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Autore: gaccia    09/10/2012    12 recensioni
L'ennesima porta sbattuta in faccia! Tutti gentili, ma alla fine il risultato è lo stesso.
Ho provato in tutti i modi, mi sono presentata vestita casual, con tailleur eleganti, sportiva chic ma non è servito a nulla. Il posto da ricercatore è andato al maschietto di turno, bravo, certo, ma non quanto me.
Basta! Ho deciso! Questa volta proverò in un altro modo. In fin dei conti se c'è riuscito quello stronzo puttaniere di Edward Cullen a farsi passare per una ragazza al liceo, perché io non potrei farmi passare per un uomo? Solo fino a quando sarò assunta e non mi sarò fatta un pochino di esperienza...
“Piacere, mi chiamo Lino Swan”.
Sequel di “Ciao Edwardina”, anni dopo, la situazione si è completamente ribaltata: è Isabella ad essere costretta a vestirsi e comportarsi da uomo per ottenere il lavoro dei suoi sogni.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
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Ciao a tutti!

Questa volta me la sono presa con più calma, anche perché questo capitolo e il prossimo sono una mission impossible da scrivere. Davvero difficile.

 

Per prima cosa, lo scorso capitolo mi sono dimenticata di parlare dei vostri commenti sulle defaillance dei maschietti. Le vostre esperienze (pensiamole così) sono state esilaranti... dai cartelli stradali alle cadute dal letto. Ne abbiamo viste e “non” subite di tutti i colori.

Diciamocelo: nelle fanfiction abbiamo questi pezzi di uomo che potrebbero essere scambiati per trivelle, rendiamoli più umani! Anche loro possono finire la... “benzina”? (scusate il commento iperfemminile e femminista e assolutamente poco carino nei confronti dei maschietti... non voletemene o forse ringraziatemi per apprezzarvi così come siete, come tutti noi: non perfetti).

 

Riguardo, invece, al capitolo scorso, questa specie di sondaggio ha dato un determinato esito che io ho seguito e quello che leggerete è il risultato.

 

Bueno, ringrazio chi ha recensito (nuovi nick citati anche in questo capitolo), chi ha inserito la storia in preferiti, ricordati o seguiti e chi semplicemente legge. Ringrazio Anto_Pattz per l'immagine e avviso che, sebbene questo pezzo sia più serioso... non è paturnie drammatiche, la risata scappa! Io vi ho avvertito

 

 

E adesso... BUONA LETTURA!

 

---ooOoo---

 

«Edward, accompagnami a casa». Lo dico senza guardarlo in faccia. Non so neanche perché.

Voglio andarmene e rimanere sola.

Mi alzo e mi avvicino alla porta, attendendo che mi raggiunga per uscire di lì.

«Cosa? No, Bella… No! Ti prego! Se tu esci da quella porta non tornerai più da me, lo sento. Non farmi questo. Sono stato uno stupido a farmi travolgere da questa cosa, ho messo in mezzo te che non centravi nulla. Ho sbagliato e forse non ho pagato abbastanza per i miei errori, ma ti supplico non punirmi così» è corso accanto a me e mi ha abbracciato per trattenermi, affondando il viso sulla mia spalla. Ha il fiato corto, come se avesse corso lungo tutto l’isolato.

 

Mi tolgo a forza le sue braccia dal corpo. Non che ci voglia molto per  staccarlo, se non altro rispetta il mio desiderio di spazio.

Alle sue parole la mia furia monta ed esplode come l’eruzione di un vulcano.

«Io non centro nulla? Io non centravo nulla eppure sono quella che hai preso in giro quando eri al liceo a Forks! Io non centravo nulla ma è me che hai lasciato sei anni fa!

Io non centro nulla, tu fai i casini e a me toccano i cocci!

Come osi dire che io non centro nulla? Cosa sono? Un effetto collaterale? Sono un incidente che capita? Un errore relativo?

Io sono una persona! Sono una ragazza che da quando ti ha conosciuto non ha avuto più un minuto di pace!» respiro concitata

«Su una cosa hai ragione: io non c'entro nulla e ti dirò di più, non mi meritavo quello che è successo» gli punto il dito sul petto accusandolo.

 

Le sue spalle si afflosciano.

«Neanche io mi meritavo questa merda. Non mi sono divertito ad andarmene e lasciarti qui…». Ma per favore, anche questa no!

«Certo, che tristezza l’Europa» lo interrompo borbottando.

«Infatti. Non è divertente quando vedi due che si baciano e li invidi tanto da farti venire l’ulcera. Non è divertente telefonare e sperare che le tue amiche non ti annuncino un fidanzamento.

Tu non eri vicino a me ma dentro sì» risponde alzando la voce anche lui.

«Ma io ti credo, tesoro. Come quando hai raccontato che Maggie non era abbastanza per te, sicuramente parlavi di un barboncino». Ipocrita.

