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Autore: dragon_queen    08/10/2012    3 recensioni
"Vi siete mai chiesti cosa si provi a essere amati da Lucifero in persona? O meglio, essere posseduti da quell'angelo così bello e arrogante da essere stato scacciato dal Paradiso da Dio stesso?"
Questa storia parla di Laila, la quale si troverà incappata in qualcosa più grande di lei, ma la quale le farà capire che non sempre le tenebre nascondono qualcosa di malvagio...
Spero di avervi incuriosito e vorrei sapere cosa ne pensate. Buona lettura XD
[Aggiunta copertina nel prologo XD]
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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L'unica cosa che i miei occhi vedevano in quel momento era la strada che sfrecciava veloce dal parabrezza della mia auto.

Alec, al mio fianco, guidava, anche se non rammentavo come mai avessi accettato che venisse con me, ma soprattutto che guidasse.

Ricordo solo che dopo la telefonata dalla casa di riposo mi ero semplicemente zittita, il corpo passivo a qualunque movimento o fattore esterno.

Non so come, ma ancor prima che finissi la telefonata, lui sapeva già ogni cosa. Lo sentii chiamarmi per nome un paio di volte, poi afferrare la mia mano e trascinarmi in stanza, dove aveva recuperato le chiavi della macchina.

Per tutto il percorso io non avevo aperto bocca né distolto lo sguardo da un punto imprecisato davanti a me. Probabilmente ad un certo punto mi aveva anche colpito, ma il ricordo era offuscato.

Mi sfiorai una guancia, ancora dolorante dallo schiaffo che ipoteticamente avevo ricevuto.

Contro ogni aspettativa, non avevo urlato, pianto o imprecato, ma mi ero limitata a fissarlo, impassibile.

Alec, senza dire o fare altro, mi aveva afferrato di nuovo per un polso e mi aveva trascinato nel parcheggio, dove, dopo avermi caricato malamente in macchina, era partito a tutto gas.

Era quasi un'ora che eravamo in viaggio. La testa mi scivolò contro il finestrino: perchè mi stavano capitando tutte quelle cose?

Fino a qualche giorno prima avrei riso in faccia a chiunque mi avesse detto che il Diavolo esisteva, ma in quel momento sarei solo parsa solidale a quella follia.

-E' colpa tua....- sospirai, mentre continuavo a tenere lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

Ero sicura che mi avesse sentito, ma comunque non mi rispose.

Io scoppiai a ridere malamente, non credendoci però fino in fondo.

-Se non fosse stato per la tua stupida fissazione, a quest'ora sarei una normale ragazza che va al college e litiga con la madre per cavolate tipo esami e ragazzi. Ma perchè hai dovuto essere così stronzo?- ripresi, tra una risata e l'altra, anche se il mio tono era acido e maligno.

-Non sono affari tuoi- rispose lui serio.

-Invece credo che siano anche affari miei, dato che mi stai letteralmente rovinando l'esistenza. E non tirare fuori quelle stronzate sulle persecuzioni, perchè non ci credo più...-

Da quando ero diventata così intraprendente e bastarda? Ah si, da quando avevo conosciuto la creatura più meschina e infima che Dio avesse creato.

-Laila, non mi sembra il momento per litigare...-

-Tsk, parli come se fossimo una coppia di fidanzati, mentre tu per me sei solo colui che mi condurrà verso la dannazione eterna- e conclusi lì il discorso.

Non potei però vedere l'occhiata che lui mi scoccò, per poi rimettersi a guidare.

 

La macchina neanche si fermò davanti all'ingresso del Santa Caterina che ero già fuori, mentre Alec mi chiamava da ancora dentro l'abitacolo.

Sorda ai suoi richiami presi a correre verso l'ingresso, fermandomi dinnanzi alla reception. L'infermiera mi fissò, interdetta.

-Mi hanno telefonato circa due ore fa. Mia nonna sta male-

-Cognome?-

-Judes-

-Certo, ci hanno avvertito della suo arrivo. Lei deve essere la nipote...-

-Si si. A dopo le formalità. Dov'è?- chiesi, apparentemente irritata e alzando leggermente la voce.

-Signorina deve calmarsi. In questo momento i dottori la stanno tenendo sotto osservazione, quindi non può vederla. Può attendere in sala d'aspetto. Provvederò personalmente a farle sapere quando potrà entrare- rispose irremovibile l'infermiera.

-Ma io...- cominciai, ma una mano sulla spalla ebbe la capacità di farmi improvvisamente calmare.

Mi voltai, incontrando lo sguardo d'ambra di Alec che mi fissava, serio.

-Basta Laila. Sediamoci-

Non avrei preso altri ordini da lui, non in quel momento. Così mi scostai bruscamente e, a pochi centimetri dal suo viso, ringhiai:

-Non osare toccarmi- e con passo marziale, uscii dall'edificio.

