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Autore: Chara    08/10/2012    6 recensioni
C’era una volta… No, così non va proprio. C’era una cazzo di volta il rock. Sì, decisamente molto meglio. Il rock è sempre stato una ragione di vita, per coloro che ci credevano davvero. Era qualcosa che faceva vibrare il cuore e le ossa e ricordava alla gente che sapeva sentire non soltanto con le orecchie che si poteva essere fottutamente vivi anche solo ascoltando un suono. Eppure non era solo un suono, era pura anima, l’espressione più sincera di coloro che la lasciavano fluire dalle proprie mani. I musicisti consideravano i propri strumenti come una parte di loro, come un’estensione del proprio corpo, e nessuno sapeva meglio di essi quanto il rock n’ roll fosse uno stile di vita, una religione. Un motivo per continuare a fare ciò che facevano e per crederci ancora.
Beh, quasi nessuno. C’erano loro. Sì, loro… le groupie.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 4

 

Avevano fatto una gran baldoria, ecco la verità. Angie aveva scoperto che Clayton aveva lasciato una generosa mancia sia a lei che a Jen, così avevano messo insieme qualche spicciolo per pagare un giro di Jack a tutti e ne era uscito qualcosa di molto somigliante ad un bordello. Nel vero senso della parola. Avevano dovuto trascinare via Steven e Gilda, spalmati su un tavolino appiccicoso d’alcol intenti a darci dentro nei preliminari più vergognosamente spinti che memoria d’uomo riuscisse a ricordare, e i loro compagni di viaggio non erano decisamente gente che si scandalizzava con poco. Ma sicuramente quei due il giorno dopo non avrebbero ricordato nulla, e prenderli per il culo sarebbe stato ancora più divertente.

Naturalmente, nessuno si era risparmiato delle cazzate apocalittiche, che non avrebbero dovuto lasciare la bocca di nessuno per evitare di traumatizzare il prossimo, ma le groupie non erano note per essere ragazze fini. Loro erano solamente invidiate perché si facevano ripassare da quelle rockstar piene di sesso, e perché dopo avevano il permesso di indossare le loro magliette e sfoggiarle in giro per le strade come se fossero dei trofei. Beh, Angie lo faceva spesso ma solo perché amava l’odore della pelle di Slash. Ma all’apparenza era tutta un’altra storia.

In ogni caso, Duff si era divertito ad improvvisare una specie di gioco della bottiglia, ma si erano rotti praticamente subito perché quella bottiglia del cazzo era quadrata e non scivolava bene sul legno. Avrebbero dovuto pensarci prima di scolarsi solo Jack Daniel’s, ma che potevano farci se era così buono? Comunque, il gioco proposto dal bassista consisteva in una risposta ad una domanda imbarazzante ogni volta che il collo della bottiglia puntava verso qualcuno, e in più un bicchierino di Jack, giusto per sciacquarsi la bocca per la confessione scottante.

Il primo turno era toccato proprio a Angie, perché la sfiga l’aveva sempre più o meno perseguitata.

- Voglio sapere la cosa che ti ha fatto più sesso la prima volta che hai visto Slash – ridacchiò il biondo, agitando la sigaretta con il solo risultato di spargere cenere in testa a Izzy. Si guadagnò un pugno.

- Mi aspettavo una domanda molto più imbarazzante – sbuffò la groupie, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno al dito con fare civettuolo.

- Rispondi –

- I capelli – sorrise ambigua, guadagnandosi un’occhiata incerta dal chitarrista e un coro di risate da tutti gli altri – Che diavolo ridete? Quei capelli così selvaggi mi hanno surriscaldata immediatamente: smaniavo dalla voglia di sapere se tutto di lui fosse selvaggio allo stesso modo -

- Sciacquati la bocca, adesso – sghignazzò Duff, dando una pacca sulla spalla al suo compagno dai capelli selvaggi.

Angie bevve, facendo spallucce.

Tutta la sera andò avanti di quel passo, fino a che Clayton non li supplicò di sloggiare perché anche lui aveva una famiglia che, magari, si preoccupava che rientrasse a casa. Jen e Angie lo ringraziarono di nuovo e si adoperarono per far uscire tutta quella massa indecente dal locale, che decisamente non era mai stato conciato così male.

L’unico che non fece storie fu Slash, ma non aveva parlato molto per tutta la sera. Fu decisamente fortunato perché la bottiglia di Jack Daniel’s gli voleva bene anche da vuota: l’aveva graziato.

