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Autore: piercethebony    08/10/2012    2 recensioni
La verità è che non c'è una singola cosa di lui che non mi piaccia. Amo tutto, dai pregi ai difetti. Anzi i difetti sono proprio quello che lo rendono più meraviglioso di quanto già non sia.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ave popolo(?) 
Ecco qui il terzo capitolo di questa FF, che come avevo già detto è dal punto di vista di Frankie. 
E' ispirato alla canzone di Adam Lambert "Whataya want from me" e come potete ben vedere le parti in corsivo sono pezzi della canzone.
Eeeee boh non so chi leggerà, però è molto autobiografico (non interessa a nessuno), e ho intenzione di portare a termine sta cosa.
Detto ciò, ringrazio come sempre le due pesciette(?) e.... niente, mi eclisso.
Gnao *puff*


Avevamo litigato, avevamo litigato di brutto. Non succedeva quasi mai, ma se succedeva litigavamo davvero. Non come quelle coppie che per ogni minima cosa si prendono a parole e poi dopo due minuti fanno pace. Per noi c’era un motivo serio, doveva esserci qualcosa di davvero importante per farmi incazzare con Gerard. Avrei fatto di tutto pur di non perderlo, di vederlo stare male.
Questa volta Gerard Way aveva davvero, e sottolineo il davvero, esagerato.
Vi starete chiedendo “Oh mio Dio, cosa avrà fatto mai per aver scatenato l’ira dell’effemminato Frank?” o almeno questo è quello che penserebbe chi mi conosce.
Voi fortunatamente non sapete chi sono quindi posso raccontarvi quello per cui io e il mio ragazzo, se ancora lo è, abbiamo litigato.
Erano due settimane che io e Gerard ci parlavamo a malapena, ma non perché fosse successo chissà cosa o per lo meno non ancora, ma perché lui era sempre impegnato e non aveva un momento per me.
Il punto è che non era impegnato con cose importanti, ma semplicemente era come se fossi diventato invisibile per lui.
Be’ non c’è cosa per uno come me che faccia più male dell’essere invisibile. Sono stato tutta la vita zitto, cercando di non farmi notare, non parlando con nessuno, subendo tutte le cattiverie che i miei compagni avevano deciso di farmi subire. Vedere Gerard ignorarmi a quel modo è stata una pugnalata in pieno petto. Perché non lo sa nessuno, ma io ho sempre desiderato che una persona venisse da me e mi facesse vedere il mondo a colori, mi facesse uscire da quella bolla in cui ero, che mi asciugasse le lacrime quando passavo le notti insonni a pensare a quello che mi dicevano, a dirmi che avevano ragione e che sarebbe stato meglio se non fossi mai nato. Gerard è stata la prima persona che mi abbia mai considerato. Per tutte le altre persone ero solo un ragazzino senza niente da dire, invece io avevo da dire tante cose il punto è che nessuno era disposto ad ascoltarle davvero senza giudicare.
Avevo provato in tutti i modi a farmi notare da lui, cosa che non avevo mai fatto con nessuno in tutta la mia vita. Gli chiedevo di andare a fare una passeggiata insieme e la sua risposta era “Vai col cane Frank non ho voglia” E questo succedeva sempre. Tornava a casa da chissà dove e non mi calcolava. A lui non interessava che cosa avessi fatto durante il giorno. Forse sono solo esagerato, mi sto facendo problemi da adolescente in piena crisi ormonale, ma non doveva dedicarmi tutte quelle attenzioni se poi doveva ignorarmi così.
Mi sento una ragazzina. Non mi sono chiesto neanche che problema avesse,  ma nemmeno lui del resto ha provato a sapere cosa mi succedeva.
E quindi dopo esserci urlati a vicenda di tutto sono qui su questa panchina del parco, da solo, con le immagini di prima che mi passano davanti gli occhi.
“Gee, che succede? Andiamo da qualche parte?”
“No Frank, sono stanco esci tu”
“Ma sono due settimane che non vuoi uscire, con me poi. Se ti chiamano Ray o Mikey con loro vai. Si può sapere qual è il tuo problema?”
“Per favore vai a fare una passeggiata col cane è, voglio dormire”
“Ma che cazzo ti prende, sembra che io non esista”
“Be’ sarebbe meglio”
Eccola li la prima pugnalata della discussione. L’ho sentita bella forte nel petto.
“Vaffanculo. Se non vuoi stare con me basta dirlo.”
“Oddio Frank non iniziare per favore, che cazzo sei una femminuccia che non riesci a stare due minuti lontano da me?”
Ed ecco la seconda. Come se non bastasse.
“Che cazzo esci se vuoi uscire, basta che non mi tormenti più.”
Ero rimasto in piedi a guardarlo, pensando a tutto quello che mi aveva detto. Non riuscivo a vedere bene perché avevo gli occhi pieni di lacrime. Sapeva bene per me cosa significasse essere chiamato “femminuccia”. Sapeva che inferno avevo passato eppure non ci ha pensato nemmeno due secondi a dirlo.
Me ne andai sbattendo la porta, dicendo un ti odio al nulla probabilmente, a lui non importava quello che dicevo.
Ed è assurdo come mentre sono su questa panchina ora io stia piangendo pensando a quello che la persona che amo mi ha fatto qualche ora fa.
Probabilmente ci dormirò su questa panchina, perché io a casa non ci torno. Non da lui. Non voglio scusarmi per una cosa che non ho fatto, non questa volta.