 

Il primo posto che mi venne in mente per stare un po' da sola fu il grande albero dove la volta precedente aveva trovato la nonna. Così mi avvicinai al largo fusto, sfiorandone la corteccia con una mano, mentre gli occhi vagavano per i rami e la chioma, adesso imperlata di tanti fiori bianchi.

Mi sentii improvvisamente in pace con me stessa e con il mondo, dimentica di tutto quello che mi stava succedendo intorno.

Mi sedetti ai piedi del tronco, stringendomi le ginocchia al petto e nascondendo il volto.

Dopo qualche minuto però sentii dei passi avvicinarsi e alzai leggermente la testa, continuando però a fissare il suolo.

-Vattene- dissi semplicemente, sapendo con certezza di chi si trattava.

Riuscivo a sentire il suo profumo, distinguere il suo respiro calmo che però, alle mie parole, aveva avuto un impercettibile blocco.

-Sai ragazzina, stai rischiando molto parlandomi così- rispose lui tra i denti.

-Se mia nonna muore, giuro che sarai tu quello a rischiare davvero e giuro che pregherai per liberarti di me. Sarò io a trasformare la tua esistenza in un inferno-

I miei occhi parevano emettere elettricità, erano furenti, come lui non li aveva mai visti.

-La pecorella è diventata d'improvviso un lupo- ridacchiò, mentre si inginocchiava per guardarmi negli occhi.

-E non immagini quanto questo lupo possa diventare feroce...-

Lo sguardo di lui si fece improvvisamente serio. Fu rapidissimo: la sua mano destra saettò verso di me, stringendosi intorno al mio collo e inchiodandomi all'albero. Il fiato mi si mozzò in gola, ma continuai a fissarlo, furente.

-Cosa aspetti?- chiesi in un sospiro.

-Non tentarmi ragazzina. Te l'ho detto: non farmi arrabbiare o saranno guai-

I suoi occhi avevano assunto il colore del sangue e continuavano a fissare i miei cobalto.

-Se avessi voluto uccidermi, l'avresti già fatto- risposi io, sorridendo.

Lui continuò a guardarmi, poi si avvicinò, le nostri fronti quasi si toccavano.

-So che vorresti che mettessi fine alla tua vita, dolce Laila, ma con te ho finalmente trovato qualcuno che può tenermi testa e farmi divertire. Ma non tirare troppo la corda, altrimenti mi stancherò di te prima del previsto-

Non mi dette il tempo di rispondere, dato che ghermì le mie labbra in un bacio violento e privo di significato. Sentivo i suoi canini, più lunghi e appuntiti del normale, ferirmi le labbra, sino a farle bruciare, mentre la sua lingua tentava di prendere possesso della mia.

La mano che prima mi circondava il collo salì a stringere la mascella, mentre l'altra mi afferrò i capelli, portandomi indietro la testa.

Gemetti per il dolore e lui ne approfittò per insinuarsi tra le mie labbra. Dopodichè lo sentii sorridere e staccarsi da me, scendendo lentamente lungo il collo lasciato nudo dalla maglia, lasciandomi sulla pelle infuocati baci.

La mano che prima mi stringeva il viso scese sul mio ventre, premendo sul punto dove si trovava il pentacolo. Strinsi i denti, colpita da una fitta allo stomaco.

Il mio corpo però non rispondeva, era completamente atto a soddisfare i suoi desideri e questo mi fece incazzare ancora di più. Avvertivo dentro di me uno strano calore, mentre la sensazione delle sue labbra sulla pelle mi stavano facendo impazzire. Portai lo sguardo verso il cielo, pregando perchè accadesse qualcosa che mi liberasse da quel perverso incanto.

Quando ormai la cosa stava per degenerare, qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce. Aprii gli occhi e incontrai lo sguardo contrariato dell'infermiera che avevo trovato alla reception.

-Può entrare per vedere sua nonna, sempre che non sia impegnata a fare altro- e detto questo ci voltò le spalle.

Ecco, ora sarei sembrata una sottospecie di ninfomane strafatta che approfittava di ogni momento per soddisfare i suoi istinti.

Sentii Alec, il volto nascosto contro il mio petto, ridacchiare come un bambino. Arrossii, per poi tornare furente:

-Tu sapevi che stava arrivando, non è vero?- chiesi tra i denti, mentre sentivo ancora il viso caldo dall'eccitazione e l'imbarazzo.

-Possibile-

-Bastardo- conclusi, tirandogli una spinta e liberandomi dalla presa.

Lo lasciai là, seduto a terra, a guardarmi confuso e divertito allo stesso tempo. Io avevo delle cose più importanti da fare.

 

Il corridoio era pressocchè deserto, ad eccezione di un paio di infermiere che passavano da una stanza all'altra controllando gli ospiti. Quella che era uscita a chiamarmi mi indicò una stanza in fondo al corridoio. Mi guardava ancora indignata.

Io tentai di non farci caso, ma non riuscii comunque a guardarla in faccia. Ringraziai ed entrai nella camera.

