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Autore: LiquidScience    11/10/2012    1 recensioni
"Se avessi le mani, scriverei un diario.
Ma le mie braccia sono ali, fatte per solcare i cieli,
Lassù dove nessun uomo è mai arrivato prima..."
Storia di un aereo da guerra che non voleva combattere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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---5 marzo 1953
Bianche scogliere da un lato e un blu oltremare dall’altro fanno da cornice a una striscia di soffice sabbia, di fini granelli. Il mio relitto giace lì, confondendosi con gli scogli marroni punzecchiati da verdi licheni, quasi fossi parte integrante del paesaggio. Non molto è rimasto del mio splendore passato: Mi manca l’ala che mi fu strappata e l’intera coda giace poco lontano dal resto del corpo. Mi sento così inutile, quaggiù.
 
---1 maggio 1953
Una testuggine questa mattina ha lasciato il mare, la sua casa, per fare un buco vicino a me. Ci è rimasta lì per un gruzzolo di minuti, poi l’ha coperta e ha ripreso il suo cammino verso il Grande Blu, goffa, quasi avesse tutto il peso del mondo sulle spalle, poi le onde la investirono e scomparve.
Non so di preciso cosa sia successo, ma qualcosa mi dice che non era poco importante.
 
---3 giugno 1953
Oggi pomeriggio è accaduto qualcosa di indescrivibile: Dalla stessa buca scavata circa un mese fa dalla testuggine sono sbucate decine di piccoli esserini, che hanno subito cominciato a impiegate tutta la loro giovane forza per raggiungere il mare.
Non tutti ce l’hanno fatta, alcuni sono stati presi dai granchi o da alcuni uccelli costieri.
Un po’ come è successo a me. La guerra deve essere finita da molti anni, alcuni sono tornati alle basi sani e salvi, altri invece, come me, sono caduti sotto i colpi degli uccelli o abbattuti dai granchi terrestri.
Il miracolo della vita.
 
 
--- 4 ottobre 1962
Le ore, i giorni, gli anni, i decenni sono tutti uguali e passano come il lento scorrere dell’acqua nel fiume: sembra lento, ma quando arriva a valle ci si stupisce di quanto veloce sia stato.
E così le giornate, riempite solo dal vuoto della noia, scorrono l’una dopo l’altra.
 
--- 15 settembre 1968
Un piccolo aereo è passato sopra di me. Era bianco e azzurro, le ali poste sulla parte superiore e il tutto sagomato come tutto d’un pezzo. La vernice lucida rifletteva i raggi del sole mandando a tratti bagliori bianchi.
Sembrava venire da un altro mondo.
 
---18 agosto 1972
Un vecchio biplano rosso vivo è passato sopra il mio relitto, scuotendo la sabbia attorno a me. Mi è passato molto vicino, poi è tornato su nel cielo con una giravolta. Leggiadro e leggero come l’aria, si muoveva con grazia nel cielo come un ballerino sul palco. Non avevo mai visto quelle mosse nel cielo eseguite così, per svago, e non per evitare pallottole o colpire il nemico.
Vorrei avere l’occasione di volare ancora, anche se fosse l’ultimo volo…
Ma ad ogni giorno in più che passo su questa spiaggia le mie speranze diventano irraggiungibili.
 
---19 agosto 1972
E’ successa una cosa strana, come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere. Uno strano mezzo è spuntato dal punto dove le due scogliere si abbassavano fino a raggiungere il suolo. Sembrava la jeep che usavano i militari, ma era color argento vivo.
Si è avvicinata a me e poi si è fermata, dopodiché un esserino a due gambe e due braccia è sceso e mi si è avvicinato. Ha cominciato a ispezionare il mio relitto minuziosamente, con occhio da esperto. Si avvicinò al muso e scoperchiò il motore con un po’ di fatica, dato che le cerniere erano otturate dalla sabbia.
Dalla sabbia, non dalla ruggine.
Era un particolare che colpì molto l’umano: non avevo un filo di ruggine.
Sembrava estasiato. Corse subito dal suo mezzo e se ne andò.
Fui un po’ deluso. Speravo ce facesse qualcosa, invece…
 
---20 agosto 1972
L’esserino è tornato! È tornato con un mezzo gigantesco con un lungo braccio, una gru, e un altro per il trasporto. C’erano anche altre persone, che comunicavano tra loro con degli strani borbottii incomprensibili.
Mi tolsero via tutta la sabbia del tempo che incrostava il metallo della mia carrozzeria e, pezzo dopo pezzo, mi hanno caricato sul camion.
Durante il viaggio ero felicissimo: tutto quel verde, quell’esplosione di vita che si celava dietro la scoglierea era impressionante. Portarono ogni mio singolo pezzo in uno degli hangar dell’aeroporto più vicino.
Una vita finisce, un’altra comincia.
  
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