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Autore: Arshatt    11/10/2012    2 recensioni
Diverse storie che si intrecciano all'interno del mondo di FF12, mescolando i vari paring e relazioni tra i personaggi principali. BalxAshe, BalxFran, AshexBasch, PeneloxVaan. Multi rating XD, dipende dal capitolo. Ultimo capitolo rating VERDE.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashe, Balthier, Basch, Fran
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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 Il soggiorno a Dalmasca si era ormai concluso da un paio di settimane. Dopo la breve pausa, ognuno era tornato frettolosamente ai suoi affari, in giro per Ivalice.

Gabranth aveva ripreso la sua attività di giudice della legge arcadiana a tempo pieno. Non si era concesso un attimo di tregua da quando era tornato nella capitale. Lavorare lo aiutava a non pensare ai suoi problemi, fintanto che si trovavano fuori i confini dell’impero.

Tuttavia quel giorno aveva deciso di prendere un permesso speciale per andare ad incontrare tutto ciò che rimaneva della sua famiglia. Dopo alcuni colloqui con Muriel, l’ex fidanzata di Noah, avevano deciso di comune accordo di fare conoscere lui e Lily. Dopotutto si trattava pur sempre di suo zio.

Quella mattina, l’uomo si era fermato in un negozio di balocchi e dopo un abbondante quarto d’ora era uscito, tenendo sottobraccio un pacco regalo avvolto da della carta rosa e con sopra un grosso fiocco argentato.

Con passo svelto si era diretto verso l’abitazione di Muriel. Era un appartamento modesto e luminoso, al primo piano di una palazzina, situata nella via dei negozi. Bussò un paio di volte, finchè la donna non accorse ad aprire.

Aveva circa trent’anni, era alta, snella e formosa. I lunghi capelli ramati, gli occhi azzurri e le labbra carnose, la rendevano decisamente affascinante. Con fare gentile e premuroso lo salutò, invitandolo a seguirla nella stanza di sua figlia. Trovarono la piccola intenta a giocare, seduta sul tappeto.

Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Basch, non poté fare a meno di notare quanto fosse bella.  Aveva ereditato gli occhi chiari e intensi della madre e i capelli dorati e mossi del padre.  Anche il naso all’in su e le labbra definite erano quelli di Noah. Era proprio la sua progenie, non c’era dubbio.

Con tutti i suoi quattro anni di età, la bimba si sollevò da terra, correndo verso la mamma. Guardava Basch con diffidenza.
 
“Tu devi essere la piccola Lily, giusto?” tentò timidamente di approcciarla, l’uomo.
 
La bambina fece appena un cenno di assenso con la testolina, prima di tornare a nascondersi dietro la lunga gonna bianca di sua madre. Lo scrutava curiosa e spaventata, attraverso i suoi grandi occhi celesti.
 
“Forza tesoro, non avere paura.. Questo signore gentile è venuto apposta per conoscerti.. Su, c’è la mamma qui con te!”la incitava Muriel, mentre stringeva la sua graziosa manina e l’accompagnava verso Basch.

“Lily è proprio un bel nome, sai? .. Io mi chiamo.. Gabranth..”disse,  con qualche tentennamento. Non avrebbe voluto mentirle, ma non aveva scelta, nessuno doveva conoscere la sua vera identità. Non poteva fare eccezioni, nemmeno per sua nipote.
 
“Quello.. è per me?” chiese, la bimba, aprendo finalmente bocca e indicando col piccolo dito indice, il pacco regalo che il giudice teneva sotto il braccio.
 
“Lily! Che modi sono questi!” esclamò in tono di rimprovero, la donna. Il cavaliere le fece segno di non preoccuparsi e si rivolse nuovamente a Lily.
 
“Certamente.. La mamma mi ha detto che ti piacciono le bambole!”affermò sorridente, mentre porgeva il dono alla piccola che non esitò a scartarlo, festante.
 
A giudicare dall’espressione felice sul suo volto, il regalo doveva esserle piaciuto parecchio. Basch ne fu sollevato, non aveva mai comprato un giocattolo prima di allora!
 
“Cosa ti ha insegnato a dire la mamma, in questi casi..?” le domandò pacata, Muriel.
                                                                                                                                                                            
“Grazie, signore..” pronunciò intimidita, la piccola.
 
