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Autore: Booow95    08/10/2012    1 recensioni
Prima classificata a pari merito con Aout, al contest "Il Mago del Mese" indetto da Veleno Ipnotico.
Tarquin McTavish (1955-oggi): imprigionato per reati contro un vicino babbano (trovato intrappolato nel bollitore di McTavish)
Di Harry Potter e dei suoi amici sappiamo tutto...ma degli altri personaggi? Quale č stata la loro vita?
Fatemi sapere:)
Booow
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Pių contesti
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Titolo: Il Mago del Mese di dicembre 2010
Autore: Booow95 su EFP, Adhara__Malfoy sul Forum
Personaggio scelto: Tarquin McTavish
Rating: Verde
Genere: Commedia
Avvertimenti: nessuno






                         Il Mago del Mese di dicembre 2010






Tarquin McTavish abitava nella campagne babbane dal 1976 e poteva vantare una vita all'insegna della tranquillitā.
Nonostante la guerra magica, nonostante Voldemort, nonostante la paura di uscire di casa, Tarquin era sempre stato un uomo che non si faceva travolgere dagli eventi
Non avrebbe combattuto né per Voldemort né per Silente, non era un fissato del sangue puro, ma non si sarebbe nemmeno fatto ammazzare per proteggere dei babbani.
Tarquin si considerava la Svizzera della situazione.

Aveva ventun'anni quando aveva comprato una casetta di campagna babbana, in un paesino babbano; aveva dotato la sua casa di tutte le protezioni magiche necessarie e negli anni aveva sviluppato un'allergia per il sociale che sfociava in grugniti ogni qualvolta qualcuno gli rivolgeva la parola.
Ormai nel piccolo paesino di campagna babbano, Tarquin era considerato il vecchio brontolone che tutti i paesini dovevano avere per stereotipo.

Dal 1976, anno del suo arrivo nel mondo babbano, Tarquin aveva avuto sempre gli stessi vicini; una coppia di sposini nella casa alla sua destra, e una donna della sua etā nella casa alla sua sinistra.
Con gli sposini non aveva mai avuto una grande confidenza, loro erano occupati a crearsi una famiglia e lui voleva solo vivere tranquillo; con la signora Trevor invece parlava spesso: era una donna bassina e robusta con una zazzera di capelli bruni, il viso rubicondo sempre arrossato e gli occhi azzurri accesi di entusiasmo per qualunque cosa.
Amelié Trevor si era trasferita dalla Francia l'anno prima dell'arrivo di Tarquin e da quando l'aveva visto per la prima volta, non aveva potuto fare a meno di trovarlo simpatico, nonostante il broncio perenne, lei aveva deciso che sarebbero diventati amici.
E cosė tutti i giorni Amelié e Tarquin passavano ore a parlare in giardino, Amelié parlava e Tarquin ascoltava (o faceva finta) e ogni tanto annuiva, poi Mrs Trevor andava nella cucina di Tarquin, prendeva il bollitore e preparava il té per tutti e due per poi uscire e sospirare divertita:
- Oh Tarquin come farai senza di me che ti preparo il té tutti i giorni, e quando stai male, anche i pasti?  -
- Infatti un giorno o l'altro ti rinchiuderó nel bollitore cosė sono sicuro che non scappi! -
McTavish sorrideva sornione e Amelié ridacchiava come una ragazzina.

Tutti in paese sparlavano di loro, c'era chi tifava per la loro unione, chi diceva che in realtā erano parenti segreti e c'era chi alzava le spalle e andava per la propria strada fregandosene.

Quando Amelié morė nel 2001 aveva quarantasei anni, una malattia scoperta troppo tardi, dei parenti serpenti e un vicino di casa burbero abbandonato a se stesso.

Tarquin McTavish non piangeva spesso, ma in quei giorni si rese conto di quanto Amelié avesse ragione a dire che la solitudine fosse davvero una brutta bestia.
Quando una mattina d'inverno alla porta di Tarquin si presentō un certo Davėd Trevor, il mago dovette ricredersi nel dire che nella vita aveva giā visto tutto.
Perché un individuo come Davėd Trevor ne nasce uno ogni 2 milioni di anni e Tarquin ringrazió Merlino che non fosse nato mago, altrimenti avrebbe dato del filo da torcere a Voldemort stesso.

