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Autore: Kysa    23/04/2007    4 recensioni
Terza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai al suo ultimo anno a Hogwarts, rischia di rovinare la sua esistenza per colpa del suo passato. Ancora Harry Potter e i suoi compagni nell'ennesima guerra, in uno sfondo di amori e tragici avvenimenti. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Degona camminava sulla scala a chiocciola della Torre Oscura.
Era martedì mattina e il sole era appena sorto.
Camminava lenta, passo dopo passo, le gonna a pieghe dell'uniforme le drappeggiava le gambe da gazzella.
E i pensieri vorticavano.
Tanti pensieri.
Quando aprì la porta trovò immediatamente chi cercava.
Seduta sulla mensola della finestra, rannicchiata, avvolta in un abito violaceo, quasi nero.
Si, assomigliava a sua madre più di qualunque immagine lei avesse mai potuto creare nella sua mente.
Ma era come sua madre?
No.
Lumia dei Lancaster si girò.
I suoi occhi blu incontrarono quelli della nipote.
Il suo perenne ghigno le segnò le labbra, quando fino a pochi istanti prima il suo sguardo si era perso nel vuoto, nel vuoto di un mondo in cui lei non aveva più potuto vivere.
Rimorso?
Era rimorso quello che le aveva visto in viso?
- Buongiorno passerotto.- soffiò sarcastica - Sei mattiniera.-
Degona chiuse la porta alle sue spalle, inspirando forte.
Si sentiva così piccola, nonostante ora sua zia non avesse poteri.
Ma i suoi pensieri...oh, quanto erano intensi e forti. E vividi.
- Sapevo che saresti venuta passerotto.- sogghignò Lumia - Hai delle domande per me, vero?-
- Perché?- le chiese.
- Perché?- replicò Lumia - Tuo zio mi ha detto che sei un'empatica. Non ti basta leggermi?-
- E tu non puoi dirmelo a parole?- replicò Dena aggressiva - Perché vuoi far del male alla mamma? Perché vuoi farle ancora del male? Hai ucciso i nonni, hai fatto del male al papà e allo zio. Perché la odi?-
Lumia rise, abbassando il capo e poggiando il mento sulle ginocchia.
- Perché siamo gemelle.-
- E cosa significa? Dovresti volerle bene.-
- Già, dovrei. Ma dove sta scritto? Nella morale?- la sfidò, per poi abbassare i toni - Sei troppo piccola passerotto.-
- Si ma voglio capire! Cosa credevi di ottenere facendoti odiare dalla mamma? Lei ci ha sofferto ma a te non importa vero? Tu sei contenta quando lei sta male!-
- Lei mi ha ucciso passerotto.-
- Mi chiamo Degona, non passerotto!- strepitò allora la streghetta - Possibile che sei così cattiva?! La mamma ti voleva bene! Lo zio Jess...- e si morse il labbro -...lui te ne vuole ancora! Ma per te non è importa! Per te ferire le persone non è niente, vero? Tanto valeva che fossi rimasta all'inferno insieme a tutti i tuoi maledetti specchi!-
- Oh.- Lumia levò gli occhi lucenti - Allora conosci la mia punizione.-
- So...che sei incatenata in una stanza.- mormorò Degona - In una stanza piena di specchi. Ma che non riflettono te. Riflettono la mamma.-
- Già, Lucilla.- sua zia si girò verso di lei, inclinando il capo - Pensi che tua madre sia tanto migliore di me? Sai che mi ha ucciso? Che mi ha strappato il cuore quando aveva sedici anni?- e anche se la piccola tremava, Lumia continuò - Sai che ha calpestato un sacco di vite per ottenere la sua vendetta? Lei non è migliore di me, ricordalo sempre. Come non era una santa neanche Degona, nostra madre. Il problema è che tu hai il cuore e l'animo di un essere umano. Tu non puoi capire passerotto. Non capirai mai. Ma sei vuoi sapere la verità...ho odiato mia sorella perché lei è riuscita a uccidermi, quando io invece non ce l'avrei fatta, allora. Lei ha saputo vivere senza di me. Io invece no.-
- Cosa stai dicendo? Volevi ucciderla.-
- Fra volerlo e...farlo...c'è differenza.-
Degona spalancò gli occhi.
