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Autore: iusip    21/04/2007    5 recensioni
Ciao a tutti! è da un pò che stavo pensando a questa ff...l'idea mi è venuta quando per caso ho trovato un libro che ho letto da piccola, che su chiama "Diario di Susi, diario di Paul", se non mi sbaglio. Così ho deciso di fare una cosa simile per Ryo e Kaori, anche se non si tratta di un vero e proprio diario, ma di pensieri liberi. Vi propongo il primo capitolo, i pensieri di Ryo. Non so quando aggiornerò questa ff, perchè "La normanna e lo scozzese" avrà comunque priorità. Ho deciso di proporvi questo primo capitolo, così mi dite se l'idea vi piace e magari mi date suggerimenti o critiche. Aspetto i vostri commenti!! Un bacione

Iusip o Fly 87

PS: Nelle parti che riguardano i pensieri di Ryo, ci saranno molte parolacce e molto slang. Scusatemi per questo, ma il mio intento è quello di riprodurre il linguaggio di un Ryo diciannovenne, e non credo che il linguaggio di un ragazzo di 19 anni sia poi così raffinato...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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RYO



Partiamo, le dico.

Così, senza motivo, senza preavviso.

Partiamo, e basta.

Lei apre gli occhi, fissandomi sorpresa dall’altro lato della vasca da bagno.

Siamo nudi, immersi in un vasca piena d’acqua e di schiuma, senza dire niente da un paio di minuti, e io me ne esco con una parola sola.

Partiamo.

Ci credo, che sia sorpresa.

“Partiamo? E per dove, scusa?”

“Che ne so, qualsiasi luogo va bene. Potremmo andare negli Stati Uniti per un po’ di tempo, così io rivedrei mio zio e tu potresti imparare meglio l’inglese. Che ne dici?”

Mi complimento con me stesso per l’ottima scusa che sono riuscito a trovare.

In realtà non mi importa del luogo, né dell’inglese, voglio solo stare da solo con lei senza preoccupazioni e senza pensieri.

Lei, però, mi guarda dubbiosa.

“E la scuola?”

Beh, effettivamente non ci avevo pensato.

Per andare negli Stati Uniti, ci serviranno minimo due settimane.

E perdere due settimane di scuola, mentre si avvicina la fine del quinto anno e di conseguenza si approssima la data degli esami di Stato, non è una cosa molto furba.

Kaori è la parte razionale di me.

Mi fa riflettere, mi impedisce di fare cazzate.

A volte vorrei strozzarla, altre volte ringrazio il destino di avermela fatta incontrare, ma la verità rimane una sola: questa donna mi ha domato.

Mi fa strano ammetterlo, mi fa strano perfino pensarci.

Ero convinto di essere libero, nel senso più assoluto del termine.

Libero, senza legami di sorta, senza dar conto a nessuno delle mie azioni, dei miei colpi di testa, delle mie cazzate, dei miei errori.

Senza parenti, né amici, né relazioni.

Libero.

Poi è arrivata lei, e mi ha fatto capire che la mia non era libertà ma mera solitudine.

Mi ha fatto capire che la libertà in fondo è una utopia, e che essere soli non vuol dire essere liberi.

Io e lei siamo le due facce della stessa medaglia.

Io sono l’istintività fatta persona.

Lei è riflessiva, razionale.

Io sono irrequieto per natura, lei mi infonde una tranquillità che sembra distillare da ogni particella del suo essere.

È la mia metà perfetta, la mia Beatrice, la mia ancora di salvezza.

Madre, amica, confidente, compagna, oasi di pace in questo mondo caotico.

C’è chi la chiama romanticamente “l’altra metà del mio cielo”, chi la definisce “anima gemella”.

Per me non ha un nome, quello che Kaori rappresenta per me.

È…tutto.

E ha dannatamente ragione.

Non possiamo partire quando mancano un paio di mesi alla fine della scuola.

“Hai ragione, ho avuto un’idea stupida. Cancella quello che ho detto.”

Ha ragione, lo so, ma non posso impedirmi di rimanerci deluso.

In un attimo mi erano passate davanti agli occhi immagini di noi due, zaino in spalla, in giro per il mondo.

Sarà per un’altra volta.

Kaori mi guarda preoccupata ed intenerita, so benissimo di aver assunto quel broncio infantile che a lei piace tanto.

