Degona camminava sulla scala a chiocciola della Torre Oscura.
Era martedì
mattina e il sole era appena sorto.
Camminava lenta, passo dopo passo, le
gonna a pieghe dell'uniforme le drappeggiava le gambe da gazzella.
E i
pensieri vorticavano.
Tanti pensieri.
Quando aprì la porta trovò
immediatamente chi cercava.
Seduta sulla mensola della finestra,
rannicchiata, avvolta in un abito violaceo, quasi nero.
Si, assomigliava a
sua madre più di qualunque immagine lei avesse mai potuto creare nella sua
mente.
Ma era come sua madre?
No.
Lumia dei Lancaster si girò.
I
suoi occhi blu incontrarono quelli della nipote.
Il suo perenne ghigno le
segnò le labbra, quando fino a pochi istanti prima il suo sguardo si era perso
nel vuoto, nel vuoto di un mondo in cui lei non aveva più potuto vivere.
Rimorso?
Era rimorso quello che le aveva visto in viso?
- Buongiorno
passerotto.- soffiò sarcastica - Sei mattiniera.-
Degona chiuse la porta alle
sue spalle, inspirando forte.
Si sentiva così piccola, nonostante ora sua zia
non avesse poteri.
Ma i suoi pensieri...oh, quanto erano intensi e forti. E
vividi.
- Sapevo che saresti venuta passerotto.- sogghignò Lumia - Hai delle
domande per me, vero?-
- Perché?- le chiese.
- Perché?- replicò Lumia -
Tuo zio mi ha detto che sei un'empatica. Non ti basta leggermi?-
- E tu non
puoi dirmelo a parole?- replicò Dena aggressiva - Perché vuoi far del male alla
mamma? Perché vuoi farle ancora del male? Hai ucciso i nonni, hai fatto del male
al papà e allo zio. Perché la odi?-
Lumia rise, abbassando il capo e
poggiando il mento sulle ginocchia.
- Perché siamo gemelle.-
- E
cosa significa? Dovresti volerle bene.-
- Già, dovrei. Ma dove sta scritto?
Nella morale?- la sfidò, per poi abbassare i toni - Sei troppo piccola
passerotto.-
- Si ma voglio capire! Cosa credevi di ottenere facendoti odiare
dalla mamma? Lei ci ha sofferto ma a te non importa vero? Tu sei contenta quando
lei sta male!-
- Lei mi ha ucciso passerotto.-
- Mi chiamo Degona, non
passerotto!- strepitò allora la streghetta - Possibile che sei così cattiva?! La
mamma ti voleva bene! Lo zio Jess...- e si morse il labbro -...lui te ne vuole
ancora! Ma per te non è importa! Per te ferire le persone non è niente, vero?
Tanto valeva che fossi rimasta all'inferno insieme a tutti i tuoi maledetti
specchi!-
- Oh.- Lumia levò gli occhi lucenti - Allora conosci la mia
punizione.-
- So...che sei incatenata in una stanza.- mormorò Degona - In una
stanza piena di specchi. Ma che non riflettono te. Riflettono la mamma.-
-
Già, Lucilla.- sua zia si girò verso di lei, inclinando il capo - Pensi che tua
madre sia tanto migliore di me? Sai che mi ha ucciso? Che mi ha strappato il
cuore quando aveva sedici anni?- e anche se la piccola tremava, Lumia continuò -
Sai che ha calpestato un sacco di vite per ottenere la sua vendetta? Lei non è
migliore di me, ricordalo sempre. Come non era una santa neanche Degona, nostra
madre. Il problema è che tu hai il cuore e l'animo di un essere umano. Tu non
puoi capire passerotto. Non capirai mai. Ma sei vuoi sapere la verità...ho
odiato mia sorella perché lei è riuscita a uccidermi, quando io invece non ce
l'avrei fatta, allora. Lei ha saputo vivere senza di me. Io invece no.-
-
Cosa stai dicendo? Volevi ucciderla.-
- Fra volerlo e...farlo...c'è
differenza.-
Degona spalancò gli occhi.
- L'hai costretta a farlo. Hai
costretto anche lo zio Jess.-
- E come vedi, nessuno dei due mi ha
dimenticata.- Lumia torse appena il busto, girandosi a guardare di nuovo dalla
finestra - Io ho le mie colpe, ma non m'interessa. Desideravo qualcosa che non
sono riuscita ad ottenere. Non m'importa se sono morta. In questo mondo non c'è
spazio per quelli come me.-
- Quelli come te?- sussurrò la streghetta - Che
vuoi dire?-
- Quelli che amano e odiano con la stessa intensità.-
Degona
scosse il capo. Non capiva, non capiva.
