi nel corridoio con una nuova certezza da aggiungere a molte altre. «NARA!»
Ma lui non c'è più.
La Hyuuga prende fiato e si guarda da una parte all'altra, confusa.
Perché lui sa e non c'è.
«Nara? NARA!»
No, non c'è più.













Ino si sistema fra le braccia la cesta contenente i vestiti puliti della contessa Hyuuga  e riprende fiato, ormai giunta in cima alle scale.
Dio mio, quanto roba!, pensa, scuotendo il capo.
Dopo la morte misteriosa di Tenten, era stata costretta a svolgere tutte le mansioni da sola, in attesa che il padrone della tenuta assumesse qualche altra cameriera, ma Ino ha come la sensazione che Hiashi Hyuuga non sia intenzionato a muoversi in quella direzione.
Sospirando rassegnata, la giovane entra in uno dei corridoi, diretta alla stanza della piccola Hanabi, ma quasi si scontra con Shikaku Nara, che fa un passo indietro per impedirle di sbattergli contro.
Oddio!
«Oh! Scusami, Ino!» esclama il medico, posando le mani sotto la cesta per aiutarla a non farla cadere. «Non volevo. Ah. Hai bisogno di un aiuto? Sembra parecchio pesante.»
La Yamanaka sorride, rincuorata: fortunatamente è solo il padre di Shikamaru. «Non si preoccupi, non è poi così difficile trasportarla.»
«Noto con dispiacere che svolgi ancora le mansioni che erano di Tenten» mormora Shikaku, le labbra piegate verso il basso.
«Penso che il signor Hiashi preferisca cercare Hinata, piuttosto che trovare qualcuno che sostituisca Tenten, signore. È da due mesi che non lo si vede in giro per la tenuta.»
Hiashi Hyuuga aveva sempre avuto l'abitudine di camminare  almeno due volte al giorno per tutta la residenza, forse per pensare meglio, forse per tenere sotto controllo la servitù, cosa di cui Ino non si sarebbe certo stupita.
Quell'uomo è prudente, dopotutto.
Il dottore abbozza un sorriso. «Sì, l'ho notato anch'io. Ora mi devi scusare, Ino, ma devo andare nel mio studio per fare qualche ricerca. Cerca di rallegrare un po' Shikamaru, ultimamente mi sembra giù di morale.»
«Sì, come desiderate. Beh... allora buon lavoro, signore.»
«Grazie.»
Ino lo guarda sparire nel corridoio alla propria sinistra e si morde l'interno della guancia, incuriosita.
 Il padre di Shikamaru aveva un'espressione strana in volto, non sembrava né felice né triste, solo... troppo rilassato. Chissà cosa stava pensando quell'uomo...
«Ehi, perché sei ferma in mezzo al corridoio? Vuoi una mano?»
Shikamaru la guarda interrogativo, una mano che si gratta il capo, l'altra infilata in tasca.
Due Nara in meno di tre minuti. Ottimo! «Non ho bisogno di aiuto, grazie.»
«Che tono acido. Per caso è successo qualcosa, Ino?»
«Ovviamente no» la ragazza rafforza la presa sulla cesta e rotea gli occhi. «Prima ho incontrato tuo padre. Sembrava molto strano, sai? Come se fosse preoccupato per qualcosa.»
Il ragazzo inarca un sopracciglio, perplesso. «Ah, sì? Mah, sarà per colpa del padrone della tenuta. Sai bene che la morte di Tenten ha messo in crisi il conte. Papà ha cercato di spiegargli che gli era impossibile stabilire le precise cause della morte della ragazza, ma quello non ha voluto sentire ragioni.»
«Niente veleno. Niente ferite da taglio, niente colpi di pistola o chissà che altro» ripete la Yamanaka, quasi a memoria. «Beh, allora resterà un mistero, no?»
«Naruto credeva fosse veleno» aggiunge Shikamaru, abbassando la voce. «Secondo te è invischiato nella morte della ragazza?»
Ino lo guarda sbalordita. «E questo come ti è venuto in mente, Nara?»
«Non so... ma il nostro amato duca sembrava conoscere bene i sintomi della morte di Tenten, Ino. Pensaci bene. Potrebbe anche averla causata lui.»
«Scusa, non capisco: ti fidi o no di Naruto?»
Shikamaru la studia per qualche istante, gli occhi scuri che ne denotano l'estrema intelligenza appena spalancati. «Mi fido, ma fino ad un certo punto. Con gli anni le cose cambiano, e lui è cambiato molto dall'ultima volta in cui mio padre ed io l'abbiamo incontrato per pianificare tutto.»
Cambiato? «E quali sarebbero le differenze col Namikaze di qualche tempo fa?»
«Era arrabbiato.»
«A-Arrabbiato?»
«Sì, così arrabbiato che avrebbe ucciso Hiashi con le proprie mani. Ora è semplicemente... freddo. Freddo tanto quanto potrebbe essere Sasuke, per esempio.»
Ino si morde il labbro, percependo nella voce del Nara un velo d'inquietudine che non le piace per niente. «Ed è un bene o un male?»
Shikamaru scuote il capo e leva gli occhi al soffitto, guardando verso l'alto, oltre ciò che Ino non può vedere.
«È proprio questo il problema. Non lo so.»











