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Autore: ViolaNera    13/10/2012    5 recensioni
«Digli addio anche tu. È al limite.»
Non vorrebbe darlo a vedere, ma sussulta a quelle parole.
Addio.
Dire addio.
Non vuole dire addio. Non può farlo. Non è... pronto.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Islanda, Norvegia, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Ah, credevo non saresti più tornato», cinguetta Mathias, battendo il palmo sullo spazio vuoto accanto al letto con un ampio sorriso. «Mettiti comodo, vado a dare la buonanotte ad Eirik.»

«Si è già addormentato», sussurra, cominciando a spogliarsi e poi posando i vestiti sulla sedia in maniera ordinata.

«Oh. Peccato», borbotta abbassando le coperte. «Volevo stuzzicarlo un po' e chiedergli se non preferisse dormire tra noi due. Non capita così spesso che passi la notte qui!»

«Ti piace proprio farti tirare gli schiaffoni», commenta con un sorrisino storto.

«Sono schiaffi pieni d'affetto filiale, lo so», gongola attirandolo a sé e facendolo sdraiare. Lo avvolge immediatamente tra le lenzuola e le braccia. «Stai bene?»

«Io...»

Sì. Digli di sì. Lascia che ti baci e ti riscaldi e ti dia la buonanotte. Lascialo in pace.

«Mat.»

«Sì?»

«Che cosa risponderesti se ti dicessi che tra un po' di tempo dovremo separarci perché devo andare in un posto nel quale tu non puoi venire?»

«... Stai male? È questo? Sono... sono sempre stato preoccupato da quando hai avuto quella crisi, poi però sei stato bene e non è più successo, ma poi è capitato di nuovo ed io ho pensato migliaia di cose e non volevo dire niente o farmi vedere ansioso, ma-»

«Mat.»

«Scusa. Sono partito a macchinetta. Ho... paura.»

«Rilassati, io sto bene. Nessuna malattia mi porterà via prima del tempo.»

«Promettilo», sussurra, stringendolo più forte e sprofondando nel suo collo.

«Lo prometto. Il mio corpo sta bene, è solo un fattore mentale.»

«A che cosa pensi? Sai perché ti succede? Forse posso aiutarti.»

No, non puoi. Puoi solo aggravarlo.

«Lascia stare e dormiamo, va bene?», borbotta, allungandosi per spegnere la luce dopo un breve momento di riflessione, ma Mathias la riaccende entro pochi secondi.

«Lukas.»

«Sto dormendo.»

«Non è vero, non dormi mai se prima non ti auguro la buonanotte.»

Un sospiro arreso, poi il fruscio prodotto dal corpo di Norvegia che si gira sul fianco per stargli di fronte.

Vuoi dire che quando mi avrai abbandonato non dormirò mai più? Presuntuoso. Non sognerò, ma di sicuro perderò conoscenza quando sarò troppo stanco.

Se non altro.

A meno che non trovi un modo per sussurrarmelo comunque.

Anche il vento fuori dalla finestra andrebbe bene, Mathias, se sapessi che sei tu.

«Sei fastidioso.»

«Lo so, ma è un aspetto che adori di me.»

«Hai sempre la risposta pronta per qualunque cosa?»

«Sì. Tu ne sei capace? Vediamo se rispondi immediatamente ad una domanda.»

«Chissà quali contorte questioni vuoi propin-»

«Sposiamoci.»

La prima cosa che pensa: eh?

La seconda: ho sentito male.

La terza: non è una domanda, idiota. È una proposta.

Le braccia di Mathias si avvolgono ulteriormente attorno al suo corpo, avvicinandolo, mentre va a sfregare le labbra contro la sua fronte.

«Non sei veloce come me, Luk. Hai visto?»

Danmark, se davvero sei tu, sei il peggior...

«Ogni secondo che lasci passare senza fiatare un pezzetto del mio cuore si autodistrugge, sai?»

«T-taci, sto pensando», sbotta, stringendosi e sentendo scottare tutta la faccia.

«Fai con calma, ti sto soltanto chiedendo di passare l'eternità insieme.»

Eternità. No, non è l'eternità. Se la domanda fosse quella, ci sarebbe una sola risposta e la vorrebbe gridare anche dalla finestra aperta, scriversela sulla fronte, dirla agli estranei che passano per strada ed essere preso per un uomo impazzito e ridicolo. Troppa gioia rende così, folli agli occhi altrui, ma cosa importerebbe?

Purtroppo non è l'eternità, in gioco, perché a quella saprebbe cosa rispondere.

«Lukas, è stata una richiesta poco romantica? Preferivi iniziassi dicendo che nel momento in cui ti ho incontrato ho capito che ti stavo cercando senza nemmeno saperlo? Che il mio stomaco si è contratto e mi è scattato un meccanismo dentro come un vecchio orologio che riprende magicamente a funzionare?»

Mathias si ferma e sussulta leggermente, prima di ricominciare a coccolarlo facendo praticamente le fusa.

«Oh. Questo era davvero romantico», commenta tra sé, soddisfatto.

Norvegia solleva il mento per sentire il calore del suo viso contro le labbra.

«Lukas, rispondimi, mi sta venendo davvero l'ans-»


«Ja, testa di burro», mormora senza nemmeno rendersene conto.

«Ja?»

«Ja. Ja. Ja.»

Cento, mille, un milione di sì.