- Te l'ho detto. Sei una bambina, sei
troppo piccola.- soffiò Lumia, pacatamente - Io e tua madre sappiamo la verità,
tanto basta. Purtroppo non siamo nate per vivere insieme. Se mi vuole ancora
bene...io non posso farci nulla.-
- Tu...tu...-
- Io cosa?-
- Tu...le
volevi bene?-
Lumia ghignò, voltandosi appena sopra la spalla - E'
fondamentale?-
- Dimmelo!-
- No.- disse Lumia con uno sguardo strano - No,
non gliene ho mai voluto.-
Degona tacque.
Ciò che sentiva era nettamente
diverso.
- Bugie.-
- Può anche darsi.- replicò suo zia - Mettiti l'animo
in pace, passerotto. Tanto sono morta, non starò qua a lungo. Devo solo aiutare
Jess a capire cosa vuole dalla sua vita e poi me ne andrò, come se non mi avessi
mai conosciuta.- si alzò finalmente, raggiungendo il tavolo dove Degona era
ferma.
S'inginocchiò, la scrutò e ne studiò il viso.
Quando sollevò la
mano, toccandole i capelli, la piccola non si mosse.
Il suo tocco era
impregnato di malvagità ma su Lumia non aveva effetto.
- Sii buona con tua
madre.- le sussurrò con voce appena percettibile.
- Forse avresti dovuto
esserlo anche tu.-
- Il mio dono per lei è la mia morte.-
- Lei avrebbe
voluto che restassi al suo fianco.-
- Certe cose non sono possibili. Imparalo
prima che puoi, Degona.- e si rialzò, giusto in tempo perché la sala riunioni
cominciasse ad animarsi.
Arrivarono gli Auror, fra cui Milo e Clay che non
furono particolarmente contenti di vedere Lumia, poi anche Tristan e Jess e da
lì iniziò l'interrogatorio alla Lancaster.
Com'era possibile che avesse un
corpo, che la sfiga vedesse tanto bene dove colpire, se aveva ancora qualche
potere e via dicendo. Tutte domande a cui lei non diede una
risposta.
Specialmente quando le tate passarono coi bambini, Alexander
compreso che guardò Lumia con gli occhioni sgranati.
Lei ricambiò uno sguardo
indifferente, in cui Degona colse qualcos'altro.
Altro
rimpianto.
Chissà...se fosse stata una persona diversa...forse ora sarebbe
stata lei la moglie di Jess. E la madre di Alex.
- Dena fai colazione con
noi?- le chiese Elettra, appena scesa con Hermione.
- Eh?...Ah, si.- annuì la
bambina.
- Lumia?- si sforzò Tristan - Mangi? Che volete tutte e due?-
-
Fragole.-
Degona l'aveva detto soprappensiero, ma quella parola detta in
sincrono la fece allibire.
Fragole.
Lumia sogghignò ancora,
divertita.
- Abbiamo in comune più di quanto pensi, passerotto.-
- Se lo
dici tu.- frecciò la streghetta - Papà...Harry e gli altri dove sono?-
- Di
ronda da ieri sera. Altri Dissennatori.- sbuffò Tristan, sistemando la tavola
con Elettra - Ne siamo circondati come al solito. Ne uccidi uno e ne arrivano
altri trenta, cazzo. Oh, ciao Sarah. Caffè?-
Jess avvertì un brivido, vedendo
sua moglie sulla porta.
Era bella con quell'abito dorato.
Ma lei fissava
solo Lumia. E Lumia non era tipo da abbassare lo sguardo, anzi. Ostentò la sua
superiorità degnandola appena di un'occhiata gelida.
Sarah, lentamente, andò
a sedersi con loro sistemandosi accanto a Jess. Senza neanche accorgersene,
cercò la mano di Mckay sotto al tavolo e gliela strinse. E lui subito pensò che
Lumia non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Sarah invece si sentiva in
soggezione. Indifesa di fronte al suo passato.
Le strinse debolmente le dita,
continuando a sorseggiare il suo caffè.
- Zia Sarah...- attaccò Degona - Liz
mi ha scritto l'altro giorno. Sta già organizzando il pranzo di Pasqua. Vorrebbe
che le mandassi la tua lista d'invitati.-
- Si, certo.- annuì la bionda,
fissando il thè nella sua tazza - Tristan tu vuoi invitare qualcuno in
particolare?-
- Per carità, meno gente possibile. Ecco le fragole.- sbuffò,
piazzandole una ciotola di ceramica bianca davanti a zia e nipote - Attente a
non farvele andare per traverso.-
- Tranquillo, ho chi mi farebbe la
respirazione artificiale.- ironizzò Lumia, perfida.