«Che volevi? Mi hai sempre dato del pervertito! Ti ho già detto che Maggie non è mai riuscita a prendere il tuo posto. Ma tu cosa dici di Connor? E degli altri? Non credere che Grace non raccontasse nulla. Ci godeva un mondo a farmi rodere il fegato, perché pensava fosse colpa mia».

«Ma è stata colpa tua!» ribatto pestando il piede sul parquet.

«Ti ho appena spiegato…» ma lo interrompo.

«No! Ho sentito cosa è successo, ma tu dovevi parlarmi. Potevi prendere il volo successivo, potevi parlare con tuo padre subito. Chi pensi di essere? Lancillotto?».

«Almeno Ginevra lo amerebbe» ribatte acido.

«E metterebbe le corna ad Artù!» rispondo più acida ancora.

«Tu non sei sposata» dice seccato.

«Che ne sai?» alzo il mento verso di lui e vedo il suo sguardo vacillare «Potrei aver fatto anche questo colpo di testa. Dovresti capirmi, tu ne fai tanti» dico e mi volto ancora verso la finestra.

«Sono uno stupido, irresponsabile e impulsivo. Te lo concedo. Ma adesso sono qui. Ti ho cercata e non ho intenzione di arrendermi. Puoi anche andare a Phoenix da tua madre come sei anni fa. Puoi andare a Forks da tuo padre.

Puoi anche andare da uno zio sconosciuto che vive nelle lande desolate del Canada del Nord o addirittura in Papuasia. Io non ho intenzione di lasciarti in pace. Non ho intenzione di lasciarti i tre mesi canonici per farti digerire le cose. Quindi se non vuoi  che mi comporti come uno stalker meglio che cresci e resti qui con me ad affrontare tutto questo!». Quando finisce di urlare la sua minaccia è senza fiato e mi guarda furente.

 

Mi concedo un lungo respiro per calmarmi «Cosa c’è d’altro da affrontare?» meglio chiedere a questo punto, non vorrei altri problemi.

Lui mi sorride e mi indica «Il fatto che sei ancora vestita da uomo, piuttosto che fare l’amore con me».

«Mi devi una doccia ed io ho bisogno di pulire tutto il fango che mi hai buttato addosso» il mio tono di voce è serio ma non riesco a trattenere l’angolo della bocca che sale.

Sto sorridendo, timidamente.

Ha ragione lui, non ha senso scappare da qui. Per andare dove? A piangere il fatto di essere lontana da lui?

Volevo sapere cosa era successo e l’ho saputo.

Non credevo che fosse una cosa così complessa e mi sono spaventata.

Ma, in realtà, è finita e non ho nulla da temere. E poi, ad essere sincera, è anche colpa mia e del mio stupido orgoglio. Se lo avessi ascoltato quando mi chiamava, forse avremmo sistemato le cose e a quest’ora… chissà.

 

«Ti accompagno in bagno...» si offre volontario. Buffone.

«No! Non adesso. Non voglio adesso. Ti... ti prego. Non adesso» sembro un disco rotto ma in realtà non voglio fare l'amore. Non voglio nulla di erotico. Voglio comprensione e calore disinteressato. Voglio una mano che mi stringe, una spalla dove appoggiarmi e un cuore che batta per cullare il mio sonno.

Voglio dormire senza fare incubi. Voglio sentirmi protetta e amata come non mi succedeva da tempo.

Questa notte, nel letto, voglio un compagno, non un amante.

Edward annuisce. Sembra aver capito. Mi precede nel bagno, prende l'asciugamano e l'accappatoio che mi serviranno, porta la mia borsa e, dopo una struggente carezza sul braccio, mi lascia sola.

 

L'acqua scorre calda. Sento la mia pelle raggrinzirsi per tutto il tempo che passo qui. Eppure sto bene. Isolata. Tranquilla. In pace.

Nessuno mi sta torturando con segreti indicibili, nessuno mi tende tranelli. Solo dell'acqua pulita che scorre.

Vorrei che portasse via anche le lordure che ho sentito questa sera. Mi ha fatto ribrezzo come una persona possa giocare con la vita degli altri in questo modo abietto! Merita di soffrire e se posso fare qualche cosa contro il caro senatore Gerandy, sarò ben felice di provvedere. Non sono una persona vendicativa (beh, forse un pochino) ma questa persona sarà sulla mia lista nera in eterno.

E sicuramente non voterò per lui!

Quando esco dal bagno, pulita, asciugata e rimessa al mondo, trovo la casa immersa nel buio della notte. Non mi sono resa conto di quanto tempo sia passato.

Inoltre, non conoscendo la casa, ho paura di sbattere rovinosamente contro un muro.

 

All'improvviso noto un chiarore proveniente dalla porta alla mia destra ed entro in quello che ricordo essere il salone della casa. In fondo all'ampia stanza sta scoppiettando un allegro fuoco nel camino e davanti, su uno spesso tappeto, c'è Edward che mi aspetta tranquillo fissando le fiamme.

Vedo che ha portato anche i piatti per servire il cibo portato dalla tavola calda di Ben.

«Edward» dico. Non sono neanche sicura di aver usato abbastanza voce per farmi sentire ma lui si volta ed io mi perdo nella contemplazione del suo viso.

