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Autore: demolitionlover    19/04/2007    9 recensioni
Immaginate di dover stare per un mese in una casa con il vostro nemico del liceo. Immaginate che questo nemico sia Frank Iero. Allora, vi va di leggere sta demenza? Sono xMurderScenex e bho non sapevo che fare, così invece di stare buona, ho scritto sta ff, recensite?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ok, lo so sono in ritardo e non ho aggiornato niente! Ma ho avuto tantissimo da fare con la scuola, amore, gite, vacanze di pasqua. Ho scritto apposta un capitolo lungo! Spero che vi piaccia, anche se so che è un casino ed è un’idea folle, ma voi leggete. Magari, che ne so, riderete o magari vi strapperete i capelli chiedendo pietà. La vita è incredibile. Buona lettura. ;)

Giuxbouvier: ahaha. Si sarebbe carina come scena, però rovinare il naso di Frankie mi farebbe veramente dispiacere XD

Fteli: perché ci sono altre ff? XD comunque sìììì è tanto divertente picchiarlo! Ha ‘sta aria innocente. Comunque ho corretto la roba dei piani, ahaha era l’una di notte, capiscimi :D

Elyrock: ciau soreeee! <3 grazie mille! Tutti noi vorremmo picchiare così qualcuno, soprattutto Frank (ma dopo fare la pace con lui eheh)

etoil noir: hey grazie! Mh no, però ne scrivevo sui SP!

Lady Numb: Sei una veggente vero? :D comunque grazie mille!

Per tutte le altre che hanno recensito, grazie ancoraaaa! Spero che vi piaccia anche questo chap.





Charter Two.

Entrammo tutti e tre in quel palazzo così silenzioso. Non ero mai stata in un posto così. Era uno di quegli edifici simili a dei grattacieli, in cui tutto è lussuoso e moderno e le persone che vivono al loro interno sono stramiliardari. Presi la borsa e spensi il cellulare, per evitare altre telefonate. Frank e Gerard entrarono nell’ascensore e aspettarono che io entrassi, ma ero troppo presa da quello strano posto.
“Se magari ti dai una mossa, io posso medicarmi..” disse Frank curvando la bocca infastidito. Io gli feci il verso ed entrai sbuffando nell’ascensore grigio metallizzato.
“Sei proprio insopportabile” dissi sospirando e attorcigliandomi una ciocca di capelli castani. Gerard cominciò a ridere davanti ai nostri battibecchi e quando uscimmo dall’ascensore, tirò fuori un mazzo di chiavi.
“Allora, cosa vorreste da mangiare?” chiese una volta che fummo entrati dentro l’appartamento.
Frank si sdraiò subito su un grosso divano, io rimasi di nuovo stupita da quella casa. Era semplicemente stupenda. Avete presente quelle case che vedete solo nei film, in cui le finestre sono delle enormi vetrate che danno sulla città?
Ecco, la casa di Gerard è così.
“Ma voi…?” chiesi guardando Gerard che chiudeva la porta.
Gerard mi sorrise in modo innocente e appoggiò il mazzo di chiavi su un tavolino.
“Cosa faccio per guadagnare tutti questi soldi?” mi chiede dirigendosi verso un ampio salone. Io annuii seguendolo come un cagnolino fedele.
“Beh, canto” disse voltandosi e sorridendomi.
“Ah. Canti. Capisco” No non avevo proprio capito niente, ma era meglio non apparire troppo stupida di fronte a lui.
“Deficiente, canta in una band” La voce di Frank si sentì da dietro le nostre spalle.
Io mi voltai e incontrai lo sguardo con Frank, il quale era sdraiato comodamente su un divano bordeaux. Aveva le braccia incrociate dietro la testa, la macchia di caffè sulla maglietta e un sopracciglio alzato.
Aprii la bocca per parlare, ma poi la richiusi. Sarebbe stato semplicemente inutile.
Insomma, lui era Frank Iero. Il ragazzo antipatico con l’hobby di stressare la gente!
“Frank..” disse Gerard con un tono di voce simile a quello di un genitore che sgrida il proprio figlio. Io afferrai un cuscino e lo sbattei in faccia a Frank.
“Tu deficiente a me non lo dici!”
“E tu non mi tiri cuscini sulla faccia!”
“Te lo meriti, caro mio!”
“Brava, ora mi sanguina di nuovo il naso!”
“Basta!” urlò per la seconda volta Gerard, cercando di porre fine ai nostri litigi.
“Frank e Virgi, per favore finitela. Ora mangiamo tranquilli e poi vi dirò una cosa che mi è venuta in mente”
Calò un lungo silenzio in quella grande casa. Io e Frank annuimmo obbedienti.