Sarah sentì un fremito in
Jess, che le spezzò il cuore.
Subito si mise a leggere la Gazzetta, un modo
qualunque per non stare a osservare quella penosa situazione.
- Dov'è mia
sorella?- chiese Lumia, mangiucchiando un fragola con gusto inaspettato.
-
Che vuoi fare? Piantarle un coltello in mezzo alle scapole?- ironizzò Milo
freddamente.
- Non servirebbe Morrigan, lo sai bene.- rispose l'altra
quietamente - Ma dovrebbe portarmi in un posto.-
- Vuoi anche farti
scarrozzare, complimenti.- le disse Tristan - Niente altro?-
- Oh, c'è molto
altro Mc ma non sei la persona adatta a cui chiedere.-
- La finiamo con
questi doppisensi?- sindacò l'Auror - Lumia mi spieghi cosa vuoi?-
- Vedere
Lucilla. Il resto spetta a tuo fratello.-
- Risolverò la situazione il prima
possibile.- disse allora Jess, con uno sforzo - Dammi qualche giorno
Tristan.-
- Qualche giorno.- gli rinfacciò Milo - Hai una bella faccia tosta,
predichi tanto fratello ma razzoli male.-
- Non hai qualche collo da mordere,
vampiro?- gli chiese Lumia sarcastica.
- Se non temessi di farmi venire
l'acidità di stomaco dissanguerei te, non temere.- poi il Diurno cambiò
discorso, cercando di non strozzare quell'essere perfido - Ehi Tristan, oggi c'è
un altro duello del torneo interno, vero?-
- Si, dalle tre alle sei...- ma
non poté continuare a raccontare del casino che stava per accadere quel
pomeriggio che accadde qualcosa di ancora più...come dire, colorito.
La porta
dell'ingresso sbatté e Edward Dalton passò in mezzo alla sala.
In
boxer.
Stivali al ginocchio, spada alla cinta, bacchetta in mano. E niente
altro.
In boxer.
Lumia, Sarah, Degona, Hermione ed Elettra sbatterono le
palpebre in sincrono quando Dalton andò a versarsi due dita di scotch, senza
fare una piega. Dopo aver mandato giù il liquore si accese una sigaretta, dette
un tiro, salutò tutto col buongiorno e poi filò in camera sua. Senza una
parola.
Lumia tornò presto a mangiarsi le fragole, incurante della faccenda.
Gli altri però erano un pelino preoccupati.
- Perché era in mutande?-
bofonchiò Dena.
- Bhò.- sospirò Elettra - Mamma mia, che avrà fatto
stanotte?-
- Meno male che non s'è giocato le mutande.- sindacò Jess - Io
vado. Ho da fare. Lumia vieni.-
- Sto mangiando.-
- Mangerai per strada,
non ti strozzerai con i semi. In piedi.-
- Che modi.- si lagnò
capricciosamente la Lancaster - Ciao passerotto.-
- Ciao.- ringhiò Degona fra
i denti - Buona giornata ZIA.-
- Che orrore.- sibilò Lumia, sparendo dietro
alla porta insieme a Jess.
- Vado anche io.- disse Hermione, infilandosi un
giacchino di velluto nero e i guanti di pelle - Ho appuntamento con Jeager in
giardino. Ha detto di aver capito come ha fatto Lumia ad entrare nella
dimensione corporea. Ci vediamo a pranzo. Salutatemi i ragazzi quando tornano
dal giro in giostra.-
- Tranquilla, ci penso io.- le disse Sarah con un mezzo
sorriso.
Una volta in giardino, la Grifoncina trovò quel demente di Crenshaw
inginocchiato in mezzo all'erba e alla neve.
Che cacchio faceva?
- Hai
perso qualcosa?- l'apostrofò serafica.
Lui le scoccò un'occhiataccia.
- Vi
sto salvando la vita Hargrave, occhio.-
- Non tirartela, dimmi cos'hai
scoperto.-
Il mezzodemone si alzò in piedi. Si guardò attorno, ma c'erano
troppi studenti così la tirò sotto le arcate.
Lì, usò il tono più basso che
poteva trovare.
