Crossover
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Autore: Registe    11/10/2012    3 recensioni
Seconda storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone". Sono passati tre anni dagli avvenimenti narrati ne "Il Castello dell'Oblio", e i membri dell'Organizzazione hanno perduto gran parte dei loro poteri e sono ridotti a vagare per il loro mondo primitivo come vagabondi o ladruncoli qualunque. Auron e Mu invece si sono uniti alla Resistenza contro il Grande Satana, anche se Auron non e' ancora riuscito a dimenticare la breve storia d'amore vissuta con Zachar tre anni prima. Nella Galassia Mistobaan, ancora sotto l'influsso del condizionamento, e' diventato il fedele braccio destro dell'Imperatore. Ma il Grande Satana non intende rimanere a guardare, e tentera' con ogni mezzo in suo potere di riprendersi il suo servitore...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 14 - Ryumajin


Ryumajin colore

Baran trasformato in Ryumajin




“MORTE A COLORO CHE SFIDANO LA DIVINA COLLERA DEL GRANDE IMPERATORE PALPATINE!”
Mistobaan non si era limitato a seguire il corridoio principale della sala. Con ancora i frammenti di cristallo sparsi lì dentro e gli allarmi magici che scattarono uno dopo l’altro, aveva abbattuto una parete con un solo fendente dei suoi artigli retrattili ed era partito a velocità incredibile, uno spettro dal mantello bianco che appariva e svaniva davanti ai suoi occhi.
Zexion si alzò in piedi, ancora frastornato “Ge … Generale Mistobaan … ASPETTI!”
“LAVERO CON LE MIE MANI L’ONTA APPORTATA AL MIO SIGNORE! SEGUIMI!”
La figura svanì nel buio, troppo presa a sentire le proprie urla per accorgersi della sua flebile voce; il ragazzo barcollò ed immerse la mano nel sacchetto delle Pietre della Sapienza. Il loro potere curativo fece svanire le escoriazioni di quell’ultima esplosione, ma non levarono un grammo della stanchezza che sentiva addosso. Doveva teleportarsi via con Mistobaan grazie alle Pietre, ma quel pazzo invasato era partito in quinta senza nemmeno dargli tempo di parlare. Dèi ladri.
Se gli succede qualcosa di male sarò io l’unico responsabile …
Scostò le macerie della breccia nel muro creata dal Braccio Destro dell’Imperatore e si incamminò; cercò di mantenere il passo più svelto che poteva, ma il passaggio di quella creatura furiosa aveva causato piccoli crolli ovunque. Si spostò con cautela tra i detriti, timoroso di farsi aiutare dai poteri del vento: gli allarmi incantati nella sala che si stavano lasciando alle spalle erano attivi, e senza dubbio il Grande Satana avrebbe mandato qualcuno a controllare la situazione, se non addirittura a riprendersi con la forza il suo vecchio generale. Se avesse usato i suoi incantesimi lo avrebbero scovato in un batter d’occhio, dunque avanzò con cautela tra le macerie. Un pilastro cadde proprio davanti a lui, ed imprecando tra i denti lo scavalcò.
Il passaggio creato da Mistobaan lo condusse in una sala buia, di certo non frequentata da diverso tempo, priva persino degli incantesimi di fuoco più elementari. L’unica luce era quella degli incantesimi del Braccio Destro che scintillavano di giallo e verde lungo un altro corridoio che si dipartiva dal lato opposto a quello da cui provenivano, ma scomparvero qualche attimo dopo ed il posto sprofondò nelle tenebre, con l’unico sottofondo di urla inneggianti all’Imperatore Palpatine molto più avanti. L’oscurità non gli dava problemi: si lasciò guidare dal suo olfatto, e scivolò attraverso la sala con naturalezza, evitando quello che rimaneva di tavoli, sedie e mobili vari in quel luogo dimenticato; l’odore della polvere e di volumi antichi non gli dispiaceva, anzi, gli ricordava a tratti il profumo del Castello dell’Oblio, l’unico posto che era mai riuscito a chiamare casa.
