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Autore: Banana_Mecha    07/10/2012    4 recensioni
"La signora Kim siede vicino alla vetrina, nella sua caffetteria.
La porta è stata chiusa dall'interno con una spessa catena allucchettata; eppure non è neanche il tramonto.
Dentro le luci sono accese, e diffondono un caldo bagliore arancione, ma adesso che questo locale è vuoto… Prima che scatti il coprifuoco c'è ancora chi si azzarda a venire a trovarla. Sono molte meno di prima, certo, però vengono quasi ogni giorno.
Le passano ancora le lettere. Alcune addirittura portano del cibo.
Le si avvicinano e le sussurrano: «Yesung sta bene?»
Gli occhi della signora Kim si riempiono di lacrime. Non lo so, vorrebbe rispondere, mi manca mio figlio e non so niente di lui da mesi. Però non dice niente. Annuisce, e cerca di sorridere."
Settembre 2013. E' bastata una notte, e nessuno poteva sospettare che sarebbe accaduto così. Il Nord ha attaccato il Sud e la capitale è in ginocchio. La musica viene bandita dalla legge.
Gli artisti vengono costretti a rifugiarsi e a combattere contro i traumi di una guerra crudele e la paura di essere trovati. Non saranno soli però. Presto nel sottosuolo di Seoul nascerà la ribellione.
SJ, SNSD, B1A4, B.A.P.
Genere: Generale, Guerra, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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INTRODUZIONE Rieccomi con il quarto capitolo. In realtà su dA l'avevo pubblicato da mo', ma l'altra sera non avevo fatto in tempo a metterlo. Eleonora, stasera faccio tutte le correzioni! Ti giuro che leggendo il tuo commento ho pianto perchè sono due mesi che cerco qualcuno che mi dica esattamente QUESTE cose. Davvero, non esitare a dirmi cosa pensi perchè mi ha fatto un piacere immenso e  ora corro a correggere (?). D'altro canto (ovviamente) sono anche felice che ti stia piacendo. Per me è importantissimo perchè a volte mi demoralizzo, penso "oddio, è orrenda, la leggono tre persone al massimo solo perchè mi vogliono bene, forse dovrei darmi alle fic yaoi", invece sentirmi fare i complimenti da te mi ha iniettato un po' d'autostima. Pur essendo alle prime armi mi sforzo davvero tanto di avere idee originali e curo molto i miei personaggi. Qui c'è la presentazione di Hyoyeon, la mia dolcissima bias. Sono andata un po' OOC, ma mi serviva una Hyo confusa dal successo, I'm sorry. In realtà lei è una persona sincera e solarissima, e voglio che nel corso della storia trovi il modo per tornare ad esserlo. Su Zelo (Hong) ho letteralmente inventato. Essendo il maknae di un gruppo rookie si sa davvero ben poco di lui per ora, quindi ho scritto quello che mi ispira "a pancia". L'ultima cosa. Mi sono presa la libertà di lasciare la parte sul sibilo. Il verbo sibilare indica il verso dei serpenti. Si usa anche per i missili perchè quando vengono sganciati fendono l'aria a una velocità tale che quella sembra appunto che sibili come i serpenti. Penso che lascerò intatta quella parte perchè Hyukjae sedendosi sente una fitta alla gamba e per questo stringe i denti soffiando fuori l'aria al tempo stesso. Ah, da descrivere è un bel casino, ma penso di essermi fatta intendere, tutti noi sibiliamo quando ci fa male qualcosa e magari qualcuno lo tocca o sottoponiamo quella parte del corpo a uno sforzo. Sinceramente l'ho sentito usare per le persone altre volte. Bene, credo di aver finito, grazie ancora Ele çAç


Hyoyeon è seduta sul pavimento di camera sua con le gambe contro il petto. Guarda gli scatoloni a terra con le lacrime agli occhi, poi sposta lo sguardo all'armadio spalancato e vuoto. 

Non li butto via, si dice, ma il doversi separare dai suoi abiti la provoca una fitta al cuore.
Piantala, sei davvero così frivola? Ecco perché Eunhyuk ha scelto lei, si rinfaccia, si asciuga una lacrima e chiude gli scatoloni con il nastro adesivo.