- Hai presente quei rombi?-
- Quelli che danno vita ai
fantocci di Grimaldentis? E allora?-
- E allora la sorella di Lady Lancaster
è finita contro qualcosa in giardino, ha detto, giusto? Conosci qualcosa che
possa dare un corpo e la capacità di movimento meglio di uno di quei cosi?-
Hermione allargò gli occhi dorati.
- E' impossibile.- alitò - Non può
aver trovato uno di quei rombi in giardino.-
- E allora come ha fatto?
Pensaci. Può essere solo quello.-
- Ma...se era lì...avrebbe dovuto esserci
anche un fantoccio!-
- E se i fantocci si creassero in un momento
preciso?-
- Vuoi dire che...i rombi si attivano al momento opportuno?-
-
Esatto.- annuì Jeager - Quindi...pensaci bene. Questi rombi si aprono e creano
un fantoccio solo quando Tom è in giro, da solo. E se sono qui in giardino...ce
ne saranno anche sparsi altrove, nella scuola.-
- Ma come...- la Granger
strinse le mani, scioccata - Vuol dire che qualcuno li ha portati dentro a
Hogwarts? C'è un infiltrato di Grimaldentis?-
- Può darsi.- rispose il
mezzodemone - Bisogna battere a tappeto tutta la scuola.-
- Ma i Sensimaghi
non li sentono!-
- Allora bisognerà cercarli col metodo tradizionale. Naso a
terra.-
- Dio.- Hermione si mise le mani fra i capelli - E adesso si che
siamo nei casini!-
- Prima troviamone un po'. Dopo di che bisognerà capire
chi li porta nella scuola. Il mannaro è pulito? Siete sicuri?-
- Si, Asher
ormai è uno di noi.-
- Allora bisognerà controllare i professori e gli
studenti. E anche la posta.-
Eh si.
Stavolta erano proprio nei
guai.
Il Calice di Fuoco scintillava luci dorate e rossastre.
Sputò la prima
serie di nomi, mentre Tom se ne stava appoggiato alla parete, braccia
incrociate.
La testa da tutt'altra parte.
Toccava a lui quel giorno. E a
Cloe.
Gliel'aveva detto Damon.
- Tom Riddle.- chiamò Tristan in quel
momento, scartando il biglietto col suo nome. Seguì quello di
Prentice.
Oddio. Che goduria.
Per poco non si strofinò le
mani.
Non sapeva da quando gli fosse venuta quella perversa voglia di
prenderlo a calci ma di certo un duello con la magia sarebbe stato più
interessante.
Claire prima di venire chiamata gli scoccò uno sguardo
eloquente, della serie "non fare il fidanzato geloso!" ma a lui l'idea
di prendere Prentice per il collo piaceva troppo. Batterlo con la magia poi
sarebbe stato un vero orgasmo.
La King invece uscì in coppia con Fern
Gordon.
Un suicidio.
Comunque furono duelli parecchio succosi.
Beatrix
e Damon erano seduti in poltrona, a studiare i combattimenti con occhio
clinico.
Divertiti, videro il Grifondoro battere Prentice nel giro di
mezz'oretta, senza dissanguarsi, ma ancora più divertente fu vedere la
Sensistrega battere l'astiosa Serpeverde, scatenando l'ira di tutte le serpi,
specialmente quelle di Asteria McAdams che a un mese dalla scadenza della
scommessa stava ormai pensando che avrebbe fatto una figuraccia davanti a
tutti.
- Come va?-
Beatrix si volse appena verso il Legimors.
- Che
intendi?- chiese, mentre Cloe spediva la Gordon a terra con un Impedimenta.
-
In generale. È da un pezzo che non parliamo, con gli impegni reciproci che ci
rompono no?-
- Hai visto qualcosa?-
- No. Semplice curiosità. Non posso
più fare domande?-
Lei rise, poggiandosi su un gomito.
- Va abbastanza
bene. Non sono felicissima ma non mi lamento. A differenza di un mese fa, non
sto cadendo in depressione.-
- Come va col lupacchiotto? Ci date
dentro?-
- Diciamo che ho scoperto le gioie del sesso libero.-
- E
Morrigan? L'hai chiuso nel cassetto?-
- Ho messo il pilota automatico.-
ammise, assumendo un'aria malinconica - Non posso certo obbligare qualcuno ad
amarmi come lo amo io, non credi?-
- Perciò ti accontenti.-
- Non è così.
Asher mi piace molto.- e sorrise con dolcezza - Non lo amo ma mi fa stare bene.
Mi accetta per come sono, sa cos'ho fatto e non mi giudica.-
- Non è che ti
giudichi da sola troppo duramente?- le chiese, a bassa voce.