Sostiene che sono tenero e dolce con quell’espressione, mentre io le grido che non deve chiamarmi così, che ne va della mia dignità maschile, che “Tenero&Dolce” mi sembra tanto il nome di un orsacchiotto di peluche, che mi rovina la reputazione, che le faccio vedere io, se sono tanto tenero e dolce…

Lei ride, e io mi stupisco ogni volta di quanto la felicità sia a volte data da piccole cose quotidiane e insensate.

Mi si avvicina, spostando acqua e schiuma e lasciandomi intravedere parti della sua anatomia che, pur conoscendole ormai a memoria, mi fanno strabuzzare gli occhi ogni volta.

“Kaori…rimani dove sei, per favore…”, le sussurro con voce roca.

Lei si ferma e mi guarda in maniera interrogativa.

“Perché? Volevo solo abbracciarti. Sei arrabbiato con me?”

La sua ingenuità mi sorprende ogni volta.

È davvero tonta, a volte, ma nell’accezione più dolce e positiva del termine.

E io ne sono segretamente soddisfatto, perché per quanto ne dica…e per quanto a noi maschietti piacciano le donne maliziose e seducenti… sono le donne come Kaori che ci fanno capitolare, che abbattono le nostre difese fino a renderci docili bambini innamorati…

Tiro fuori un braccio dall’acqua e la attiro verso di me, sollevando una piccola ondata d’acqua che, con suo grande orrore, si riversa sul pavimento.

Con tanto di schiuma, ovviamente…

“Ryooooooooooo!! Sei sempre il solito pasticcione!”

La finta severità del suo tono contrasta con la dolcezza che leggo nei suoi occhi.

Mi abbraccia, scusandosi per aver infranto il mio sogno di evasione.

Io la tranquillizzo, accarezzando la sua pelle resa ancora più morbida dal bagnoschiuma.

Improvvisamente, comincia a divincolarsi.

La lascio andare, fissandola stranito.

E adesso che le prende?

“Ryo!! Ho avuto un’idea geniale!!”

“Ma davvero? Non pensavo che ne fossi in grado…”

Sfoggio il più sornione e innocente dei miei sorrisi, mentre lei mi tira un pizzicotto sul braccio.

“Idiota. Stavo pensando…”

“Ah, adesso pensi pure??”

“Ryo…”

Questa volta il suo è solo un ringhio, e assomiglia tanto a quel giocatore italiano che fa di nome Gattuso e che guarda caso è soprannominato “Ringhio.”

Questo dolce paragone me lo tengo per me, non penso che Kaori la prenderebbe bene…

“Ok, ok, la smetto di fare il cretino…”

“Ecco, appunto. Comunque, lo sai che la nostra classe la settimana prossima parte per la gita di classe, vero?”

Il sangue mi si gela nelle vene.

So che gli altri partono per Shanghai per 10 giorni, martedì prossimo, ma io e Kaori non ne avevamo nemmeno parlato perché era scontato che non ci saremmo andati.

È vero che la situazione in classe è leggermente migliorata, da quando ho preso da parte Reika e Yuki e le ho…come dire... avvertite di lasciare in pace Kaori…

Di sicuro su di noi se ne dicono, di chiacchiere, e Mick Angel mi odia, ma la cosa non mi sfiora nemmeno…

D’altronde è stata tutta colpa sua…è stato un vero cretino a lasciarsi sfuggire una ragazza come Kaori…

E io sicuramente non commetterò il suo stesso errore.

Per quanto riguarda gli altri, invece…beh, Miki e Umi ovviamente sono dalla nostra parte, Rosemary si è fidanzata con un certo Eric, quindi non mi lancia più le sue occhiate provocatrici che facevano imbestialire Kaori…e gli altri, hanno deciso di farsi i cazzi loro.

Saggia decisione.

Insomma, le cose in classe si sono abbastanza sistemate.

Ma comunque non ho nessuna voglia di stare 10 giorni 24 ore su 24 a contatto con loro…e pensavo che nemmeno Kaori ne avesse voglia…

Ma allora perché me ne ha riparlato?

Non può chiedermi una cosa del genere…

“Kaori…non mi starai mica chiedendo di partire con gli altri, vero? Perché ti avverto che non riuscirai mai a convincermi, nemmeno ricorrendo ai tuoi sporchi trucchetti infami…”

Lei mi fissa interdetta, poi scoppia a ridere.