Era spaziosa e luminosa, con una grande finestra che dava sul giardino. Vidi la nonna stesa sul letto, lo schienale leggermente rialzato per permetterle di stare un po' seduta, che fissava il paesaggio fuori da quelle mura.

-Ciao- dissi con tono fioco.

Lei si voltò e mi rivolse un sorriso. Solo in quel momento mi accorsi che aveva una maschera per l'ossigeno che le copriva bocca e naso.

-Sono contenta tu sia qui- mi disse, ovattata dalla presenza del respiratore.

-Cosa è successo?-

-Quello che può succedere ad una povera vecchia, Laila. Niente fuori dal normale. Stavolta è solo stato un po' più forte delle precedenti-

Come faceva a prenderla con tale filosofia?

-Ma perchè hanno chiamato te?- chiese poco dopo.

Temevo quella domanda da quando avevo messo piede nella stanza.

-Mamma era molto occupata- risposi, senza però guardarla.

Lei non rispose immediatamente, ma sapevo che invece mi stava osservando. Mi conosceva troppo bene per non capire che stavo mentendo.

-Laila...-

In quel momento qualcuno bussò alla porta, entrando poco dopo.

-Oh, finalmente ti ho trovato- disse la sua voce.

Entrambe ci voltammo a fissare Alec, il quale sorrideva poggiato allo stipite della porta.

-Ecco...nonna...lui è Alec, un mio compagno di college che si è offerto di accompagnarmi- risposi con voce tremante.

-Piacere- disse lui.

La nonna lo osservò per qualche secondo, poi sorrise, ma il suo gesto aveva qualcosa di amaro.

-Non è necessaria questa commedia. Sapevo che prima o poi saresti arrivato-

Vidi Alec ridacchiare divertito, entrare nella stanza e chiudere la porta.

-Vedo che non le si può nascondere niente, signora. Come lo ha capito?-

-Diciamo che sono ancora capace di qualche trucchetto. Dovresti saperlo...-

Continuavo ad osservare la nonna, Alec e viceversa, senza riuscire a capire niente.

-Ho stentato a riconoscerti, Charlotte. Diciamo che l'ultima volta che ci siamo incontrati non avevi questo aspetto. Eri molto più appetibile- e sghignazzò.

La nonna ricambiò il sorriso, aggiungendo:

-Ti ricordo anche che l'ultima volta tu avevi appena ucciso mio marito davanti ai miei occhi-

 

La nonna e Alec già si conoscevano? Come era possibile? Perchè nessuno dei due ne aveva mai parlato?

-Scusate, posso capire anch'io di cosa state parlando?- chiesi, arrabbiata.

-Io e questo giovanotto ci siamo già conosciuti molti anni fa, quando venne a reclamare l'anima di tuo nonno, pensando di spezzare così la maledizione. Purtroppo per lui tuo padre era già nato, quindi...-

-Taci!!-

-Dimmi Lucifero, come ci si sente ad inseguire uno scopo per millenni e fallire sempre per lo stesso motivo?-

-Non sei divertente vecchia. Stavolta sono stato proprio io a mettere la parola fine a tutta questa storia. Tua nipote sarà un ottimo passatempo- disse lui e mi afferrò per le spalle, schiacciandomi contro il suo petto, senza che io potessi oppormi.

La nonna mi fissò, gli occhi pieni di tristezza e colpa.

-Laila, mi dispiace così tanto- disse, mentre lo sguardo si faceva carico di rimorso.

Poi, rivolta ad Alec, riprese:

-Sappi che lei non è come le altre e te ne accorgerai. Se pensi di aver vinto ti sbagli di grosso-

Non capii le sue parole e probabilmente neanche lui, dato che entrambi la guardammo confusi.

In quel momento l'infermiera entrò nella stanza comunicando che l'orario di visita era finito e che saremmo dovuti uscire. Così, mentre Alec aspettava sulla porta, io mi avvicinai alla nonna e le diedi un bacio sulla fronte.

Mentre mi stavo allontanando però, lei mi sussurrò ad un orecchio:

-Cerca il libro del peccatore...-

 

-Cosa ti ha detto?- chiese lui quando ci avvicinammo alla macchina per andarcene.

-Non so di cosa stai parlando- risposi io, ingenuamente.

Alec mi fissò per qualche secondo, poi sbuffò, dicendo:

-D'accordo Laila, tieniti pure i tuoi segreti. Ma sai che possiedo un modo per scoprirli...- e ridacchiò.

A quelle parole e memore della volta precedente, mi schiacciai contro il finestrino.

-Tranquilla, non ho intenzione di farlo. Adesso torniamo a scuola- e, messo in moto, partirono a tutto gas.

 

Un'ombra li osservava da dietro uno degli edifici circostanti. Due occhi carichi di malvagità scrutarono entrambi con in mente un sadico piano.




N.B. Mi scuso ancora per il ritardo. Spero di vedere qualche nuova recensione in questo capitolo come nei precedenti.
Un saluto e un ringraziamento a chi ancora mi segue.

  
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