Trix assottigliò
l'espressione.
- Hai visto?-
- Che stavi per uccidere Milo? Si.-
Si
sentì gelare, venire meno.
- Perché non me l'hai detto?-
- Non ne avevi
bisogno. Anche se molte cose, di ciò che ho visto e sentito...- Damon la guardò
intensamente -...non le ho capite. Parlavi di suo zio e di come Milo se n'è
fregato di te.-
Lei tacque, tormentandosi una ciocca di capelli.
- Mi
dispiace.- Howthorne batté le mani, quando Cloe scese dal palco vittoriosa - Non
volevo mentirti ma mi sono ripromesso di non mettere mai i bastoni fra le vostre
ruote. Un conto sono gli altri. Un conto siete voi.-
- Stavo male.- sibilò,
con le lacrime a pungerle le ciglia - Magari avrei potuto parlartene!-
- Non
credo. Non volevi parlarne.-
- Però...avevo bisogno di qualcuno.-
- Allora
potevi dirmelo.- le sorrise, carezzandole la mano - Mi dispiace. Davvero.
Dovremmo solo imparare ad essere più sinceri.-
- Stavo per ammazzarlo,
Damon.-
- Perché lo ami troppo.- le disse, fissando dritto davanti a sé - Lo
ami così tanto che per il dolore saresti stata capace di ucciderlo. Ma ti sei
fermata quella notte.-
- Già. E adesso devo convivere col mio senso di colpa.
Credevo che mi sarei sentita meglio, una volta che mi fossi vendicata. Dio, che
ingenua. Lo amo più di prima. Tutta colpa di quel dannato vincolo.-
- Ti ha
morsa?-
- No. Io ho morso lui...sei anni fa. Ma non sapevo cosa stavo
facendo. Lui si.-
- E nonostante tutto, te l'ha permesso. Questo vuol dire
una sola cosa.-
- Che mi ama. Me l'ha detto. L'ho costretto io.-
- Lo sa
di te e Asher?-
- No.- scosse il capo - E non saprei come dirglielo.
Capirebbe che è solo una ripicca. Ha ragione Milo, sono una bambina.-
Damon
chinò la testa, ridendo lievemente.
Si, in fondo tutti loro erano dei
bambini.
Lui, Cloe...Tom.
Tornò a prestare attenzione al nuovo
duello.
Il suo migliore amico era appena salito sul palco, a destra. Prentice
a sinistra.
Lui sapeva già chi avrebbe vinto ma non per questo perse il
gusto, osservando Riddle combattere.
Era bravo. Si, e un giorno sarebbe stato
un mago eccellente, completo.
Aveva grazia, stile. Scioltezza e
intuito.
Ogni cosa servisse per battere un avversario.
Quando vinse, tutta
Grifondoro esultò ma Tom non sembrava soddisfatto.
Si fece annodare al polso
il nastro di seta simbolo della sua ennesima vittoria, poi tornò a sedersi dal
suo gruppo per l'ultimo duello. Due Tassorosso, Flanagan e Bart Owin, il
vicedirettore della Gazzetta di Hogwarts.
Mentre là sopra quei due
deficienti, che erano pure due gran compagnoni, se le cantavano, dalla sua
poltrona Tom vagava col pensiero verso Harry.
Chissà come gli era andata la
ronda.
Da qualche giorno lui e Draco si erano fatti parecchio
strani.
Specialmente sentirli parlare erano strano.
A volte uno iniziava
una frase, senza finirla e l'altro rispondeva qualcosa che in apparenza non
centrava nulla.
Oppure senza neanche parlare si dirigevano entrambi nello
stesso posto, si passavano oggetti senza chiedere, s'imprecavano dietro di
botto, senza la minima avvisaglia.
Che nascondessero qualcosa? Che suo padre
ne avesse combinata un'altra delle sue?
Voldemort.
Chissà cosa stava
facendo.
A quel pensiero si dette dell'idiota. Che gliene fregava di suo
padre, dannazione!
Il problema vero era Grimaldentis! Voldemort gli aveva
bruciato la faccia, grazie tante, e quel maniaco ora voleva di nuovo colpire
lui. E se...invece di ucciderlo, l'avesse riportato in Italia?
Il solo
pensiero gli fece salire alla bocca dello stomaco un conato di vomito.
No.
Meglio la morte.
Meglio morire cento volte, piuttosto che venire rinchiuso di
nuovo.
A sentire...quella ninna nanna.