- L'hai costretta a farlo. Hai costretto anche lo zio Jess.-
- E come vedi, nessuno dei due mi ha dimenticata.- Lumia torse appena il busto, girandosi a guardare di nuovo dalla finestra - Io ho le mie colpe, ma non m'interessa. Desideravo qualcosa che non sono riuscita ad ottenere. Non m'importa se sono morta. In questo mondo non c'è spazio per quelli come me.-
- Quelli come te?- sussurrò la streghetta - Che vuoi dire?-
- Quelli che amano e odiano con la stessa intensità.-
Degona scosse il capo. Non capiva, non capiva.
- Te l'ho detto. Sei una bambina, sei troppo piccola.- soffiò Lumia, pacatamente - Io e tua madre sappiamo la verità, tanto basta. Purtroppo non siamo nate per vivere insieme. Se mi vuole ancora bene...io non posso farci nulla.-
- Tu...tu...-
- Io cosa?-
- Tu...le volevi bene?-
Lumia ghignò, voltandosi appena sopra la spalla - E' fondamentale?-
- Dimmelo!-
- No.- disse Lumia con uno sguardo strano - No, non gliene ho mai voluto.-
Degona tacque.
Ciò che sentiva era nettamente diverso.
- Bugie.-
- Può anche darsi.- replicò suo zia - Mettiti l'animo in pace, passerotto. Tanto sono morta, non starò qua a lungo. Devo solo aiutare Jess a capire cosa vuole dalla sua vita e poi me ne andrò, come se non mi avessi mai conosciuta.- si alzò finalmente, raggiungendo il tavolo dove Degona era ferma.
S'inginocchiò, la scrutò e ne studiò il viso.
Quando sollevò la mano, toccandole i capelli, la piccola non si mosse.
Il suo tocco era impregnato di malvagità ma su Lumia non aveva effetto.
- Sii buona con tua madre.- le sussurrò con voce appena percettibile.
- Forse avresti dovuto esserlo anche tu.-
- Il mio dono per lei è la mia morte.-
- Lei avrebbe voluto che restassi al suo fianco.-
- Certe cose non sono possibili. Imparalo prima che puoi, Degona.- e si rialzò, giusto in tempo perché la sala riunioni cominciasse ad animarsi.
Arrivarono gli Auror, fra cui Milo e Clay che non furono particolarmente contenti di vedere Lumia, poi anche Tristan e Jess e da lì iniziò l'interrogatorio alla Lancaster.
Com'era possibile che avesse un corpo, che la sfiga vedesse tanto bene dove colpire, se aveva ancora qualche potere e via dicendo. Tutte domande a cui lei non diede una risposta.
Specialmente quando le tate passarono coi bambini, Alexander compreso che guardò Lumia con gli occhioni sgranati.
Lei ricambiò uno sguardo indifferente, in cui Degona colse qualcos'altro.
Altro rimpianto.
Chissà...se fosse stata una persona diversa...forse ora sarebbe stata lei la moglie di Jess. E la madre di Alex.
- Dena fai colazione con noi?- le chiese Elettra, appena scesa con Hermione.
- Eh?...Ah, si.- annuì la bambina.
- Lumia?- si sforzò Tristan - Mangi? Che volete tutte e due?-
- Fragole.-
Degona l'aveva detto soprappensiero, ma quella parola detta in sincrono la fece allibire.
Fragole.
Lumia sogghignò ancora, divertita.
- Abbiamo in comune più di quanto pensi, passerotto.-
- Se lo dici tu.- frecciò la streghetta - Papà...Harry e gli altri dove sono?-
- Di ronda da ieri sera. Altri Dissennatori.- sbuffò Tristan, sistemando la tavola con Elettra - Ne siamo circondati come al solito. Ne uccidi uno e ne arrivano altri trenta, cazzo. Oh, ciao Sarah. Caffè?-
Jess avvertì un brivido, vedendo sua moglie sulla porta.
Era bella con quell'abito dorato.
Ma lei fissava solo Lumia. E Lumia non era tipo da abbassare lo sguardo, anzi. Ostentò la sua superiorità degnandola appena di un'occhiata gelida.
Sarah, lentamente, andò a sedersi con loro sistemandosi accanto a Jess. Senza neanche accorgersene, cercò la mano di Mckay sotto al tavolo e gliela strinse. E lui subito pensò che Lumia non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Sarah invece si sentiva in soggezione. Indifesa di fronte al suo passato.
Le strinse debolmente le dita, continuando a sorseggiare il suo caffè.