Naruto è lì, sdraiato sul suo letto, con gli occhi chiusi e l'espressione apparentemente rilassata, le mani sotto la testa, le labbra un poco serrate e i capelli biondi un po' scompigliati.
È l'immagine della serenità, quel giorno, sebbene Hinata lo trovi strano - diverso dal Naruto che ha incontrato mesi prima alla tenuta di famiglia, e non sa spiegarsene il motivo.
«Naruto...?»
Lui non si muove né risponde, immerso nel sonno e in quella pace da cui non vuole essere strappato.
Deve essere tanto stanco, pensa la Hyuuga, sorridendo.
Quella sera il Namikaze aveva fatto loro visita, sorprendendoli, tanto che Sasuke aveva avuto da commentare con uno spigoloso 'ma tu non hai una casa in cui stare?', mentre Sakura, stranamente, si era messa solo a ridere e aveva guardato Hinata con una strana luce negli occhi verdi.
Dalla visita a sorpresa, era passata soltanto un'ora.
Hinata si avvicina al letto e si siede piano per non svegliarlo, ma quasi subito la mano di Naruto afferra la sua e lei capisce che in verità è sveglio, e che forse è sereno per altri motivi, molti dei quali le sono sconosciuti.
Sospira. «M-Ma tu... non dormivi?»
Il Namikaze si porta la mano di Hinata sul viso. «No, proprio no. Come posso permettermi di dormire, se sono appena arrivato?»
«Però devi essere tanto stanco... »
Naruto scoppia a ridere. «Non mi stanco per così poco, credimi. Inoltre, il solo sapere di averti attorno mi rende più sveglio di quanto tu creda. Non pensavo di potermi sentire così.»
Hinata rabbrividisce e mentre si ripete le parole pronunciate dal proprio compagno, pensa anche al calore che le invade ora la mano, premuta contro la guancia del Namikaze con forza; lo scruta incerta, e nel farlo avvampa completamente, perché quegli occhi azzurri la stanno divorando piano, per niente impauriti.
Quegli occhi azzurri che ha sempre amato e che amano lei.
Solo lei.
O forse no?
«Posso chiederti una... una cosa?» balbetta Hinata, deglutendo sonoramente.
Naruto la guarda confuso, poi annuisce. «Certo. Dimmi pure.»
«Per caso c'è stata qualche... altra d-donna importante per t-te? V-Voglio dire, in passato mi hai detto che hai avuto altre relazioni...»
«Non erano relazioni» precisa lui, facendo un sorrisetto; non sembra vergognarsene.
«... non riesco a trovare un termine a-adatto... comunque volevo dire... c'è stata un'altra? Non credo di essere stata l'unica ad aver...»
«Sì, un'altra c'è stata.»
Il cuore di Hinata scricchiola.
«D-Davvero?»
«Era Sakura.»
Di colpo, espandendosi un poco e premendo contro il petto, il cuore segnala il dolore causato dalla conferma di un presentimento avuto per caso, due giorni addietro, ed è impossibile celare le proprie emozioni o impedirsi di avere gli occhi lucidi.
Perché continua a scricchiolare e il dolore si estende arrivandole in gola, e dalla gola fino agli occhi e poi alla mente, dove tutto diventa più acuto, più lacerante, più brutto.
«C-Capisco» è tutto ciò che le esce di bocca, che sotterra i mille pensieri che in realtà si sta facendo.
Una reazione stupida da parte sua, ovvia se si riflette attentamente.
Però stupida, sempre e comunque.
Naruto diventa di pietra e si mette a sedere. «Hinata, perché piangi? Non... non avrei dovuto dirti nulla... maledizione...»
«I-Io non sto piangendo» sussurra la Hyuuga, scuotendo il capo e ritraendosi.
Ma il Namikaze le prende il volto fra le mani e l'attira a sé per baciarla - piano, con sicurezza ma attenzione, deciso a rassicurarla. «È vero, amavo Sakura. Tuttavia questi sentimenti sono morti anni fa, perché lei mi aveva ferito e lasciato per poter stare con Sasuke. Non voleva me. Ed io, in fondo, non desideravo averla accanto.»