- Tom sei stato grande.-
gli disse Martin, risvegliandolo dai suoi pensieri - Prentice ha ancora una
faccia atroce! Mi sa che questa gli brucerà a vita! Guarda...Matt lo sta anche
tormentando!-
- Rogers mi fa sempre morire.- cinguettò Mary J. Lewis - Ma
cos'hai Tom? Non sei contento? Hai vinto!-
- Si, si.- si sforzò - Sono solo
preoccupato per i compiti di pozioni.-
- Storie.- disse Sedwigh dietro di
lui, sfogliando il libro di Difesa - Starai pensando sconcezze.-
- Ma perché
non taci?- berciò Tom arrossendo - Non sono un maniaco come te!-
- Povera
Cloe.- tubò Bruce - Tesoro t'è andata male!-
La King rise per tutta risposta
- Pensate ai fatti vostri, porci.-
- Sul serio, come ve la cavate in
privato?- interloquì Maggie Clark, emozionata.
- Compratevi un porno.- sibilò
Tom seccato.
- Oh dai! In fondo state insieme da otto giorni!-
- Da quando
siete diventati così impiccioni eh?- replicò la biondina - Fatevi i fattacci
vostri, ve l'ho detto.-
- Cattivi.- mugugnò Mary - E io che ci speravo
tanto.-
- Occupatevi della vostra di vita sessuale.- disse anche Tom,
affondando nel velluto - Thò...ha vinto Owin. Da non credersi. Che ha fatto
Flanagan? È ancora sotto i postumi del veglione?-
- Ma che ne so.- sbuffò
Sedwigh - Tra una settima giochiamo anche contro di loro. Se imbroglia di nuovo
è la volta buona che le prende negli spogliatoi.-
- Ne ho le palle piene di
coprire le vostre cazzate, lo sapete?- gli fece notare Riddle - La Mcgranitt non
è una cretina, prima o poi se ne accorgerà di tutti i casini che fate. A partire
dal macello negli spogliatoi a finire con le tue scommesse.- aggiunse, verso
Cloe - Ce la prenderemo tutti in un posto preciso.-
- Ecco, quella cosa
ancora non l'ho provata!- ridacchiò Martin, facendo scoppiare anche tutti gli
altri.
C'era niente da fare.
Erano proprio dei deficienti.
Una volta
finita la pacchia in sala duelli, quelli del settimo si riversarono nel
corridoio.
Erano le cinque ormai e cominciava già a farsi buio.
- Avete
sentito?- disse Maddy nel gruppo dei rosso oro - A quanto pare il Comitato vuole
fare una festa per S. Valentino.-
- Che palla.- uscì a Tom, senza neanche
rendersene conto. E poi fu tardi.
Tutte le ragazze lo fissavano omicide,
mentre Cloe faticava a non ridere apertamente.
In fondo per Tom S. Valentino
era sempre stato solo il compleanno di Degona. E poi lui non era una persona
particolarmente romantica. Era sempre dolce e attento, ma non un tipo da candele
e rose rosse.
- Che si fa fino a cena?- chiese la biondina, quando il
quartetto si fu riunito - Andiamo a rompere a Harry e gli altri?-
- Io devo
finire Divinazione.- si schifò Howthorne - Ho una cazzo di ricerca lunga un
rotolo intero.-
- Vengo io là sopra.- le disse la Vaughn - Devo prendermi la
cena per i prossimi giorni. E tu Tom?-
- Io filo un attimo in Guferia.-
disse Riddle soprappensiero - Mi deve arrivare un pacco da Caesar. Ci vediamo su
allora, ok? Se trovo Dena e William ve li mando.-
- Ok, a dopo.- e si
separarono tutti, anche se Damon ricevette una bella sorpresa.
Non si era
ancora incamminato verso Serpeverde che venne incantato dalla bella Corvonero
che gli si buttò fra le braccia.
Quasi fece le fusa, al bacio che Neely gli
depositò sul collo.
- Un duello spassoso.- sussurrò la bionda, cingendogli
dolcemente la nuca - Ma ti vedo sulle nuvole.-
- Qualche cosa in sospeso con
Beatrix.- le disse, sfregando la guancia contro la sua - Hai da fare
adesso?-
- Dobbiamo finire Divinazione.- gli ricordò.
- Chissene frega.-
si lagnò capriccioso - Ne ho fin sopra i capelli di queste grane.-
- Che ha
Beatrix?- Neely si staccò appena, scrutandolo comprensiva - Ha dei problemi di
dieta?-
Damon corrucciò la fronte.
- Eh?-
La Montgomery sorrise in
maniera strana.
