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Autore: Medea00    08/10/2012    27 recensioni
Ecco la mia Klaine week, in stile Blame it on Blaine!
Ebbene sì: sono tutti spin off della mia prima fanfiction, e questa cosa mi ha emozionata molto. Ha superato le 150 preferite e dopo tanto tempo ancora c'è gente che la legge, la recensisce e che mi ringrazia per quella storia. Beh io ringrazio voi. E ho voluto ringraziarvi così. Spero che vi piaccia :)
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Crawford Country Day è la scuola gemellata all’Accademia Dalton.
Millequattrocento ragazze di età compresa trai quattordici e i diciassette anni.
Fanno all’incirca quattordici milioni di ormoni scatenati e senza freno.
Devo ammettere che, convivendo in una scuola di soli maschi, ed essendo gay, mi ero dimenticato completamente di come fossero realmente le ragazze. Grave, gravissimo errore.
-"Blame it on Blaine", capitolo 10.

 




 
In tre lunghi anni della mia vita non mi era mai capitato una cosa del genere. Va bene, tre anni erano un po’ pochi, e forse io ero un po’ esagerato, ma insomma, Priscilla Bay che mi fissava sprezzante era qualcosa che non avevo in nessun modo calcolato. Mi guardai intorno, viaggiando con lo sguardo lungo tutto il vasto cortile della Dalton, ma non c’era traccia nè di Kurt nè dei miei amici, spariti chissà dove non appena avevano visto quella ragazzina incamminarsi verso di me. Facevano sempre così, mi lasciavano sempre da solo con il nemico; perfino Kurt era sgattaiolato via mormorando sommessamente qualcosa come “Non è MAI stato così tardi!”
Sì. Certo. Per me. Per la mia salute mentale.
“Mio caro Blaine Anderson”, cinguettò con le sue labbra imbrattate di lucidalabbra che sapeva di gomma da masticare, i suoi capelli legati in una coda e il suo atteggiamento da Hannah Montana. “Essendo io la leader del nostro Glee Club al femminile, ed essendo tu il fringuello per eccellenza, direi che dobbiamo parlare.”
No, non volevo parlare, volevo solo tornare da Kurt e abbracciarlo e passare il resto della mia vita insieme a lui, e invece quella ragazzina continuava a fissarmi sprezzante; avevo qualcosa trai capelli, per caso?
Avevo già alzato una mano verso la nuca per controllare, facendo finta di niente, come se volessi stiracchiarmi, quando lei puntò i piedi davanti a me ed esclamò: “Vogliamo la vostra palestra!”
“Cosa? Non esiste proprio!”
Quella palestra ci serviva per le prove delle nostre coreografie, era un cimelio degli Warblers che si tramandava da generazioni e mai, mai e poi mai lo avrei lasciato in balìa di una trentina di ragazzine sfrenate.
“Andiamo Blaine Warbler, che ve ne fate? E’ solo per una sera. Poi ripuliamo tutto.”
“Aspetta un momento.” La guardai attentamente, cercando di individuare la sua vera espressione nascosta da quella maschera di finta-cordialità. Oppure un paio di corna da demone.
“Esattamente... cosa vorresti farci con la nostra palestra?”
“Cioè premettiamo che non è vostra vostra. E’ della scuola.” Sbottò lei con i suoi occhi freddi e scuotendo i suoi capelli che sembravano usciti da una pubblicità di qualche balsamo.
“E’ nostra. La usiamo solo noi e voi non avete il diritto di prenderla.”
“Forse no, ma se io avessi ottenuto il diritto dal preside?”
Strabuzzando gli occhi, la vidi estrarre dalla sua tascha minuscola un foglietto tutto stropicciato, contenente il timbro ufficiale della segreteria; il preside acconsentiva alle prove delle GATTINE GRAFFIANTI per tutta la settimana futura. In realtà, però, il mio cervello si era arrestato qualche concetto prima, esattamente quando aveva letto il nome del loro Glee Club.