- Zia Sarah...- attaccò Degona - Liz mi ha scritto l'altro giorno. Sta già organizzando il pranzo di Pasqua. Vorrebbe che le mandassi la tua lista d'invitati.-
- Si, certo.- annuì la bionda, fissando il thè nella sua tazza - Tristan tu vuoi invitare qualcuno in particolare?-
- Per carità, meno gente possibile. Ecco le fragole.- sbuffò, piazzandole una ciotola di ceramica bianca davanti a zia e nipote - Attente a non farvele andare per traverso.-
- Tranquillo, ho chi mi farebbe la respirazione artificiale.- ironizzò Lumia, perfida.
Sarah sentì un fremito in Jess, che le spezzò il cuore.
Subito si mise a leggere la Gazzetta, un modo qualunque per non stare a osservare quella penosa situazione.
- Dov'è mia sorella?- chiese Lumia, mangiucchiando un fragola con gusto inaspettato.
- Che vuoi fare? Piantarle un coltello in mezzo alle scapole?- ironizzò Milo freddamente.
- Non servirebbe Morrigan, lo sai bene.- rispose l'altra quietamente - Ma dovrebbe portarmi in un posto.-
- Vuoi anche farti scarrozzare, complimenti.- le disse Tristan - Niente altro?-
- Oh, c'è molto altro Mc ma non sei la persona adatta a cui chiedere.-
- La finiamo con questi doppisensi?- sindacò l'Auror - Lumia mi spieghi cosa vuoi?-
- Vedere Lucilla. Il resto spetta a tuo fratello.-
- Risolverò la situazione il prima possibile.- disse allora Jess, con uno sforzo - Dammi qualche giorno Tristan.-
- Qualche giorno.- gli rinfacciò Milo - Hai una bella faccia tosta, predichi tanto fratello ma razzoli male.-
- Non hai qualche collo da mordere, vampiro?- gli chiese Lumia sarcastica.
- Se non temessi di farmi venire l'acidità di stomaco dissanguerei te, non temere.- poi il Diurno cambiò discorso, cercando di non strozzare quell'essere perfido - Ehi Tristan, oggi c'è un altro duello del torneo interno, vero?-
- Si, dalle tre alle sei...- ma non poté continuare a raccontare del casino che stava per accadere quel pomeriggio che accadde qualcosa di ancora più...come dire, colorito.
La porta dell'ingresso sbatté e Edward Dalton passò in mezzo alla sala.
In boxer.
Stivali al ginocchio, spada alla cinta, bacchetta in mano. E niente altro.
In boxer.
Lumia, Sarah, Degona, Hermione ed Elettra sbatterono le palpebre in sincrono quando Dalton andò a versarsi due dita di scotch, senza fare una piega. Dopo aver mandato giù il liquore si accese una sigaretta, dette un tiro, salutò tutto col buongiorno e poi filò in camera sua. Senza una parola.
Lumia tornò presto a mangiarsi le fragole, incurante della faccenda. Gli altri però erano un pelino preoccupati.
- Perché era in mutande?- bofonchiò Dena.
- Bhò.- sospirò Elettra - Mamma mia, che avrà fatto stanotte?-
- Meno male che non s'è giocato le mutande.- sindacò Jess - Io vado. Ho da fare. Lumia vieni.-
- Sto mangiando.-
- Mangerai per strada, non ti strozzerai con i semi. In piedi.-
- Che modi.- si lagnò capricciosamente la Lancaster - Ciao passerotto.-
- Ciao.- ringhiò Degona fra i denti - Buona giornata ZIA.-
- Che orrore.- sibilò Lumia, sparendo dietro alla porta insieme a Jess.
- Vado anche io.- disse Hermione, infilandosi un giacchino di velluto nero e i guanti di pelle - Ho appuntamento con Jeager in giardino. Ha detto di aver capito come ha fatto Lumia ad entrare nella dimensione corporea. Ci vediamo a pranzo. Salutatemi i ragazzi quando tornano dal giro in giostra.-
- Tranquilla, ci penso io.- le disse Sarah con un mezzo sorriso.
Una volta in giardino, la Grifoncina trovò quel demente di Crenshaw inginocchiato in mezzo all'erba e alla neve.
Che cacchio faceva?
- Hai perso qualcosa?- l'apostrofò serafica.
Lui le scoccò un'occhiataccia.
- Vi sto salvando la vita Hargrave, occhio.-
- Non tirartela, dimmi cos'hai scoperto.-
Il mezzodemone si alzò in piedi. Si guardò attorno, ma c'erano troppi studenti così la tirò sotto le arcate.