“Frank è pronto!” disse Gerard scolando la pasta. Girai ancora un po’ il sugo che avevo appena preparato e poi lo aggiunsi alla pasta. Frank si sedette lentamente sullo sgabello e poi si alzò il cappuccio della felpa e lo mise sulla testa.
“Ecco qua!” disse Gerard sorridendo, mi passò la pentola per farmi servire.
“Perché dovrei servire io?” chiesi con tono difensivo.
“Perché TU hai fatto la pasta!” mi rispose Gerard con quella sua strana contentezza addosso. Cosa lo rendeva così felice?
“Chi l’ha fatta?” chiese Frank facendo finta di non aver capito. Mi voltai a guardarlo. Aveva sul viso un’espressione di disgusto. Quel ragazzo mi avrebbe fatto prima o poi perdere la pazienza.
“Dammi qua” ordinai a Gerard che mi passò subito la pentola. Mi diressi verso Frank, presi una mestolata di pasta e poi la buttai sulla maglietta di Frank, che mi guardò in modo sconvolto.
“Oopps. Non l’ho fatto apposta, mi dispiace” dissi sorridendo in modo maligno. Lui prese il mestolo dalle mie mani e fece la stessa cosa, lanciandomelo sul vestito.
Spalancai la bocca dallo stupore e poi lo guardai con odio. Non era possibile. In quei cinque minuti avrei potuto andare in Russia, costruire una bomba atomica e mettergliela nelle mutande, ma purtroppo non potevo.
Cominciammo a picchiarci, ma per la seconda volta, Gerard ci divise come se fossimo due bambini che si contendevano il ciuccio o il passeggino. Ci afferrò per un braccio e ci portò dentro al bagno. Io e Frank eravamo talmente impegnati a darci dei colpetti, che non avevamo sentito il suono dell’acqua che riempiva la gigantesca vasca da bagno.
Ad un certo punto, Gerard ci buttò dentro la vasca vestiti, dentro un’acqua gelida.
Io urlai dal freddo e Frank si guardò intorno sbalordito.
“Ora mi avete francamente rotto!” urlò Gerard.
Calò un silenzio veramente tombale nel grande bagno. Gerard aveva gli occhi arrabbiati, ci lasciò andare e si sedette sulla tavoletta del cesso lì vicino e sospirò.
Ancora silenzio.
Gerard si leccò le labbra e sorrise.
“Vi piacciono i giochi?”
Io e Frank ci guardammo preoccupati. Non era una bella domanda, potevano esserci troppi significati dietro quelle semplici parole.
“In che senso Gee?” sussurra Frank con un sopracciglio teso.
“Nel senso che vi propongo una sfida. Vi dirò il motivo per cui ve la propongo solo dopo che la sfida sarà finita”
Capivo ancora meno di prima. Cosa stava intendendo?
“Che tipo di sfida di tratta?” chiesi guardandomi le unghie delle mani.
“Una sfida di .. uhm.. resistenza, se si può chiamare così” sorrise in modo amabile “Dunque, voi due siete simili e non lo capite, anzi litigate per un unico motivo. Il passato. Secondo me avete tantissime cose in comune e non lo sapete, anzi non lo volete sapere! Così ho pensato di..” fece una pausa che durò un secolo “.. lasciarvi per un mese qua dentro. Avrete un programma da seguire ogni giorno, dovrete rispettarlo o sennò perderete”
“Cosa perdiamo?”
“Il premio”
“E cioè?” chiesi quasi sul punto di ridere dal momento che mi trovavo in una situazione veramente incredibile.
“Una barca gigantesca che potete rivendere od usare a vostro piacere”
Calò di nuovo il silenzio di prima.
Frank pensava sicuramente a cosa avrebbe potuto fare con quella barca, magari fare una festa con tante ragazze bionde e facili da portare a letto, Gerard pensava al suo piano “ingegnoso” e io.. Io pensavo a come avrebbe potuto essere un mese con il ragazzo, anzi uomo, più odioso di tutto il pianeta.
“E se uno si arrende?”
“Beh, giocate e poi vedrete”
Gerard aveva un sorriso troppo convinto, che quasi mi faceva paura. Come se lui avesse saputo la fine di quel gioco. Però una barca mi avrebbe fatto anche comodo, ragionai sorridendo fra me stessa.
“Io accetto” mi precedette Frank facendomi uno sguardo di sfida.
“Anche io” dissi con lo stesso tono.