“Non c’è di che, tesoro..”
 
Ci fu qualche momento di silenzio, dove Basch e la donna si scambiarono alcune occhiate d’intesa. Era arrivato il momento di spiegare alla bambina perché lui si trovava lì. Prese fiato e chinandosi verso Lily, richiamò la sua attenzione, distraendola dal suo giocare.
 
“Dolcezza, Gabranth deve dirti qualcosa..”l’avvertì, la mamma.
 
“Vedi, Lily… anche se non ci conosciamo ancora bene, vorrei che sapessi che se tu o la mamma avrete bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, potete contare su di me.. Mi prenderò cura di voi, d’ora in poi..quindi..”
 
“Conosci il mio papà?” lointerruppe, lei.
 
Quella domanda arrivò su Basch come una fucilata dritta al cuore. Sapeva che Muriel le aveva raccontato che suo padre era un soldato e che era dovuto partire per la guerra ma non aveva avuto ancora il coraggio di confessarle della sua morte prematura.
 
“Lily, Gabranth e tuo padre hanno combattuto insieme la guerra e..”intervenne, la donna.
 
“Sì..  Noah era un valoroso soldato.. Mi ha parlato spesso di voi, vi vuole molto bene..”proseguì a fingere, Basch.
 
“Non è vero.. se ci voleva bene, sarebbe tornato!” urlò la bimba, lasciando ammutoliti i due adulti.
 
“Non ha potuto farlo.. L’ultima volta che l’ho incontrato era con l’imperatore Larsa, doveva rimanere al suo fianco per difenderlo da delle persone cattive…  Ma mi ha chiesto di proteggervi, come lui stesso avrebbe fatto! Lily..” cercò di spiegarsi in modo convincente, l’uomo.
 
“Tesoro.. Gabranth vuole starti accanto, come papà avrebbe voluto.. Devi fidarti di lui..” tentò di rassicurarla, Muriel.
 
La piccola era turbata, nonostante la tenera età, percepiva che c’era qualcosa di strano in quel racconto. Il suo cuore le suggeriva un’altra verità.
 
“Papà non tornerà .. Papà è morto..”
 


***
 


In uno degli hangar dell’aerodromo di Belfonheim, la Strahl giaceva ferma, in riparazione. Con la chiave inglese in una zampa e uno straccio sporco d’olio nell’altra, Nono era sceso nella sala motori, andando incontro alla sua aiutante.
 
“Kupò, come procede lì sotto? Kupò” domandò, il meccanico.
 
“Le guarnizioni delle testate sono andate.. ci vorrà mezz’ora per sostituirle tutte” rispose, Fran, senza distogliere l’attenzione dal suo lavoro.
 
“Va bene, kupò! Appena hai finito, torna su e datti una ripulita, al resto penseremo domani, kupò. Balthier ci aspetta alla taverna dell’onda bianca alle 20, kupò!”
 
Ormai da alcuni giorni la viera e il piccolo moguri si alzavano all’alba per occuparsi della manutenzione dell’aeronave e proseguivano fino al tardo pomeriggio, in vista della competizione con Vaan che si sarebbe tenuta tra una settimana.

Balthier invece si occupava dei loro affari, intrattenendosi con pirati poco raccomandabili e andando a caccia di notizie interessanti su tesori e ghiotti bottini, da avventuriero esperto qual’era.
Il team si riuniva al tramonto per fare il punto della situazione e andare a cena in qualche osteria. Tutto sembrava essere tornato alla normalità tra loro. Fran e Balthier si comportavano di nuovo come perfetti partner di lavoro e aviopirati in erba. Un repentino ritorno alla loro vecchia vita che non convinceva del tutto Nono. Quell’apparente tranquillità, lo sentiva, era solo la quiete prima della tempesta!

Dopo cena, il meccanico li aveva salutati per dirigersi verso l’abitazione di alcuni cugini moguri belfornesi, lasciandoli seduti nella banchina del porto a guardare il mare e bere vino.
 
“La prende troppo sul serio, non trovi? Dopotutto è solo una stupida gara di velocità…” constatò seccata, Fran.
 