Hyoyeon ultimamente non si sente più una Dancing Queen. Il mondo le è crollato addosso nel giro di poche ore, il rapper dei Super Junior le ha spezzato il cuore in due, sente di non avere uno scopo nella vita e neanche il ballo la fa sentire meglio.
Dopo l'attacco poi, ha avuto modo di riflettere molto. Le Girls' Generation sono in pausa. Forzata. 
Sono tornate quasi tutte a casa tranne lei e Sooyoung. Il dormitorio è uno schifo senza le altre e le loro giornate trascorrono a dormire, a mangiare o ad aggirarsi per l'appartamento come fantasmi.
Non conosce le ragioni per cui anche Sooyoung sia rimasta invece che tornare dai suoi. Hyoyeon invece non ha avuto scelta. 
Quella sera – quella notte – è tornata a piedi nel quartiere dei suoi. Con le scarpe in mano, perché i tacchi le stavano massacrando i piedi, è arrivata stanca, spossata e sporca come avesse dovuto strisciare nel fango. Odia sentirsi sporca.
Così, è stata in piedi scalza per un tempo infinito, con le decolté in mano a guardare l'enorme cumulo di macerie ormai fredde che era diventato il condominio dei suoi.
E' una sensazione indescrivibile quella che si prova appena si realizza di essere soli e aver perso tutto.
Inginocchiandosi per terra, poco importava se le calze si sarebbero strappate, le lacrime le sono scivolate silenziosamente lungo le guance. Con gli occhi sbarrati continuava a guardare lo scheletro sventrato dell'edificio, senza riuscire ad aprire la bocca.
Ho fatto mezza città a piedi, di notte, al buio. Volevo solo tuffarmi fra le braccia di mia…
«… mamma…», si è lasciata sfuggire, e ha iniziato a singhiozzare. Si è distesa sul marciapiede, rannicchiandosi come una bambina. Che importa, nessuno mi  vedrà. Non c'è più anima viva qui, ha pensato nascondendosi il volto fra le mani e iniziando a urlare e a battere i pugni a terra. 
In una volta sola ha perso il ragazzo che amava, la casa della sua infanzia e i suoi genitori.

Hyoyeon chiude delicatamente la porta della cantina e gira un paio di volte la chiave. I vestiti prenderanno un po' d'umido, pensa, ma fa niente.
Mentre risale le scale del palazzo, le prime luci dell'alba entrano attraverso la finestra del pianerottolo. Si sente così sciupata, sia fuori che dentro.
Alla fine ha capito che gli unici sentimenti veri che abbia mai provato se ne sono andati via quella sera. I suoi sono morti e Hyukjae... beh, per la verità l'ha perso molto prima.
Nelle lunghe giornate passate a far niente è giunta alla conclusione che deve liberarsi di tutto ciò che l'ha fatta diventare una persona finta e superficiale. Ultimamente è stato tutto così fuorviante che alla fine si è abituata a vivere una vita senza sentimenti, iniziando a riporre fiducia nei suoi beni materiali e ha finito col ritrovarsi col cuore fatto a pezzi senza il tempo di rendersene conto.
Quella Yangee. Si sente una bambina di cinque anni se pensa che ce l'ha davvero avuta a morte con lei. Era solo l'ennesima prova di quanto Hyoyeon fosse diventata infantile.
Apre lentamente la porta di casa e trova Sooyoung spaparanzata sul divano con un sacchetto di patatine fra le mani. Fissa il vuoto e rumina come chissà che animale da traino.
Hyoyeon ha anche smesso di ripeterle che ingrasserà, tanto non la ascolta. 

Quella mattina si è risvegliata esattamente dov'era rimasta. Si è issata a sedere sull'asfalto mentre il sole era già alto nel cielo e alla luce del giorno il quartiere distrutto le è sembrato ancor più triste della sera prima. Sporca, con i capelli arruffati, le calze strappate e ginocchia e gomiti graffiati, si è chiesta dove andare. Passando davanti all'ospedale le è corsa incontro una ragazzina. In quel momento Hyoyeon avrebbe voluto baciarla.
Nonostante avesse l'aspetto di una barbona, la ragazzina ha fatto finta di non vedere niente. Le ha detto che si era preoccupata la sera prima a vederla in tv e che era contenta di saperla sana e salva. Hyoyeon aveva annuito, con gli occhi lucidi.
Che strana sensazione, quella di sentirsi amati. Arriva quando meno ce la si aspetta.
La ragazzina aveva un braccio ingessato, quindi Hyoyeon aveva insistito per accompagnarla nuovamente dentro l'ospedale. Era affollatissimo. Gente ovunque, chi dormiva addirittura per terra, e infermieri impazziti che correvano ovunque.
Alla portineria aveva preso un pennarello e le aveva firmato il gesso.
«Sunbae»
«Che cosa?»
La ragazzina era arrossita.
«Vorrei che scrivessi anche "buona guarigione Seuhyung". E' la mia sorella maggiore. Mi ha messo in salvo ma purtroppo le è crollato addosso un cornicione e ora… è in coma».
Hyoyeon prendendo un bel respiro le ha chiesto di accompagnarla da sua sorella, ed è rimasta a fissare quella sconosciuta dall'altra parte del vetro per ore. Hai messo in salvo le persone a cui tenevi e adesso la tua vita è appesa a un filo. Io avrei potuto salvare Eunhyuk, invece lui è là sotto e io qui. Farei volentieri a scambio con te, piccola Sehyung, aveva pensato.