- Davvero hai notato solo i miei capelli la prima volta che mi hai visto? – sbottò ad un certo punto, una volta ritornati all’albergo. Teneva il capo ostinatamente chino verso il basso mentre fingeva una maniacale attenzione verso il pacchetto di sigarette.

- Scusa? – allibì Angie strabuzzando gli occhi. Era pressoché incredula riguardo a quello che le sue orecchie avevano appena sentito, e non poteva davvero essere che Slash si stesse facendo dei complessi riguardo all’aspetto fisico. Insomma, era di Slash che si parlava. 

- Hai capito – borbottò burbero, e alla groupie sembrò quasi di vederlo un po’ in ansia. Sorrise.

- Che hai, rockstar? Un calo di autostima? – gli domandò, tuffandosi sul letto al suo fianco. Scostò con rapidità un ciuffo che le impediva di vedere il suo viso imbronciato.

- Rispondimi e basta – sbuffò, scostandosi dalle sue mani curiose, e tornò a nascondere il volto.

La groupie ridacchiò brevemente, sedendosi poi a cavalcioni su di lui e prendendogli le guance con le mani. Lo obbligò a guardarla negli occhi e, prima di cominciare a parlare, mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi e lo baciò. La sua idea era quella di un bacio leggero, qualcosa che sciogliesse la tensione che irrigidiva i lineamenti di Slash, ma avrebbe dovuto sapere che ogni fottuta volta in cui la loro pelle entrava in contatto partivano delle scintille che davano fuoco a tutto.

E infatti si ritrovò spalmata con il petto contro il suo e le loro lingue intrecciate che giocavano a rincorrersi in una danza che sapeva di fumo e Jack Daniel’s e anche di Slash. Oh, sì, il suo sapore era così spettacolare da superare persino quello dell’alcol e della nicotina. Era inebriante.

Una mano del chitarrista circondò il suo seno e l’altra arpionò i suoi fianchi, spingendola verso il basso per incontrare il suo bacino.

Angie maledì la stoffa dei jeans che impediva un contatto più ravvicinato, soprattutto perché sapeva che Slash non indossava mai la biancheria intima. Ma, dopotutto, aveva ancora una domanda a cui rispondere.

- Prima di tutto – ansimò quando riuscì a distanziarsi per riprendere fiato - Io ti ho sentito. La tua musica, il suono della tua chitarra… mi hanno ipnotizzata –

Il giovane la guardò, assottigliando gli occhi velati dall’alcol, e attese che continuasse.

- Allora ho seguito quel suono e sono giunta alle tue mani. Bellissime, forti, veloci. Così ho cercato i tuoi occhi, ma non li ho trovati perché avevi sempre quei maledetti capelli davanti al viso. Ed è stato in quel momento che ho visto i tuoi capelli. E ho votato la mia vita alla pazzia, ho dato l’anima al rock. Perché ho deciso che li avrei intrecciati alle mie dita, prima o poi, perché vedere i tuoi occhi era diventato un bisogno ancora prima di averti conosciuto – lo disse tutto d’un fiato, con una serietà che mostrava raramente ma che non lasciava dubbi su quanto credesse in ciò che aveva detto. Quando il flusso delle sue parole finì, lasciandole sulla lingua solamente il sapore del bacio di poco prima, sorrise conscia della portata di ciò che aveva appena detto, e rimase ad aspettare una risposta che non tardò ad arrivare.

- Sei più romantica di quel che sembri – decretò Slash, scegliendo accuratamente le parole. Non sembrava essersi spaventato, ma sicuramente ci stava rimuginando parecchio.

- A mio rischio e pericolo – rispose Angie con fare enigmatico - Ma anche tu sei meno idiota di quel che sembri –

- A mio rischio e pericolo, giusto? –  ribatté divertito, mentre lei si tirava a sedere, buttando le gambe snelle giù dal letto della sua rockstar.

- Già –

- Dai, vieni qui – la chiamò Slash dopo un momento di pacioso silenzio, in cui nessuno dei due sembrava disturbato dalla mancanza di parole. Non era un silenzio pesante, solo… stavano bene così - Voglio sentirti urlare un po’ –

- Ritiro tutto – allibì la groupie, gettando indietro il capo per una risata divertita - Sei ancora più idiota di come appari –

- Cosa? – il chitarrista si finse offeso, e si allungò ad afferrarla per i fianchi per cominciare senza pietà a farle il solletico, affondando ripetutamente le dita nella pelle serica della sua pancia.

Angie rideva a crepapelle, dimenandosi come una pazza e ben presto si trovò ansante ed intrappolata tra il materasso e il corpo di Slash. La maglietta si era sollevata fino a metà pancia, lasciando scoperto l’ombelico ornato da un anellino d’argento.

