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Autore: Ziggie    11/10/2012    1 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo venia per l'attesa, ma eccomi qui :) Capitolo 21 ben sfornato e direi che ci stiamo avvicinando alla fine dei capitoli inerenti al film... Qui non c'è tanta inventiva personale, perchè, essendo una delle mie parti preferite del film, ho preferito lasciarla così, aggiungendo qualcosa qua e là, ma la maggiorparte sono battute prese dal film :) Spero vi piaccia :)) Alla prossima e buona lettura. Recensite se vi va.
 


                       21.Abbiamo da fare uno show e poi dritti a Chicago


Superammo il blocco di volanti stando quatti quatti a terra, mentre Elwood e il suo estro scientifico e meccanico pensavano a mettere fuori uso le gomme di almeno una cinquantina d'auto. E, non contento, sistemò anche il camper dei Good Ole Boys: insomma gli dovevano i cristalli del lunotto e i punti, che avevo nella spalla! Un pò di sana vendetta, "occhio non vede, cuore non duole", era d'obbligo e così, giocando come un bimbo con la colla a presa rapida, impiastricciò di mastice il pedale del freno, uscendo con un ghigno soddisfatto.

Era fatta, ormai. Avevamo sistemato tutto e tutti ed eravamo entrati dalla finestra del bagno delle signore, che, urlarono come oche starnazzanti, non appena videro due uomini lì dentro... Chissà se sapevano che erano le star?!?! Idiote!

A detta del sound che investiva la hall e andava scemando, Curtis aveva preso tempo con uno dei suoi cavalli di battaglia: Minnie the Moocher. Dovevamo tutto a quell'uomo, non solo il fatto che ci aveva tirato su come fossimo suoi figli. Ci aveva dato la musica, insegnato a sentirla, a farla propria, a vivere per essa. Ora, come ieri, era lì con noi e, senza di lui, quello spettacolo sarebbe finito senza nemmeno cominciare: fottuta autocisterna in ritardo!

Stavamo per fare il nostro ingresso dalla tenda centrale, io con una camminata diretta poco più avanti dei due, che, una volta che ebbi messo piede in sala, mi riportarono svelta dietro le tende a causa della stanza gremita non solo di gente, ma anche di poliziotti: ci toccava fare il giro!
Fortuna che El riuscì a cogliere lo sguardo di Curt e a mimargli di dare l'attacco ai ragazzi... Oh non sarebbero stati di certo i poliziotti a darci un freno!

Fu un giro dell'oca riuscire ad arrivare nel dietro le quinte, ci mimetizzammo al meglio  per evitare di esser colti dai poliziotti. Un gioco duro, ma ci riuscimmo, giungendo sul palco un istante prima che Curtis ci presentò al pubblico.

- Carichi ragazzi - feci quella sorta d'in bocca al lupo prima di andare in scena e raggiungere Curt, lasciandogli un bacio sulla guancia, grata, per poi presentare io stessa i fratellini, invitando tutti a batter le mani quando i due fecero il loro ingresso. Nulla! Fu incredibile il gelo che si creò, dopo l'ultima nota di "I can't turn you loose". Pubblico impassibile! Mai visto niente del genere, ok, eravamo arrivati in ritardo e allora?!?!?!? Un assaggio dalla banda e da Curtis lo avevano avuto, no?!?!? Non eravamo neanche stati così esosi per il biglietto di ingresso!! Bha, al diavolo, la serata doveva continuare e anche Jake la pensava così, difatti, non ci mise nè uno nè due, a dare l'attacco per Everybody needs somebody, preparandosi a cantare dopo che El ebbe fatto le dovute presentazioni e dato il dovuto benvenuto.

