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Autore: zia_addy    09/10/2012    1 recensioni
Non lo legga chiunque ami gli elfi, questa è la rivincita degli umani.
Dal primo capitolo:
«Un esercito – disse la donna – sono venuti dei soldati... Cercavano te.»
La cercavano?
«Sanno di noi? – chiese esterrefatto Liam – com'è possibile?»
Hairi, improvvisamente realizzò. Non sapevano di loro, sapevano di lei. «No – disse – sanno solo di me.»
«Solo di te? – fece Jona – perché?»
Hairi fece un respiro profondo e disse «Perché sono una schiava.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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VII

 
Quando finalmente raggiunsero la fine di quella scala, Ivan si sentì girare la testa e senza rendersene conto si ritrovo in ginocchio, altro che Scala del Cielo, quella scala l'avrebbe portato direttamente all'Altro Mondo se fosse stata anche solo un gradino più lunga. Il Drago gli rivolse un'occhiata sprezzante che gli fece venire il nervoso, i suoi compagni invece lo fissavano preoccupati e gli chiedevano se stesse bene, pensò che si sarebbero precipitati ad aiutarlo se non fosse stato per quell'uomo. Provò a rialzarsi, ma di nuovo fu colto da un capogiro, rimase chino con le mani appoggiate sulle ginocchia e il respiro affannato aspettando che passasse; tutto questo per una scala pensò con fastidio. Con quell'ultimo giramento di testa però, aveva notato che per un attimo si erano ritrovati sospesi per aria e quando guardò di nuovo il Drago notò che sul suo volto era dipinto un certo spavento e per un momento se ne compiacque.
Dopo poco si riprese e così entrarono all'interno del Tempio, li accolse una stanza rettangolare abbastanza lunga, il pavimento all'ingresso era di legno, ma poi veniva sostituito dalla roccia bianca della scogliera e alle pareti, a intervalli regolari erano scolpite delle colonne. L'ambiente era piuttosto buio, tutta la luce sembrava provenire da un'apertura nel tetto in fondo alla sala che illuminava direttamente un altare. Accanto ad esso c'era un uomo poco più giovane di lui, biondo e dal fisico atletico, dagli occhi dorati dedusse che era il Gran Maestro.
Quando li vide li raggiunse in fretta ed esclamò, rivolgendosi all'uomo che li aveva portati lì «Barnabas! Mi spieghi che sta succedendo?»
«Kurt – rispose quello – non c'è bisogno che ti agiti tanto, è tutto sotto controllo. Queste persone – e li indicò con un gesto della mano – affermano di venire dal futuro e di essere i Draghi dei Sette. Lo Spirito della Sequoia mi ha già assicurato che sono Umani, la donna con i capelli rossi, addirittura, pare essere stata benedetta sotto le fronde del Suo Tempio.»
«Anche il ragazzo con un solo occhio dorato pare essere stato benedetto tra questi venti – disse pensieroso Kurt – quello che non ti convince è ciò che affermano vero?»
«Esattamente», confermò Barnabas.
Kurt si rivolse dunque a loro «Potete dimostrare ciò che dite?» Chiese.
«Sì – rispose Ivan – posso farlo io per tutti. Potendo governare la Morte, sono in grado di far riaccadere eventi passati e quindi “morti”, ecco spiegato come abbiamo fatto a venire nel passato. Per quanto riguarda la dimostrazione basta che mi tiriate un pugno.»
«Cosa?» fece quello allibito.
«Un pugno – ripeté Ivan calmo – sono talmente sfinito che basta che mi si tiri un pugno e il futuro interferirà con il passato. Avanti, dammi un pugno, nello stomaco funzionerà meglio.»
Kurt continuò a fissarlo con un certo sconcerto, Barnabas invece non se lo fece ripetere, avanzò verso di lui e gli sferrò un pugno dritto alla bocca dello stomaco che lo fece piegare in due. Di certo non si era trattenuto.
Come aveva immaginato la stanza cominciò ad annebbiarsi come aveva fatto per un momento la sua vista, si ritrovarono come poco prima sospesi nel vuoto e anche i due uomini divennero semi trasparenti. Tutto ciò non durò più di un paio di secondi e quando tutto tornò normale i due erano sorpresi e anche un po' intimoriti.
«Soddisfatti?» Chiese con un sorriso sfottente.
 