«Sei arrivata, vieni qui» mi invita tendendo una mano verso di me.

Attraverso la stanza e in pochissimi istanti sono seduta accanto a lui.

«Ho pensato che mangiare qui davanti al fuoco sarebbe stato molto romantico» dice tranquillo. Non sta cercando di sedurmi, non vedo il solito sorriso acchiappa femmine, né il suo atteggiamento da tombeur. È solo lui che cerca di starmi vicino, regalandomi gli spazi che mi servono per metabolizzare quello che mi ha detto. Lo amo. Lo amo anche per questo.

«Davvero molto romantico» convengo.

Mangiamo i piatti pronti di Angela e sono sicura che alcune chicche siano opera di Max per le mie chiappe. Vuole farmi ingrassare di brutto con tutto questo zucchero.

 

«Non ti ho ancora detto che stai bene con i capelli così corti. Ti danno un'aria da bambina sbarazzina» dice scostando la frangia dagli occhi.

«Un po' mi mancano... i capelli lunghi intendo. Ci ero abituata». Passo distratta la mano sul collo e lo sento troppo libero.

«Cresceranno» commenta laconico.

Mi passa un braccio sulle spalle ed io mi appoggio a lui. L'atmosfera è ovattata ed intima e restiamo in silenzio davanti alle fiamme, sino a quando rimangono solo le braci.

«Vieni, andiamo a dormire». Anche questa volta non c'è nessun secondo fine e quando mi corico tra le lenzuola vicino a lui, sono solo felice di poterlo abbracciare.

«Grazie» gli dico sincera.

«Per cosa?» domanda.

«Per avermi impedito di scappare ancora». Lo ammetto. Aveva ragione lui.

 

«Bella... Bella sveglia. Devi prepararti» una mano malefica mi sta scuotendo la spalla. Vogliono strapparmi dal mondo dei sogni! Perfidi!

Perché non posso dormire le mie sacrosante otto ore? Oggi devo pure lavorare...

«Lavorare? Oh, sono in ritardo! Edward, accidenti a te! Perché non mi hai svegliato prima?» urlo mentre salto giù dal letto e corro in bagno senza attendere risposta.

«Correre, correre, correre...» lo dico mentre mi lavo la faccia, mentre mi pettino la frangia, mentre mi metto il fondotinta.

«Bella, vieni a fare colazione» mi richiama.

Quando esco dal bagno trovo Edward seduto sul tavolo nell'ampia cucina, con un accappatoio addosso e i capelli gocciolanti che sta mangiando un cornetto.

«Non ti ho visto in bagno» gli dico indicando la porta da dove sono uscita.

«Ti ricordo che abbiamo tre bagni in questa casa» risponde per poi bere il suo caffè «Dai, mangia» e mi indica un altro bombolone posato sul tavolo.

 

«Abviamo?» chiedo, riferendomi al plurale nostro. Questa è casa sua, non mia.

«Nessuno ti ha mai detto che non si parla a bocca piena?» domanda ma vedo che è arrossito, come se avessi colto un punto fondamentale.

E il diavoletto che è appollaiato sulla mia spalla sinistra mi suggerisce di insistere.

«Perché hai comperato questa casa? È enorme per una persona sola». In effetti non ho capito perché si è trasferito qui. Va bene l'indipendenza ma andava bene anche un appartamento in uno di quei grattacieli superlusso.

«Te l'ho detto, era un sogno che ho fatto qualche anno fa» risponde evasivo guardando il giardino.

Seguo lo sguardo e vedo, oltre la finestra, la quercia con un copertone appeso, pronto per far divertire qualcuno.

«Cosa succedeva nel sogno?» più che divertita sono curiosa.

Lui fa spallucce come se non fosse rilevante «Nulla di importante... solo che ero felice e spero che quella parte si avveri. Andiamo, è tardi» dice scendendo dal tavolo e salendo le scale diretto in camera.

Chissà… anche io spero di essere felice e che lui sia con me…

Arrossisco solo al pensiero e corro a finire di prepararmi, prima di addormentarmi ad occhi aperti.

 

§§§

 

«Uffa… ma siete ancora vivi!» sembra quasi un’accusa quella che ci rivolge Grace quando varchiamo la porta della biologicalseattle ancora deserta.

«Grazie, cara amica, anche noi siamo felici di vederti» risponde Edward con sarcasmo.

«Oh, andiamo. Sono sei anni che lei ha il dente avvelenato e ci rimugina sopra. Vuoi dirmi che con un paio di battiti di ciglia sei riuscito a domarla?». Così la persona pericolosa sarei io?

«Non sono solo le ciglia il mio pezzo forte». E lui ha perso una occasione per stare zitto. Pavone!

«Ough!» geme alla mia gomitata sullo stomaco «Certo, anche io ti amo, Lino» dice ed io mi apro a un sorriso angelico.

«Questa sera andiamo da Angela? Una cenetta tra amici. Sabato e domenica lavoro, quindi» lascio in sospeso la frase.