- Siamo lieti di vedere stasera tanta simpatica gente. Un caldo saluto in particolare ai rappresentanti della legge di questo Stato, che hanno deciso di unirsi a noi qui, nella sala grande del Palace Hotel. Ci auguriamo che troverete lo show di vostro gradimento e, ricordatevi, gente, che chiunque siate e qualunque lavoro facciare per tirare avanti e sopravvivere, c'è sempre qualcosa che ci rende tutti simili. Voi, me, loro, tutti quanti, tutti quanti -

La strofa partì, il concerto era iniziato.

"Everybody needs somebody" la colonna sonora della mia vita, la canzone mia e di El, parole che non ti stanchi mai di seguire. Mentre i ragazzi cantavano e ballavano, io dirigevo la Banda, divertita, facendo da seconda, ad El, con l'armonica e unendomi, poi, anche nel cantare, invitando il pubblico a starci dietro e tenere il ritmo.

Eravamo così presi dalla canzone che, Elwood decise di giocare quel punto a suo favore, urlando a tutti il proprio pensiero: - Se trovate questo qualcuno particolare, tenetevelo stretto uomo o donna che sia. Amatelo, coccolatelo, stringetelo, esprimete i sentimenti con baci e carezze, perchè? Perchè è importante trovare il giusto qualcuno da baciare, da sognare. Tutti abbiamo bisogno di un qualcuno da amare! -
Nonostante avessi gli occhiali scuri, riuscì a farmi brillare gli occhi, sorrisi: non ci potevano essere parole migliori! Perfette per la canzone; perfette per tutti quanto per noi. Erano un sunto della nostra vita, dopotutto, un sunto della nostra storia, ed ero felice: si, ero felice accanto a quell'uomo mite, ma al tempo stesso canaglia, duro dal cuore tenero. Una felicità difficile da descrivere a parole.

A fine canzone Jake ringraziò Wilson Pickett per la versione a cui ci eravamo ispirati. Avevamo provato più volte anche la versione del padre della song, Solomon Burke, ma per il nostro sound era troppo lenta, così avevamo puntato su un ritmo più acceso, perfezionandola sempre di più.

Nemmeno il tempo di riprendere fiato e via con gli accordi di Sweet Home Chicago. Jake intonò, mentre El prese a ballare nella maniera più buffa possibile, saltellando sulle ginocchia in un modo che, se lo avessi fatto io, le mie gambe se ne sarebbero andate da sole! Un ballerino provetto, oltre che un buon musicista e cantante. Quando tornò indietro mi prese con sè e mi fece fare un giro di pista, ridacchiando divertito su quel ritmo, per poi tornare a prendere Jake e ballare anche con lui.

Capii in ritardo che non ci stavamo solo divertendo, ma quello era anche un modo per sviare dalla vista dei poliziotti: troppo presi dallo show, non si sarebbero accorti troppo presto che mancavamo. I ragazzi eran entrati dietro le quinte dopo il loro siparietto danzante, io li raggiunsi poco dopo, dato che ero rimasta a suonare l'armonica, dopo che ebbi concluso la mia danza con Elwood. Quando, però, varcai le tende, trovai un signorotto ben pasciuto con dei baffi, che facevano invidia ai galli del fumetto di Goscinny e Uderzo, parlare coi fratellini, i quali erano rimasti a fissarlo con espressioni incredule: cosa mi ero persa, in quei due minuti?

- Eccovi l'anticipo per la prima registrazione. Affare fatto? -

- Certo! Affare fatto! - convenne Jake, pendendo dal blocchetto che gli aveva consegnato.

- Eh, eh, si, si, certo, affare fatto - balbettò El, cavolo doveva essere proprio una bella cifra! - Ah! Senta, tutti quei piedipiatti là fuori stanno aspettando noi. Dovremmo uscire di qui senza dare nell'occhio, c'è un'uscita posteriore in questo posto? -

- Certo. Un tempo facevo il buttafuori, qui, negli anni settanta. C'è una botola, proprio accanto alla vostra batteria -.

