Amari ricordi.
I ricordi hanno il potere di trasformare il passato e
stravolgere il presente. Uniscono ciò che la vita separa.
Pulsano dolorosamente insieme al tempo che passa inesorabile e sono
l’unica cosa che nessuno potrà mai portarti via.
Gwen ci stava ricadendo. Di nuovo. Erano già
due dannati giorni in cui non ingeriva cibo o qualsiasi altra sostanza
che la facesse sentire un po’ più piena.
Due dannati giorni in cui riusciva indenne a prendere in
giro i suoi genitori.
Due dannati giorni in cui la vita sembrava scorrerle tra
le dita.
Stava tornando indietro, stava
ripercorrendo i suoi passi, stava mandando all’aria i suoi
progressi.
‘Era
guarita’, si diceva. Ma perché allora i sintomi di
quell’orribile malattia si stavano ripresentando?
‘Sarà facile uscirne’, si
diceva quando aveva cominciato a vomitare anche il suo cuore.
‘Sarà facile smettere’,
si diceva quando si chinava sul gabinetto.
‘Sarà facile
nasconderlo’, si diceva quando appena uscita dal bagno, si
ritruccava per nascondere gli occhi arrossati e la mano piena di segni
violacei procurati dai denti.
Tutto le sembrava immensamente facile quando aveva dato
il permesso a quella malattia di travolgerla, di distruggerla, di
prendersi cura di lei.
Nessuno sapeva. Nessuno doveva saperlo.
Si pesava. Si ingozzava. Si ficcava due dita in gola, e
solo dopo esser sicura di aver smaltito tutto ciò che avesse
ingerito poco prima saliva di nuovo su quel macchinario che le dava il
resoconto della giornata.
Se fosse stato negativo, se avesse preso anche solo 100
grammi sarebbe ritornata in bagno per eliminare quel piccolo, enorme
eccesso.
Si guardava allo specchio. Si piaceva, a volte, poche
volte. Le piaceva quando le ossa si vedevano, amava le sue ossa
scoperte, era un amore incondizionato il suo, amore allo stato puro.
‘Stai dimagrendo, stai molto meglio
ora’, le dicevano. Erano solo ulteriori incoraggiamenti a
continuare. Le piaceva il suono di quelle parole, erano una melodia
chiara e limpida per le sue orecchie, le sfioravano i timpani, la
cullavano, era come se miracolosamente i suoi problemi sparissero.
Si sentiva bene quando era vuota. Si sentiva bene quando
le girava la testa. Si sentiva bene quando sentiva il suo stomaco
contorcersi per la fame. Erano segni positivi, significava poter
pesarsi e esser felice per un attimo.
Credeva di aver fatto tutto con cautela, eppure era
stata scoperta. Non aveva preso le giuste precauzioni. Non aveva curato
tutto nei minimi dettagli. Forse non aveva pulito bene il bagno, forse
aveva lasciato dei residui, forse non si era coperta bene i segni.
Aveva lasciato degli indizi senza volerlo, e si era ritrovata a pagarne
le conseguenze.
Le grida di sua madre, la voce rauca e singhiozzata di
suo padre, la delusione nei loro volti. Tutto ciò era vivido
nella mente di Gwen, niente di tutto questo era svanito anzi era
ritornato più letale che mai.
Ma stavolta avrebbe fatto più attenzione, non
sarebbe stata distratta. Ormai era divenuta esperta, sapeva come
comportarsi, sapeva trucchetti che avrebbero impedito un altro
fallimento, pertanto non avrebbe permesso che la verità
tornasse a galla.
<< Harry hai notizie di Gwen?
>> Chiese Andy in cerca d’informazioni.
<< Son due giorni che non risponde al telefono.
>>
Quando Harry sentì il nome della ragazza
uscire dalla bocca del cugino, il suo cuore prese una scossa, una forte
scossa. Sentì la gola prosciugarsi, il sangue pulsare
all’impazzata e la testa andargli a fuoco.
<< Come posso avere informazioni su G..
quella? >> Harry non riuscì neanche a
pronunciare il suo nome, sentì la voce affievolirsi pian
piano e un magone farsi spazio tra la gola.
<< Beh, io.. io pensavo >>
Andy si sentì leggermente spaesato.
<< No. >> L’apostrofò
Harry facendo trasparire la sua voglia immensa di spaccare il mondo.
<< Non ho la minima idea di cosa le sia successo e
neanche voglio saperlo, ora scusami, ma devo andare a farmi una doccia.
>>
Aveva lasciato il
cugino senza parole, col suo sguardo crucciato e colmo di dubbi. Cosa
gli era preso? La rabbia, la gelosia verso il cugino lo stavano
lacerando.
Ma a volte,
semplicemente hai solo bisogno di sfogarti prendendotela con le persone
a cui tieni di più, perché in fondo, sai che loro
non ti lasceranno mai.
Era stato duro ammetterlo, ma Gwen aveva preso il suo
cuore e non glielo aveva più restituito. Ma, dopotutto, era
stato lui ad averglielo concesso.
Entrò in doccia, l’acqua che
sfiorava delicatamente la sua pelle, l’odore inebriante del
bagnoschiuma, il silenzio apostrofato solo dal rumore delle gocce
infrante, per un istante gli sembrò tutto straordinariamente
paradisiaco.
<< Gwenny >> Marie rivolse
gl’occhi al cielo. In quel momento pregò Dio. Lo
pregò affinché sua figlia non fosse ricaduta in
quel baratro. Lo pregò affinché lui
l’ascoltasse. Lo pregò affinché lui le
desse la forza necessaria per affrontare quello che sarebbe accaduto
nell’immediato futuro.