“Lo sai com’è fatto Nono, è uno competitivo quando si tratta del suo onore di avioesperto!”
 
“Un moguri che si comporta come uno hume…” disse ironica, lei.
 
“Puoi biasimarlo..?” ribatté sornione, Balthier.
 
Vivevano entrambi da così tanto tempo tra gli hume, che ormai avevano iniziato ad imitarne il temperamento. Lei lo sapeva bene, la Fran ingenua che dieci anni fa aveva lasciato la foresta, si era ormai trasformata in una passionale e un po’ lunatica donna huma, anche se era riuscita a mantenere l’eleganza e la, un po’ artefatta, compostezza che caratterizzava le viera. Le passioni e i vizi dei deboli hume l’avevano contaminata, e questa consapevolezza a volte la infastidiva e a volte l’inorgogliva.
 
“Oggi ho incontrato lo scagnozzo di Iena.. dice che ci incontrerà dopo mezzanotte al solito posto..” aggiunse l’uomo.
 
“Strano che abbia accettato di vederci, cosa gli hai offerto in cambio?” chiese stranita, lei.
 
“Informazioni.. cos’altro può volere un ricercato dell’Impero?”
 
“Pensi davvero che possa dirci qualcosa di utile sulla pietra? Questa storia inizia a farsi più complicata del previsto.. forse dovremmo solo sbarazzarcene e basta..”
 
“Non prima di sapere cosa fosse quella strana allucinazione che abbiamo avuto quel giorno a Paramina!” la interruppe, il pirata.
 
“ … Ho una brutta sensazione, Balthier.. come se ci stessimo spingendo oltre dove non dovremmo andare..”
 
“Se ti riferisci a quello che ha scritto il vecchio, non dovresti lasciarti condizionare troppo.. lui non l’ha fatto mica!” affermò deciso, ripensando alle parole del padre, incise con l’inchiostro sulle pagine del suo diario.
 
“Si.. e vedi che fine ha fatto..” ribatté sconsolata, la viera.
 
“Non essere pessimista, dopotutto stiamo solo raccogliendo..informazioni..” cercò di rassicurarla, lui.
 
Fran scosse il capo in segno di disappunto, poi tornò silenziosa ad osservare la distesa azzurra davanti a lei. Le onde scuotevano la marea come i pensieri che si agitavano nella sua testa. Il suo compagno rimase anch’esso in silenzio, ma i suoi occhi azzurri erano rivolti verso il cielo, meta ed ispirazione della sua giovane esistenza.
 
“Manca ancora un’ora all’appuntamento.. e sta per mettersi a piovere.. “ gli rivelò la viera, annusando col suo olfatto fine l’aria umida che avvolgeva la banchina.
 
“ Allora sarà meglio rientrare.. Vieni..? Darò una ripulita alla canna del mio fucile.. Non si sa mai..” le propose con un sorriso ingenuo e pulito.

Fran esitò qualche secondo prima di rispondere, giusto il tempo di veder scomparire via quel dolce risolino dal suo volto.
 
“No… preferisco riposarmi un po’ nella mia stanza.. Oggi è stato piuttosto stressante stare dietro alle riparazioni e agli isterismi di Nono.. Ci vediamo “al solito posto” quando sarà il momento!” gli rispose, cercando di mantenere un’aria indifferente.
 
Si sollevò in piedi di scatto, stirando gli arti superiori.
 
“D’accordo… allora..” cercò di replicare il pirata, seguendo con lo sguardo i movimenti della donna.
 
“A dopo” lo seccò freddamente, allontanandosi dalla spiaggia.
 


***
 


Lungo le paludose lande di Nabreus, la regina e il suo seguito di cavalieri avanzavano a passo svelto, ormai da un paio di giorni.
 
“Una donna del vostro rango, maestà, non dovrebbe poggiar piede su una terra come questa..” affermò seccato, il più corazzato dei soldati al suo fianco.
 
“Vi assicuro, mio caro comandante, che i miei regali piedi hanno toccato suoli ben peggiori negli anni passati.. e i miei polmoni hanno respirato arie ben più cattive..” si affrettò a chiarire, Ashe.
 
“Posso solo immaginare quali scempi abbiate dovuto subire, durante gli anni dell’invasione..”
 