«Non si mette bene», sospira il signor Kim, gettandosi di peso sulla sua sedia di pelle girevole. 
«Non è finita qui…», prosegue la signorina Lee, la sua segretaria, immersa nella penombra dell'ufficio. Tiene in mano un alto plico di fogli ed ha l'aria anche più tesa del solito.
«Che altro c'è?», il signor Kim si massaggia le tempie, sfilandosi gli occhiali e lucidandoli nervosamente con il bordo della giacca. La signorina Lee prende un lungo respiro, chiude gli occhi e si stringe il pacco al petto.
«E' probabile che inizino a dare la caccia agli artisti. Ormai tutta la merchandise, i CD e le registrazioni televisive sono state bandite. Il passo successivo sarà condannare gli artisti; li accuseranno di aver violato la legge e di aver spinto anche la popolazione a farlo».
«Ma questo non ha senso! Hanno solo cantato in inglese!»
«Lo so», lo interrompe la giovane segretaria a testa bassa. «E' solo che ho paura per loro…», non riesce a finire la frase.
«Signorina Lee… Son Ji sshi…», il tono del signor Kim si addolcisce, si alza e va ad abbracciare la donna, che si copre la bocca con le mani, piangendo.
«Io…. Vorrei non averlo mai fatto. Sono tutti in pericolo. Specialmente i miei ragazzi…», singhiozza. Il signor Kim le accarezza i capelli teneramente. Dopo quasi cinque anni che lavorano insieme, è la prima volta che vede la sua affezionata segretaria piangere. 
E' lei che due anni fa ha proposto di creare un gruppo diverso da tutti gli altri. Voleva dei maschi che si comportassero da maschi e che invece di cantare le solite serenate portassero un messaggio preciso. Al signor Kim sembra ieri quando la vedeva impazzire tra il lavoro di segretaria e la sua idea apparentemente pazza.
E invece. I B.A.P. sono stati con le Secret una delle loro migliori pensate. Capisce perfettamente la signorina Lee. Ora si sente responsabile. Ha fatto cantare a quei ragazzi canzoni di protesta contro la guerra, e ora teme che saranno i primi a finire nel mirino.
«Sono tutti così giovani… direttore, cosa abbiamo fatto?», continua a piangere la donna.
«Adesso respiri, signorina Lee. Noi abbiamo fatto questo, noi vi porremo rimedio. Troveremo una soluzione…»
«Quale, direttore?», la donna tira su col naso, asciugandosi gli occhi con la manica del tailleur.
«Sa bene anche lei che non si può patteggiare col regime. Ci hanno fatto chiudere tutto in meno di un giorno…»
«Signorina Lee. Lei mi conosce bene ormai. Sa quello che faccio per i nostri ragazzi e sa anche che li proteggerò a costo della vita. E per adesso non preoccupiamoci, non fasciamoci la testa prima di rompercela».
La signorina Lee annuisce, tira nuovamente su col naso, si stringe il pacco di fogli al petto e si inchina, poi esce dall'ufficio del suo direttore. 