<< Gwen, apri questa dannata porta!
>>
<< Si, mamma. Arrivo subito.
>> Gwen era apparentemente tranquilla, dopo tutto questo
tempo passato a nascondere le sue emozioni era riuscita anche a
dominarle perfettamente.
<< Guardami negli occhi >>
Marie era delusa, impaurita, allarmata.
Gwen alzò il capo, fermamente convinta di non
aver commesso nessun errore.
<< Bene >> Si
rassicurò Marie. << Pensavo.. pensavo solo che
tu.. >>
Gwen prese le mani di sua madre come per rassicurarla,
la guardò negl’occhi e i sensi di colpa la
travolsero.
Come può uno sguardo farti sentire
così piccola? Come può farti sentire
così tremendamente in colpa?
Un lampo di dolore le percorse gl’occhi e si
sentì soffocare dall’universo circostante.
I ricordi gli attraversarono l’anima, il cuore
ancora sanguinante si infuocò, tutto le sembrava
più sfocato comprese le certezze che fin ad ora le avevano
fatto compagnia .
A volte inseguire ciò che ti appare
più chiaro, è la miglior cosa che si possa fare,
ma paradossalmente nessuno ha mai il coraggio di farlo davvero.
<< Mamma so.. so cosa pensavi.
>> Disse amaramente Gwen. << Ma, puoi star
tranquilla, non ho alcuna intenzione di ricominciare >> Concluse
incurvando i lati della bocca e facendo trapelare un triste sorriso.
<< Oh, amor mio >> Sussurrò
Marie << Menomale, perché non possiedo le
forze che occorrono per supportarti. Ora vieni qui, e abbracciami.
>>
Marie sorrise. Sorrise perché si fidava della
sua amata figlia.
Sorrise perché quest’ultima
l’aveva tranquillizzata con i suoi sguardi pieni di dolcezza.
Sorrise perché la persona che amava
più al mondo la stava abbracciando.
Talvolta anche solo un abbraccio può far si
che la nostra infelicità sparisca.
<< Vado a casa di Gwen. >>
Borbottò Andy scrutando tra gl’occhi di Harry.
Harry aprì la bocca per far uscire tutto il
disprezzo provato nei confronti del cugino, ma la richiuse soffocando i
suoi crudeli pensieri.
<< Bene >> Riuscì
a dire. Questa volta avrebbe lasciato tutto nelle mani del destino. Si
sarebbe affidato a lui e avrebbe continuato a sperare nel suo magico e
misterioso potere manipolatore.
Gwen si sentiva infinitamente sola, vuota. Avvolta nel
suo mondo ovattato, pieno di dolorose insidie.
Era stanca, stanca del mondo, stanca
dell’amore, stanca delle difficolta. Perfino le lacrime erano
stanche di rigarle il viso.
Aveva sentito gente promettere l’impossibile,
gente che diceva di partire per poi tornare, gente che voleva prendere
a pugni l’universo. Ma aveva visto quella stessa gente non
aver fatto nulla di tutto ciò.
<< Ehi. >>
Mormorò Andy consapevole di aver interrotto il flusso dei
pensieri della ragazza.
<< Che ci tu fai qui? >>
Domandò spaventosamente incuriosita Gwen.
<< E questo il modo di salutare qualcuno
che è venuto a trovarti? >> Ribatté
divertito Andy.
<< Non si risponde ad una domanda con
un’altra. >> Affermò sicura Gwenny.
<< Anche se hai ragione, perciò.. Ehi.. che ci
fai qui? >>
<< Così va molto meglio.
>> Commentò Andy mostrandole un sorriso da
spaccone e sdraiandosi accanto a lei.
Gwen perse un battito.
Come può una persona essere così
identica ad un’altra?
<< Non hai ancora risposto alla mia
domanda. >> Farfugliò Gwen allarmata
dall’estrema vicinanza del ragazzo.
<< In realtà l’ho
fatto. Ma comunque non sono solo venuto a trovarti, volevo anche sapere
come stessi. >> Disse Andy azzerando quasi completamente
la distanza tra i loro visi.
Gwen si portò istintivamente le mani sul
viso, cercando di coprire le guance arrossate.
<< Non guardarmi così, te ne
prego. >> Supplicò la piccola Gwen.
<< Perché? >>
Chiese turbato Andy.
<< Ho tutto il trucco sbavato e..
>>
<< Sei bellissima. >>
Enunciò il ragazzo, prendendo le morbide mani di Gwenny e
posandole sul suo viso.
Annullò definitivamente la lontananza tra di
loro e posò dolcemente le sue labbra su quelle della ragazza.
Gwen lo aveva stregato con un arcano artifizio.
La senti sorridere nel bacio e il suo cuore
scoppiò di gioia. Stavolta avrebbe fatto di tutto per
tenersi stretta quella magnifica ragazza.
I ricordi sono un’arma a doppio taglio:
mettono inizialmente serenità, ma poi ti tirano
giù, nel profondo e tetro abisso della nostalgia, ma,
nonostante tutto, ti auto convinci che non
esista alcun arma in grado di distruggerli.
Hi everyone J
Questo capitolo è una merdina, ma
è stato un vero e proprio
parto. Come si suol dire ho “il blocco
dello scrittore” e
come se non bastasse sono sempre più
piena di compiti.
Questa scuola mi sta uccidendo.
Anyway grazie a tutti coloro che hanno messo la
storia tra:
le preferite, ricordate e seguite.
Ma un grazie particolare va a chi ha recensito.
Al prossimo capitolo xx
-With love deb