Non mi ero nemmeno accorto che, in tutto quel tempo, Priscilla mi aveva osservato accigliata, aspettandosi chissà quale reazione o, forse, risata: avrebbe dovuto sicuramente considerare le risate, se al posto mio ci fosse stato qualsiasi altro Warbler sarebbe stata la fine. In effetti, sembrava come irrequieta. Avevo forse tralasciato qualcosa?
No Blaine, dissi tra me e me cercando di darmi un contegno, riprenditi, sii uomo. Dì qualcosa di intelligente. Reagisci!
“...Beh.”
Ottimo commento, davvero: avevo la retorica del presidente Obama.
“Allora siamo d’accordo?”
No che non eravamo d’accordo, non avrei mai permesso alle... alle... GATTINE GRAFFIANTI di maltrattare la nostra palestra. Ok, faceva ridere anche solo pensarlo, quel nome. Ma Priscilla era già andata via saltellando, lasciandomi da solo con i miei brividi, e con l’enorme problema di dover spiegare tutto ai miei compagni sicuramente arrabbiati.
 
“Tu.”
“Hai fatto.”
“Esattamente.”
“CHE COSA!?”
“Ma vi siete addestrati per questo?” Kurt spalancò gli occhi verso Ed, Nick, Colin e Flint, che adesso stavano seduti sulle poltrone della sala prove con tutti i sensi all’erta; io ero in piedi, di fronte a loro, Kurt era a pochi metri da me appoggiato al pianoforte, avevo tanta voglia di abbracciarlo e magari farmi aiutare a non essere lapidato, ma dovevo risolvere quella faccenda da solo.
“In realtà sì.” Nick rispose alla domanda del mio ragazzo con un sorriso trionfante, che Colin accompagnò aggiungendo: “Erano mesi che volevamo farlo!”
Va bene, avevo degli idioti come amici, ma quella non era una novità.
“Ma non cambiamo discorso – mormorò Flint rivolgendomi un’occhiata torva – mi spieghi esattamente come hai fatto a farti fregare da Priscilla zero Camomilla?”
“Non mi sono fatto fregare, mi ha portato un documento firmato dal presid-”
E fu in quell’esatto momento che qualcosa nel mio cervello sovrastato da riccioli ingellati si attivò immediatamente.
“Oh no.”
Ed scrollò la testa, e io fui costretto a sedermi per riprendere fiato, fissando pensieroso il pavimento.
“Blaine?” Kurt si avvicinò piano, aveva un’espressione preoccupata; si sedette sul divano proprio accanto a me e restò a fissarmi perplesso: “Tutto bene?”
“Come ho fatto a farmi fregare? Ha usato il metodo Shannon Rose.”
“Il... cosa?”
“Era una Crawfordina degli anni novanta, la cugina maggiore di Priscilla”, spiegò Nick a Kurt, “Ha falsificato tutti i documenti della sua cartella per ottenere tutti i tipi di agevolazioni possibili.”
“Una volta si è fatta dare mezza sede della Dalton. Senza controllori.”
“Ch-che cosa?”
Kurt sembrava incredulo. Dopotutto nemmeno io, se me lo avessero raccontato in quel modo, sarei riuscito a capire, ma le capacità quasi magiche di Shannon Rose erano famose proprio per essere incredibilmente vere e, ancora peggio, per il fatto che le avesse tramandate unicamente alle sue consorelle ignorando completamente i ragazzi della Dalton.
E io mi ero dimenticato che Priscilla fosse a conoscenza di quel metodo.
“In pratica mi sono lasciato fregare”, ammisi a testa bassa, ma Kurt immediatamente sfoggiò uno di quei sorrisi che erano in grado di farmi sentire forte ed invincibile. Stavo quasi per avvicinarmi ancora di più a lui, stringergli la mano, dargli un piccolo bacio a stampo magari, ma poi la voce entusiasta degli altri ci interruppe riportandoci brutalmente alla realtà: “Blaine, dobbiamo escogitare una vendetta. Non possiamo farci fregare da quelle della Crawford, è assolutamente fuori questione.”