- E' così pallida di recente. Beve abbastanza?-
- Si...non
credo si stia disidratando.- bofonchiò confuso - La trovi magra?-
Lei allora
ridacchiò, scuotendo il capo.
- Va bene. Diciamocela tutta. So
cos'è.-
Mancò poco che Howthorne svenisse. Cazzo.
- Come l'hai scoperto?-
sussurrò, sgranando gli occhi chiari.
- S'è ustionata con l'acqua santa a
Pozioni, a novembre. Ricordi?-
- Perché non hai mai detto niente in questi
mesi?-
Lei alzò le spalle - Non lo so. Mi sembrava di essere
impicciona.-
No, era incredibile quella. Fantastica, geniale, mitica, dolce e
bellissima.
- Che ne dici di saltare Divinazione domani?- le propose,
ritrovando la calma.
- Direi che è una buona idea.- annuì la Corvonero e si
alzò sulle punte, per baciarlo finalmente.
Tom intanto dopo aver lasciato
gli altri a Grifondoro era riuscito a sgattaiolare fuori dal castello,
attraversando il giardino e passando le arcate con un vorticoso pensiero che
sembrava non volergli dare pace.
Aveva come la sensazione che presto sarebbe
accaduto qualcosa di grave.
Ma erano solo impressioni e uno come lui non
badava molto a certe cose, specialmente se non supportate dalle visioni
realistiche di Damon.
Fermo all'esterno delle mura primarie del giardino, Tom
si guardò attorno.
La neve si era cementata, formando una massa compatta e
proprio in quel momento il Platano Picchiatore se la stava scuotendo via,
indirizzando grossi blocchi di neve dura addosso agli studenti più vicini che
bazzicavano per perdere tempo prima di rientrare a scuola.
Guardò l'ora. Le
sei. Doveva muoversi.
Orloff aveva promesso di dargli notizie
settimanalmente, riguardo all'andamento della sua pena discussa col Wizengamot,
ma per tutte le vacanze non s'era fatto sentire e temeva che Lucilla ci avesse
messo lo zampino.
Se non altro però non ne aveva ancora fatto parola con
Draco ed Harry, dandogli così modo di prepararsi.
Ma in fondo temeva che non
sarebbe stato mai pronto a fare quella notizia.
Poteva essere considerata una
decisione normale per il futuro di un adolescente se...non fosse stata per la
vita.
Arrivato alla Guferia, notò depresso il ghiaccio accumulato sui
gradini.
Dovette arrampicarsi aggrappandosi alla ringhiera di pietra, fredda
e viscida anch'essa ma chissà grazie a quale santo riuscì a non cadere, quando
di fronte alla porta aperta dovette fermarsi.
Oltre al frullare di ali dei
gufi e ai loro versi ridondanti, sentì una voce spaventata.
La conosceva bene
quella voce.
- ...perché vuoi farlo? Dammi retta ti prego, sei ancora in
tempo!-
Era Olivia Andrews.
Tom si schiacciò alla parete, restando immerso
nel buio con l'impressione che per una volta origliare non sarebbe stato solo
sintomo di scortesia. Imprecò per non avere dietro il mantello dell'Invisibilità
e cercò di capire con chi parlasse.
- Ti prego, ascoltami!- supplicò ancora
la sua compagna scozzese di Grifondoro - Così potremmo mettere nei guai un sacco
di persone! Non puoi fidarti davvero di lui! Che ne sai che in questo modo Harry
Potter non morirà?-
Ci fu un piccolo tafferuglio e un grosso allocco sbatté
le ali, infastidito.
La Andrews era caduta per terra, ma si rialzò
disperata.
Le vide le lacrime agli occhi.
- Non puoi fidarti di lui!-
-
Si che posso! E ora ti conviene tacere o giuro che ti uccido!-
Tom serrò la
mascella.
Quella voce. Ci avrebbe scommesso.
Asteria
McAdams.
E così stava combinando qualcosa in cui centrava Harry.
- Io
non voglio assolutamente che il bambino sopravvissuto ci resti secco per colpa
di quel bastardo!- esplose la Serpeverde, smontando l'idea di Riddle - Ho deciso
di aiutarlo quando tutti i nostri compagni sono tutti morti ed è ciò che farò!
Non mettermi i bastoni fra le ruote!-
- Si ma quell'uomo non sai se è amico
di Harry Potter! Come fai a credere a ciò che ti ha detto?-
- Sei unitile
Olivia, lo sei sempre stata. Non sopporto i codardi, vattene!- le ringhiò
Asteria, spingendola di nuovo contro il muro - Sono intenzionata a mettere fine
una volta per tutte a questa guerra, per tutti i nostri compagni che sono morti!