Lì, usò il tono più basso che poteva trovare.
- Hai presente quei rombi?-
- Quelli che danno vita ai fantocci di Grimaldentis? E allora?-
- E allora la sorella di Lady Lancaster è finita contro qualcosa in giardino, ha detto, giusto? Conosci qualcosa che possa dare un corpo e la capacità di movimento meglio di uno di quei cosi?-
Hermione allargò gli occhi dorati.
- E' impossibile.- alitò - Non può aver trovato uno di quei rombi in giardino.-
- E allora come ha fatto? Pensaci. Può essere solo quello.-
- Ma...se era lì...avrebbe dovuto esserci anche un fantoccio!-
- E se i fantocci si creassero in un momento preciso?-
- Vuoi dire che...i rombi si attivano al momento opportuno?-
- Esatto.- annuì Jeager - Quindi...pensaci bene. Questi rombi si aprono e creano un fantoccio solo quando Tom è in giro, da solo. E se sono qui in giardino...ce ne saranno anche sparsi altrove, nella scuola.-
- Ma come...- la Granger strinse le mani, scioccata - Vuol dire che qualcuno li ha portati dentro a Hogwarts? C'è un infiltrato di Grimaldentis?-
- Può darsi.- rispose il mezzodemone - Bisogna battere a tappeto tutta la scuola.-
- Ma i Sensimaghi non li sentono!-
- Allora bisognerà cercarli col metodo tradizionale. Naso a terra.-
- Dio.- Hermione si mise le mani fra i capelli - E adesso si che siamo nei casini!-
- Prima troviamone un po'. Dopo di che bisognerà capire chi li porta nella scuola. Il mannaro è pulito? Siete sicuri?-
- Si, Asher ormai è uno di noi.-
- Allora bisognerà controllare i professori e gli studenti. E anche la posta.-
Eh si.
Stavolta erano proprio nei guai.

Il Calice di Fuoco scintillava luci dorate e rossastre.
Sputò la prima serie di nomi, mentre Tom se ne stava appoggiato alla parete, braccia incrociate.
La testa da tutt'altra parte.
Toccava a lui quel giorno. E a Cloe.
Gliel'aveva detto Damon.
- Tom Riddle.- chiamò Tristan in quel momento, scartando il biglietto col suo nome. Seguì quello di Prentice.
Oddio. Che goduria.
Per poco non si strofinò le mani.
Non sapeva da quando gli fosse venuta quella perversa voglia di prenderlo a calci ma di certo un duello con la magia sarebbe stato più interessante.
Claire prima di venire chiamata gli scoccò uno sguardo eloquente, della serie "non fare il fidanzato geloso!" ma a lui l'idea di prendere Prentice per il collo piaceva troppo. Batterlo con la magia poi sarebbe stato un vero orgasmo.
La King invece uscì in coppia con Fern Gordon.
Un suicidio.
Comunque furono duelli parecchio succosi.
Beatrix e Damon erano seduti in poltrona, a studiare i combattimenti con occhio clinico.
Divertiti, videro il Grifondoro battere Prentice nel giro di mezz'oretta, senza dissanguarsi, ma ancora più divertente fu vedere la Sensistrega battere l'astiosa Serpeverde, scatenando l'ira di tutte le serpi, specialmente quelle di Asteria McAdams che a un mese dalla scadenza della scommessa stava ormai pensando che avrebbe fatto una figuraccia davanti a tutti.
- Come va?-
Beatrix si volse appena verso il Legimors.
- Che intendi?- chiese, mentre Cloe spediva la Gordon a terra con un Impedimenta.
- In generale. È da un pezzo che non parliamo, con gli impegni reciproci che ci rompono no?-
- Hai visto qualcosa?-
- No. Semplice curiosità. Non posso più fare domande?-
Lei rise, poggiandosi su un gomito.
- Va abbastanza bene. Non sono felicissima ma non mi lamento. A differenza di un mese fa, non sto cadendo in depressione.-
- Come va col lupacchiotto? Ci date dentro?-
- Diciamo che ho scoperto le gioie del sesso libero.-
- E Morrigan? L'hai chiuso nel cassetto?-
- Ho messo il pilota automatico.- ammise, assumendo un'aria malinconica - Non posso certo obbligare qualcuno ad amarmi come lo amo io, non credi?-
- Perciò ti accontenti.-
- Non è così. Asher mi piace molto.- e sorrise con dolcezza - Non lo amo ma mi fa stare bene. Mi accetta per come sono, sa cos'ho fatto e non mi giudica.-
- Non è che ti giudichi da sola troppo duramente?- le chiese, a bassa voce.