***

 
Dopo quest'ultima dimostrazione, Hairi era ancor più in ansia per Ivan e cominciava a credere seriamente che non avrebbe retto; ma forse era così sfinito per la mancanza di sonno e perché avevano mangiato praticamente niente da quando erano partiti alla volta di Leuca. Cercò di convincersene per rassicurarsi, non voleva vedere nessun altro morire.
Anche gli altri sembravano condividere le sue preoccupazioni, Liam si fece avanti, mise una mano sulla spalla di Ivan e disse ai due Gran Maestri «So che ci sono ancora molte cose di cui discutere, ma vi pregherei di rimandarle a più tardi o di scusare almeno Ivan, che è quello che più di tutti noi ha bisogno di riposo.»
«Non sto per morire, posso reggere tranquillamente una semplice discussione», gli fece notare Ivan.
«No, non puoi», gli rispose Liam.
«Sì invece», disse Ivan un po' spazientito.
«No invece», ribadì Liam e quando Ivan fece per ribattere, srotolò la pergamena di luce che era il suo destino e vi scrisse sopra, facendogli dire «Sì, cioè no non posso», il che riuscì un po' strano e mentre Ivan avvampò di rabbia, Liam non si scompose e gli disse tranquillo «Vedo che ragioni.»
«Credo – si intromise cautamente Kurt – che il tuo amico abbia ragione, tanto più che stiamo per partire. Quindi ti conviene riposare fin che sono in corso i preparativi per la partenza, noi intanto ci occuperemo di tutto ciò che c'è da discutere. Sono certo che i tuoi compagni sapranno offrirti un resoconto più che completo di quanto ci diremo.»
A questo punto Ivan si arrese e, chiamato uno degli uomini che erano saliti al Tempio con loro, che però erano rimasti fuori ad aspettare, lo fecero accompagnare all'alloggio di Barnabas; dove gli avrebbero portato da mangiare e avrebbe potuto riposare per il momento.
Hairi era rimasta sorpresa dal fatto che Liam avesse usato il suo potere su Ivan benché si rendesse conto che si stava comportando in modo irragionevole, d'altra parte capiva anche perché Ivan insistesse tanto a restare. Non voleva sentirsi escluso o essere trattato come una specie di infermo. Però secondo lei non aveva motivo di pensarla così, dopo tutto, se non fosse stato per lui, per loro sarebbe stata la fine; tutto sommato era quello che aveva fatto di più per la loro causa.
Barnabas era uscito insieme a Ivan e all'uomo chiamato per accompagnarlo, dicendo però che sarebbe tornato a breve e intanto che lo aspettavano, Kurt chiese a Liam «Che cosa gli hai fatto? Voglio dire, cos'era quella strana luce?»
Ad Hairi Kurt dava l'impressione che si tenesse sulla difensiva, era come se li stesse studiando.
«Quella luce – rispose Liam – era il suo destino. Io ho il potere di controllare la Vita, pertanto posso influenzare il corso della vita di qualcuno, ovvero modificarne il destino e dare la vita, così come toglierla.»
«Capisco», fece Kurt sovrappensiero.
In quel momento rientrò Barnabas che disse «Siccome immagino che siate affamati e lo siamo anche noi due, ho pensato che parlare di fronte ad un bel piatto caldo sarebbe stato l'ideale. Quindi, se volete seguirmi, vi farò strada.»
Indicò con un cenno della mano la porta, esortandoli ad avviarsi ed uscì per primo. Anche se all'inizio le era sembrato piuttosto rude, si stava rivelando inaspettatamente gentile.
Uscirono tutti, Hairi ultima del proprio gruppo con Kurt dietro di lei come chiudi fila. Scendendo le scale aveva modo di osservare l'intero fiordo e una cosa a cui prima non aveva fatto caso le balzò all'occhio, si voltò verso Kurt e gli chiese «Dove sono tutte le donne?»
All'inizio sembrò colto di sorpresa dalla domanda, ma poi rispose «Sono già partite per i Monti Nalgar, come anche buona parte degli uomini. Quelli che vedi, infatti, vengono praticamente tutti dalla Foresta di Mytra, oggi sono arrivati gli ultimi da Capo Silvestre e tra poco partiremo anche noi per raggiungere gli altri. Ma vi spiegheremo tutto nel dettaglio più tardi.»
Hairi annuì piano pensando a quanto appena saputo. Era facile capire perché si stavano riunendo sui Monti: come aveva detto Harribel erano i più popolati, in più offrivano una maggiore protezione dagli agguati degli Elfi. Raggiungere i Monti però poteva essere un po' problematico.