Davėd era un ragazzo alto e snello, con la tipica chioma bionda "Made in France", il naso all'insų che gli dava un' aria snob e gli occhi azzurri di sua zia Amelié.
Peccato che con Amelié non avesse altro da spartirsi, a parte la casa ereditata (cosė diceva lui) da Amelič.

Tarquin McTavish era un uomo che credeva fermamente nel detto babbano: "vivi e lascia vivere" 
Ma era anche per il detto: "a tutto c'č un limite"
Davėd Trevor i limiti non li conosceva e c'era voluto poco prima che gli ex novelli sposi abbandonassero il paese scocciati dai continui festini nella casa di Davėd;
Tarquin avendo a disposizione metodi alternativi quali la magia, aveva votato per la non-belligeranza: casa sua ormai era circondata da incantesimi che impedivano a Davėd di disturbare la sua quiete.

Era il 23 dicembre 2010, il giorno del misfatto.
Tarquin stava tornando dal cimitero, dove aveva salutato la sua Amelič, e si stava dirigendo a casa.
Tutti quelli che incrociava per strada lo salutavano rispettosi e lui ricambiava con cenni silenziosi. Si fermó di botto quando vide la porta di casa aperta.
"Accidenti a me! Mi sono dimenticato di attivare gli incantesimi quando sono uscito!"
E borbottando era entrato in casa con la bacchetta sguainata, per sicurezza.
Quello che vide lo lasció di stucco.
Davėd era al centro del salotto che prendeva le misure con un metro.
- Cosa stai facendo? -
Se Davėd fosse stato munito di spirito di sopravvivenza, avrebbe battuto in ritirata solo per il tono di Tarquin, ma Davėd non era normale e si limitó a un sorrisetto strafottente.
- Prendo le misure! Presto compreró la tua casa e la uniró alla mia e a quella degli altri due che se ne sono giā andati! Diciamo che tu stai in mezzo e ingombri! -
- Cosa ti fa pensare che me ne andró, brutto stronzetto infighettato!? -
- Oh suvvia...é solo una vecchia casa! Lei puó andarsene da qualche altra parte...ovviamente se non te ne andrai di tua spontanea volontā, dovró passare ad altri meto...cosa crede di fare con quel pezzo di legno? -
Davėd trovava abbastanza buffo che quel vecchio gli puntasse addosso un bastoncino di legno, ma qualcosa nel viso di Tarquin lo inquietava.
- Cosa faccio con un bastoncino in mano chiede lo stronzetto!... - e se la ghignó da degno Serpeverde quale era stato -...uso i miei metodi! Ecco cosa faccio babbano! Accetto i festini notturni, accetto la tua maleducazione, accetto che imbratti la casa di Amelič, ma se credi che mi sbatterai fuori da casa mia, ti sbagli di grosso! - 
E prima che Davėd potesse chiedersi cosa volesse dire "babbano" si ritrovó chiusi in un bollitore, e per quanti pizzicotti si desse, l'incubo non finiva.

Tarquin McTavish fissava il bollitore con aria malinconica; non era Davėd che doveva chiudere nel bollitore e ridacchió ricordando le sue battutine con Amelič. Ne era sicuro, dovunque fosse Mrs Trevor, adesso stava ridendo con quell'aria da ragazzina.

Quando arrivarono le autoritā magiche, Tarquin McTavish stava leggendo il giornale comodamente sprofondato nella poltrona di fianco al fuoco con la radio accesa su una stazione magica, nell'aria si sentivano chiaramente le urla di Davėd che strillava terrorizzato intrappolato nel bollitore e le urla di Celestina Webeck II (nipote di Celestina Webeck I ) che cantava uno dei suoi ultimi successi.

Il giorno del processo la stampa del mondo magico si era data appuntamento davanti all'aula che avrebbe ospitato Tarquin McTavish, nessuno si era mai ricordato di lui per pių di vent'anni e adesso era un celebritā; quando entró in aula non fece altro che grugnire a tutte le domande che gli posero e quando gli chiesero se aveva qualcosa da dire in sua difesa, tutto ció che Tarquin seppe dire era che "aveva di meglio da fare".
Venne condannato per crimini contro i babbani, i suoi oggetti personali presenti nella cella con lui sono il suo bollitore e il giornale che stava leggendo il giorno della cattura; Tarquin sostiene che: - sono due oggetti che mi ricordano bei momenti della vita: il bollitore mi ricorda la mia Amelič, e il giornale mi ricorda le urla del damerino infighettato -

Tarquin McTavish fu "Mago del Mese di dicembre 2010"

  
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