Aveva esplorato la biblioteca di quel luogo migliaia di volte, da solo o in sua compagnia, qualche volta addentrandosi fino agli scaffali più lontani nonostante il pericolo, perché la biblioteca del Castello dell’Oblio cambiava in continuazione, spostava volumi e scaffali, creava ogni giorno nuovi percorsi, scale, controsoffitti ed impalcature dove vi erano prima solo pareti lisce. Ed il profumo di antico e misterioso era simile a quello che si respirava in quel luogo; la natura magica del Baan Palace avvolgeva ogni cosa come un leggero mantello, proprio come la forza segreta nascosta nelle viscere del Castello, lo Spirito dell’Invocazione Suprema che non erano riusciti a richiamare tre anni prima.
Il nucleo della fortezza volante era proprio sopra la sua testa, a due o forse tre piani di distanza. Il potere che emanava superava ogni aspettativa dei comuni maghi umani, e sentiva la sua presenza intrecciata con gli incantesimi del Grande Satana pulsare nell’aria; l’odore lo riempì, e gli occorsero diversi secondi per percepire di nuovo il profumo di Mistobaan. Il suo odore si confondeva molto con quello del Grande Satana.
Si accorse del terzo profumo solo quando la figura era ormai ad una ventina di metri da lui.
Il famigliare ma tenue odore di vaniglia lo colse alla sprovvista, e raggiunse i suoi polmoni ed il fondo della gola con una rapidità sconvolgente; scivolò tra quello del sovrano dei demoni e di Mistobaan, quello di Zam Wesell e del Generale Baran, sorpassò quello del nucleo energetico e di tutti gli abitanti della fortezza volante e lo fece sobbalzare. Si voltò in quella direzione e d’istinto sollevò il sacchetto delle Pietre della Sapienza, illuminando la figura che si accorse della sua presenza solo in quel momento.
Lo sguardo spaventato ed interrogativo del n. IV si riflesse nella luce diafana, e Zexion vide in quegli occhi verdi lo stesso stupore che probabilmente era stampato sul proprio viso. Lo fissò senza dire nulla, senza rendersi conto dei secondi che scorrevano.
I capelli biondi erano in un disordine senza pari, ma i due famosi ciuffi ai lati del viso c’erano ancora e facevano da cornice allo sguardo unico dello scienziato. Lo fissava come se avesse visto un fantasma, ma senza emettere alcun grido.
Era stato così intento nella fuga e nella liberazione di Mistobaan che aveva perso le tracce del suo odore, e ritrovarselo così, a meno di un braccio da lui, dopo tutto quello che era accaduto al Castello dell’Oblio, lo scuoteva non poco.
Rimanere fermi in quel modo non avrebbe migliorato la situazione “Tu …”
“ALLORA, RAGAZZINO, SMETTILA DI PERDERE TEMPO! DOBBIAMO ANDARE PRESSO UN MONDO PIENO DI LUCE, QUELLO GOVERNATO DAL GRANDE IMPERATORE PALPATINE!” Mistobaan sbucò alle sue spalle e lo acchiappò per il cappuccio della tunica. Era stato così preso dalla figura del n. IV che aveva isolato tutti gli odori intorno a lui, e la morsa del Braccio Destro dell’Imperatore lo fece sobbalzare così tanto da mandargli il cuore in gola. “ANDIAMO, L’IMPERO GALATTICO CI ATTENDE!”
L’essere incappucciato non prestò nessuna attenzione al n. IV, che invece alla comparsa di quegli occhi gialli sobbalzò e fece una serie di passi confusi all’indietro; mentre Zexion metteva le Pietre della Sapienza al sicuro da Mistobaan, nel sacchetto, vide il luccichio dei suoi capelli chiari illuminare per un attimo le tenebre e poi sparire. Il suo profumo di vaniglia diventò sempre più flebile mentre avanzava lontano da lui per i corridoi, trascinato da Mistobaan come una bambola di pezza.
Portò la mano alla tunica e la fiala di veleno era ancora lì.