«Come lavori? Tu lavori già qui, cosa fai ancora?» interviene Edward piazzandosi davanti a me con le braccia incrociate.

«Semplicemente continuo a lavorare da Ben nei week end. Si dice arrotondare le entrate. Mi serve per pagare l’affitto» rispondo.

 

«Potresti venire a vivere da me. Così non avresti più questi problemi e potremmo risparmiare anche per arrivare al lavoro» propone lasciando me e Grace a bocca aperta.

«Mi stai chiedendo di convivere? Qui? Nel bel mezzo della strada dopo solo un giorno da quando ci siamo incontrati? Cosa hai messo nel caffè questa mattina? Marijuana?». Non posso crederci.

«Primo, non siamo in mezzo alla strada ma in un atrio. Secondo, non ti ho chiesto di sposarmi ma se vuoi posso anche rimediare subito. Terzo, ci conosciamo da sei anni non da due ore. Quarto, ti assicuro che la marijuana mi fa altri effetti».

«Ecco! È quello che volevo dire! È vero che ci conosciamo da sei anni, ma non sapevo che ti drogavi!» rispondo agitando le braccia come un mulino a vento.

«Non essere ridicola! Non mi drogo! Sto solo dicendo che uno spinello non mi farebbe mai venire voglia di chiedere a qualcuno di sposarmi». Di male in peggio! Adesso parla di matrimonio ed io arrossisco sino alla punta delle orecchie.

«Ma sei serio?» chiede Grace.

«Come un attacco di cuore» risponde mettendo una mano sul petto.

Giuro, gli stronco la carriera se non la smette.

«Edward. Fermati! Ci siamo ritrovati solo ieri. Prima voglio fare la fidanzatina poi, se la cosa matura, allora parleremo del passo successivo» gli dico con calma mettendo le mani avanti come a tranquillizzare un cavallo imbizzarrito. Il pavone mi fa lo stesso effetto terrorizzante in questo momento.

«Come “la cosa matura”? Cosa siamo? Una pianta di pesche?» chiede sbarrando gli occhi.

«Se continui di questo passo io divento un limone!» rispondo in crescendo, terminando la frase con un piccolo urlo isterico.

 

«Ehi, ragazzi! Parlate piano o tutti sapranno che hanno tagliato le palle finte al nostro ninfetto!» ci avvisa Robert avvicinandosi «Qual è il problema?». Curioso come una scimmia! Non si smentisce mai.

«Le ho chiesto di sposarmi e lei dice che dobbiamo “maturare la cosa”» risponde mimando le virgolette.

«Io ho detto di andare con calma. Poi non puoi chiedermi di sposarti così! Mai sentito parlare di dichiarazione romantica?». Non che voglia si inginocchi, ma almeno qualcosa a lume di candela, con qualche rosa… insomma, qualcosa che non sia marmo asettico di una ditta di ricerca farmaceutica.

«Scusami se mi è scappato. Pensavo che fosse importante il fine non il mezzo».

«Guarda che anche io sono romantica!» rispondo incrociando le braccia.

«Quando sei lontana dai tuoi coltelli e dalle pistole, forse. Normalmente? No». Un pugno nello stomaco. Ma Come Osa? 

«Non sono romantica?» il fumo che mi esce dalle orecchie è spesso, denso e nero come il mio umore adesso. E pensare che ero così tranquilla questa mattina quando mi sono alzata.

«Ragazzi, basta! Sta arrivando Mister Albrock» interviene svelta Grace, prima di voltarsi verso il grande capo e dire a gran voce «Buongiorno, signore».

 

Tutti salutiamo deferenti e Robert ridacchia alle nostre spalle.

«Non ho detto che non sei mai romantica. Però devi ammettere che non è nelle tue corde» ricomincia? Così si scava la fossa da solo!

«Edward? Posso darti un consiglio? Se lei non vuole sposarti subito, hai un mezzo quasi infallibile per obbligarla». Mi si drizzano anche i peli in parti del corpo dove non supponevo ci fossero. Cosa ha partorito questa mente bacata di gay impiccione?

«Quale?». E lui è pure interessato alla risposta!

«Mettila incinta!» risponde allargando le braccia come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

«COSA?» esplodo io.

«Beh, effettivamente…» e ci pensa pure?

«E tu lo stai a sentire? Grace, andiamo via subito o lo uccido! E tu, mio bel pavone. Scordatelo pure. In bianco per tre mesi!» gli punto il dito addosso avendo la soddisfazione di vederlo vacillare.

«Dai, Bella! Scherzavo!» mi grida dietro.

«Io no!» infierisce Robert.

«Zitto, prima che peggiori la situazione» gli sibila il mio fidanzato, prima di corrermi dietro per salire in ascensore con me.

Meno male che non è passato nessuno mentre discutevamo o addio copertura!

Sono Lino, sono Lino, sono Lino. Meglio che mi concentro o posso aver trovato il ragazzo ma perdo il lavoro!