Non potendo raggiungere il Golfo dei Pirati via mare a causa dei forti venti che, soffiando da nord a sud impedivano di arrivare da sud, gli abitanti della Foresta si erano sicuramente mossi via terra, il che oltre a rallentarli era più pericoloso perché era più facile per gli Elfi attaccarli.
Il vero problema si presentava però per quelli che si trovavano nel Deserto di Pharos. Nonostante avessero a favore i venti da sud-est a nord-ovest e potevano quindi raggiungere facilmente il nord, una volta lì si sarebbero trovati di fronte alla Distesa Ghiacciata e, a meno che non fossero entrati nel Golfo di Sirta e attraversato il Mar Yalia, entrando in territorio elfico ed esponendosi così ad un possibile attacco, sarebbe stato difficile per loro raggiungere la terra ferma.
Le venne poi in mente che le città che si affacciavano su quel mare, come Sirta e Città di Capo Nord, risalivano a dopo la guerra, quindi poteva anche essere che attraversarlo non costituisse un pericolo poi così grande. Si augurò di cuore che filasse tutto liscio.
Raggiunsero finalmente il molo al quale avevano attraccato, svoltarono a destra per lo stretto sentiero di ghiaia che si trovava ai piedi della scogliera e raggiunsero un altro molo. Salirono una breve scalinata che li condusse ad una palafitta che raggiunsero servendosi di una scala di corda.
«In otto forse staremo un po' stretti – commentò Barnabas – ma è il massimo che possiamo offrire.»
«Non c'è nulla di cui dobbiate scusarvi – disse Harribel – vi siamo molto grati.»
Lui borbottò qualche parola in risposta che Hairi non riuscì a cogliere ed entrò nell'abitazione, imitato poi dagli altri.
Furono accolti da una stanza più o meno quadrata, con la centro un basso tavolo squadrato, già apparecchiato e con una pentola poggiata nel mezzo. Si accomodarono sui cuscini disposti intorno al tavolo e Kurt servì loro un zuppa di pesce e verdura, Hairi riconobbe carote, cipolla e sedano, ma cera n'era un'altra che la lasciò perplessa.
«Ma queste – sussurrò a Jona che era seduto accanto a lei – sono alghe?»
«Sì – rispose lui a voce un po' troppo alta – sono buone, mangiale.»
Kurt capì di cosa stavano parlando e le disse «Ti consiglio di mangiarle insieme al pesce, da sole potrebbero avere un gusto un po' forte.»
Hairi annuì arrossendo un po', non voleva essere sembrata scortese. Assaggiò le alghe, effettivamente erano buone e non un gusto poi così forte.
«Ripensandoci – fece Kurt – il vostro amico sarebbe potuto restare con noi.»
Liam scosse la testa e disse «Non avrebbe dormito.»
«Giusto», convenne il Gran Maestro.
«Comunque sia – esordì Barnabas – penso sia ora di venire al sodo.»
Tutti quanti si fecero attenti e lui proseguì «Come ho già detto ci stiamo preparando a partire, siamo diretti verso i Monti Nalgar. È  da un po' che gli Elfi sembrano tramare qualcosa ed è arrivato il momento di chiudere questa guerra. Se veramente avete dalla vostra parte i poteri dei Sette sono certo non potremo perdere.»
«Quindi anche gli Elfi si stanno spostando a nord?» Chiese Ganesh.
«Esatto – rispose Kurt – fino ad ora non ci sono state vere e proprie battaglie, quindi quando abbiamo notato che sempre più Elfi marciavano verso nord è diventato chiaro che stavano radunando un esercito.»
«In che senso non ci sono state vere e proprie battaglie?» Fece Liam.
«Posso sapere quanto sapete di questa guerra, esattamente?» Chiese Barnabas un po' seccato.
«Sappiamo quello che si racconta – disse Harribel – che gli Elfi intrapresero il Cammino della Magia e che, una volta completatolo e ottenuta la Magia, si imposero sugli Umani come nuovi Dei, facendo scoppiare così una guerra che perdemmo.»
«Piuttosto approssimativo – commentò lui con una nota di sprezzo – vorrà dire che vi spiegherò tutto dall'inizio.»
Hairi aveva letto svariate storie su questa guerra, ma nei libri degli Elfi era ovviamente raccontata con toni auto celebrativi e gli Umani, d'altro canto, raramente ne parlavano. Quindi era molto interessata a quello che il Gran Maestro stava per raccontar loro.