“Stringetevi la mano allora”
Io guardai sbalordita Gerard. Non avevo intenzione di stringere la mano a quell’animale. Neanche sotto tortura. Mi faceva schifo per principio.
“Se non lo fate, non potrete cominciare a giocare” ci sgridò Gerard.
Io e Frank ci guardammo incerti e un po’ disgustati. Poi tesi la mano tremando e lui la strinse in modo insicuro. Dovetti ammettere una cosa, aveva delle belle mani. Lisce, morbide e calde nonostante fossimo in un’acqua paragonabile a quella del Polo Nord.
“Ok allora posso andare”
Gerard si alzò dalla tavoletta del water e si diresse fuori dal bagno. Io e Frank saltammo fuori dal bagno veloci per inseguirlo.
“Gerard!” urlammo fermandolo.
Eravamo tutti e due bagnati fradici, tantissime piccole goccioline di acqua fresca bagnavano il pavimento pulito, eravamo un po’ spaventati dall’idea di stare tutti e due con una persona che odiavamo da secoli. Gerard si voltò e ci sorrise con dolcezza.
“Queste sono le chiavi della casa, tutto quello di cui avete bisogno lo trovate in quell’agenda lì sopra il bancone”
“Anche il motivo per cui tutto d’un tratto hai deciso di fare questa cosa?” chiesi io guardandolo confusa.
Lui scosse la testa ridendo e mi accarezzò una guancia.
“No Virgi, quello lo scoprirai da sola e anche tu Frank. Avevo preparato questa cosa da molto tempo ormai, però non ho mai avuto il momento per applicarla.
L’avevo fatta per me stesso, ma poi ho deciso di farlo con voi”
Annuii anche se non avevo capito niente e lo guardai negli occhi. Lui ci sorrise un’altra volta e uscì dalla porta silenziosamente.
Una volta che la porta si agganciò alla sua serratura, calò un silenzio tombale fra di noi. Non sapevo veramente cosa dire, avevo troppi pensieri e troppe domande per la testa per riuscire ad iniziare una conversazione.
“Penso che dovremmo andare a cambiarci” dissi guardando Frank che era rimasto come incantato davanti alla porta.
“Come sei perspicace” rispose con tono acido.
“Fottiti” gli dissi piano e poi aprii l’agenda che doveva essere come una guida per quel gioco così folle.
Prima notte: Dormirete insieme nel letto matrimoniale della mia stanza. Frank hai il tuo borsone con dei vestiti vicino al letto, presta una maglietta a Virgi, domani un ragazzo le porterà una valigia con i propri vestiti.
“Dormire insieme?” dicemmo sbalorditi allo stesso tempo. Evidentemente anche lui aveva letto.
“Io non dormo con uno come te”
“Vaffanculo”
Gli feci la linguaccia e lui ricambiò allo stesso modo. Sì, eravamo due bambini, ma era più forte di me. Non ce la facevo a trattarlo bene, non riuscivo a perdonarlo per tutto quello che mi aveva fatto passare.
“Vado in bagno” dissi chiudendomi a chiave dentro quel gigantesco bagno. Presi la borsa che avevo portato con me e cercai il cellulare.
Feci in fretta il numero di Matt.
“Ciao amore, senti domani verrà un ragazzo a prendere dei miei vestiti. Sto partecipando ad una specie di gioco… tipo un reallity..”
“In che senso, Vì?”
Lo sapevo che era preoccupato. Potevo già immaginarmelo con gli occhi azzurri spaventati.
“Nel senso che per un mese non mi vedrai, sto.. uhm.. facendo una specie di cosa speciale per il giornale..”
Ecco, una cosa che odio. Mentirgli. Matt mi scopre subito.
“Ok, però stai attenta. Ti metto un po’ di vestiti dentro un borsone allora?”
“Sì grazie”
Ci fu silenzio. Pensavo a quello che aveva appena detto Gerard. Cosa significavano le sue parole? E quel sorriso che aveva come se fosse a conoscenza della fine di questo gioco. Forse non avrei dovuto accettare, forse sarei stata in pericolo con quella specie di Tartan Acido Versione Ventesimo Secolo.
“Chicca, ci sei?”
La voce di Matt mi riportò alla realtà.
“Certo, allora vado a dormire. Notte”
“Ti amo”