 

La creatura la oscurò con l’ombra delle sue ali. Ali forti, robuste e verdi si aprirono, sollevando ancora più in alto il corpo del Generale Baran. L’energia magica irradiata dal diadema che circondava il suo occhio sinistro aveva preso a bruciare a dismisura, e Zam fu costretta a riprendere la sua forma umana per non rimanere colpita dal processo. Ma anche in quel modo si rese conto che qualcosa non andava.
Era una trasformazione diversa dalle sue. E non era nemmeno un patetico incantesimo di alterazione della forma che praticavano i druidi ed i maghi dell’Amn. Era qualcosa di … diverso. Non avrebbe saputo aggiungere un altro aggettivo. Il sesto senso di cacciatrice di taglie che non l’aveva mai abbandonata iniziò a squillare nelle orecchie, intimandole di allontanarsi di lì quanto prima.
La tunica ed il mantello corto si distrussero nel processo, consumati dalle fiamme che si irradiavano dal corpo dell’avversario: le stesse dimensioni del suo corpo aumentarono e delle squame verdi cosparsero i muscoli del petto, delle braccia e del collo, scuotendo i muscoli e le ossa. Le mani che stringevano la spada del Drago Diabolico mantennero le cinque dita, ma si tinsero di verde chiaro e su ciascuna di queste vide spuntare una serie di unghie affilate come quelle di una belva feroce. I capelli neri ed i baffi dell’uomo rimasero, ma il segno triangolare che aveva sulla fronte iniziò a brillare di luce argentata, illuminandogli i lineamenti. Dalla posizione in cui si trovava non riusciva a distinguere tutti i particolari, ma era certa che gli occhi di lui fossero diventati scuri e vuoti.
Su un’altra persona avrebbe trovato il risultato finale della trasformazione un po’ grottesco, una discutibile fusione tra gli attributi dei draghi e le sembianze umane, ma non su quell’uomo. Non vi era nulla di criticabile nel Generale Baran.
Ryumajin. Così lo aveva definito il ragazzino dei servizi segreti. Il dio drago.
Adesso capiva.
L’espressione di panico negli occhi del Membro dell’Organizzazione non gli sembrava poi tanto esagerata, in quel momento.
L’attimo dopo si trovò a precipitare. Un muro d’aria dalla potenza immane la colpì in pieno petto e la spinse giù, con violenza, serrandole la cassa toracica e strappandole il respiro. L’incantesimo sprigionato dal palmo aperto del nemico la trascinò verso il basso, ed il fuoco la avvolse in un attimo quando riprese la forma di fenice e sbatté le ali per portarsi lontano dal raggio di quella magia. Ma l’aria premette contro di lei da un’altra direzione, e pochi metri dopo aver ripreso quota ed essersi disimpegnata venne scaraventata verso il basso con ancora più forza, incapace anche solo di ritrovare una posizione stabile in cielo. L’aria le spense le ali. Il Ryumajin non l’aveva toccata né si era avvicinata a lei, si era limitato ad aprire la mano nella sua direzione ed a restare immobile tra le nubi.
Ormai lontani dal lago, sotto di lei la foresta si avvicinava a velocità spaventosa, e la morsa d’aria continuava a non darle tregua. Se voleva uscirne viva aveva solo una possibilità. Questo farà davvero male …Smise di svolazzare per trovare una via di fuga e si mise in favore d’aria nonostante il dolore al petto; quando fu a meno di dieci metri dalle fronde degli alberi fece appello a tutte le sue forze e chiamò a sé l’enorme forza di un Balrog di Moria. Trasformarsi in creature dalla taglia troppo diversa dalla sua le causava sempre una scarica di sofferenza lungo tutto il corpo, ma strinse i denti e si preparò allo schianto.