Dopo altre mie riflessioni ad occhi aperti. Sento qualcuno chiamarmi scuotendomi una spalla. Sai quando stai ad occhi aperti e sembra che tu stia guardando qualcosa e invece sei immerso in un mondo tutto tuo? Ecco ero esattamente in quello stato.
Mi giro verso chi mi chiama e trovo l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettato.
-Ti ho cercato ovunque.- Mi dice in un sussurro.
-Forse perché sei troppo distante da me in questo momento. Non ti importa di niente se non di te.-
-Mi dispiace.- Mi guarda ma io continuo a tenere lo sguardo fisso davanti a me. Non manco a rispondere però.
-Credi che scusandoti risolverai tutto? Ho sempre perdonato tutto a tutti, questa non la passi Gerard. È così scontato da dire, ma da te non me lo sarei mai aspettato.-
-Frank io non vol-
-Non mi interessa cazzo.- Lo interrompo –Potevi fare di tutto, ma proprio quello. Sai cosa significa per me, sai che tutti i giorni venivo picchiato e chiuso in un fottuto armadietto sentendomi chiamare “Pansy”. Sapevi che tutte le notte volevo morire, mi dicevo di essere sbagliato, di fare schifo. Sapevi che c’ero vicino così alla morte e non c’hai pensato due volte a pugnalarmi. Mi dispiace questa non te la perdono.-
E piango ancora, come se non avessi detto una delle cose più vere che abbia mai detto in vita mia. Certo lui è la persona che amo, lui sa quasi tutto di me e sa leggermi dentro. Ed è proprio per questo che fa troppo male.
Singhiozzo e non mi interessa di quello che può pensare.
Mi giro a guardarlo e vedo che guarda in basso. Anche lui piange, lui lo sa quello che significa.
Improvvisamente mi abbraccia, mi stringe al suo petto anche se cerco di allontanarmi. Ed è incredibile come lui sappia sempre quello che mi serve. Avevo bisogno di un abbraccio e me l’ha dato.
Sciolgo comunque l’abbraccio, non voglio farmi vedere così poco coerente.
-Almeno fammi spiegare, poi sarai libero di fare quello che vuoi. Prometto.-
Non rispondo, se vuole parlare che faccia pure.
-Sai quando ami talmente tanto una persona che non riesci a farne a meno? Quando te ne rendi conto capisci come tu sia fottuto senza di essa ed è quello che ho capito io Frank. Quindi ho cercato di staccarmi da te, di essere più indipendente, ma come vedi sono qui a cercare di spiegarti quanto io sia testa di cazzo.-
Lo ascolto, lo ascolto eccome, perché so perfettamente quello che vuole dire.
-Ecco è stupido da dire e so che penserai che è una scusa banalissima ma è la verità. E non so che dire se non che mi dispiace e che mi faccio schifo da solo.-
No non lo penso affatto, ma non glielo dico. E non so perché, perché lui è come l’aria per me. Lo sto facendo andare via io questa volta tutto per colpa dell’orgoglio, ma la mia bocca non ne vuole sapere di parlare.
Dopo minuti interminabili di silenzio, sento la voce di Gerard.
Sta cantando una canzone familiare.
Si gira verso di me –Ok… Ascolta questo perché è esattamente così che mi sento.-
Just don't give up I'm workin it out please don't give in, I won't let you down. It messed me up, need a second to breathe, just keep coming around, hey whataya want from me?
E la sua voce rende la canzone ancora più bella dell’originale. È incredibile come riesca a calmarmi, ed è incredibile quanto sia bella. È una delle cose più meravigliose che abbia mai sentito. È come il leggendario canto delle sirene del quale puoi fare a meno una volta che ne hai sentito un po’.
Capisco perfettamente quello che vuole dire,  ma lui sembra abbia altro da dire.
-Ho paura di non essere mai abbastanza per te, perché tu fai tutto per me e io non sono capace a darti niente e se dopo questo vuoi andare via non ti tratterrò.-
-Gee non ho intenzione di andarmene né ora né mai.- Ricomincio a piangere ma stavolta quando lui mi abbraccia non lo scaccio, anzi mi aggrappo a lui come se non ci fosse un domani.
-È evidente che tesoro, sei bellissimo, non c'è niente che non vada bene in te. Sono io che non vado bene, sono un mostro, ma grazie per amarmi perché lo fai perfettamente. Si, ci dev'essere stato un tempo in cui ti avrei fatto andare via, non avrei nemmeno provato a trattenerti, ma penso che tu potresti salvare la mia vita.-
E non c’è cosa più bella che possa dirmi. Adesso sono sicuro di avere di nuovo con me la persona che amo, che tutto quello che ha fatto l’ha fatto perché si sentiva un mostro.
-Se tu sei un mostro voglio vivere nell’incubo di cui fai parte.-
Lo strigo forte, lo voglio con me per sempre.
-Andiamo a casa?-
Annuisco e ci avviamo verso casa. Prima di andare mi asciuga le lacrime e mi bacia.
Ci avviamo mano nella mano sotto lo sguardo di tutte le persone.
Una volta a casa siamo sul divano, ancora abbracciati come se dovessimo recuperare la mancanza di tutti quei giorni.
-Gee canta ancora.- Chiedo come un bambino che fa i capricci, lui mi sorride e mi bacia una tempia.
Inizia a cantare la canzone di prima e mi unisco a lui. Perché non c’è niente di più perfetto delle nostre voci insieme.
Ci guardiamo e ci addormentiamo così, uno nelle braccia dell’altro.
Non farò brutti sogni e ne sono sicuro, per nella mia testa c’è solo la sua voce.
  
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