“Non vi preoccupate. Risolverò la questione, a tutti i costi.”
Dopotutto, ero pur sempre il leader degli Warblers: non potevo certo darla vinta a Priscilla o ammettere a tutti i miei compagni di essermela fatta fare sotto al naso, no?
Ma proprio quando abbassai la testa, cercando in tutti i modi di escogitare il contrattacco, mi sfuggì quel piccolo ghigno che si scambiarono i miei amici. Chissà, forse, se lo avessi visto, avrei intuito il loro stupidissimo piano.
 
 
La festa della Crawford era ancora peggio di quanto avessi pensato.
Oltre a degli orrendi striscioni rosa cosparsi da un angolo all’altro di glitter e perline, c’era una musica assordante anni novanta che ricordava vagamente le Spice Girls, e ragazzine di quindici anni che si fingevano ubriache passeggiando per tutto il salone tenendo in mano la stessa birra di mezz’ora prima.
Bene, avevo solo due possibilità. Numero uno: convincere Priscilla a finire la festa. Numero due: farmi proclamare re. E tra le due la seconda mi sembrava addirittura plausibile.
Per un attimo fui anche talmente idiota da pensare di poter contare sull’aiuto dei miei compagni di scuola: mi avevano seguito molti ragazzi, dagli Warblers ad altri studenti. All’inizio avevo creduto lo facessero per solidarietà nei confronti dell’orgoglio della Dalton; ma poi, quando li vidi spargersi come uno sciame di api, tutti diretti verso il loro miele che variava da ragazza in ragazza, mi arresi completamente sconfitto di fronte alla verità: una festa della Crawford era sempre l’unica opportunità che avevano i ragazzi per rimorchiare.
“Andiamo”, sbottai, verso i pochi rimasti accanto a me – un paio di Warblers e Kurt – “E’ anche una festa orribile!”
Lanciai un’occhiata sconsolata verso Kurt in cerca di sostegno, o conforto, insomma, di qualsiasi cosa; non appena posai lo sguardo su di lui, si voltò di scatto cambiando completamente espressione.
“Oh, sì. E’ proprio una festa assurda.”
Bene. Avevano corrotto anche il mio ragazzo.
Blainy!! Che bello vederti!”
Priscilla si presentò con un balzo felino davanti a me, con una gonna corta che lasciava davvero poco all’immaginazione, i capelli raccolti in due codine e un lecca lecca in bocca, che succhiava avidamente. Era un’immagine quasi commuovente. Davvero, la tenacia con cui ci provava con me nonostante il mio orientamento sessuale e Kurt giusto a due centimetri era quasi... ammirevole. E anche molto, molto stupido: ma a giudicare da come barcollava spostando il peso da un piede all’altro, dedussi che fosse già al suo terzo drink.
“Mi hai mentito.”
Lei roteò gli occhi al cielo, emettendo uno sbuffo che somigliava molto ad uno squittio: “Oh Blainy, come sei puntiglioso. Ho soltanto dimenticato di dirti tutta la verità!”
“Quel documento era falso!”, Protestai, con voce ferma sovrastata da Barbie Girl degli Aqua. Nel frattempo erano spariti anche gli ultimi Warbler, ma Kurt era ancora lì: adesso non guardava più la carta da pareti color ciclamino, fissava Priscilla a metà tra il divertito e il seriamente preoccupato. Lei, invece, sembrava avere occhi solo per me, e facendosi lentamente più vicina esclamò: “Vero. Falso. Che differenza fa? Non sono soltanto due facce della stessa medaglia?”