Trix assottigliò l'espressione.
- Hai visto?-
- Che stavi per uccidere Milo? Si.-
Si sentì gelare, venire meno.
- Perché non me l'hai detto?-
- Non ne avevi bisogno. Anche se molte cose, di ciò che ho visto e sentito...- Damon la guardò intensamente -...non le ho capite. Parlavi di suo zio e di come Milo se n'è fregato di te.-
Lei tacque, tormentandosi una ciocca di capelli.
- Mi dispiace.- Howthorne batté le mani, quando Cloe scese dal palco vittoriosa - Non volevo mentirti ma mi sono ripromesso di non mettere mai i bastoni fra le vostre ruote. Un conto sono gli altri. Un conto siete voi.-
- Stavo male.- sibilò, con le lacrime a pungerle le ciglia - Magari avrei potuto parlartene!-
- Non credo. Non volevi parlarne.-
- Però...avevo bisogno di qualcuno.-
- Allora potevi dirmelo.- le sorrise, carezzandole la mano - Mi dispiace. Davvero. Dovremmo solo imparare ad essere più sinceri.-
- Stavo per ammazzarlo, Damon.-
- Perché lo ami troppo.- le disse, fissando dritto davanti a sé - Lo ami così tanto che per il dolore saresti stata capace di ucciderlo. Ma ti sei fermata quella notte.-
- Già. E adesso devo convivere col mio senso di colpa. Credevo che mi sarei sentita meglio, una volta che mi fossi vendicata. Dio, che ingenua. Lo amo più di prima. Tutta colpa di quel dannato vincolo.-
- Ti ha morsa?-
- No. Io ho morso lui...sei anni fa. Ma non sapevo cosa stavo facendo. Lui si.-
- E nonostante tutto, te l'ha permesso. Questo vuol dire una sola cosa.-
- Che mi ama. Me l'ha detto. L'ho costretto io.-
- Lo sa di te e Asher?-
- No.- scosse il capo - E non saprei come dirglielo. Capirebbe che è solo una ripicca. Ha ragione Milo, sono una bambina.-
Damon chinò la testa, ridendo lievemente.
Si, in fondo tutti loro erano dei bambini.
Lui, Cloe...Tom.
Tornò a prestare attenzione al nuovo duello.
Il suo migliore amico era appena salito sul palco, a destra. Prentice a sinistra.
Lui sapeva già chi avrebbe vinto ma non per questo perse il gusto, osservando Riddle combattere.
Era bravo. Si, e un giorno sarebbe stato un mago eccellente, completo.
Aveva grazia, stile. Scioltezza e intuito.
Ogni cosa servisse per battere un avversario.
Quando vinse, tutta Grifondoro esultò ma Tom non sembrava soddisfatto.
Si fece annodare al polso il nastro di seta simbolo della sua ennesima vittoria, poi tornò a sedersi dal suo gruppo per l'ultimo duello. Due Tassorosso, Flanagan e Bart Owin, il vicedirettore della Gazzetta di Hogwarts.
Mentre là sopra quei due deficienti, che erano pure due gran compagnoni, se le cantavano, dalla sua poltrona Tom vagava col pensiero verso Harry.
Chissà come gli era andata la ronda.
Da qualche giorno lui e Draco si erano fatti parecchio strani.
Specialmente sentirli parlare erano strano.
A volte uno iniziava una frase, senza finirla e l'altro rispondeva qualcosa che in apparenza non centrava nulla.
Oppure senza neanche parlare si dirigevano entrambi nello stesso posto, si passavano oggetti senza chiedere, s'imprecavano dietro di botto, senza la minima avvisaglia.
Che nascondessero qualcosa? Che suo padre ne avesse combinata un'altra delle sue?
Voldemort.
Chissà cosa stava facendo.
A quel pensiero si dette dell'idiota. Che gliene fregava di suo padre, dannazione!
Il problema vero era Grimaldentis! Voldemort gli aveva bruciato la faccia, grazie tante, e quel maniaco ora voleva di nuovo colpire lui. E se...invece di ucciderlo, l'avesse riportato in Italia?
Il solo pensiero gli fece salire alla bocca dello stomaco un conato di vomito.
No. Meglio la morte.
Meglio morire cento volte, piuttosto che venire rinchiuso di nuovo.
A sentire...quella ninna nanna.