Scricchiola, scricchiola ancora.
«Io non...»
«Hinata» Naruto la bacia un'altra volta, mettendoci più forza, dopodiché si stacca e la guarda fisso negli occhi. «Per me ora ci sei solo tu. Solo tu. Mi sono innamorato di te e te voglio continuare ad amare. Guardami: sono uno stupido, un ingenuo, cerco vendetta e faccio tanto il rabbioso. Ma se tu non ci fossi stata, credi davvero che io sarei ancora vivo? Io no, non lo credo.»
Davvero vuole solo lei? Davvero la vuole accanto?
Davvero lei è il suo presente? Davvero Sakura è il passato?
L'immagine nitida della Haruno che si accarezza il pancione con un sorriso e lo sguardo attento di Sasuke le appaiono davanti agli occhi per un solo istante.
E il cuore batte più forte, scricchiola di meno, tant'è che diventa quasi una cantilena che accompagna ogni bacio che Naruto continua a darle, minuto dopo minuto, battito dopo battito, mentre il buio fuori dalla piccola tenuta di Sasuke e Sakura diventa più fitto e le stelle diminuiscono.
La paura resta, ma è legittima, come tante altre.
Il duca poi si stacca lentamente, ridacchia, sussurra spontaneo:  «I miei baci sono miracolosi, visto? Non piangi più.»
Hinata ride, la voce bassa, il corpo invaso da brividi quasi elettrici e il petto che fa male ma è caldo in maniera piacevole, pulsante.
Vedendola più calma, Naruto ricade indietro sul letto e le fa segno di avvicinarsi. «Dormi con me, Hinata?»
Una richiesta spontanea, addolcita da quegli occhi azzurri che ora non la vogliono più divorare, ma cullare e proteggere come hanno sempre fatto da quando l'hanno vista, mesi addietro.
E Hinata annuisce, mette da parte timidezza e pudore e si sdraia accanto a lui, poggiandogli la testa sul petto.
Mette da parte i dubbi e le paure, mette da parte tutto.
Però pensa, poco dopo,  a ciò che per giorni l'ha afflitta e che non ha nulla a che vedere con Naruto - o almeno, non del tutto.
Ed è difficile non parlare. «Io... Naruto?»
Lui la guarda, incuriosito. «Che c'è?»
«Stavo pensando ad Hanabi. Secondo te, lei sta bene?» chiede, esitante, ben sapendo che il Namikaze ha promesso che avrebbe fatto proteggere sua sorella a qualunque costo.
Difatti Naruto sbuffa, poi comincia ad accarezzarle i capelli. «Stamattina ho parlato con Sai. Mi ha detto che Hanabi sta bene e che non le accadrà assolutamente nulla.»
«M-Mi sento egoista.»
«Perché mai? Hinata, se fossi rimasta lì, Hiashi ti avrebbe frustata un'altra volta - avrebbe sicuramente capito che avevi a che fare con la mia fuga, non credi?»
«Lo so.»
«E poi è anche colpa mia. Sono più egoista di quanto si possa immaginare. Ti ho portata via subito, pur sapendo che avrei messo in pericolo te, Hanabi, la mia famiglia e Sasuke e Sakura. Quindi non rimproverare te stessa per qualcosa di cui non hai alcuna colpa. Lo scemo sono io, lasciami il primato, almeno» aggiunge Naruto, scoppiando a ridere.
Hinata si rannicchia contro di lui e sorride, arrossendo un poco. «Non s-sei e non sarai mai scemo...»
«Per te no, ma chiedi a Sasuke e poi vedrai.»
E ancora risate, spensieratezza, tranquillità.
Quella calma di cui entrambi hanno bisogno prima del peggio.
Perché, lo sanno bene, tutto ciò che è bello finisce presto per lasciar posto alle più atroci sventure.












Fine Capitolo Due







   
 
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