“Ma che hai capito…certo che no!!! Però per quei dieci giorni non ci sarà lezione…e al loro ritorno, ci sarà una settimana di autogestione che il preside ci ha concesso grazie alle tue doti oratorie…”

Ceeeerto, se sapesse le doti oratorie che ho sfoggiato, per convincere il preside….

Mi getta le braccia al collo.

“Il che vuol dire, caro Saeba, che avremmo una ventina di giorni in cui la scuola rimarrà aperta, ma di fatto non ci saranno lezioni…”

Ho capito benissimo dove vuole andare a parare, ma desidero comunque che termini il suo discorso…

“Il che implica che dovremmo stare 20 giorni ad annoiarci a casa…”

Adoro questa donna…

“Allora…che ne dici di andare a trovare tuo zio, in quei venti giorni??”

Mi scocca un sorrisone, che da solo bastava a rendermi felice, ma l’idea di partire con lei per quasi un mese mi rende ancora più euforico.

La bacio con passione, fino a quando non siamo costretti a staccarci, se non vogliamo che la nostra prima volta si consumi in una vasca da bagno piena di acqua fredda…

Il che non sarebbe male, pensandoci bene…

Comunque, lei si solleva, indossando velocemente l’accappatoio, e letteralmente fugge via a piedi nudi dal bagno, rischiando perfino di scivolare sul pavimento bagnato…

E soprattutto lasciandomi solo con i miei pensieri ( e il mio amico).

Dopo un po’ mi raggiunge, sorridendo radiosa.

Ha indossato una tuta, ma i suoi capelli sono bagnati.

Io sono ancora nella vasca, e rifletto su quanto è ingiusta la vita…

“Ho prenotato due biglietti last-minute per il volo di domani Tokio - Los Angeles. È lì che abita tuo zio, vero?? Dovremmo portare anche i costumi, ho sentito dire che a Long Beach ci sono delle bellissime spiagge. Stiamo pur sempre parlando della California, no? E dovrò anche comprare della crema abbronzante e un telo da mare…”

La osservo, mentre enumera sulle dita della mano le cose da comprare e da mettere in valigia.

Venti giorni solo con lei, a Los Angeles…

“Ryo…non ho prenotato l’albergo…come facciamo?”

È davvero raggiante e la sua allegria mi contagia.

Mi alzo e indosso anche io l’accappatoio.

“Non preoccuparti, per questo. Chiamo mio zio Sam, ha una casa enorme e di sicuro insisterà per ospitarci.”

Batte le mani, saltellando contenta.

Mi sembra davvero una bambina.

La amo.

“Vado a preparare le valigie!! Dici che farà caldo, lì?”

Annuisco debolmente, ancora stordito dall’intensità della mia ultima confessione silenziosa.

Sapevo di amarla, ma detto – anzi, pensato , almeno per ora – fa un altro effetto.

Improvvisamente mi torna in mente un piccolo dettaglio.

Rabbrividisco inconsapevolmente.

“Kaori….come hai detto che ci arriveremo, in California?”

Lei mi risponde dall’altra stanza.

“In aereo. Perché, come vorresti arrivarci, scusa?”

Impallidisco.

Preoccupata dal mio atteggiamento, Kaori torna in bagno, dove sono rimasto come uno stoccafisso in piedi davanti allo specchio.

“Ryo…che ti succede?”

“Beh, ecco…non c’è un altro modo per arrivare in California, che so, in nave?”

Mi guarda stranita.

“Ryo? Ma che diavolo stai dicendo? Perché l’aereo non dovrebbe andare bene?”

Ridacchio nervosamente.

È una cosa che non ho mai confessato ad anima viva, ma d’altronde se ne accorgerà lei stessa visto che, evidentemente, trascorreremo qualche oretta in volo…

…quindi, inutile mentirle…

“Eh Eh…Ecco, io….come dire…soffro di vertigini…”




Per tutti coloro che leggono: ho notato che nessuno ha commentato l'altro capitolo. Potrei chiedervi il perchè? Accetto anche critiche, ovviamente, quindi se pensate che ci sia qualcosa di sbagliato nello storia o nello stile...vi prego di dirmelo, così posso migliorare...vi ringrazio. Alla prossima
  
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