Se tu vuoi stare lì a piagnucolare fai pure! Io ne ho basta! A Harry Potter non
accadrà nulla, fidati! In fondo è impossibile che possa farsi battere da un
diciassettenne no? Dovremo solo aspettare ancora qualche mese. Poi verrà il loro
turno, sono sicura che rimarranno loro due! E Harry Potter vincerà
finalmente.-
- Ma così...morirà sempre qualcuno...-
- Non me ne importa
niente di quello stupido! È solo un verme!-
- Come fai a parlare così? Non
puoi far uccidere a Harry Potter qualcuno solo perché quando quell'uomo ti ha
salvata ti ha chiesto di aiutarlo! Che ne sai che ti sta dicendo la verità? Ti
sta usando!-
- No, non è vero! Lui mi ha salvata dalle macerie, dai
Mangiamorte che volevano uccidermi!-
Salvata dalle macerie? Intendeva
Wizloon?
Ma a Wizloon non erano stati i Mangiamorte, ma gli
Illuminati.
Con chi diavolo aveva parlato Asteria?
Possibile
che...avesse incontrato...Grimaldentis?
Tom imprecò mentalmente.
Dannazione, se era vero Harry era nei guai fino al collo.
Se quella scozzese
aveva incontrato Grimaldentis e lui la stava usando allora lei inconsapevolmente
fino a quel momento aveva giocato contro Harry e gli Auror.
L'unica cosa che
non capiva il fatto che "sarebbero rimasti in due" e di aspettare
"qualche mese".
Quelle frasi per lui non avevano senso.
-
Asteria, ti prego...ripensaci!-
- Ti ho detto di no!- urlò la Serpeverde,
sovrastando la voce piagnucolante della Andrews - Basta, vattene! Ti odio, lo
capisci? Tu te ne stai tranquilla e beata quando tutti i nostri compagni sono
morti per colpa dei Mangiamorte! Lui invece vuole aiutarmi, vuole ucciderli
tutti per noi, per vendicarci!-
Si, ora lo sapeva.
Era
Grimaldentis.
Quel bastardo aveva mandato una talpa e di sicuro poi se ne
sarebbe sbarazzato.
Dannazione, Asteria non lo sapeva ma stava correndo un
pericolo enorme.
Capendo che stava per uscire tornò in fondo alla scala e si
nascose sul retro della costruzione. Quando le vide andare via, tornò a salire
quei gradini omicidi e infine si guardò attorno, cupo e pensoso.
La McAdams
stava giocando col fuoco.
E avrebbe finito per bruciarsi.
Guardò il suo
allocco nero e l'uccello lo ricambiò con un'occhiataccia torva, per poi
ignorarlo del tutto.
Ma che diavolo stava succedendo?
Stava ritornando a
scuola quando si sentì chiamare col solito nomignolo deficiente.
- Ehi
mostriciattolo! Fa buio, che cacchio ci fai fuori?-
Erano Harry, Ron e
Draco.
Nascose in fretta la lettera dal Ministero, stampandosi un sorriso in
faccia.
- Ciao ragazzi. Eravate di ronda?-
- No, siamo stati a caccia di
Dissennatori e poi a Londra.- gli spiegò il rossino - Duncan ci ha chiamati a
far rapporto.-
- Novità?- gli chiese Harry, imbacuccato nel lungo mantello
nero.
- Ehm...si, direi di si.- annuì il giovane mago - E abbastanza serie
direi. Ho ascoltato per caso una conversazione fra Asteria McAdams e Olivia
Andrews.-
- Scozzesi?- riecheggiò Malfoy disgustato - La McAdams non è quella
che ci provava con te?-
- Già, quella che ti è saltata addosso.- ridacchiò
Potter.
- E a voi chi l'ha detto?- disse Tom seccato.
- Damon.- risposero
in coro.
Bastardo di un Legimors Serpeverde e pure infame.
Se lo prendeva
lo massacrava.
- Comunque che hai sentito?- gli chiese Ron, curioso.
-
Casini.- sindacò il Grifondoro - E grossi. Vi racconto tutto a cena.-
-
D'accordo. Sto morendo di fame.- rise Harry, scompigliandogli i capelli - Dai,
torniamo a casa.-
E rientrarono a Hogwarts tutti insieme, ma una volta al
cancello, il bambino sopravvissuto sollevò il volto verso il cielo ormai
buio.
Gufi. Altri gufi.
E ci scommetteva che non portavano
posta.
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