“Devi dire a tutti che la festa è finita.” Ero irremovibile. Mi aveva aggirato, e doveva subirne le conseguenze. “Altrimenti-“
“Altrimenti cosa?” Mi interruppe, provocatoria, “Andrai dai professori? Dalla Pitsbury? E così scoprirai tutto il nostro giro di festicciole? Sorveglieranno questo salone ventiquattro ore al giorno, lo sai. E poi, posso sempre dire che questa festa l’hai organizzata insieme a me.”
“Ma non è vero!”
“A chi crederanno, Blaine? A te...” Chinò appena la testa, facendo un piccolo broncio, e sbattendo le sue lunghe ciglia finte, “O alla dolce e perfetta presidentessa della Crawford?”
Arpia.
E le sue compagne di scuola non erano di certo da meno: avevano creato un cartellone con scritto Wau-Bleah e l’immagine di un piccione morto. Chiaramente, una presa in giro del nostro nome e stemma.
Come osavano deridere Pavarotti?
“Non lo senti, Blaine?” Priscilla stava giocando con una ciocca di capelli, divertita.
“Si chiama umiliazione. La Crafword che prende in giro gli Warblers in casa loro. Si parlerà di questo per anni, andrà nella storia!”
Una grossa arpia.
Aprii la bocca più volte, cercando qualcosa di intelligente da dire, per controbattere; ma dopo qualche secondo di esitazione lei sbuffò e con un sorriso sornione mi mise in mano un bicchiere di vodka, facendomi l’occhiolino e dandomi una piccola pacca sul fianco. Molto, molto vicino al sedere. Con la coda dell’occhio, intravidi Kurt sgranare gli occhi e guardarla allibito.
“Rilassati Blaine Warbler. Non sarai il primo e non sarai nemeno l’ultimo a rimanere fregato da una donna. E poi... se vuoi castigarmi, non sarò certo io a impedirtelo.”
Come?
“Sarai il mio signor Grey.”
“E tu sarai una donna morta.”
Kurt aveva fatto un passo in avanti convinto, avvolgendomi la vita con un braccio e rivolgendo a Priscilla un sorriso spettrale. Lei, in risposta, gli lanciò un’occhiata che oserei definire omicida: “Kurt. Ciao. Non ti avevo proprio notato.”
Cara, sarà per via di quel pettine che osi definire frangia.”
Spalancò la bocca avvilita, ma Kurt non le diede tempo per replicare, dato che si voltò verso di me dicendo: “Io ho sete, andiamo a bere qualcosa?”
E detto quello mi trascinò via lontano da Priscilla, sotto al suo sguardo combattuto e travolti dalla musica poppeggiante. Non riuscii nemmeno per un attimo a camuffare quel mio sorriso che gridava “felicità” da ogni angolo: era un po’ come il Kurt-sorriso che facevo sempre, ma stavolta più convinto, emozionato. Perchè insomma, non capitava tutti i giorni di assistere ad un Kurt Hummel geloso, e di una donna!
“Quella ragazzina non ha proprio un briciolo di dignità”, borbottò tra sè e sè mentre mi trascinava in un angolo della sala, accanto a Ed e Nick che stavano ballando in modo piuttosto ridicolo. Ma io continuavo a guardarlo, e sorridevo, perchè Kurt adesso aveva un’espressione quasi offesa ed era chiaro che stava ripensando alle avanche di Priscilla, e io...
“Kurt?”
Mormorò qualcosa di indefinito, e parlai solo quando ricevetti pienamente la sua attenzione.
“Quando fai così sei troppo adorabile.”
E quando arrossiva in quel modo era ancora meglio.
“Sì, beh, intanto dammi questo drink, niente alcool per te.”
“Perchè?” Protestai quando il bicchiere di plastica mi scivolò dalle dita, mentre Kurt metteva la mano su un fianco commentando: “Non so, quando bevi hai questa strana tendenza a diventare etero e baciare ragazze a caso. Meglio essere previdenti.”
La smorfia dipinta sul suo viso svanì completamente quando le mie labbra si posarono sulle sue.