“Della liberazione, vorrete dire..” precisò stizzita, lei.
 
“Si, scusatemi mia regina..”
 
“Comandante Aeron, smettiamola con questi inutili formalismi.. piuttosto ordini ai suoi uomini di fare attenzione..e tapparsi il naso!” gli intimò, coprendosi il viso con una mano.
 
Aveva avvistato qualcosa muoversi dietro alcuni cespugli. Quella puzza insopportabile che aveva imparato a riconoscere dopo la prima volta che aveva esplorato la foresta di Golmore, era per lei il segnale inesorabile di una nota presenza sgradita.
 
“Non temete, maestà. I miei uomini sono addestrati per..”
 
Aeron non riuscì a terminare la frase, la banda di mostriciattoli era uscita allo scoperto in modo cosi repentino da accerchiarli in un attimo.
 
“Molboro!!” urlò, un soldato.
 
L’odore nauseabondo proveniente dalle loro fauci, stordì alcuni soldati dalmaschi, facendoli accasciare per terra mentre altri tentavano a fatica di difendersi. Il comandante sfoderò la spada, facendosi largo tra i tentacoli delle bestie per raggiungere Ashe.
 
“Stai giù!!”gli urlò lei.
 
L’uomo non capì ma obbedì ugualmente al suo ordine, molto più che autorevole, in quella circostanza. Si gettò sulla sterpaglia fangosa, quando vide una nube di fumo nero avvolgere i molboro e accecarli. “Blind, perché diavolo non c’ho pensato per primo?” si chiese tra sé Aeron, prima di rilanciarsi in campo ed eliminare definitivamente le bestiacce.
 
“Dicevate, Aeron…? Addestrati eh..” gli fece notare sarcastica, la neoregina.
 
Nella confusione della lotta, aveva preso una storta ma tentava di nascondere il dolore sul suo volto, fingendosi incurante di quanto appena accaduto. Per sua sfortuna, l’infortunio non era passato inosservato ad Aeron che con discrezione tentò di avvicinarsi a lei.
 
“Immagino che non possa superare l’esperienza..” constatò lui, vergognandosi della pietosa figura fatta dai suoi uomini pochi istanti prima. “..Venite, vediamo dove porta quel sentiero.. “ cambiò discorso, offrendole il suo braccio come sostegno per camminare.
 
“Faccio da sola..grazie” rispose lei, scansandolo.
 
“Volevo solo.. aiutarvi..la vostra caviglia..” si scusò, l’uomo.
 
Era cocciuta e dannatamente orgogliosa, proprio come si diceva in giro, pensò tra sé.  
 
“Andiamo.. gli altri ci staranno cercando e tra poco farà buio..” pose fine al discorso, ordinando a tutti di rimettersi in cammino.
 


Quando scese la sera, Ashe e i suoi decisero di fermarsi per la notte. Finito di montare le tende e di cenare, la donna si era allontanata, appartandosi accanto ad un ruscello, per meditare. Dopo un po’ era sopraggiunto il comandante per discutere sul da farsi.
 
“Domani ci incammineremo all’alba, saremo a Nabudis prima di mezzogiorno se tutto procede per il verso giusto.. Lì un accampamento dei nostri ci attende..” spiegò.
 
“Bene.. Voglio visionare personalmente i sopraluoghi fatti fin’ora dai nostri ricercatori, il prima possibile..”
 
“Sapete maestà.. non dovete fare tutto da sola.. “ prese a dirle, in un insolito tono confidenziale.
 
“Come..?” chiese stupita e imbarazzata da quell’intervento.
 
“Non siete da sola… forse lo siete stata in passato.. ma ora non lo siete più. Riguardatevi la caviglia.. Buonanotte” disse lui, congedandosi.
 
Di spalle, non riuscì a vedere il sorriso di riconoscenza che aveva suscitato in Ashe. Per la prima volta dopo giorni, si era spogliata per una manciata di secondi del suo ruolo di regina rigida e imperturbabile, sciogliendosi di fronte a quelle parole premurose.
 
“Aeron… “ lo richiamò per un attimo.
 
L’uomo si voltò senza esitare.
 
“State facendo un buon lavoro.. continuate cosi..” si congratulò infine, salutandolo.
 