Tuuu. Tuuu. Tuu.
Yesung riattacca e sospira. Gli altri ragazzi fanno finta di non accorgersi di lui, ma in realtà hanno gettato tutti degli sguardi tesi mentre tentava per l'ennesima volta di chiamare Leeteuk.
«Allora?», domanda Shindong spizzicando il bordo del suo toast. Domanda inutile.
«Mi dà sempre occupato», mormora Yesung, stringendo nervosamente i pugni. Anche questa risposta è inutile. 
Il vocalist si getta sul divano e chiude gli occhi. Il dormitorio è ancora pieno come prima, ma non altrettanto festoso. 
Perché continuiamo a chiamare ogni santo giorno? Sono tre settimane che non lo sentiamo, è OVVIO che gli è successo qualcosa di terribile, pensa il ragazzo, guardando il soffitto con occhi vacui.
E' una di quelle assurde situazioni, come quando sai di aver preso un'insufficienza ma ti auguri fino all'ultimo di essere andato bene al compito in classe.
Tutt'ora sperano che un giorno Teuk risponda dicendo: hey ciao, scusa, non trovavo più il carica batterie del telefono, come state?
Sungmin gira lo zucchero nel latte sovrappensiero. 
In questo momento non sta pensando a Teuk. Guardando la zietta che sta facendo le pulizie, gli è tornata in mente la ragazza di cui Hyuk è innamorato. 
La chiamavano scherzosamente Cenerentola, perché faceva le pulizie all'agenzia. Ora che ci pensa non era un complimento, ma Hyuk la considerava per davvero una principessa.
Gli sembra ancora di vederlo dopo le prove stanco e spossato, con gli occhi gonfi di sonno lavarsi in tutta fretta in bagno, asciugarsi e catapultarsi in chissà quale ala dell'edificio per andarla a vedere.
Sospira, si porta la tazza alle labbra e beve un lungo sorso di latte bollente. 
Anche lui guardandolo avrebbe voluto essere innamorato così di qualcuno. A volte capitava che guardasse il vuoto con un sorriso da ebete immaginandosi chissà cosa, e non toccava i suoi giornalini sporchi da mesi. 
Aveva la pelle distesa, come se non avesse più preoccupazioni. 
Ora anche lui ha le occhiaie però. Mangia pochissimo e si sveglia la notte come se sentisse dei rumori e corre in bagno. Una mattina, verso le cinque, l'ha sentito vomitare. 
Afferra le cose a fatica e gli oggetti gli sfuggono di mano, come se tremasse. Qualcosa in lui non va. Non va affatto. Da quando è tornato da casa dei suoi sembra sull'orlo di una qualche crisi, eppure la sua famiglia sta bene. Sungmin sorseggia il suo latte, corrugando la fronte.
E' difficile per tutti adesso, ma lui sembra abbia visto un fantasma. E, pensa, ultimamente non me ne stupirei affatto.