Ma poi, ci staccammo con un piccolo sobbalzo, colti completamente di sorpresa. Il brusio di ragazzi confusi sovrastò l’immediato silenzio piombato su tutta la sala, adesso, perfettamente illuminata dalla luce.
Centinaia di persone si erano paralizzate sul colpo, altri non avevano ancora capito bene la situazione. Alcuni, i più sobri, scappavano via dalla porta di servizio, bisbigliando: “Gli sbirri!” e nascondendo le bottiglie di alcool.
Non sarebbe andata a finire bene.
“La polizia? Ma non è possibile!” Esclamò Kurt inarcando un sopracciglio e guardandosi intorno, mentre io cercavo di capire perchè tutti gli Warblers fossero misteriosamente scomparsi.
C’era qualcosa di strano. Priscilla si era avvicinata all’entrata, sembrava avesse visto un fantasma. Da dov’eravamo io e Kurt non riuscivamo a vedere granchè, avevamo metà sala e centinaia di persone davanti; da un lato, volevo allontanarmi anche io per evitare di ricevere una bella sospensione per introduzione di alcolici e fumo in luogo scolastico. Dall’altro, però, provai una fitta allo stomaco all’idea che Priscilla dovesse subire tutte le colpe di quella festa, come responsabile.
Certo, l’aveva organizzata lei, ma quante feste avevamo fatto noi Warblers? Se fosse successo a noi?
“La festa è finita”, sentii mormorare da alcune ragazze, e in quel momento vidi Jeff, David e Wes sorridersi quasi compiaciuti. Beh, un pochino, anche io fui felice del loro fallimento; purtroppo per me, però, ero sin troppo buono.
“Dove stai andando?” Kurt mi prese per un polso, bloccandomi giusto un attimo prima di allontanarmi da lui.
Non servì nemmeno dirlo ad alta voce: mi guardò, e la sua espressione confusa si trasformò subito in un dolce sorriso.
“E’ più forte di te, non è vero?”
“... Un po’ sì.” Ammisi. Nonostante il torto subito, nonostante non fosse esattamente la mia migliore amica... non potevo certo stare a guardare mentre Priscilla veniva sospesa. Per un attimo mi chiesi se lei avesse fatto la stessa cosa per me: probabilmente no.
“Dici che sono molto stupido?”
Il viso di Kurt si sciolse in un misto di tenerezza e ammirazione.
“No Blaine. Sei stupendo. E verrò con te; magari, in due, riusciremo a far ragionare il poliziotto.”
Con quel pensiero fisso in mente e la mano di Kurt stretta nella mia, attraversai a grandi falcate tutta la stanza, pronto a fronteggiare quel poliziotto e, probabilmente, prendermi parte della colpa. Chissà, magari, sapendo che la festa era stata organizzata da entrambe le scuole, i presidi sarebbero stati più indulgenti; non potevano certo espellere la rappresentante della Crawford e il leader degli Warblers, vero? ...Vero?
Gli amici che mi vedevano camminare verso l’entrata sorridevano: che avevano da ridere? Potevano anche aiutarmi e sostenermi. Mi sentii un po’ deluso. L’ansia cominciò ad arrampicarsi su di me, irrigidendo i muscoli, facendo contrarre la mascella e serrare le mani a pugno. Forse non era una buona idea; non era affatto una buona idea. Che cosa avrei detto a quel poliziotto? Come mi sarei comportato?
Ma poi, ogni domanda sfumò via dalla mia mente nell’attimo in cui vidi il volto di quell’uomo in divisa e cappello da ufficiale.
“Signorina lei è in guai MOLTO seri!”
Tre uomini in piedi davanti a lei. Il dito puntato contro. La postura eretta e un vago accento scozzese.
Mio fratello. E i fratelli di Ed e Colin, da quanto potevo dedurre.
“Ma-ma signore, io...”
“Alcool. Donne, minigonne e Barbie Girl nella stessa frase sono considerate illegali. Articolo... settordici della costituzione.”
Settordici?