 

Quella giornata era stata una girandola di emozioni. Se la mettevamo insieme alla sera precedente, era stata una giornata da mettere a knockout qualunque pugile dei pesi massimi.

In più Amanda si mostrava ancora sconvolta e faceva errori stupidi sul lavoro, Collin aveva ricominciato con le punzecchiature perché, probabilmente, ci dava la colpa per il disagio della ragazza ed io mi sentivo una pentola a pressione pronta ad esplodere tutte le volte che Edward mi passava vicino.

Tutto questo faceva sospirare sconsolato John che probabilmente sognava solo di andarsene da quel laboratorio dove sembravamo tanti cani pronti a prendersi a morsi. Gli stavamo distruggendo la gioia degli ultimi giorni di lavoro e mi dispiaceva, molto.

Avevo anche saltato il pranzo perché volevo concentrarmi tranquillamente, evitando sia Edward e i suoi tentativi di approccio, che Grace con le sue domande su quanto urlato questa mattina.

 

Li lasciai soli, a confidarsi su quanto successo sei anni prima, in modo che la ragazza avesse tutto il tempo di insultare il mio uomo, come doverosamente doveva fare al posto mio.

Io volevo anche picchiarlo per essere stato così stupido, ma avrei dovuto picchiare anche me stessa per la stessa ragione e non ero tanto masochista. Ci avrebbe pensato Grace con la mia benedizione.

 

Capisco che il mio piano ha funzionato non appena il pavone mette piede in laboratorio con il mio panino.

«Tu lo sapevi!» mi accusa porgendomi il pranzo.

«Lo supponevo. Nessuno riesce a fermarla» faccio spallucce e ringrazio per essersi ricordato di me. Amore!

«Adesso ho pagato abbastanza o devo subire ancora qualcosa?». Braccia conserte, cipiglio scuro ed inquisitorio, gambe toniche divaricate… Ma quanto è sexy?

«Niente altro. Grace è sufficiente» rispondo, lanciando il tovagliolo di carta nel cestino e girandomi verso il microscopio.

«Non è stato solo lei. Anche Robert di persona e Angela per telefono!» borbotta contrariato.

«Wow! Lavaggio completo quindi!» gongolo e vorrei essere stata una mosca per ascoltare tutti gli insulti che gli hanno rivolto.

«Non credere che sia finita… amore!» ribatte calcando sull’ultima parola «Hanno detto che per la tua stupidità meriti la stessa strigliata» e si concede un sorriso soddisfatto.

Credo di essere leggermente impallidita.

«Okay, me lo merito. Anche io ho avuto torto» mi volto verso di lui e sfilo i guanti in lattice per ancorarmi al suo collo e attirarlo verso di me «Poi basta. Possiamo lasciarci tutto alle spalle e ricominciare da capo» gli sussurro all’orecchio con una vocetta leggermente miagolante.

«Verrai a vivere con me?» chiede allacciando le braccia ai miei fianchi ed attirandomi a lui.

«Può darsi» rispondo sottovoce per poi baciarlo.

Quando ci stacchiamo, senza fiato, lui mi guarda contrariato «Però fai presto a dire chi sei. Comincio a sopportare poco quella cosa dura che hai in mezzo alle gambe. Mi fa venire i brividi!» ed io scoppio in una allegra risata.

 

§§§

 

La prima sera che io e Edward usciamo, come coppia.

Non dovrebbe farmi effetto, in fin dei conti sono uscita con lui per quasi otto mesi, anche per serate eleganti, ma questa è la prima volta in cui sono consapevole della portata dei miei sentimenti.

La prima sera da fidanzati.

Quale miglior occasione di trovarci insieme da Angela con i nostri amici? Purtroppo Alice non può partecipare perché Jasper ha l’influenza e lei lo deve curare (un dottore malato è quasi comico) mentre Rosalie ed Emmett sono a cena dai genitori di lei, per alcuni preparativi riguardanti il matrimonio.

Geoffrey e Antonella non possono presenziare per ovvie ragioni di sovrabbondanza da parte di lei (secondo me lo tiene sotto stretto controllo), quindi rimaniamo Grace e Gary, io ed Edward, Angela e Ben.

Per ragioni di antipatia reciproca, evito di invitare Jacob e James e, purtroppo, anche Robert (anche se credo che ci sarà lo stesso, visto che Max lavora qui).

 

Per poter avere anche la compagnia di Angela e Ben abbiamo aspettato quando il ristorante era quasi deserto.

«Bella, Edward! Venite! Da quanto tempo aspettavo di vedervi così, nella stessa stanza» pigola Angela sgambettando felice verso di noi.

«Senza picchiarvi. Ciao Dina, è sempre un piacere» aggiunge Ben tendendo la mano a Edward.

«Ciao, Ben. Non aspettarti un bacetto, altrimenti tua moglie è gelosa» risponde il mio ragazzo in falsetto, come al liceo.

«Ti prego, no! Mi fai venire i brividi» lo richiamo.

«A me fa venire voglia di controllare gli attributi, che ci siano tutti… per la tua sicurezza, Bella» interviene Grace, appena entrata.