La foresta si trasformò in un inferno di fuoco: vide il mondo intorno a lei avvolgersi nelle fiamme al suo passaggio ed a quello della frusta connessa al Balrog, e mentre la sua mole veniva schiacciata a terra creando una fossa gigantesca il Baan Palace sopra di lei fu coperto dal fumo nero del legno che ardeva. Il corpo massiccio che aveva assunto resistette alla pressione, anche se una delle ali finì schiacciata dalla sua stessa mole e divenne inutilizzabile: braccia, gambe e collo erano però ancora tutti interi. L’obiettivo primario lo aveva raggiunto.
Ancora accasciata al suolo, sentì il muro d’aria svanire lentamente. La sua caduta aveva formato una fossa di dimensioni notevoli, e le fiamme che divampavano tra un albero e l’altro erano così alte da confonderle la vista. Del suo avversario riusciva a distinguere solo la luce argentata dell’emblema sulla fronte, lassù, molto in alto, tra le volute di fumo nero come una stella in una notte buia priva di luci umane. Aveva abbandonato l’incantesimo, come se la considerasse ormai sconfitta. Il dio drago rimase fermo in quel punto per diversi secondi, forse per osservarla, poi la luce si fece più fioca come se si stesse allontanando per aver perso ogni altro interesse.
Eh no, non così in fretta!
Si rialzò sulle zampe posteriori ed emise un profondo ruggito dal fondo della gola, assecondando la natura selvaggia e distruttiva della sua stessa forma: la sua coscienza era sempre la stessa, ma la voglia di battersi dei Balrog e le fiamme che correvano piacevolmente dentro e fuori le sue viscere le diedero una nuova forza. La frusta infuocata, connessa a quella forma dalla magia arcana della Terra II, schizzò al suo comando oltre le chiome degli alberi e saettò nel fumo nero. I suoi occhi non videro la preda, ma l’arma si avviluppò a qualche parte del corpo del nemico e lo trascinò verso il basso. Nonostante la fatica e l’opposizione del nemico riuscì a spingerlo nella propria direzione finché non vide di nuovo le ali verdi ed il corpo squamoso emergere dal cielo con la frusta avviluppata intorno ad entrambe le gambe. Muoveva la spada contro l’arma infuocata, e Zam sapeva che questa non avrebbe retto ancora a lungo.
Aumentò l’intensità dei propri incantesimi e scaraventò una gigantesca sfera infuocata contro l’altro approfittando dei suoi movimenti limitati.
Quello non fece nemmeno il gesto di difendersi.
La fiamma cadde intorno a lui e lo avviluppò, nascondendolo ancora una volta alla sua vista. Le lingue di fuoco corsero lungo tutta la superficie della sfera alla ricerca del corpo del nemico, ma lei sobbalzò quando una nuova folata di vento le portò via; il Ryumajin apparve nell’aria rossa ed arancione senza nemmeno una bruciatura, con gli occhi neri colmi di vuoto e diretti solo nella sua direzione. Non aveva mosso nemmeno un dito.
Stanca per l’incantesimo appena sprecato, abbassò il braccio: al nemico bastò quel piccolo istante di debolezza e con un movimento fin troppo fluido per un essere della sua mole si divincolò dalla presa della frusta e volò in alto. Stavolta però la fissava, irritato per quell’interruzione. Te l’ho già detto, Ryumajin. Detesto essere ignorata!
Non le era mai capitato un avversario di quel calibro. Le possibilità di vittoria non erano alte, ma avrebbe dato comunque il meglio di sé. Ignorò il dolore lungo tutto il corpo e cambiò di nuovo forma, adottando la figura lunga, flessuosa e nera del miglior drago che conoscesse.
Non ti cederò la mia testa tanto facilmente …