Jun Hong era fortemente convinto di essere diventato grande. Ormai è quasi un diciassettenne  e non passava la notte a casa dei suoi da almeno due anni. Credeva che la vita in dormitorio con dei ragazzi più grandi  l'avesse fatto diventare indipendente, ma gli era bastato risvegliarsi una mattina con l'odore della colazione preparata da sua madre per capire che era ancora un bambino.
Da qualche settimana ormai l'appartamento dei B.A.P rimane chiuso. Non è più prudente vivere in centro, e comunque l'intera industria dell'intrattenimento ha subito un blocco. Niente televisioni, niente concerti, niente di niente. 
E' così che Hong si è ritrovato nuovamente a casa. Non che dal debutto non ci fosse mai tornato, ma sicuramente non ci ha mai dormito, per questo, rientrando nella sua cameretta dopo tanto, ha visto "Ventimila leghe sotto i mari" di Verne sul suo comodino ancora aperto dove l'aveva lasciato prima di andarsene e ha sorriso di nostalgia.
Ha mollato la borsa a terra, si è rannicchiato sul letto, l'ha preso e ha ricominciato a leggere dal segno.
E' così che ha passato l'intero pomeriggio in silenzio, completamente assorbito dal libro, mordicchiandosi l'unghia del pollice.
Da quando ha debuttato, ha avuto davvero poco tempo per leggere. Fra la scuola e gli impegni del gruppo ha finito per scordarsi quanto sia bello tenere un libro fra le mani, sentirne il peso e l'odore delle pagine.
Nei rari momenti liberi ci ha provato, ma il dormitorio non era il posto adatto. C'era sempre confusione e poi è un luogo spoglio e freddo. La sua cameretta invece è il posto ideale. E' raccolta, colorata, piena di poster e fotografie, la trapunta del suo letto è di un bel patchwork variopinto e se alza gli occhi fuori dalla finestra vede le montagne. 
Da che ha memoria, ogni volta che voleva leggere in santa pace si rifugiava qui, che fossero i suoi primi libri da bambino sia che fossero i primi romanzi "seri".
Per questo appena ha visto il libro sul comodino non ha potuto fare a meno di concluderlo.
La scuola dura meno ora. Un giorno è arrivato un tizio secco e stempiato e ha detto che d'ora in poi avrebbe sostituito il docente di letteratura, e da allora la scuola finisce prima dell'ora di pranzo. Tranne il giovedì, giorno in cui ci si esercita nel piazzale a marciare come stupidi soldatini del regime.
Hong ha idee precise a riguardo, e ormai lui e Jongup sono ospiti fissi dell'aula di detenzione.
Nessuno meglio di loro capisce quanto quella situazione sfiori l'assurdo. Hong in realtà ha paura di tutto quello che potrebbe succedere, di tutto ciò che cercano di inculargli in testa, e prova ribrezzo e pena al tempo stesso. Non riesce a essere del tutto schifato da queste persone. E' come se dalla nascita ti dicessero che esiste solo la marmellata di fragole, e ti nascondessero tutte le altre. Alla fine, quando mi dovrai offrire una fetta di pane e marmellata sarà sicuramente alle fragole, anche se magari a me piace quella di albicocche.
Non è colpa loro, si ripete, ma è arrabbiato ugualmente. 
Ed esplode quasi ogni giorno. A volte riesce a scatenare rivoluzioni di massa, altre è l'unico a essere sbattuto in punizione, ma non importa. Deve sfogarsi, vuole piangere. 
Torna a casa sempre tardi, così. Riaprono l'aula di detenzione alle tre del pomeriggio, e quando esce è così affamato che a malapena riesce a camminare.
In casa mangia quello che sua madre gli ha tenuto al caldo, e la guarda rigovernare.
Qualcosa nel suo quadretto di famiglia non torna. Si ricordava una madre esuberante, sempre sorridente e chiacchierona. 
Seduto a tavola la osserva, assorta e con le spalle curve, in silenzio. Non ha niente a che fare con i suoi ricordi d'infanzia, quando accoccolato nello stesso posto mangiava la sua merenda e la ascoltava senza neanche curarsi di capire davvero cosa gli stesse raccontando. Era un bla bla bla senza fine.
Vorrebbe attribuire la colpa del cambiamento di sua madre alla terribile situazione che stanno vivendo, ma sa in fondo che se ora sorride così poco è anche a causa sua.
La aiuta a sciacquare i suoi piatti e poi si rifugia in cameretta. Fuori piove incessantemente da giorni, segno che ormai l'estate ha ceduto il passo all'autunno.
Ai piedi del letto ha un'alta pila di romanzi; il secondo giorno ha svuotato la libreria di suo padre prendendo anche i libri già letti. Sono quasi tutti d'avventura.
L'avventura è il suo genere  preferito in assoluto. Mentre si sfila la divisa pensa a quale libro potrebbe leggere oggi. Ha finito Grandi Speranze ed è rimasto un po' deluso. 
Vuole una storia con un eroe, che gli faccia immaginare imprese titaniche e coraggiose attraverso luoghi magici e pericolosi. Lui è un sognatore.
Le imprese più eroiche che è riuscito a compiere sono state sommosse studentesche e scioperi dello studio in classe, ed entrambe le volte è stato sbattuto in detenzione, ma conta ugualmente di fare prima o poi qualcosa di grandioso.
Infilatisi gli abiti da casa afferra "Il Re del Mare". Ne liscia la copertina ruvida e sgualcita col pollice e ne sente il peso fra le mani. E' un libro vecchissimo con la costina staccata, ma la copertina illustra un bellissimo veliero con una tigre sulla bandiera.
«Emilio Salgari… sarà spagnolo, o francese», bisbiglia accoccolandosi sulla trapunta. E' un libro di suo padre che non ha mai letto, ma lo attrae. 
Mentre lo apre però, un foglio ripiegato scivola fuori dalle pagine giallognole e si posa sul cuscino.
Hong, quasi automaticamente, lo prende e lo apre, con delicatezza.
Il suo cuore gli manca di un battito. E' una piantina.
Basta uno sguardo per capire che non è una carta stradale, né la mappa di un edificio. E' composta quasi interamente da lunghi corridoi tutti intersecati fra loro, e ovunque sigle e numeri. 
Hong distende la piantina sulla sua scrivania, e negli occhi ha lo stesso luccichio di un pirata che ha appena trovato un tesoro.
Il libro può aspettare.
  
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