«Come l’avevi definito? Una purga?» mi rivolgo a lei, ricordando il nostro primo incontro.

«Oh, ti assicuro che lo era allora e lo è stato in tutto questo periodo. Insopportabile ed è anche colpa tua. Preparati ragazza perché devo sfogare sei anni di rotture di balle per due testoni del cacchio!» mi risponde accomodandosi al tavolo riservato per noi.

«Gary, non ti invidio» dico al suo armadio accompagnatore.

«Eppure con me è così tenera e dolce» mi dice incredulo.

«Uno zuccherino, concordo» appoggia Angela.

 

In quel momento entra un cliente e solo Ben si volta per avvisare che ormai la cucina è chiusa.

«Ciao Robert. Max è occupato ancora per mezz'ora. Ti va di sederti con noi?» chiede gentilmente al nuovo arrivato e vedo Grace trattenere il fiato e appoggiare una mano sul braccio di Gary che è rimasto immobile ed in silenzio.

«Non ti preoccupare, Ben. Resto qui al bar ad aspettare. Ciao Bella, Edward, Grace... ciao, Amber. Un caffe?» ordina voltandosi, ma lo vedo da come ha chinato le spalle che è deluso.

Angela continua ad andare avanti e indietro a portare le pietanze in tavola, nonostante le nostre proteste.

«E' inutile» ci avvisa Ben «E' tutto il giorno che si lamenta di avere mal di schiena e non riesco a farla stare ferma».

 

La serata sta passando abbastanza allegramente e ci stiamo divertendo molto, non fosse per Gary che ha il muso lungo e cerca di controllare il suo nervosismo latente. Suo padre gli fa proprio un brutto effetto!

Quando sentiamo un’altra volta suonare il campanello del locale, ci giriamo tutti verso il nuovo arrivato e un mormorio sorpreso ci coglie.

È appena entrata una ragazza biondina che avrà si e no diciotto anni. Con calzoncini neri e strappati, canottiera sbrindellata, piercing al labbro e sopracciglio, trucco marcato, e una serie di catene, catenone e catenelle che se ci fosse una calamita nei dintorni, non potrebbe fuggire!

La classica persona che non vorresti incontrare la notte.

«Ciao, checca!». La nuova arrivata saluta Robert alzando la mano e sbattendola sulla spalla. È evidente che si conoscono.

«Ma senti chi parla, la etero per antonomasia! Vieni qui cucciola» e la abbraccia calorosamente. Lei sorride quasi felice e l’immagine che ne viene è davvero tenera.

«Max?» chiede lei e lui fa un cenno alla cucina.

«Un giorno di questi porto la mia donna e ci offrite una cena» minaccia la ragazzina che, non mi pare più così giovane.

«Se tu hai quello che ti ho chiesto…» lascia la frase in sospeso e allunga la mano dove viene depositato un foglietto.

«Al lolliful, domani sera. Ci sarà» risponde.

«Dovremo salire…» dice lui aggrottando le sopracciglia.

«Dimmi la parola d’ordine… mi piacciono queste missioni da spionaggio!» e la biondina ride sguaiata

Robert guarda fisso Edward e poi me ed io comincio a sospettare che questa visita abbia a che fare con noi, anche se non so ancora come.

«Cullenuzza» sorride e fa scoppiare la ragazza in una nuova risata.

«E dove lo lasci il Padrino? Okay, okay. Dirò a Liam la parola e vi farà passare». 

«Grazie Fede, ti devo un favore» risponde Robert improvvisando un baciamano d’altri tempi.

«Non mi incanti, checca. Poi quella non mi piace! Troppo snob per quello che fa» fa spallucce e si allontana, salutando con la mano. Il campanello della porta segnala la sua uscita e lascia noi basiti e curiosi di capire il senso dello scambio al quale abbiamo appena assistito.

Questa volta lo mettiamo in croce, finché non dice la verità!

 

«Ah!» sentiamo un grido, seguito da uno schianto di piatti caduti.

«Angela, stai bene?» dico mentre la raggiungo vicino al bancone.

«Io, abbastanza... Amber no» dice indicando la ragazza spiattellata per terra, che si tiene una caviglia dolorante.

 

«Oh, no! Forza, Edward aiutami» ordino mentre cerco di sollevare la ragazza per portarla su una sedia.

Fortuna che l'ultimo cliente è uscito, almeno non ci saranno altri intralci.

Siamo tutti attorno a Amber per prestarle assistenza.

«Ti fa male?» chiede Robert mentre tasta delicatamente il piede della ragazza dopo averle tolto lo stivaletto.

«Ah! Se vuoi posso descriverti tutte le stelle della costellazione del sagittario!» esclama trattenendo una imprecazione colorita.

«Come hai fatto a cadere?» chiede Grace, guardandosi intorno.

Pensandoci, ha ragione. Amber non è una che inciampa per niente e non ha mai tacchi alti che le impedirebbero di muoversi... quindi?