I due annuirono ed El corse subito a prendermi sottobraccio, euforico: diamine, era raro vederlo in quelle condizioni! Mi rivelò che avevamo i soldi, il doppio del dovuto, ed una possibilità di incidere un bel disco: ecco chi era quella sorta di Obelix! Sorrisi e salutai l'uomo con un cenno del capo, grata, prima di seguire i ragazzi, quatta quatta, fuori, raggiungendo svelti il retrobatteria, dove stava Willie, per entrare nella botola.

- Noi ce la filiamo, Willie. Voi continuate a suonare, capito? - diede disposizione Jake, prima di salutare Curtis e filarcela alla svelta.

Finimmo in un tunnel delle tubature, pieno di pozze d'acqua e fango, ma almeno non c'era timore di dare nell'occhio. Era fatta! Sui nostri volti si poteva ben scorgere un sorriso soddisfatto: non avevamo raccolto solo 5000 bigliettoni, ma ben 10.000!!! E avevamo anche una possibilità di far ballare più gente con quel disco! Le occasioni iniziavano a bussare alle porte.

- Spero che questo coso porti da qualche parte - sospirò El, guardandosi intorno, continuando a camminare.

- Tranquillo, c'è sempre una luce in fondo al tunnel - feci io divertita, immaginando non mancasse molto all'uscita, ma non feci in tempo a dire quelle parole che ci dovettimo lanciare nel fango, sdraiati, a causa dell'arrivo di una donna armata di mitra - Ok, non intendevo nella peggiore delle interpretazioni - borbottai a bassa voce.. Ma che diavolo!!!!

- Ma... Chi è quella ragazza?! - chiese El, a bassa voce, avendo timore anche a respirare, prima che la pazza potesse sparare da un momento all'altro.

- Bhè, Jake, se tu sapessi che grande gioia è per me vederti strisciare nella melma come un verme! - ecco, perfetto, conosceva il fratellone, chissà perchè non me ne stupivo!

- Non c'è problema - ci tenne subito a ribadire, Jake, guardandoci.

- Ma se non ti cacci nei guai, possibile che non sei contento? - sbuffai, retorica, sperando che la situazione svoltasse a nostro favore.

- Questa volta non mi sfuggirai, Jake! - Questa volta?!?! Come sarebbe a dire?!?!? Vuoi vedere che era la fan che lo aveva brancato il giorno in cui avevano il concerto a Coal City!!! Non restava che aspettare per saperne di più, di certo doveva averla fatta incazzare e non poco! Infatti arrivò un'altra scarica di colpi, sparati a cazzo, si perchè colpi tutto: dai tubi, alla valigetta di El, ma non colpì noi. Dico io, compri un'arma, la saprai usare, no?!

- Che piacere vederti, fiorellino - decise di prendere in mano la situazione, Jake. La vedevo nera e non solo perchè avevo indosso i miei Wayfarer scuri, quel modo di andarci con i piedi di piombo, non mi piaceva.

- Sei un luridissimo porco! - Mi accigliai e guardai Elwood, che aveva, pressapoco la mia stessa espressione dipinta in volto e si era messo comodo, con una mano appoggiata alla guancia. Eh si, a quanto pareva la verità stava per saltare fuori. - Io sono rimasta casta e pura per te. Sono rimasta davanti all'altare, in trepida e verginale attesa di te, con 350 invitati tra parenti e amici. Mio zio aveva ingaggiato i migliori cuochi rumeni dell'Illinois. Per procurarsi le sette limousine per il corteo nuziale, mio padre ha versato una tangente al racket delle pompe funebri. E quindi, per me, per mia madre, per mia nonna, mio padre, mio zio e per l'onore della famiglia, ora devo uccidere te e tuo fratello - mise mano al mitra, mentre Elwood si rintanava con il volto tra le braccia. Non mi aveva menzionata, bene, avevo salva la vita e avevo anche la possibilità di dirgliene quattro,  ma vidi Jake guardarci con la coda dell'occhio e lasciai fare a lui, dopotutto erano problemi suoi.

