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Autore: The_Ruthless    08/10/2012    2 recensioni
La vita. Che cosa strana. L'essere umano è molto attaccato ad essa; che ironia se si pensa a tutte le persone morte, vittime di guerre, attentati terroristici, omicidi o semplici incidenti. Credo di essere l'unico umano al mondo a non curarsi della propria; ma so che la mia missione è distruggere i dittatori degli uomini, grazie al mio potere troverò la strada con la guida degli altri dominatori di metalli.
Genere: Erotico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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La lotta; il bacio
Mi avviai sul sentiero sterrato che usciva dal parco, Gio mi venne dietro dopo circa cinque minuti eravamo all'inizio della mia via. Lo guardai e dissi:-Io abito lì-e indicai una casa gialla a metà della via-è meglio non avvicinarci, mio fratello è sicuramente sveglio, non vorrei che ci vedesse-spiegai;
lui aggrottò le sopracciglia e mi chiese:-Ma quanti anni ha tuo fratello?-
Lo guardai curiosa:-Venti, va all'università, perché?-Non rispose, mi fece un cenno di saluto e se ne andò.
 Irritata, mi avviai verso casa, detestavo quando qualcuno mi faceva capire che sapeva qualcosa ma non voleva dirmela. Tirai fuori le chiavi e aprii la porta, salutai i miei e andai in camera mia. Accesi lo stereo e mi distesi sul letto, che situazione! In meno di un'ora ero entrata a far parte della banda di teppisti più trasgressiva della città, chissà come l'avrebbe presa Gaia; eravamo migliori amiche da tre anni ma ancora non riuscivo a prevedere tutte le sue reazioni. Sapevo, però che la sua reazione non sarebbe stata positiva; mi ricordavo la volta in cui mi aveva fatto la predica perché ero andata in piscina con un mio amico. Inoltre mancavano poco più di tre mesi all'esame di terza media ed era molto nervosa; a dire la verità lo eravamo tutti per questo ultimamente ero stata così intrattabile.
Alle tre meno un quarto uscii di casa e andai alla villa, c'era solo una persona ad aspettarmi: Napu. Stava sorridendo, il che non prometteva niente di buono, mi guardai intorno poi gli chiesi:-Dove sono gli altri?-
Il sorriso si allargò:-Arriveranno più tardi, seguimi.-
Mi accompagnò dentro la villa, salimmo una rampa di scale ed entrammo in una camera: c'erano pochi mobili, solo un letto, un armadio e un comodino. Napu si chiuse la porta alle spalle e si voltò verso di me, arretrai di un passo:-Non puoi toccarmi, lo sai.-
E lui, sempre sorridendo, disse:-Oh, non ho alcuna intenzione di “toccarti” in quel senso. Sono qui per metterti alla prova, dobbiamo lottare per vedere a che livello sei.-
Lo guardai, sorpresa:-Ah! Ok.-
Mi tolsi la felpa e rimasi in canottiera, era imbarazzante ma così avrei avuto più libertà di movimenti. Nel frattempo si era tolto anche lui la sua e aveva addosso una maglietta a maniche corte che metteva in risalto i suoi muscoli e le sue innumerevoli cicatrici.
Ci fissammo per un momento interminabile, poi attaccai: tiravo pugni su ogni centimetro libero del suo corpo ma non sortivano molto effetto, anche perché la maggior parte riusciva a pararli; allora cominciai a tirare sberle, ogni volta che la mia mano colpiva la sua pelle rimaneva il segno rosso delle cinque dita. A quel punto mi tirai indietro, appoggiai le mani sul suo petto e spinsi con tutte le mie forze, Napu cadde disteso a terra, mi sedetti a cavalcioni su di lui, gli presi i polsi con le mani e gli feci appoggiare le braccia per terra in modo che non potesse muoversi. Avvicinai la mia faccia alla sua e affannata sussurrai:-Ti arrendi?-e lui sorrise, si liberò con facilità  dalla mia presa per poi stringermi lui stesso i polsi; non riuscivo a tirarmi su, mi aveva intrappolata, allora feci una cosa che non si sarebbe mai aspettato mi chinai su di lui e lo baciai: astuta tattica diversiva, feci scivolare via i miei polsi dalla sua presa e cercai di spostarmi di lato ma lui fece una cosa che non mi aspettavo: mi mise le mani sui fianchi e rotolò su un fianco costringendo me a fare lo stesso. A quanto pareva non aveva intenzione di interrompere il bacio, questo giocava a mio favore distesa su un fianco avevo più libertà di movimento, tirai indietro la gamba e gli diedi una ginocchiata bestiale nel basso ventre. Si piegò in due dal dolore e io ne approfittai per scivolare sotto di lui: con una mano gli presi i polsi e glieli tenni dietro la schiena contro di me di modo che non potesse liberarsi e con le mie gambe intrappolai le sue, impresa molto difficile visto che aveva ripreso a scalciare come una furia. Fatto questo, misi il braccio libero attorno alla sua gola e strinsi:-Allora? Bastano due paroline se vuoi che ti lasci andare.-
Gli sussurrai all'orecchio e lui ansimando disse:-Mi arrendo!-lo lasciai andare e mi alzai in piedi. Si aprì la porta ed entrò Giovanni, guardò prima Napu steso a terra, ansimante e poi me con un misto di incredulità e ammirazione, dietro di lui c'era Blood che aveva la bocca spalancata per lo stupore.