***
 


Una cantina stretta, buia e maleodorante era quello il posto dell’appuntamento. Il clima apparentemente tranquillo e solitario, non presagiva nulla di buono.
 
“Non mi piace…” bisbigliò Fran, guardandosi in giro.
 
“Tutto in regola quindi..” ribatté ironico lui, quell’atmosfera era esattamente ciò che si aspettava di trovare.
 
Avanzarono di pochi passi, quando due uomini armati di coltello li colsero alle spalle. Senza nemmeno voltarsi, Fran afferrò il braccio che aveva cercato di pugnalarla e con uno scatto felino, lo tirò a sé con una forza tale da scaraventare l’uomo per terra, dinanzi a lei. Prima che potesse tentare una contromossa, la viera era già su di lui, con le mani intorno al suo collo, pronta a soffocarlo. Un paio di colpi sparati dal fucile di Balthier, attirarono la sua attenzione. Il pirata teneva un piede sull’addome del secondo malcapitato che aveva tentato di attaccarlo, con l’arma puntata sulla sua fronte.
 
“Scortese accogliere così degli ospiti, non trovi?” disse, lasciandosi andare ad uno sconfortato sospiro.
 
“C-Chi diavolo..siete??!!!” urlò il delinquente, visibilmente innervosito.
 
“Amici del capo! Se vi levate di mezzo, forse riusciamo ad incontrarlo senza inutili spargimenti di sangue” rispose annoiato, il pirata.
 
Intanto l’uomo sotto le grinfie di Fran, approfittò per un attimo della distrazione della donna, per recuperare il suo coltello, caduto per terra a pochi centimetri da lui. Ma la viera non si lasciò cogliere di sorpresa e afferrò per prima la lama, lanciandola verso Balthier.
 
“Forse questi, potrebbero essere più convincenti delle parole..” lo minacciò, puntando gli artigli verso il suo collo.
 
All’improvviso la porta in fondo alla cantina si spalancò, annunciando l’ingresso di un losco figuro. Era un uomo basso e grassoccio sulla quarantina, con un occhio bendato, la barbetta incolta e una folta chioma di capelli scuri e ricci. Nel fodero dei suoi pantaloni di pelle, teneva un fucile con una canna cosi grossa da far saltare le cervella di un uomo con un solo colpo. Il tipico abbigliamento da lupo di mare, lasciava pochi dubbi sulla sua identità. Era arrivato il capo.
 
 “Metteteli giù! Anche due idioti come loro possono essere utili” sbraitò, ordinando ai due pirati di lasciare andare i suoi uomini.
 
“Bell’accoglienza Iena, i tuoi scagnozzi non conoscono le buone maniere” disse Balthier, lasciando che l’uomo sotto il suo piede, strisciasse impaurito verso il suo capitano. Fece cenno a Fran di fare lo stesso.
 
“Il signorino non ha gradito? Oh come mi dispiace.. Sarei dovuto venire di persona a prendere il tuo bel sederino a calci!”
 
“Vedo che la tua misera ironia è rimasta immutata negli anni” rispose indifferente lui, mentre ricaricava la pistola.
 
“Che diavolo vuoi, Balthier? Non ho tempo da perdere!” ringhiò, Iena.
 
“Parlare di affari, perché sarei venuto in questa lurida topaia, sennò?” rispose, lanciandogli un’occhiata feroce e puntandogli contro il petto l’arma.
 
Fran avanzò verso di loro, mostrando al losco capitano un sacchettino di tela. Lui sembrò cogliere il messaggio.
 
“Voi! Fuori dai piedi!” urlò ai suoi uomini che corsero via frettolosamente, lasciandoli da soli.
 
“Cosi non mentivano sul tuo conto, l’hai trovata davvero..” disse Iena con tono di sfida, riferendosi al contenuto del bottino.
 
“Non scherzo mai quando si tratta di affari, dovresti saperlo ormai..”
 
“Dì alla tua amichetta di togliere le sue belle chiappe avorio di qui e iniziamo a fare sul serio, allora!”
 
Di fronte a quell’offesa, Fran fece istintivamente per aggredire Iena, ma il suo compagno lo sbarrò la strada con un braccio, facendole intuire di fermarsi.
 