“Ti amo anche io” Bugiarda. Davvero lo amavi? Chiudo il cellulare e mi guardai allo specchio. I capelli si erano leggermente asciugati, ma la macchia di caffè era ancora lì a dominare il centro del vestito bianco.
“Ti muovi?” urlò Frank fuori dal bagno. Sbuffai e aprii la porta.
“Voglio fare la pipì” mi disse guardandomi arricciando le sopracciglia. Annuii con indifferenza e presi uno spazzolino color malva da sopra il lavandino.
“Ma che stai facendo?”
“Mi sto per lavare i denti. Problemi?”
“Io vorrei pisciare”
Alzai le spalle. “Falla”
Oddio. Cosa avevo appena fatto? Avevo invitato Iero a pisciare davanti a me? Oddio. Lui mi guardò in modo strano e poi si voltò dandomi le spalle verso il water. Aprii l’acqua per bagnare lo spazzolino e poi cominciai a spazzolarmi i denti cercando di non portare lo sguardo verso lo specchio.
Pregai che quel momento finisse presto, era così imbarazzante stare in bagno con lui che pisciava a pochi metri da me.
Tirò l’acqua e si tirò su la zip dei jeans con indifferenza.
“Grazie” sbottò.
“Prego” sbottai io di rimando guardandolo uscire con passo trascinato. Sospirai e poi mi sciacquai la bocca.
Afferrai tutta la mia roba ed entrai nella camera da letto. Era una camera color acqua-marina, con un letto a due piazze e una televisione abbastanza nuova e costosa attaccata alla parete. Frank stava trafficando, seduto sul letto, con una borsa e imprecava su un sacchetto che non si apriva.
“Mi dai una maglietta?”
Lui continuò a trafficare come se non mi avesse sentito. O faceva finta di sentire? Tipico da parte sua.
“hai sentito?”
“Sì, ho capito dannazione. Non vedi che sto facendo una cosa?” chiese lui irritato. Io sbuffai e mi sedetti vicino a lui a guardare cosa stesse facendo. Aveva in mano un sacchetto chiuso da due nodi, ma lui non riusciva ad aprirlo.
Gli afferrai il sacchetto dalle mani e, grazie alle mie unghie fresche di manicure, riuscii ad aprirlo.
Gli feci un sorriso tirato e mi alzai a prendere una maglietta da un cassetto aperto contenente sicuramente la sua roba, dato che c’era una maglietta uguale a quella che indossava in quell’istante.
Mi tolsi il vestito e mi infilai quella maglietta. Aveva stampata sopra la faccia di Jack Skeleton che sorrideva. Sorrisi anche io e poi entrai nel letto che, in quel momento, mi sembrava il posto più bello del mondo.
Quando Frank spense la luce, cominciai a pensare. Pensai a come la vita ti possa bussare alla tua porta e farti un regalo. Bello, se ti porta la persona che amerai per il resto della tua vita, brutto, se ti porta una persona che hai odiato per anni e da cui hai ricevuto solo insulti. Io di Frank ne ero innamorata. E lui lo sapeva. Anzi approfittava di quella informazione, per ferirmi ancora di più di quanto gi facesse.
Ma le cose ora erano cambiate. Io ero fidanzata, avevo uno splendido lavoro ed ero cambiata. Ma mi trovavo in un letto vicino a lui.
“Ah, grazie per il sacchetto.. Bunny” Bunny?
“Bunny?” ripetei. Per fortuna ero al buio e non avrebbe mai potuto vedere la mia faccia.
“Sì, Bunny. Il nome che ti avevo dato quando eravamo.. uhm..”
Cos’eravamo prima di scannarci in quel modo? Mi ricordai di un Frank Iero sorridente, gentile e disponibile. Ma erano immagini confuse, totalmente sfocate.
“.. eravamo amici?” finii la frase con un certo tono di insicurezza.
Lui fece una pausa e poi sospirò.
“Sì, amici. E’ una parola difficile da dire” dice ridendo imbarazzato. Non sembrava lui. Aveva un tono di voce strano, insolito per lui. Quasi.. gentile.
“.. è difficile quando non la dici per tanto tempo”
Frank stette zitto e pensai quasi che si fosse addormentato. Ma vidi che era a pancia in sua e stava pensando, sicuramente alle mie parole.
Io non mi riferivo a lui ma, a quanto pareva, era sempre stato senza amici, nonostante fosse stato il “più carino del liceo” e il “più popolare”. Ironica la vita.


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