 

“LARXEN, TI SUPPLICO, NON SCIVOLARE PROPRIO ORA!”
“NON SCIVOLEREI SE NON AVESSI UNA ZAVORRA ROSCIA ATTACCATA AI PIEDI!”
Lei provò a liberarsi di lui scuotendo le gambe, ma come unico risultato una delle maglie della rete a cui era appesa si lacerò. Axel vide il lago sotto di loro scintillare di rosso, come se volesse aprirsi di scatto ed ingurgitarlo. Aggrappato agli stivali della Ninfa Selvaggia imprecò in tutti i modi che conosceva, guardando con terrore le corde della rete che rischiavano di rompersi da un momento all’altro.
“Tieni duro! Ti prego, dimmi che stamattina hai preso le vitamine!”
“Axel, perché non ti butti di testa nel lago? Libereresti me e l’universo dalla tua stupidità! TI AVEVO DETTO DI STARE FERMO CON QUELLE TUE FIAMME DEL CAZZO!”
“LARXEN, NON URLARE TROPPO O QUAGGIU' FACCIAMO TUTTI E DUE UN VOLO DI SOLA ANDATA VERSO IL NIRVANA!”
“Sai che non ho mai trovato le tue caviglie così sexy prima di questo momento?” le disse poi, cercando di sdrammatizzare.
“L’unica cosa sexy che ti concederò quando e se usciremo da qui sarà una corda per impiccarti alla maniera dei veri pirati, roscio di merda!”
Axel strinse le caviglie di lei con tutta la forza che aveva in corpo, sperando che gli stivali dell’Organizzazione non le si staccassero dalle gambe proprio in quel momento cruciale. In quell’istante avrebbe quasi preferito rivedere il ghigno dell’uomo con la falce e la maschera pur di levarsi da quella posizione. Perché a poca distanza da loro e dal Baan Palace c’era un duello mozzafiato che avrebbe potuto coinvolgerli senza chiedere loro il permesso.
Anche Larxen sembrava interessata allo scontro “Ma quella lì non è la tizia che ha fatto fallire il nostro piano al Castello dell’Oblio ed ha gonfiato di botte Marly? Mi auguro solo che il Ryumajin sparga tutte le sue budella per il nostro mondo in un tripudio di sangue!”
“Basta che le budella non siano le mie e per me il Ryumajin può fare quello che vuole …”

 

Zam sbatté le ali in segno di sfida e ringhiò al suo nemico alzandosi sulle zampe posteriori e sbattendo violentemente la coda a terra, distruggendo quel poco di foresta che non era ancora stata toccata dalle fiamme. Soffiò verso di lui il suo respiro, creando una vampata che circondò il Cavaliere del Drago come un ventaglio, poi si sollevò in aria e si diresse verso di lui.
Vediamo se ti sai difendere bene come attacchi …
Quello sollevò la spada, la fece turbinare con un unico fendente e deflesse le sue fiamme, mandandole a schiantarsi lontano dalla vista. L’attimo successivo lei gli fu addosso, cercando con la bocca ancora infuocata le sue ali o le braccia. Sollevò la coda per impedirgli di allentarsi; il primo morso si chiuse nell’aria, ma al secondo trovò il braccio destro e lo strinse con tutte le forze.
Fu un terribile errore.
L’attimo dopo lo scatto delle sue fauci un dolore fortissimo, indescrivibile si propagò per tutta la sua bocca, martellandole persino in cervello. Provò a mantenere la presa, ma fu insopportabile, il sangue stesso sembrava bruciarle e spingere fin sul fondo della gola, perciò abbandonò l’avversario e volò a diversi metri da terra, cercando l’aria fresca tra le sue narici colme di fumo. Vide il braccio del Ryumajin che aveva appena attaccato brillare avvolto nei fulmini, che partivano dalla spalla e si condensavano sulle unghie in cinque sfere color oro che scintillavano quasi più del segno sulla sua fronte. Lo osservò, e sui muscoli non vi era alcun segno dei suoi denti. Prima della trasformazione il Generale Baran sanguinava, lo aveva visto con i suoi stessi occhi, ma sul braccio davanti a lei non vi era il benché minimo graffio. Vi erano poche cose che tagliassero meglio delle zanne di un drago, e sfortunatamente non ne aveva nessuna a sua portata.
Le possibilità di uscire viva da quel duello diminuivano ad ogni secondo.
Scosse il capo, scacciò via il dolore e cercò una soluzione. L’attacco diretto non aveva sortito alcun effetto, e dopo quel colpo non aveva intenzione di farsi sfracellare il cranio, e giocare sulla difesa … non aveva funzionato prima. Gli lanciò contro qualche soffio infuocato, ma quelli non riuscivano nemmeno a sfiorarlo per la velocità con cui li defletteva con la spada o li allontanava semplicemente richiamando il potere dell’aria.
Ridusse di nuovo il proprio corpo, ed abbandonò le ormai chiaramente inutili sembianze di drago. Cercò la trasformazione in Beholder, una delle poche creature dal grande potenziale magico e capace di volare, ma il suo corpo la tradì. La fatica e le ferite riportate presero il sopravvento, e quando cercò di aprire l’unico occhio del mostro incantato si accorse di non riuscirvi.
La sua forma era cieca, sapeva di star volando ma niente più; parte di sé si accorse che la coda del drago era ancora al suo posto, e dove vi doveva essere l’occhio spuntava una zampa. L’incapacità di vedere la spaventò, ma per quanto tentasse di mutare il suo corpo rispondeva troppo debolmente; avrebbe avuto bisogno di energia, ma …
La mano del Ryumajin si serrò su di lei. Sentì gli artigli affondarle dentro, poi venne scaraventata in aria con un potente colpo di palmo. Rotolò, incapace di comprendere da dove sarebbe giunto il prossimo colpo, concentrando tutte le energie solo nel volo. L’attimo dopo il cielo riprese colore.
Il generale Baran era proprio davanti a lei. Poteva vedere i suoi occhi scuri.
Il sangue le risalì in bocca e lo sentì scivolare tra le proprie labbra. Le sue mani, le sue gambe, la sua bocca, il corpo aveva abbandonato ogni tentativo di lottare e le aveva restituito la sua forma umana. Il dolore arrivò solo dopo, quando il Cavaliere del Drago estrasse la spada dal suo petto, disegnandole davanti agli occhi una cascata di sangue scuro.
Prima il ferro, poi il gelo.
Si ritrovò a precipitare senza forze, verso il lago Belaren. Lo specchio d’acqua si ingrandiva a dismisura, eppure il suo unico pensiero fu che sarebbe morta molto prima di infrangersi contro quella meravigliosa superficie azzurra. Una sconfitta onorevole, in fondo …
Neos …