- Tom sei stato grande.- gli disse Martin, risvegliandolo dai suoi pensieri - Prentice ha ancora una faccia atroce! Mi sa che questa gli brucerà a vita! Guarda...Matt lo sta anche tormentando!-
- Rogers mi fa sempre morire.- cinguettò Mary J. Lewis - Ma cos'hai Tom? Non sei contento? Hai vinto!-
- Si, si.- si sforzò - Sono solo preoccupato per i compiti di pozioni.-
- Storie.- disse Sedwigh dietro di lui, sfogliando il libro di Difesa - Starai pensando sconcezze.-
- Ma perché non taci?- berciò Tom arrossendo - Non sono un maniaco come te!-
- Povera Cloe.- tubò Bruce - Tesoro t'è andata male!-
La King rise per tutta risposta - Pensate ai fatti vostri, porci.-
- Sul serio, come ve la cavate in privato?- interloquì Maggie Clark, emozionata.
- Compratevi un porno.- sibilò Tom seccato.
- Oh dai! In fondo state insieme da otto giorni!-
- Da quando siete diventati così impiccioni eh?- replicò la biondina - Fatevi i fattacci vostri, ve l'ho detto.-
- Cattivi.- mugugnò Mary - E io che ci speravo tanto.-
- Occupatevi della vostra di vita sessuale.- disse anche Tom, affondando nel velluto - Thò...ha vinto Owin. Da non credersi. Che ha fatto Flanagan? È ancora sotto i postumi del veglione?-
- Ma che ne so.- sbuffò Sedwigh - Tra una settima giochiamo anche contro di loro. Se imbroglia di nuovo è la volta buona che le prende negli spogliatoi.-
- Ne ho le palle piene di coprire le vostre cazzate, lo sapete?- gli fece notare Riddle - La Mcgranitt non è una cretina, prima o poi se ne accorgerà di tutti i casini che fate. A partire dal macello negli spogliatoi a finire con le tue scommesse.- aggiunse, verso Cloe - Ce la prenderemo tutti in un posto preciso.-
- Ecco, quella cosa ancora non l'ho provata!- ridacchiò Martin, facendo scoppiare anche tutti gli altri.
C'era niente da fare.
Erano proprio dei deficienti.
Una volta finita la pacchia in sala duelli, quelli del settimo si riversarono nel corridoio.
Erano le cinque ormai e cominciava già a farsi buio.
- Avete sentito?- disse Maddy nel gruppo dei rosso oro - A quanto pare il Comitato vuole fare una festa per S. Valentino.-
- Che palla.- uscì a Tom, senza neanche rendersene conto. E poi fu tardi.
Tutte le ragazze lo fissavano omicide, mentre Cloe faticava a non ridere apertamente.
In fondo per Tom S. Valentino era sempre stato solo il compleanno di Degona. E poi lui non era una persona particolarmente romantica. Era sempre dolce e attento, ma non un tipo da candele e rose rosse.
- Che si fa fino a cena?- chiese la biondina, quando il quartetto si fu riunito - Andiamo a rompere a Harry e gli altri?-
- Io devo finire Divinazione.- si schifò Howthorne - Ho una cazzo di ricerca lunga un rotolo intero.-
- Vengo io là sopra.- le disse la Vaughn - Devo prendermi la cena per i prossimi giorni. E tu Tom?-
- Io filo un attimo in Guferia.- disse Riddle soprappensiero - Mi deve arrivare un pacco da Caesar. Ci vediamo su allora, ok? Se trovo Dena e William ve li mando.-
- Ok, a dopo.- e si separarono tutti, anche se Damon ricevette una bella sorpresa.
Non si era ancora incamminato verso Serpeverde che venne incantato dalla bella Corvonero che gli si buttò fra le braccia.
Quasi fece le fusa, al bacio che Neely gli depositò sul collo.
- Un duello spassoso.- sussurrò la bionda, cingendogli dolcemente la nuca - Ma ti vedo sulle nuvole.-
- Qualche cosa in sospeso con Beatrix.- le disse, sfregando la guancia contro la sua - Hai da fare adesso?-
- Dobbiamo finire Divinazione.- gli ricordò.
- Chissene frega.- si lagnò capriccioso - Ne ho fin sopra i capelli di queste grane.-
- Che ha Beatrix?- Neely si staccò appena, scrutandolo comprensiva - Ha dei problemi di dieta?-
Damon corrucciò la fronte.
- Eh?-
La Montgomery sorrise in maniera strana.