Gli era andata bene che Priscilla non fosse molto sobria, in quel momento. Scoppiò a piangere e le sue amiche l’abbracciarono stretta, facendo commuovere il giovane poliziotto che- un attimo: stava piangendo?
No davvero. Che diavolo?
“Mi scusi...” Tentai di dire, ma fui bruscamente interrotto.
“Ho bisogno di un momento.” Mormorò con voce spezzata. I due poliziotti accanto a lui gli ... gli avevano appena dato una pacca sulla spalla?
“Ma stiamo seriamente scherzando.”
Kurt in tutto quello non ci stava capendo assolutamente niente; passava da me a loro con una velocità piuttosto inquietante, come se da un momento all’altro potesse perdere la testa. Certo, come spiegargli che quella era un’enorme farsa e che quello era, in realtà, il mio stupidissimo fratello e i suoi amici?
“Per stavolta vi lasciamo stare. Ma adesso sgomberate il campo e lasciate la sala agli Warblers.”
Le ragazze eseguirono gli ordini del poliziotto più alto senza fare obiezioni, e in pochi minuti la sala fu sgombera da striscioni e casse dello stereo, lasciando spazio a me e gli altri ragazzi; quest’ultimi, appena avutane la libertà, scoppiarono a ridere saltando e dandosi il cinque a vicenda, complimentandosi per la ottima riuscita del piano.
Davvero, davvero ottima.
“Blaine, non... che sta succedendo?”
Scossi la testa più volte, prendendo Kurt per mano, e portandolo esattamente davanti a mio fratello.
“Kurt, questo è Cooper. Cooper, lui è Kurt.”
“Kurt! Ma che bello. E’ finalmente un piacere conoscerti.”
La sua voce era cambiata completamente, molto più alta e, senza dubbio, priva di quell’assurdo accento scozzese; gli altri due poliziotti accanto a lui si erano tolti cappello e giacca per salutare i loro fratelli, abbracciandosi e ridacchiando compiaciuti.
“Allora Blainers, come sta Kitty?” Domandò Cooper passandosi una mano trai capelli fluenti. E in quel momento, fui quasi sicuro che Kurt fosse arrossito.
“U-un momento”, mormorò con voce roca, visibilmente senza fiato. “Lui... è tuo fratello?”
“Fratello maggiore Cooper Anderson, a rapporto.”
“Ma tu... ma lui... ma voi siete...”
“Attori.”
Attori?!” Esclamò, e io mi avvicinai un po’ di più prendendogli delicatamente una mano perchè, sì, in effetti visto da un occhio esterno poteva sembrare una situazione leggermente paradossale. Prima che potessi esprimermi e spiegare tutto, Colin mi anticipò, prendendo Kurt per le spalle e parlandogli con un sorrisetto: “Lascia che ti presenti Cooper, Telly e Bryan, classe ottantuno, settantotto e settantasei.”
“Sono... sono Warblers?”
“Mio fratello mi ha detto del vostro problema con la Crawford”, disse Bryan. “Cooper ha avuto lo stesso problema con Shannon, ai nostri tempi.”
“Shannon LA Shannon?” Esclamò Nick quasi ammirato. Era sempre un onore sapere aneddoti storici della Dalton.
Telly diede una gomitata a Cooper, ridacchiando sommessamente: “Si faceva fregare come un pollo.”
“Sapeva essere... convincente!” Tentò di controbattere lui. Io non dissi niente, ma si leggeva chiaro come il sole stampato su ogni volto dei miei amici, perfino di Kurt: buon sangue non mente.
“E quindi – proseguì Bryan – ho suggerito a mio fratello di utilizzare il metodo Thompson. Ex-Warblers camuffati da poliziotti e vincere questa serata.”
“Siete stati fantastici!”
 “Un gioco da ragazzi. Basta essere in parte, ignorare qualsiasi cosa dica l’altro personaggio e-“
“Coop – tagliò corto Telly - non ci fare la lezione di teatro adesso. Sei stato bravo.”