- Non avevo capito – ansimò la giovane, lasciando cadere le braccia sul letto – Che volessi farmi urlare in questo modo –

- Non hai una vaga idea – la provocò il chitarrista, sprofondando con il viso nella sua pancia, e con le labbra andò a lambire il cerchietto di metallo che svettava sulla pelle – Di quanti modi abbia in mente per farti urlare, piccola groupie trasgressiva –

Angie ridacchiò ancora, affondando le dita tra i suoi capelli. Era sempre stato attratto da quel piercing, diceva spesso che prima o poi anche lui l’avrebbe avuto e sarebbe stato divertente strofinare i due cerchietti l’uno sull’altro, magari proprio mentre si davano alla pazza gioia. Ma non aveva ancora deciso se un gingillo all’ombelico fosse abbastanza virile o no.

La risata della groupie si trasformò in un sospiro quando la bocca di Slash si spostò verso il basso, quasi frettolosa ma altrettanto appassionata. Sembrava non contenere più l’impazienza di spogliarla di nuovo, di essere di nuovo dentro di lei fino a perdersi.

- Slash – ansimò quando ricevette un morso proprio sul monte di Venere, ancora coperto dalla stoffa dei jeans.

- Ti mangerei, cazzo –

Angie si tirò a sedere, sollevando poi il capo di Slash per i capelli. Lo guardò per un attimo con un piccolo sorriso perverso e poi lo baciò, seguendo con la lingua il contorno delle sue labbra piene.

- Potresti farlo – gli propose, mordendosi le labbra e inarcando spudoratamente le sopracciglia.

- Stai giocando con il fuoco – la avvertì con voce roca, gli occhi velati di malcelata eccitazione.

- Non mi sembra – la groupie fece spallucce, ancora inginocchiata di fronte a lui come se stessero discorrendo di cose futili come il tempo -  Mi aspettavo scintille e invece sono ancora qui con tutti i vestiti addosso e nemmeno un succhiotto sulla pancia –

- Sai, piccola – Slash si grattò la testa e strinse le labbra, fingendosi pensieroso – Se non ti avessi sentita urlare “ti prego Slash, basta” giusto ieri sera, penso proprio che mi sarei offeso –

Angie trattenne a stento una risata e si passò lentamente la lingua sulle labbra, senza staccare mai un momento i suoi grandi occhi chiari dalle pozze nere della sua rockstar. Le piaceva da impazzire provocarlo fino allo sfinimento, nonostante fosse un gioco in cui non ci sarebbero mai stati vincitori né vinti, ma il fuoco che riusciva ad accendergli dentro si tramutava in un meraviglioso sesso senza precedenti. Ogni volta era sempre fottutamente meglio.

- Non mi dispiacerebbe implorarti di nuovo – soffiò ad un centimetro dalle sue labbra, per poi allontanarsi di scatto proprio quando sembrava stesse per baciarlo. Ma Slash fu più veloce, si lanciò letteralmente su di lei e la schiacciò di nuovo con il suo peso contro il letto.

- Nemmeno a me dispiacerebbe -

La groupie era schifosamente divertita, il chitarrista glielo leggeva in fronte e non poté negare di essere divertito a sua volta. Ma decisamente non era solo quello, e glielo fece capire premendo con decisione i fianchi contro i suoi. Era anche eccitato oltre ogni limite.

Finalmente si decise a fare sul serio e le sfilò la maglietta, che in realtà era la sua, con un gesto rapido. Rimase a guardarla per un momento, le guance colorate dall’alcol e quella pelle lattea così diversa dalla sua, e…

- Slash – blaterò Izzy aprendo la porta – Invece di scopare come un coniglio vieni a darci una mano: Steven e Gilda sono svenuti in corridoio e dobbiamo farli sparire prima che i tizi dell’albergo vengano a fare rogna. Angie, piccola, le tue tette sono sempre uno spettacolo –

Slash piagnucolò con fare disperato, nascondendosi per un momento nelle appena nominate tette, e poi si alzò, lasciando la groupie con uno sguardo che la diceva lunga su quello che le avrebbe fatto quando fosse ritornato.



*



Rieccomi :)
Non c'è molto da dire su questo capitolo, non succede proprio niente. C'è solo della gente che quaglia senza pietà ma alla fine non succede nemmeno quello xD Vabbè... Ringrazio chi di dovere per le recensioni, le seguite e tutto il resto, siete tanto gentili :) A presto!

Giuggi 

   
 
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