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Autore: ferao    09/10/2012    1 recensioni
Raccolta di drabble notturne scritte per sfida, ciascuna in un quarto d'ora.
1. Ridi, ridi, ridi e vorresti piangere, vorresti che tua madre ti abbracciasse e ti dicesse che è un incubo, che si aggiusta, che non fa niente.
2. Ma la vera follia era il suo essere felice di tutto ciò.
3. E una volta che si cade… non ci si può rialzare.
4. Che palle essere un cane.
5. - Sai tenere un segreto, Tosca?
6. La gente non lo capirà mai, Ginny Weasley.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Dopo lunga pausa, rieccomi con le notti di drabble!
La serata di ieri è stata particolare, perché è stata indetta da un gruppo di meravigliosissime pazze (sotto l'organizzazione di MedusaNoir) per "festeggiare" il mio quinto anno su EFP.
A queste straordinarie creature va la mia gratitudine e la mia commozione. Vi adoro, tutte quante, sia le autrici sia le lurker.

Dopo questa parentesi, ecco le drabble. Come al solito, spiegazioni in fondo.
Buona lettura!

















[Remus/Tonks, Little talks (Of Monsters and Men)]
 

Non era lui a mancarle, questo no. E in ogni caso lei non lo avrebbe mai ammesso.
Non le mancava. No. Era un Auror, lei, era tosta, si era sempre fatta il culo nella vita per ottenere ciò che voleva, niente e nessuno poteva spaventarla, ferirla o farle del male.
Non era Remus a mancarle. No.
Era… cos’era che le mancava, in verità? Forse era il camminare insieme, fianco a fianco, in fondo al resto del gruppo; forse il parlare a bassa voce come se si conoscessero da anni.
Sì, forse era quello a mancarle.
Ma non lui. Non i suoi occhi o il suo odore.
Solo… le loro chiacchierate.
 
 
 





[Ron-Bellatrix, immagine]

 
Prima la Sanguemarcio, sì. Si sarebbe divertita prima con lei, e poi con quegli altri due.
Col rosso, soprattutto. Oh, quello sì che sarebbe stato un divertimento. Una goduria. A Bellatrix era bastata un’occhiata per capire che tipo era: il tipo dell’eroe mancato, dell’eterno rifiutato.
No! Hermione!
Povero, povero piccolo! Con quegli occhioni azzurri come due laghi, che riflettevano tutta la sua impotenza, la sua inutilità… Impara, piccolo, imparalo subito, che nella vita non avrai mai quello che vuoi.
Voleva la Sanguemarcio, eh? E l’avrebbe avuta – a pezzetti, chiaro.
 
Quegli occhioni azzurri come laghi che riflettevano tutta la sua impotenza.
Presto, molto presto Bellatrix vi avrebbe visto se stessa. E avrebbe riso.
Impara, piccolo. Nella vita avrai sempre qualcosa di diverso da ciò che volevi.
                                                                                
 





 
[James/Dorcas, Io amo lei (Diaframma)]
 

“Io amo lei.”
Sputa quelle tre parole come se gli ci volesse tutto il coraggio del mondo, Dorcas se ne accorge facilmente.
“Io amo lei, da sempre. Non posso lasciarla, sarebbe come… lasciare me stesso, capisci? Io… io amo lei.”
Serra i denti, deglutisce. Dorcas lo osserva con attenzione, come a volersi imprimere nella mente ogni sua movenza, ogni suo gesto. La forma delle sue mani, la tenerezza del suo collo.
“Io amo lei.”
Lo dice con tono fermo, ma sotto – Dorcas lo sente – c’è l’incertezza di chi cerca di convincere se stesso. Se fosse vero, pensa lei, se fosse vero che la ama non starebbe così, non sarebbe in difficoltà, perché l’amore rende tutto più facile, la verità è semplice…
“Io amo lei. Punto.”
Ma evidentemente, James non ha scelto la strada più semplice. Ha preferito quella giusta.
 
 





 
[Draco-Narcissa, immagine]
 