L’immagine degli occhi preoccupati di suo figlio le baluginò davanti. Poi anche quella svanì in un velo di sangue e si preparò all’impatto.
La caduta si interruppe, ma il suo corpo ferito continuava a bruciare dalla sofferenza nel punto in cui il dio drago l’aveva colpita con la spada. Sentì qualcosa di duro e metallico che la tratteneva, poi volò in alto e di lato; qualcuno le stava praticando degli incantesimi curativi.
“MUTAFORMA SCONSIDERATA CHE NON SEI ALTRO!”
Oh, no … inizio a sentire già la mancanza del Generale Baran!
“LA TUA VITA, LA TUA ESSENZA ED IL TUO CORPO APPARTENGONO AL GRANDE IMPERATORE PALPATINE! NON TI E’ PERMESSO MORIRE IN UN MODO COSI IDIOTA! AL NOSTRO CELESTIALE SIGNORE SERVI ANCORA!”
E io che speravo di morire nell’assoluto silenzio …
Il loro volo durò solo qualche secondo, poi Mistobaan atterrò. La magia bianca che aveva usato per stabilizzarla ancora gli brillava di luce verde nel palmo sinistro, ma anche se adesso non era in pericolo di vita sapeva che non avrebbe potuto continuare quel duello come voleva. E la cosa, sotto alcuni aspetti, era quasi più disonorevole della sconfitta.
“Lasciami combattere ancora, Mistobaan!”
“NON SE NE PARLA NEANCHE!” le rispose, con gli occhi luminosi rivolti verso l’alto nel timore che il dio drago piombasse su di loro “Ragazzino, prendi le Pietre della Sapienza e portaci dall’Imperatore immediatamente!”
Il piccoletto dei servizi segreti sbucò da dietro un cespuglio con lo sguardo sbarrato dalla paura “Non si preoccupi, Generale Mistobaan! Quando si tratta di darsela a gambe nessuno è bravo come un Membro dell’Organizzazione!” a Zam venne quasi da ridere a quelle parole “Ma non dovremmo andare a riprendere Kaspar e Zachar?”
“Kaspar ci è utile, portaci da lui e trasciniamolo via! Per quella stupida ameba …” brontolò il Braccio Destro “… il Grande Imperatore Palpatine dice sempre che è inutile! Se è lì, ben venga, ma non sprechiamo nemmeno un secondo del nostro tempo per cercarla!”
Zam avrebbe volentieri obiettato. Ma la morsa del suo compagno era insormontabile, e a malapena sarebbe riuscita a tenersi in piedi da sola; con un certo rammarico si lasciò teletrasportare lontano da lì.
Ma non finisce qui, Generale Baran …

  
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