Un matrimonio, con un macello di invitati, cuochi rumeni e persino una tangente al racket delle pompe funebri, diavoli, non si poteva sentire!!!! Doveva essere una di quelle mi invaghisco di una persona, ci esco insieme e bang, mi sposo dopo qualche giorno!!! Quanti castelli per aria si doveva essere costruita!!! Ora capivo la scelta del fratellone: meglio Joliet, che quella pazza sadica sclerotica.

Le si avvicinò cauto, mani appena alzate e sporche di fango, così come lo era il viso e tutto il resto della divisa - Aaaah! Ti prego non ucciderci!!! - la pregò, recitando per bene la parte del contrito, gettandosi a terra - ti prego, ti prego non ucciderci!!! Lo sai che ti amo, baby, non ti volevo lasciare, non è stata colpa mia!!! - dovetti faticare a trattenere le risate, ma cercai di darmi un contegno mordendomi il labbro e godendomi la scena, mentre Elwood era a metà tra l'esterrefatto e il divertito. Che gran carogna che era il fratellone!

- Che bugiardo schifoso. Pensi di riuscire a cavartela così? Dopo avermi tradito? - continuò, incalzante, lei, puntandogli addosso il mitra.

- Non ti ho tradito, dico sul serio! Ero... rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tite. C'era il funerale di mia madre. Era crollata la casa! C'è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette!!! Non è stata colpa mia, lo giuro su Dio!!! - e finì quest'ultima parte fingendo di piangere abbassando il capo. Furono esilaranti quelle milleuno scuse che Jake tirò fuori a raffica e non aveva ancora finito, ma ora stava alla pazza fare la mossa. Elwood si accucciò con il viso tra le braccia, io mi nascosi dietro la valigetta, avendo visto di cosa era capace, era meglio prevenire. Silenzio, due minuti buoni di silenzio. Alzai lo sguardo e vidi Jake togliersi gli occhiali!!! Era la prima volta che lo vedevo toglierseli nei confronti di qualcuno che non eravamo noi, anche perchè era raro che lo facesse pure nei nostri confronti, per quello mi spiazzò. Si alzò poi cauto, mentre la ragazza gli sorrideva: che marpione!

- Oh, Jake! Jake, tesoro! - esclamò lei ben compiaciuta, mentre quella carogna le regalava un bel bacio sulle labbra... Davvero un bel modo per sbolognarsela del tutto!!! Le fece fare un casquet, senza staccare le labbra dalle sue, per poi lasciarla cadere a terra nel fango, rinforcare gli occhiali e dirci una semplice parola: - andiamo -.

Elwood si alzò in fretta e furia, non sapendo come uscire di scena, ma alla fine optò per un sorriso divertito, per quanto aveva fatto il fratello, ed un'alzata di spalla - eh, è fatto così! - la salutò correndo verso l'uscita. Ridacchiai e mi alzai a mia volta, era il mio turno dei saluti.

- Fossi in te mi metterei il cuore in pace ed eviterei di costruire, a caso, armi per cui non hai neanche mira e... -

- ZIGGIE!!! - mi richiamò El, divertito, sapendo che avrei continuato per le lunghe.

- Buona serata - troncai, agitando una mano e correndo fuori: ci avevo visto giusto, mancavano circa 100metri all'uscita del tunnel.

I fratellini erano un pelo avanti a me, ma li raggiunsi svelta alla Bluesmobile, salendo al volo dal finestrino dietro, che avevo lasciato abbassato, riprendendo fiato. Eravamo tutti imbrattati di fango dalla testa ai piedi, ma avevamo un'ultima fatica da compiere e ce l'avremmo fatta, oh si!

- Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutti e tre gli occhiali da sole - fece Elwood, infilando le chiavi nella toppa e accendendo il motore.

- Vai - gli diede il via Jake.

Eravamo pronti a sfrecciare verso Second City, pronti a seminare la polizia di tutto l'Illinois, pronti a salvare l'orfanotrofio.
 
  
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