- E' così pallida di recente. Beve abbastanza?-
- Si...non credo si stia disidratando.- bofonchiò confuso - La trovi magra?-
Lei allora ridacchiò, scuotendo il capo.
- Va bene. Diciamocela tutta. So cos'è.-
Mancò poco che Howthorne svenisse. Cazzo.
- Come l'hai scoperto?- sussurrò, sgranando gli occhi chiari.
- S'è ustionata con l'acqua santa a Pozioni, a novembre. Ricordi?-
- Perché non hai mai detto niente in questi mesi?-
Lei alzò le spalle - Non lo so. Mi sembrava di essere impicciona.-
No, era incredibile quella. Fantastica, geniale, mitica, dolce e bellissima.
- Che ne dici di saltare Divinazione domani?- le propose, ritrovando la calma.
- Direi che è una buona idea.- annuì la Corvonero e si alzò sulle punte, per baciarlo finalmente.

Tom intanto dopo aver lasciato gli altri a Grifondoro era riuscito a sgattaiolare fuori dal castello, attraversando il giardino e passando le arcate con un vorticoso pensiero che sembrava non volergli dare pace.
Aveva come la sensazione che presto sarebbe accaduto qualcosa di grave.
Ma erano solo impressioni e uno come lui non badava molto a certe cose, specialmente se non supportate dalle visioni realistiche di Damon.
Fermo all'esterno delle mura primarie del giardino, Tom si guardò attorno.
La neve si era cementata, formando una massa compatta e proprio in quel momento il Platano Picchiatore se la stava scuotendo via, indirizzando grossi blocchi di neve dura addosso agli studenti più vicini che bazzicavano per perdere tempo prima di rientrare a scuola.
Guardò l'ora. Le sei. Doveva muoversi.
Orloff aveva promesso di dargli notizie settimanalmente, riguardo all'andamento della sua pena discussa col Wizengamot, ma per tutte le vacanze non s'era fatto sentire e temeva che Lucilla ci avesse messo lo zampino.
Se non altro però non ne aveva ancora fatto parola con Draco ed Harry, dandogli così modo di prepararsi.
Ma in fondo temeva che non sarebbe stato mai pronto a fare quella notizia.
Poteva essere considerata una decisione normale per il futuro di un adolescente se...non fosse stata per la vita.
Arrivato alla Guferia, notò depresso il ghiaccio accumulato sui gradini.
Dovette arrampicarsi aggrappandosi alla ringhiera di pietra, fredda e viscida anch'essa ma chissà grazie a quale santo riuscì a non cadere, quando di fronte alla porta aperta dovette fermarsi.
Oltre al frullare di ali dei gufi e ai loro versi ridondanti, sentì una voce spaventata.
La conosceva bene quella voce.
- ...perché vuoi farlo? Dammi retta ti prego, sei ancora in tempo!-
Era Olivia Andrews.
Tom si schiacciò alla parete, restando immerso nel buio con l'impressione che per una volta origliare non sarebbe stato solo sintomo di scortesia. Imprecò per non avere dietro il mantello dell'Invisibilità e cercò di capire con chi parlasse.
- Ti prego, ascoltami!- supplicò ancora la sua compagna scozzese di Grifondoro - Così potremmo mettere nei guai un sacco di persone! Non puoi fidarti davvero di lui! Che ne sai che in questo modo Harry Potter non morirà?-
Ci fu un piccolo tafferuglio e un grosso allocco sbatté le ali, infastidito.
La Andrews era caduta per terra, ma si rialzò disperata.
Le vide le lacrime agli occhi.
- Non puoi fidarti di lui!-
- Si che posso! E ora ti conviene tacere o giuro che ti uccido!-
Tom serrò la mascella.
Quella voce. Ci avrebbe scommesso.
Asteria McAdams.
E così stava combinando qualcosa in cui centrava Harry.
