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Autore: _Dolphin_    12/10/2012    2 recensioni
Giada è una diciassette qualunque, che ama la musica, odia la scuola e fa tutto quello che fanno le persone normali, ma qualcosa cambia quando durante una normale giornata di scuola qualcuno spara in classe e Giada scampa alla morte per un soffio. Questa storia è fatta di lacrime, risate, affetti, amicizie, ma soprattutto ansia.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio tutta sudata e agitata, ma ormai inizio ad abituarmi a questa situazione. Anche stanotte ho fatto un incubo, ma non era uno dei soliti in cui l'assassino mi segue e io scappo, questa volta l'assassina ero io e cercavo di uccidere Michelangelo Scarlatti. Eravamo nella zona industriale, dove ci dovremmo incontrare la settimana prossima e io avevo in mano una pistola, la stessa con la quale nella realtà aveva cercato di uccidermi, e lo tenevo sotto tiro. Non volevo spararlo per davvero, volevo solo spaventarlo, ma a un certo punto la mano ha iniziato a tremare e ho premuto il grilletto inavvertitamente. Il proiettile l'ha colpito dritto al cuore e lui è caduto a terra con un tonfo. Il sogno finiva con me che mi inginocchiavo accanto a lui e scoppiavo a piangere, seriamente dispiaciuta per la sua morte.

L'orologio segna l'una e mezza del mattino, decido di alzarmi e vado a sciacquarmi il viso per togliermi il sudore e quella sensazione sgradevole di dosso. Poco dopo entro in camera di Luca per vedere se è rientrato e vedo che si addormentato con dei fascicoli in mano e la luce accesa. Mi avvicino lentamente e gli tolgo i documenti e li poggio nel comodino, mentre spengo la luce. Esco silenziosamente e torno in camera mia per prendere il libro che sto leggendo in questi giorni, tanto ho capito che non mi riaddormenterò e vado in cucina.
Quando accendo la luce vedo che c'è il cartone della pizza con sopra un bigliettino scritto da Luca: “Magari alle tre del mattino ti viene fame. Non dire che non sono premuroso!”
Non posso trattenermi dal ridere, e proprio mentre apro il cartone di pizza il mio stomaco brontola. Finalmente ha deciso di farmi ingurgitare qualcosa senza che mi venga la nausea.
Mi mangio la metà della pizza che mi ha lasciato Luca in un batter d'occhio e quando sono bella sazia mi bevo un bicchiere di acqua ghiacciato. Ah, ora sì che va meglio!
Mi siedo nel divano e apro il libro. Sono ancora alle prime pagine, ma la lettura si fa subito interessante fino a quando a un certo punto leggendo un pezzo di storia mi salgono i brividi.
“Joona sente il proprio cuore che batte, sente il sangue scorrere rapido attraverso le vene fino al cervello, sente il polso tuonare nelle tempie. Ma è tempo di guardare, registrare e pensare. Il volto della ragazza è nascosto. Come se avesse paura, come se non volesse vedere il suo aggressore. Prima di essere adagiata sul letto, la ragazza è stata oggetto di una violenza feroce.”
Chiudo di scatto il libro e decido di metterlo da parte perchè non mi sembra proprio il caso di leggerlo in un momento come questo. Voglio leggere qualcosa di divertente, e se non fossi così pigra accenderei l'Ipad e mi metterei a leggere Iddiozie & Diavolerie che sicuramente riuscirebbe a distrarmi e alla fine decido di guardare la televisione, prendo il telecomando e accendo la tv mentre cerco qualcosa da guardare.
Trovo una replica del Dr.House che adoro, e anche se l'episodio l'ho già visto non mi dispiace riguardarlo e mentre c'è la sigla mi fermo a pensare solo per un istante se anche con me Michelangelo, dopo che mi ucciderà, mi metterà nel mani nel volto come se non stessi guardando. Di nuovo mi vengono i brividi solo a pensarci e cerco disperatamente di concentrarmi sul dottore che zoppica nello schermo della televisione.