«Non lo so! C’era una pozza d’acqua sul pavimento proprio fuori la cucina» risponde la ragazza, diventando paonazza mentre Robert sfiora il malleolo.

«Ce la fai a muovere le dita?» chiede l’uomo concentrato e Amber annuisce e tutti noi tiriamo un sospiro di sollievo.

Dovevamo pure trasformare il ristorante in una sala di primo soccorso! Meno male che Robert ha preso la situazione in mano. A me viene il panico solo a pensarci.

Sono ancora accovacciata vicino agli altri, quando Grace mi sussurra «Dov’è Angela?».

Aggrotto la fronte e guardo in giro.

«Angela? Dove sei?» chiede Edward alzando la voce.

Ci giriamo intorno e sento mugolare dietro a un tavolo.

 

«Sono qui... Ah!» l'urlo che lancia agghiaccia tutti quanti.

«Angela!» grida Ben precipitandosi.

«Cosa succede adesso?» chiede Max sconsolato. Ho quasi paura di saperlo.

«Ho paura che sia arrivato il momento» risponde Grace.

«Il momento per cosa?» chiede Edward.

«Già, per cosa?» rimarca Gary.

«Uomini!» esclamo «Per far nascere il bambino!» rispondo godendomi lo spalancare degli occhi e lo spalancare la bocca in una smorfia schifata.

Presumo sia la stessa smorfia che avrebbero se dovessero cambiare un pannolino pieno di cacca.

Da come rantola la mia amica, direi che il bambino ha una gran fretta di nascere e nessuno di noi ha esperienza nel campo, né nel fare da ostetrica, né tanto meno da partoriente.

 

«Gary, libera un tavolo! Grace, aiuta Max a portare degli strofinacci. Edward stai con Amber e chiama un'ambulanza. Ninfetta, con me» Robert ordina cosa fare come un generale sul campo di battaglia. Meno male che qualcuno ha preso in mano la situazione o saremmo spacciati!

«Ah! Mamma mia! Che dolore!» grida Angela.

«Angie, tesoro, come stai? Non è ancora ora, oppure è il termine? Non doveva nascere tra due settimane?» Ben inizia a non connettere più.

«Scusatemi... credo mi si siano rotte le acque prima. Amber deve essere scivolata lì» ed ecco spiegato il mistero del lago che c'è appena fuori dalla cucina.

«Ogni quanto hai le contraz…» chiede Robert ma non riesce a finire la frase che viene interrotto da un altro urlo.

«Ah! Dio, toglietemelo da lì!» impreca la partoriente stringendo la mano dell’amorevole marito pallidissimo.

«Amore… Angie… le dita…» dice balbettando Ben.

«Cosa vuoi che siano le dita? Prova tu ad avere un melone che vuole uscire da un buco dove normalmente non passa neanche una pallina da tennis» risponde acida.

Chissà perché si diventa tutte isteriche quando siamo in questa situazione. E anche un pochino insofferenti.

«Ti vado a prendere il ghiaccio tritato, così bevi qualcosa…» si offre Ben, trovando la scusa adatta per allontanarsi.

 

Robert guarda tra le gambe aperte della mia amica.

«Credo che se anche arriva adesso l’ambulanza, non riusciranno a portarla via: vedo già la testa» comunica con voce ferma.

E vedo che è l’unico a non perdersi d’animo, visto che tutti noi abbiamo gli occhi sbarrati dall’enormità di quello che stiamo vivendo.

Personalmente vengo distratta da un gran tonfo e vedo Max andare verso l’origine del rumore, vicino alla porta della cucina.

«Credo che qui ci sia un futuro padre che non ha retto all’emozione… oppure le acque dell’utero hanno fatto un’altra vittima» sentiamo dire dal cuoco.

 

«Ben! Ben! Accidenti… ne arriva un’altra!» urla di nuovo Angela.

«Ben è svenuto» le risponde Robert.

Max e Grace sono andati ad assistere il padre incosciente, ed io passo una pezza bagnata sulla fronte della partoriente per toglierle il sudore.

«Tu!» urla nuovamente indicando Gary «Visto cosa significa sposare un uomo dolce e tenero? Marines! Vieni qui e dammi la mano» ordina.

Su una cosa siamo tutti d’accordo: mai contraddire una partoriente.

«Cosa c’è Angelaaaaaaaa?». Sembrava tranquillo ma fa una smorfia di dolore, non appena la tenera Angie gli stringe la mano alla nuova contrazione.

«Gesù! Ho bisogno del pronto soccorso anche io! Mi ha incrinato due falangi!» protesta l’armadio.

«Fai l’uomo!» sorride Robert prendendolo in giro.

«Così ci penserai due volte prima di ingravidare qualcuna!» gli grida Grace, vicino al bancone del bar mentre tenta di svegliare Ben.

«Prometto! Sempre il profilattico d’ora in avanti» risponde Gary.

«E io che pensavo ti astenessi direttamente» scherza Edward.

«Guarda che vale anche per te! A maggior ragione dopo quello che hai minacciato questa mattina!» gli ricordo e lui si zittisce.