“Certo che sono stato bravo.”
Ovviamente. Il secondo nome di mio fratello sarebbe dovuto essere modestia.
“E’... è assurdo”, borbottò Kurt.
“No, è Warbler.”
Cooper fece un ampio sorriso, e guardò i suoi amici che dissero all’unisono: “Si è Warbler per sempre.” (*)
E, nonostante tutto, fui felice di sentire quelle parole.
“Immaginatevi la faccia di Priscilla quando domani andremo da lei e le diremo che è stata gabbata!” Nick stava saltellando sul posto ancora su di giri per quella sceneggiata, mentre gli altri si apprestavano a finire le ultime cose da bere e ripulire la stanza dagli striscioni rosa. E proprio mentre stavano per ringraziare mio fratello per l’ottimo lavoro svolto, lui alzò la testa al cielo dichiarando: “Sono troppo figo.”
Lo guardai strabuzzando gli occhi, sperando vivamente di non aver sentito quella frase.
“Eddai Blaine, è la verità. Sono figo. Guardami! Con questa divisa poi, mi scoperei. Tu non mi scoperesti? Ok tu magari no che sei mio fratello. Ma tu Kurt? Che ne dici?”
“Ok Coop, direi che potresti anche-“
“Andiamo Blainers.” Mio fratello mi passò una mano sulla spalla e con l’altra agguantò un braccio di Kurt. “Non vedo l’ora di sapere tutti i dettagli di te e Kurt. Da quando state insieme? Avete pensato al nome dei vostri figli? Interpreterò il protagonista quando faranno un film sulla vostra storia? Ma che domande, certo che lo interpreterò. Dimmi solo: mi vuoi più passionale, o intenso? Una cosa alla Robert Redford o alla Edward con una colite allo stomaco? Va forte, sai. Una cosa così.”
Fece una faccia che sembrò essere uscita da un horror giapponese con i sottotitoli tedeschi. Una di quelle cose che mi avrebbe accompagnato a lungo nelle mie notti insonni, o che, in altre occasioni, mi avrebbe fatto solo ridere.
“Coop...”
Cercai in tutti i modi di non arrossire, ma Kurt lo stava ancora fissando come incantato, gli occhi che brillavano per l’emozione e la bocca semichiusa.
“Come... come hai detto che si chiama, questa espressione?”
Bene. Il mio ragazzo aveva una cotta per mio fratello.
 



***




(*)"Once a Warbler, always a Warbler".
Angolo di Fra


Come ho detto nell'introduzione: buona Klaine Week in puro Blame it on Blaine-style!
Ci saranno sette OS ispirate alla mia prima fanfiction, e in ognuna di queste verrà citato il Kurt-sorriso. Perchè io lo amo e a quanto pare lo amate voi. Così come avete amato e continuate ad amare quella storia in un modo impressionante.
Così mi è sembrato carino ringraziarvi in questo modo, per tutto quello che avete fatto. Per ringraziare i miei primi "lettori" (diciamo compagni di scleri) perchè siete ancora qui.
Non potete capire che emozione è stata rivestire i panni del mio Blaine. Anche se non sono più abituata a scrivere in prima persona! Per motivi di ambientazione della ff ho dovuto interpretare i prompt in modo piuttosto libero (tipo questo, incomincio bene insomma ahah!) ma spero che vi piacciano comunque.
E niente, spero che tutto questo vi risollevi il morale. In tal caso, fatemi sapere.
Voi risollevate costantemente il mio quindi siamo pari :)
Volevo soltanto ringraziare di cuore Ilarina perchè mi fa sempre delle grafiche stupende (il Kurt-sorriso gente, guardatelo, penso che fisserò questo bannerino per ere) e perchè soprattutto mi fa le grafiche Klaine, nonostante non sia la sua ship. E per questo l'ammiro tantissimo e l'adoro.

Un bacione e buona Klaine week e buon Kurt-sorriso!

   
 
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