«Ebbene – disse – circa una ventina di anni fa gli Elfi completarono quello che avevano iniziato altrettanti anni prima e che viene chiamato il Cammino della Magia e questo consiste nel dar forma alla propria Volontà. Come saprete gli Elfi sono “quella parte del Popolo che ha creduto di essere stata abbandonata dagli Dei”. Questi hanno dunque creduto in nessun altro se non loro stessi e d'altra parte non è che avessero altri in cui credere avendo rinnegato gli Dei. Fatto sta che per loro la loro Volontà era ciò che importava, loro ce l'avrebbero fatta con le loro forze e avrebbero dimostrato che non avevano bisogno degli Dei. E ci riuscirono. Trasformarono la loro Volontà in qualcosa di reale e tangibile: la Magia. Noi Umani all'inizio li ammiravamo, ne ammiravamo la determinazione e il fatto che potessero realizzare tutto ciò che volevano. È il sogno di tutti no?
«Poi però lentamente diventarono arroganti, iniziarono a comportarsi come esseri superiori e alla fine arrivammo a un punto di non ritorno. Distrussero uno dei nostri Templi e dichiararono di essere gli Dei del Nuovo Mondo e  che avremo dovuto venerare loro al posto degli Dei che ci avevano abbandonato. Ovviamente ci opponemmo, non avevamo nulla contro di loro, ma quello che dicevano era follia e non potevamo tollerare di essere trattati come schiavi. Non avremmo permesso loro di prendersi la nostra Libertà. Iniziammo una specie di guerriglia, ma naturalmente loro erano molto più potenti di noi e fummo costretti alla fuga e a nasconderci. Poi, grazie ad una preghiera, nacquero i Draghi e così fummo in grado di rispondere adeguatamente ai loro attacchi. E finalmente arriviamo ad oggi, questa volta non si tratta di resistere, questa volta saremo noi ad attaccare.»
Erano passati vent'anni da quando gli Elfi avevano ottenuto la Magia, pensò Hairi, vent'anni. Come  aveva fatto la situazione a degenerare in quella maniera? Lo trovò incredibilmente triste.
Loro sette conoscevano solo gli orribili Elfi che li avevano resi schiavi, ma queste persone ne avevano conosciuto il lato nobile e lo avevano visto trasformarsi in tutt'altro. Il loro rancore era diverso.
«Quindi questa sarà la resa dei conti?» chiese Hairi con una nota amara nella voce.
«Già», rispose Barnabas secco.
Per un momento tra di loro calò il silenzio, poi ripresero a discutere i dettagli della partenza, dove si sarebbero incontrati con gli altri e dove si sarebbero fermati per riposare e per i rifornimenti. Su insistenza dei due Gran Maestri acconsentirono che Ivan si unisse ai bambini e agli anziani, che non potevano combattere, e si sarebbe diretto con loro più a nord, verso Capo dei Ghiacci, dove si sarebbero rifugiati. Ovviamente sapevano che lui non avrebbe mai accettato, ma Liam assicurò che ci avrebbe pensato lui se fosse stato necessario.
Quando si apprestavano ad uscire, Kurt li trattenne «Siete consapevoli – disse esitante – che se veramente riusciste a cambiare il passato, quasi certamente non esisterete più nel futuro?»
Nessuno di loro si scompose, Hairi ci aveva pensato molto e aveva deciso che non le importava, e lo stesso sembravano aver fatto gli altri.
«Certo che ne siamo consapevoli – rispose – ma non è detto che non ci sia la possibilità per noi di rinascere e di incontrarci ancora. Magari in circostanze meno spiacevoli.»
E se fosse successo veramente? Si chiese, si sarebbero ricordati della loro vita precedente? Chissà.
 
 
 
 
 
 
 Heilà! Siamo tornate :) Chiara mi ha esortato oggi a mettere il capitolo nuovo per festeggiare il ritorno dell'ispirazione. Quella ragazza ha un'ispirazione fuggiasca e fuggitiva (ndChiara: prrrrrrr)
In ogni caso grazie per averci seguito fin qui, speriamo che vi piaccia anche questo capitolo.
L'ottavo è in fase di creazione, incrociate le dita e pregate che la fanciulla che ci delizia con le sue malsane idee, alias Chiara, si senta in vena xD
Ciao!





 
  
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