A volte Narcissa si svegliava di notte col respiro corto e il cuore a mille, come se avesse corso. Non riusciva a ricordare perché, quale tipo di sogno le avesse provocato quell’affanno… eppure, quelle notti erano le più angoscianti, le peggiori della sua vita.
Non capiva perché, ma tutto il suo corpo aveva paura.
Narcissa non avrebbe mai ricordato quel sogno, ma il suo cuore sì.
Camminava in una foresta, ostacolata da rami e radici. Avrebbe voluto fermarsi, cercare aiuto, ma non poteva: Draco era lì, da qualche parte, e lei doveva trovarlo prima che fosse troppo tardi.
Ad un tratto, lo vedeva: camminava sicuro lì dove la foresta era meno fitta; gli alberi sembravano scansarsi di fronte a lui, e i suoi passi erano tranquilli e saldi.
Ma Narcissa lo sapeva, sapeva benissimo che quella sicurezza era solo un inganno: presto la foresta si sarebbe richiusa, lo avrebbe inghiottito, gli alberi avrebbero imprigionato Draco tra i loro rami e lei non l’avrebbe più rivisto… voleva gridare, dirgli  di andarsene, di venire da lei, di non fidarsi di quel sentiero ingannevolmente sereno…
… e a quel punto si risvegliava, esausta e con l’affanno.
Nei suoi sogni, Narcissa non riusciva mai a salvare Draco.
 
 






[Malocchio-Ginny, Behind blue eyes (Limp Bizkit)]

 
Chissà se quell’occhio vede davvero tutto.
Subito dopo averlo pensato, Ginny si vergognò. Che sciocca, doveva saperlo che c’erano dei limiti piuttosto ovvi persino alla magia: l’occhio magico di Moody poteva vedere tutto ciò che c’era fuori da lei, ma non dentro.
Di sicuro non avrebbe potuto leggere i suoi pensieri.
E meno male.
No, perché di tutto aveva bisogno, Ginny, tranne che di un’altra persona che le leggesse dentro. Che cercasse di capirla. Di aiutarla.
Ma aiutare… come? Perché?
Hermione, sua madre, i suoi fratelli… sapevano leggerle la tristezza negli occhi all’istante, e subito cercavano di farla sparire in qualche modo – con le chiacchiere, i consigli, gli scherzi. Ci provavano… ma in fondo, cosa sapevano loro della sua tristezza? Volevano aiutarla, ma potevano?
No. Perché loro non sono nella mia testa. Non sanno cosa provo.
Così, per non ricevere quell’aiuto vano, Ginny si sforzava di sembrare forte, di non apparire mai triste o malinconica. Era facile, in fondo: nessuno poteva leggerle la mente e scoprire ciò che sentiva davvero.
Ma Malocchio… può? Oppure no?
In quello stesso momento Moody le passò accanto. Ginny gli sorrise cortese e si scansò per lasciar passare la sua gamba di legno; l’uomo fece una smorfia per ringraziarla e si soffermò a guardarla – giusto un paio di secondi.
Bastarono.
Malocchio fece roteare il suo occhio magico, e quando fu sicuro che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio le parlò.
- La gente non lo capirà mai, Ginny Weasley - mormorò, la voce rauca. - La gente non capisce mai. Non lo sanno, pensano che chi è forte lo sia sempre… ma non lo sanno, no, non lo sanno cosa si prova.
Non attese una risposta: prima che Ginny potesse aprire bocca, l’anziano Auror era già uscito zoppicando dalla porta di Grimmauld Place.
 
La gente non lo capirà mai, Ginny Weasley.
Da quel momento, l’occhio magico di Moody fu per lei quasi un conforto.

















Note:

1) non ho pensato nemmeno per un istante di descrivere Tonks nella sua fase "depressione post rifiuto da parte di Remus". Lei è un Auror, una tipa tosta, e persone così cercano di farsi coraggio e negare di star male piuttosto che lasciarsi andare - cosa che, come sappiamo, Tonks farà in seguito.
Un'interpretazione un po' personale, ma Trick mi ha detto che è IC e ciò mi basta. Osate contraddire Trick e farete i conti con me. ù_ù
2) Questo doveva essere un pairing, ma non ce l'ho fatta. Il momento descritto è quello del settimo libro in cui Bellatrix sta per iniziare a torturare Hermione. Il prompt l'ho usato MOLTO liberamente, come potete vedere ^^
3) Crack pairing condito di saggezza alla Silente ("scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile"). 
4) Qui sono riuscita a usare il prompt decentemente. L'immagine mi ha fatto subito pensare a una visione onirica, e la metafora della foresta ingannevolmente accogliente e sicura è venuta da sé. Spero sia chiaro il significato del sogno di Narcissa, sennò chiedetemelo ^^
5) Anche qui, niente pairing - e niente drabble, visto che è ben più lunga di 110 parole. L'accostamento di questi personaggi con la canzone mi è piaciuto subito: sia Ginny che Moody, in maniere diverse e per diverse ragioni, appaiono forti e determinati, eppure spesso dietro questa forza c'è un mondo di tristezza e fragilità che pochi possono cogliere.

Spero davvero che vi siano piaciute. A me è piaciuto scriverle.
Grazie di aver letto, e alla prossima!
Fera


   
 
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