CAPITOLO
QUATTORDICESIMO:
POSSIBILITA’
Adesso
che non frequento più la “Saint
John’S High School”le mie giornate
sono ancora più vuote e silenziose. Non voglio iscrivermi in
nessun’altra
scuola al momento. Stare in mezzo agli umani non è stata una
buona idea. La
conoscenza di quella ragazza è stata solo una piccola
parentesi. Com’era ovvio
dovesse essere.
Certo, capita che io resti colpito da
loro o viceversa, ma poi si dimentica e si viene dimenticati. Io
scorderò Lyla
e lei scorderà me.
Io continuerò a trascinare le mie membra immortali
nell’eterna
dannazione per la mie inespiabile ed inestinguibile colpa, mentre lei
affronterà tutto ciò che le riserva il destino e
perderà presto ogni ricordo
legato a me.
E non ha importanza se non potrò mai
sapere come avrebbe potuto essere una relazione con lei. Sarebbe andata
male. Perché
essere curioso di qualcosa che già si conosce? Avrei potuto
ucciderla, oppure
no, ma in ogni caso sarebbe stata un’altra storia
impossibile. Quindi meglio
così. Basta scuola, basta umane con pensieri eccitati, basta
tentazioni.
Ma tanto tra pochi giorni partirà con
gli altri e la sua assenza mi darà un po’ di
tregua. E quando tornerà
probabilmente non ci penserà già più.
Emmett è un tipo che si stanca piuttosto
presto delle cose: non a caso, in famiglia, è quello che ha
cambiato più spesso
corso di studi e che non è mai riuscito a laurearsi, finora.
Per questo Natale, Esme ha prenotato un
viaggio in Islanda. Sono parecchi decenni che non ci andiamo, ma io ho
deciso
di restare qui.
- Vuoi darmi una mano con la valigia? - mi
ha chiesto ieri, affacciandosi in salotto, dov’ero seduto con
Alice e Jasper ad
oziare davanti la tv.
- Certo. - le ho sorriso alzandomi.
Come mi avevano anticipato i suoi
pensieri, la valigia era solo un pretesto per restare soli a parlare.
- C’è qualcosa o qualcuno che ti
trattiene qui o non ti piace l’Islanda? - ha iniziato,
guardandomi con la coda
dell’occhio, mentre apriva una cerniera.
- Nessuna delle due. Voglio solo restare
solo.
- Non lo sei già stato abbastanza negli
ultimi quattro anni? Ho come l’impressione che tu non ti
trovi più bene con
noi. - ha proseguito fermandosi a fissare il nulla.
- Mamma … A me piace stare con voi, lo
sai. Ma … non è più come prima.
Preferisco stare per conto mio. Voi non fate
nulla di sbagliato.
Il suo modo di guardarmi e mostrarsi
così preoccupata, proprio come una qualunque madre umana,
spesso mi faceva quasi
dimenticare che fosse una vampira.
I suoi occhi così dolci, il suo essere così
premurosa … lo merito davvero tutto il suo amore?
- Come preferisci. Io ci ho riprovato a farti
cambiare idea. E c’è anche qualcos’altro
che vorrei dirti. Tu ovviamente lo sai
…
Ovviamente. Ma l’ho lasciata parlare.
- Staremo via sino a Capodanno … Quando
torneremo quindi sarà l’anno nuovo.
Era come chiedermi di mettermi a
dormire. Impossibile.
- Ho smesso di fare promesse dal momento
in cui ho infranto la più importante di tutte. - ho risposto
con amarezza,
ripetendo in mente le parole del discorso fatto alla mia sposa il
giorno del
matrimonio.
Senza aggiungere altro, ho terminato di
piegare un paio di camicie, le ho messe in valigia e poi, dopo essermi
lasciato
abbracciare da mia madre, sono uscito dalla stanza.
Sembra che tutti vogliano rivedermi
felice, al fianco di qualcuna. E che non mi ritengano poi
così mostruoso per
non meritarlo. I miei genitori ed Emmett, soprattutto. Ma potrei
meritarlo veramente?
Nella mia condizione non riesco a vedere questa possibilità.
… O forse non voglio vederla?