-Giada. Svegliati, sono le sei e mezza. Devi prepararti.- dice Luca a un centimetro dal mio orecchio. Il suo respiro mi fa venire la pelle d'oca. Non mi ricordo di essermi addormentata, ricordo solo che stavo guardando la televisione. Dopo quello che è successo ieri, ero assolutamente convinta di non dover andare a scuola per due motivi: primo perchè sono stanca e secondo perchè voglio andare a trovare Riccardo e ho intenzione di passare con lui tutto il tempo che ho a disposizione.
-Non ci vado a scuola oggi.- mormoro con voce assonnata, mentre continuo a tenere gli occhi chiusi.
Sento Luca sospirare.
-Non puoi perdere un altro giorno di scuola, i tuoi genitori..-
Quella frase fa scattare un campanello d'allarme nel mio cervello.
-Merda! I miei! Ieri dovevo tornare a casa, ma poi mi sono addormentata e non li ho avvisati. Mi sono totalmente dimenticata!- interrompo Luca, mentre di scatto apro gli occhi e cerco di alzarmi decentemente, ma mi dimentico di essere nel divano e come mi giro cado a terra come un sacco di patate.
Luca cerca di trattenere una risata e mi offre una mano, mentre con tono divertito commenta:-Sei sempre la solita. E comunque i tuoi li ho chiamati io.-
Lo fulmino con lo sguardo.
-E non potevi dirmelo prima?- rispondo un po' acida mentre afferro la sua mano e mi alzo in piedi.
Mi trascino in camera mia e mi butto nel letto decisa a continuare a dormire. Sento Luca sbuffare ed entra anche lui in camera.
-Devi alzarti e devi andare a scuola. Ti prego, non ho voglia di discutere di primo mattino!- dice esausto.
-Devo andare da Riccardo.-mi lamento mentre apro gli occhi. Lui è in piedi appoggiato allo stipite della porta e si passa una mano sui folti capelli ricci. Il suo volto è il ritratto della stanchezza e dimostra almeno dieci anni in più. Sospira e mi fissa con i suoi occhi verde smeraldo, mi sta implorando silenziosamente.
-Da Riccardo ci andrai non appena torni da scuola e potrai starci quanto vuoi. Promesso.-
-Ma..- cerco di dire prima di incontrare il suo sguardo. Sta per perdere la pazienza e non è uno che la perde facilmente. -Va bene.- sospiro infine mentre mi alzo e mi dirigo verso il bagno.
Vedo che il mio zaino è poggiato in un angolo della stanza e deduco che qualcuno sia andato a recuperarlo a scuola dopo che me ne sono scappata. Sorrido mio malgrado, c'è sempre qualcuno che si ricorda le cose al posto mio.
Mi faccio una doccia velocemente, bevo una tazza di latte e dopo mezz'ora sono pronta per andare alla fermata del pullman sicura che anche Luca venga con me, ma lui è ancora seduto al tavolo in ciabatte mentre beve il caffè e..legge documenti. C'è chi legge il giornale e chi legge fascicoli.
Muoio dalla voglia di dirgli di lasciare perdere tutto e di non stare lì a rodersi il fegato visto che non ne vale più la pena di stare a cercare moventi e prove, ma non posso. Devo resistere solo una settimana, anzi sei giorni senza dire niente a nessuno. Posso farcela.
-Tu non vieni?-
Lui risponde senza nemmeno alzare gli occhi da quello che sta leggendo.
-No, devo finire qui e poi devo passare in ospedale.-
-Ah-dico con tono deluso.
Finalmente alza lo sguardo e inclina la testa per studiare la mia espressione, ma abbasso lo sguardo e dopo un saluto frettoloso esco di casa.
Non capisco perchè non viene con me, in genere è sempre venuto senza alcun problema, però evidentemente vuole stare con Riccardo e fa benissimo, ma il punto è: perchè lui può andarci e io devo aspettare di uscire da scuola? Non mi sembra giusto e mi sento tradita, lo so è ridicolo, ma mi da veramente fastidio e il mio umore è appena diventato nero.
   
 
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