“Lei resta qui, la sua presenza non è contrattabile!” lo contraddì, severo.
 
“Da quando il famoso pirata dei cieli Balthier ha bisogno di un secondino per guardargli le spalle?”lo schernì, Iena.
 
“Partner, noi siamo partners.. qualcosa che il tuo piccolo cervello non potrebbe mai capire. Le tue inutili chiacchiere mi stanno solo facendo perdere tempo, vediamo di concludere in fretta.. sempre che ti interessi ancora la posta in gioco.. “
 
“Forse preferisci che le preziose informazioni che desideri, finiscano in mano alle guardie imperiali..” intervenne finalmente, Fran.
 
“Gli piace fare la dura alla tua “partner” vedo..  E va bene, vi dirò quello che volete sapere e voi farete altrettanto, da buoni amici quali siamo..” ghignò sarcastico.
 


Si spostarono nel seminterrato, il cui ingresso era rimasto nascosto dalle botti di vino. L’atmosfera era buia e fredda e l’aria puzzava di alcool e umidità. Si erano accomodati intorno ad un tavolino di legno scuro, con sopra il moccio di una candela accesa.
 
“Pazzo di un pirata, non posso credere che tu l’abbia rubata per davvero..” disse ancora incredulo Iena, mentre analizzava la pietra Omice, verificandone l’autenticità.
 
“Dicci cosa sai su di lei e ti diremo dove si trova quel deposito di monete d’oro che tanto cerchi, prima che lo scoprano gli scagnozzi dell’Impero…” esclamò con decisione, Balthier.
 
“Vorrei tanto sapere che diavolo te ne importa.. Se vuoi un consiglio, sbarazzatene il prima possibile! E’ un oggetto del demonio!”
 
“Sai che queste storie non mi hanno mai intimidito.. Per questo sono arrivato dove sono adesso!”
 
“Idiota! Questo non è un tesoro per pirati… non lo è nemmeno per.. i mortali.”
 
Iena era sinceramente turbato da quell’oggetto, lo fissava a distanza, quasi avesse paura di toccarlo. Quella strana reazione incuriosiva Fran, non era certo il tipo d’uomo da farsi spaventare facilmente eppure sembrava terrorizzato da quel cristallo.
 
“Ti ringrazio per l’amorevole predica.. ma non sono affari che ti riguardano. Dimmi cosa sai e facciamola finita, inizio a stancarmi!”sbraitò Balthier, irritato.
 
“C’è una leggenda intorno a questa pietra.. pare che appartenesse ad un antico sovrano di una terra lontana, circa 700 anni fa… Fu ritrovata da alcuni ricercatori nelle profondità delle cavità marine e questi pensarono bene di donarla al sovrano, per ottenere ricchezze e favori.. Il re rimase così impressionato dalla sua bellezza che la fece incastonare nel suo scettro. Non se ne separava mai.. Qualcuno arrivò persino a sostenere che fosse quasi soggiogato dalla luce che emanava..“ prese a raccontare, l’uomo.
 
Balthier storse il naso, pietre che dominano gli uomini, una storia che aveva già sentito e che non gli piaceva affatto. Fran ascoltava in silenzio, impassibile.
 
“Pare che quell’oggetto permettesse al monarca di fare dei viaggi… in altre dimensioni o qualcosa del genere..” continuò.
 
“Teletrasporti..?” sbottò stranita, Fran.
 
“Cosi si tramanda.. Comunque pare che dopo ogni viaggio, il comportamento del sovrano diventasse sempre più.. instabile.. Ci vollero pochi anni affinché quello che un tempo era stato un regno florido, cadesse in disgrazia…. Ridotto in miseria e in povertà, il sovrano in preda alla collera cercò di distruggere la pietra.. Un mystes accecante si liberò avvolgendo completamente quelle lande… Alla fine l’unica cosa che rimase fu.. Ghiaccio!”
 
“Le Gole di Paramina..”esclamarono contemporaneamente i due pirati, esterrefatti.
 
“.. E’ li che l’avete trovata eh?.. Disfatevene, se ci tenete alla pelle!”
 