«Cosa… cosa ti ha detto?» ansima Angela tra una contrazione e l’altra.

«Che vuole sposarmi e per obbligarmi mi vuole mettere incinta» riassumo velocemente.

«Non è una cattiva idea» replica Gary.

«Ma voi due vi hanno divisi alla nascita? Oppure avete un unico cervello in comune?» chiedo, trattenendomi di mettere le mani sui fianchi, visto che sto detergendo ancora la fronte della partoriente.

 

«Non guardare me, io ne ho fatto uno solo» risponde Robert, rivolgendosi poi a Angela «Coraggio tesoro, ancora un piccolo sforzo ormai la testa è fuori».

Il sangue sparso in giro nel locale da la sensazione che sia stato sgozzato qualcuno, eppure non mi fa senso. Il momento è troppo bello ed importante per pensare a quello.

Nello stesso momento, sentiamo la sirena dell’ambulanza che si avvicina e tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Qualcuno di competente sta arrivando a sollevarci da questa fatica!

 

«Uuah!» un forte vagito si annuncia prima che porta del ristorante che si apra.

«E' un maschietto!» rivela Robert ai paramedici appena entrati.

 

---ooOoo---

 

Angolino mio:

Eccoci alla fine del capitolo. L'ultima parte è stata indirettamente richiesta perché si voleva sapere cosa sarebbe successo a Angela, Ben e pupo! Ebbene, eccoli qui! So perfettamente che un parto è più lungo (molto) e più complicato. L’ambulanza sarebbe arrivata in tempo, di sicuro. Qui ho lasciato intendere che il travaglio fosse già iniziato e che nessuno (neanche la diretta interessata) se ne fosse accorto.

Non sto a descrivere notizie varie ed esperienze raccolte nel tempo, dipende molto da soggetto a soggetto. Diciamo che mi sono ispirata a una ragazza che conosco (molto fortunata con il parto naturale) e mi sono presa una licenza poetica.

 

La scena strana al ristorante tra Fede (specifico: Fede13, solo che il numero non ci stava bene) e Robert, è l'introduzione per il prossimo capitolo.

 

Mi sono resa conto che in linea temporale ho fatto capitare di tutto tra Bella e il suo gruppo di amici: torna Edward, si rimettono insieme, adesso il bimbo e poi... potevo aspettare, ma avrei dovuto riempire con altro e onestamente, anche questo mi serve qui.

Okay, basta parlare di cose senza spiegare nulla, rischio solo di mandarvi in confusione.

Permettetemi ora, un poco di pubblicità sulle mie storie, è tanto che non pubblico l’elenco.

 

Basta cliccare sul titolo e vi troverete al primo capitolo della storia.

 

[I trasformisti] in corso, serie di due storie dove Edward si veste da donna e poi Isabella si veste da uomo. Due metà di una mela.

 

[AAA – Affittasi moglie]  in corso,  racconto romantico, commedia. Cosa può spingere un giovane uomo affascinante ad affittare una moglie?.

 

[Si dice – In Vino Veritas]  in corso,  racconto  generale romantico, una sfida tra una Bella ricca e viziata che vuole l’azienda vinicola di Edward

 

[Twilight delle caverne] in corso, mini fic comico demenziale. Parodia twilight all’età della pietra.

 

[Dottore dei tubi] conclusa, racconto commedia romantico, sei amici al bar si raccontano le loro vacanze piccanti.

 

[Sakura – Fiore di ciliegio]  conclusa , racconto romantico storico, la storia di Bella agli inizi del 1900, che attraversa mezzo mondo per trovare la felicità che merita.

 

[Boy e girl – scambio d’identità] conclusa,  racconto comico romantico, scambio di corpi, un Edward nel corpo di Bella alle prese con i problemi femminili e Bella viceversa, alle prese con i problemi maschili e un obbiettivo .

 

[Come Andromeda] conclusa, mini fic racconto fantasy. Bella rapita, legata a una roccia offerta in sacrificio al mostro. Liberamente tratto dal mito greco.

 

[Acqua che cade] conclusa,  mini fic. racconto misterioso, fantasy, Bella adora la particolare pioggia di Forks, che sembra mandata apposta per lei.

 

[Fu la prima volta che…] conclusa, due capitoli a rating rosso. Storia perversa di Bella.

 

[Prima di essere un pensiero]  one shot  commedia fantasy, cosa potevano essere i nostri eroi, prima di essere concepiti? Questa potrebbe essere la risposta.

 

[Un colpo sul retro] one shot  commedia, una giornata particolare, dove quattro ragazze senza pensieri vogliono solo divertirsi.

 

[Smettere di fumare] one shot commedia. Un incontro tra due amici che non si vedono da tanto e una sigaretta.

 

[Déjà-vu, il sogno diventa realtà] one shot rating rosso. Il sogno di Bella diventa realtà in modo inquietante e romantico.



 

 

Bene, ringrazio tutti per l'attenzione e rimando al prossimo capitolo

baciotti

 

  
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