A quel punto Gio parlò:-Raccontami tutto, Napu-e Napu gli spiegò per filo e per segno com'era andata, alla fine Gio si rivolse a me:-È vero tutto quello che ci ha appena raccontato?-io annuii, mi fissava, ancora incredulo:-E lo hai baciato?-arrossii e annuii di nuovo-Astuta, davvero astuta, certo non potevi prevedere che la sua reazione sarebbe stata tanto entusiasta e ti sei dovuta arrangiare dandogli quel colpo basso, ma è stata comunque una mossa astuta.-
Napu mi guardava, torvo. Gio se ne accorse, gli andò vicino e gli diede una pacca sulla spalla:-Dai amico, non te la prendere, è normale cedere a certi istinti soprattutto se  hai davanti una bella ragazza come Cleo-mi lanciarono un'occhiata, arrossii nuovamente e in un attimo mi resi conto di avere ancora solo la canottiera addosso: recuperai svelta la mia felpa appoggiata sopra il letto e me la misi, molto meglio, ora mi sentivo molto più a mio agio.
Gio si rivolse a Blood:-Per oggi può bastare, portala di sotto e spiegale tutto riguardo a noi. Poi andremo a fare un giro in centro.
Dieci minuti dopo eravamo nello scantinato e io ascoltavo attentamente tutto ciò che mi diceva Blood:-Dunque la prima regola della nostra banda è dare sempre retta al capo. Una cosa importante da non dimenticare è che i tuoi problemi sono i nostri e viceversa, quindi quando uno di noi è nei guai gli altri gli danno una mano, capito?-annuii-Bene, noi rubiamo solo in caso di necessità e forse questo tu non lo dovrai fare mai. Il nostro motto è “fai quello che ti va di fare”, tutti gli adulti ci temono perché non possono controllarci, quindi facciamo quello che ci va. Chi sta con noi deve avere fegato,coraggio perché spesso facciamo cose molto pericolose. Ok? Questi sono i principi base, gli altri te li spiegheremo più avanti.-annuii di nuovo. Si alzò in piedi:-Ora andiamo a fare un giro in centro, sei dei nostri?-
Guardai l'orologio: mia madre mi aspettava a casa fra a due ore, potevo tranquillamente andare a fare un giro. Così acconsentii e andammo a cercare gli altri che stavano giocando a calcio fuori, insieme prendemmo l'autobus che portava in centro e scendemmo alla fermata davanti alla mia scuola. Ci incamminammo verso il bar più popolare tra i ragazzi, loro si presero delle birre e io un caffè: chiacchierammo e ridemmo, prendendoci in giro a vicenda per tutto il tempo. Tornando alla fermata incrociammo alcune mie compagne di classe, le peggiori, quelle che io definisco “galline”, la loro capa era Ele(Elena) che si credeva la regina del mondo, vedendomi con gli Offenders fece finta di essere mia amica:-Oh, ciao Cleo, come stai?-poi si rivolse a Giovanni-Salve, io sono Elena e loro sono Elisabetta, Sara, Gemma, Sonia e Obioma. Siamo amiche di Cleo...-Gio sollevò un sopracciglio e mi lanciò un occhiata, io gli risposi con una smorfia: amiche, come no...In prima lo eravamo anche state ma poi mi ero presto stufata di loro, del loro modo di fare molto superficiale e dei loro continui pettegolezzi. Ele stava ancora parlando:-...che ne dite di venire al bar? Offriamo noi!-
Gio mi lanciò l'ennesima occhiata e vedendo la mia espressione disperata per poco non scoppiò a ridere:-No, mi dispiace dobbiamo accompagnare a casa Cleo, sarà per un'altra volta, ci vediamo.-
Lei rimase fulminata-Oh...io...ciao-si allontanarono continuando a guardarsi indietro.
Gio lo notò e mi chiese:-Ti va di farle diventare ancora più invidiose?-
Sorrisi-Certo, ma come?-
Mi guardò negli occhi e disse:-Così.-
Mi spinse gentilmente contro il muro e avvicinò la faccia alla mia, ero sicura che potesse vedere il misto di paura e eccitazione nei miei occhi. Esitò, poi appoggiò le sue labbra sulle mie, pian piano però il bacio si fece più profondo; non aveva niente a che fare con i baci che avevo dato finora, quelli erano roba goffa, da ragazzini, questo invece era autentico, eccitante, roba da adulti. Le sue mani scivolarono dalle mie spalle sui fianchi, misi le braccia attorno al suo collo e lo strinsi a me.
Sentii versi di incoraggiamento da parte dei ragazzi, mi staccai da Gio: aveva un'espressione entusiasta, eco della mia. Mi voltai per vedere la faccia delle mie compagne, erano verdi d'invidia nonché a bocca spalancata per lo stupore; sorrisi a loro, feci un cenno di saluto e mi voltai:-Andiamo?-chiesi, Gio fece passare il braccio intorno alla mia vita e ci avviammo molto lentamente verso la fermata.
   
 
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