“Quindi è per questo che gira voce che la pietra Omice sia un oggetto maledetto…  Storia molto fantasiosa..” concluse canzonatorio, Balthier.
 
“Le leggende non mentono, stupido di un pirata!”
 
“C’è dell’altro..?”domandò pensierosa, Fran.
 
“Vi ho detto tutto quello che sapevo.. ora datemi ciò che voglio e toglietevi dai piedi!”
 
I due pirati si lanciarono un’occhiata d’intesa e acconsentirono alla richiesta di Iena. Non c’era più niente per loro lì, dovevano sbrigarsi e andare via.
 


***
 


Erano tornati nella locanda, dove alloggiavano. Fran osservava turbata la pioggia battere sui vetri della camera, non aveva smesso di piovere un attimo quella sera. Balthier era accanto a lei, con le braccia conserte sul petto, lo sguardo fisso sul pavimento e la mente altrove.
 
“Abbiamo saputo quello che volevamo sapere.. ora possiamo liberarcene..”disse lei.
 
“Conosciamo la storiella che c’ha raccontato Iena, ma non sappiamo ancora cosa significava la visione che abbiamo avuto..”
 
“Balthier.. Io non credo che sia stata una visione.. “
 
“La storia dei viaggi, eh?.. “
 
“Sì, il mystes che si è sprigionato dalla pietra deve averci teletrasportato da qualche parte.. “
 
“Ma non avevamo nessun controllo su quello che vivevamo… Come lo spieghi questo?”
 
“Non lo so..” ammise, scuotendo il capo.
 
“Ad ogni modo ci penseremo domani. Sono troppo stanco per elaborare teorie su dimensioni parallele e pietre indemoniate. Vado a fare una doccia, tu mettiti pure comoda..” le disse sorridente, mentre si dirigeva verso il bagno.
 
“No, Balthier.. Sono stanca preferisco andare a dormire nella mia camera..” lo fermò, lei.
 
“Non abbiamo mai avuto bisogno di prendere due stanze separate prima d’ora…”  affermò seccato, il pirata.
 
“E’ meglio così.. per adesso..” concluse, dirigendosi verso la porta, ma l’uomo poggiò una mano sulla maniglia, impedendole di uscire.
 
“Perché ho la sensazione che tu stia cercando continuamente delle scuse per non rimanere da sola con me..?”
 
“Che diavolo dici, Balthier…? … Noi siamo partners, passiamo la maggior parte del nostro tempo da soli..” cercò di farlo ragionare, la viera.
 
“Sai a cosa mi riferisco… a questa stanza.. e a quel letto..”  disse serio e un po’ imbarazzato, lui.
 
“Non mi sembra che la presenza o assenza di un letto abbia mai fatto la differenza in passato..”sorrise maliziosa, lei.
 
“Sai quanto ti rispetti.. e che non farei mai qualcosa che possa darti fastidio..”
 
“Lo so.. Ma ultimamente abbiamo sorpassato dei limiti che hanno solo danneggiato il nostro rapporto di lavoro.. e  non voglio che accada più. Ne abbiamo già discusso.. La partnership viene prima di tutto, l’hai detto tu stesso..”
 
“E lo penso ancora adesso… Continuo, però, a non capire dove stia il problema se condividiamo la camera per passare la notte.. E’ sempre stato così, dopotutto.”
 
“Sono stati proprio certi comportamenti a portarci fino a quel punto, Balthier.. Cambiare abitudini ci farà bene.. Lo farà al nostro lavoro.”
 
Non era convinta delle sue parole, lo sapeva ma non poteva fare altro che fingere di crederci.  

Al loro ritorno da Rabanastre, avevano discusso a lungo su come si era evoluito il loro rapporto negli ultimi tempi e sugli effetti disastrosi che ciò stava avendo sulle loro faccende da pirati, così avevano deciso di comune accordo di tornare a quel tempo in cui certi confini, non erano mai stati varcati. 

Collaboratori e amici, questo erano e questo sarebbero dovuti rimanere, così si erano ripetuti.
 
Lui rimase in silenzio a fissarla per qualche istante, finchè non aprì lui stesso la porta, permettendole di varcarla.
 
“Allora buonanotte… Partner..”le augurò,  in un tono dolcemente amaro.
  
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