- Io non voglio assolutamente che il bambino sopravvissuto ci resti secco per colpa di quel bastardo!- esplose la Serpeverde, smontando l'idea di Riddle - Ho deciso di aiutarlo quando tutti i nostri compagni sono tutti morti ed è ciò che farò! Non mettermi i bastoni fra le ruote!-
- Si ma quell'uomo non sai se è amico di Harry Potter! Come fai a credere a ciò che ti ha detto?-
- Sei unitile Olivia, lo sei sempre stata. Non sopporto i codardi, vattene!- le ringhiò Asteria, spingendola di nuovo contro il muro - Sono intenzionata a mettere fine una volta per tutte a questa guerra, per tutti i nostri compagni che sono morti! Se tu vuoi stare lì a piagnucolare fai pure! Io ne ho basta! A Harry Potter non accadrà nulla, fidati! In fondo è impossibile che possa farsi battere da un diciassettenne no? Dovremo solo aspettare ancora qualche mese. Poi verrà il loro turno, sono sicura che rimarranno loro due! E Harry Potter vincerà finalmente.-
- Ma così...morirà sempre qualcuno...-
- Non me ne importa niente di quello stupido! È solo un verme!-
- Come fai a parlare così? Non puoi far uccidere a Harry Potter qualcuno solo perché quando quell'uomo ti ha salvata ti ha chiesto di aiutarlo! Che ne sai che ti sta dicendo la verità? Ti sta usando!-
- No, non è vero! Lui mi ha salvata dalle macerie, dai Mangiamorte che volevano uccidermi!-
Salvata dalle macerie? Intendeva Wizloon?
Ma a Wizloon non erano stati i Mangiamorte, ma gli Illuminati.
Con chi diavolo aveva parlato Asteria?
Possibile che...avesse incontrato...Grimaldentis?
Tom imprecò mentalmente. Dannazione, se era vero Harry era nei guai fino al collo.
Se quella scozzese aveva incontrato Grimaldentis e lui la stava usando allora lei inconsapevolmente fino a quel momento aveva giocato contro Harry e gli Auror.
L'unica cosa che non capiva il fatto che "sarebbero rimasti in due" e di aspettare "qualche mese".
Quelle frasi per lui non avevano senso.
- Asteria, ti prego...ripensaci!-
- Ti ho detto di no!- urlò la Serpeverde, sovrastando la voce piagnucolante della Andrews - Basta, vattene! Ti odio, lo capisci? Tu te ne stai tranquilla e beata quando tutti i nostri compagni sono morti per colpa dei Mangiamorte! Lui invece vuole aiutarmi, vuole ucciderli tutti per noi, per vendicarci!-
Si, ora lo sapeva.
Era Grimaldentis.
Quel bastardo aveva mandato una talpa e di sicuro poi se ne sarebbe sbarazzato.
Dannazione, Asteria non lo sapeva ma stava correndo un pericolo enorme.
Capendo che stava per uscire tornò in fondo alla scala e si nascose sul retro della costruzione. Quando le vide andare via, tornò a salire quei gradini omicidi e infine si guardò attorno, cupo e pensoso.
La McAdams stava giocando col fuoco.
E avrebbe finito per bruciarsi.
Guardò il suo allocco nero e l'uccello lo ricambiò con un'occhiataccia torva, per poi ignorarlo del tutto.
Ma che diavolo stava succedendo?
Stava ritornando a scuola quando si sentì chiamare col solito nomignolo deficiente.
- Ehi mostriciattolo! Fa buio, che cacchio ci fai fuori?-
Erano Harry, Ron e Draco.
Nascose in fretta la lettera dal Ministero, stampandosi un sorriso in faccia.
- Ciao ragazzi. Eravate di ronda?-
- No, siamo stati a caccia di Dissennatori e poi a Londra.- gli spiegò il rossino - Duncan ci ha chiamati a far rapporto.-
- Novità?- gli chiese Harry, imbacuccato nel lungo mantello nero.
- Ehm...si, direi di si.- annuì il giovane mago - E abbastanza serie direi. Ho ascoltato per caso una conversazione fra Asteria McAdams e Olivia Andrews.-
- Scozzesi?- riecheggiò Malfoy disgustato - La McAdams non è quella che ci provava con te?-
- Già, quella che ti è saltata addosso.- ridacchiò Potter.
- E a voi chi l'ha detto?- disse Tom seccato.
- Damon.- risposero in coro.
Bastardo di un Legimors Serpeverde e pure infame.
Se lo prendeva lo massacrava.
- Comunque che hai sentito?- gli chiese Ron, curioso.
- Casini.- sindacò il Grifondoro - E grossi. Vi racconto tutto a cena.-
- D'accordo. Sto morendo di fame.- rise Harry, scompigliandogli i capelli - Dai, torniamo a casa.-
E rientrarono a Hogwarts tutti insieme, ma una volta al cancello, il bambino sopravvissuto sollevò il volto verso il cielo ormai buio.
Gufi. Altri gufi.
E ci scommetteva che non portavano posta.

 

 

 

 

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