Ad ognuno preme la bocca contro di lui, avvicinandosi sempre più fino ad unirle finalmente in un bacio lunghissimo che non necessita altre parole o spiegazioni.

Non riesce a stringerlo, ma si abbandona tra le sue braccia come una bambola di pezza, consapevole che non ha bisogno di aggrapparsi, quando è sempre l'altro a tenerlo tanto vicino.


«Non è necessario sposarci», sussurra, dopo aver fantasticato qualche secondo su una prospettiva di reazione diversa.

«... Non mi aspettavo entusiastici salti nel letto, ma... Oh, non importa», sussurra Mathias in tono basso, continuando a tenerlo vicino a sé. «Per quanto ti senta mio e per quanto sappia di essere importante per te almeno quanto lo sei per me, c'è sempre qualcosa che non riesco a-»

«Mat, mi dispiace. Ne possiamo discutere un'altra volta?», lo interrompe posandogli le mani sulla schiena nuda.

L'uomo sospira, ma preme le labbra sulle sue per pochi secondi.

«Scusa, non volevo comportarmi da bambino capriccioso. Immagino che dovrei incassare il rifiuto da adulto.»

C'è una pausa piuttosto lunga, fatta solo di un abbraccio unilaterale.

Il cuore della nazione soffre, sapendo che basterebbe poco per provare una felicità senza confronti, ma conosce le implicazioni future che rischiano di cancellare per sempre quello stesso cuore che ora batte come impazzito.

«Ti capita mai di avere terrore della felicità, Mat?», chiede senza forte intonazione.

«Terrore? No, perché dovrei? Tutti vogliono essere felici.»

«E non temi mai che un giorno possa finire?»

«Hai paura che dopo esserci sposati possa lanciarti la fede addosso al primo litigio e scappare con il fiorista?»

«Idiota», bofonchia senza cattiveria, piantandogli le unghie corte sulla scapola. «Smettila di andare dal fiorista.»

«Ma i fiori ti piacciono tanto», sospira col broncio, stringendolo più forte per qualche secondo. Resta in silenzio a pensare a come rispondergli per i successivi minuti.

«Hey, Lukas, non avere paura di niente, perché non ti lascerò mai, non posso farlo. Non pensare alle cose brutte, vivi il presente e sii felice perché sei felice. Mi capisci? Io ho iniziato ad esserlo da quando sei entrato nella mia vita e non ho mai smesso. Mai.»

Altre frasi. Altri ricordi meravigliosi da recitare da solo, stringendosi in un letto vuoto. Il cuore comincia di nuovo a far male, ancora quegli artigli gelidi a stringersi così forte da togliere il respiro. Invidia per il suo candore e l'ottimismo, invidia per lui che non dovrà mai sopportare tutto il dolore che lo aspetta, crudele, pronto a riaffondare i denti nelle vecchie ferite per farle sanguinare ancora e questa volta per sempre.

Se solo non lo avesse mai amato, se solo non avesse mai conosciuto quel tormento, sarebbero stati trent'anni di strazio ininterrotto. Forse, a quel punto, ne sarebbe avvezzo? O deve essere grato per quella boccata di pace, per aver sperimentato e goduto del sentimento più profondo?

«Pensi troppo, ti sento», cantilena spostando una mano fino al suo petto e accarezzandolo. «Soprattutto qui c'è un gran frastuono. Sta battendo così forte da spaventarmi.»

Mathias lo lascia un po' libero, scivola verso il basso e posa la guancia all'altezza del cuore di Lukas, tenendo le braccia incrociate dietro la sua schiena.

«Cosa devo fare con questo qui?», chiede, fingendosi esasperato dalle palpitazioni.

«Un giorno tu morirai. Non lo trovi inaccettabile?»

La domanda improvvisa di Norvegia, soffiata in un tono quasi arrabbiato, spazza via la giovialità di Mathias. Non perché la domanda lo turbi particolarmente, ma perché capisce che ha un'estrema importanza, per lui, quell'argomento.

Sospira contro la sua pelle e lo stringe piano, sbirciandolo con la testa inclinata.

«Non ne sono felice, ma sono le regole. Però... ecco, credo che se questi anni che mi sono concessi riesco a viverli pienamente, senza rimpianti, allora possa anche andarmi bene che ci sia una fine.»

Norvegia irrigidisce il volto e interrompe il contatto visivo, assorto.

«Non dovrebbe esserci una fine.»

Mathias soffoca una risatina, imponendosi la massima serietà. Striscia piano verso l'alto e gli punzecchia il mento con l'indice, fino a prenderlo tra le dita e accarezzarlo.

«Va tutto bene, Luk. Nessuno è eterno.»

«Un giorno, tu... morirai», ripete, la trachea ridotta ad uno spillo.

Non era mai stato tanto diretto, tanto sincero nell'esporre le proprie paure, i propri segreti ragionamenti. Da una parte è spaventoso, dirglielo, dall'altra lo rende meno solo.

La mano di Mathias si apre e il palmo comincia ad accarezzare docilmente il viso dell'altro. «Anche tu, amore mio, ma non dovresti pensarci tanto.»

Anche tu, amore mio.

Come vorrebbe che fosse vero.

Resta a farsi coccolare spingendo la guancia contro la mano e cerca il suo sguardo verde nella luce soffusa della stanza da letto.

«Matt, scusami. Vuoi ancora sposarmi?», gli chiede, sentendosi la testa improvvisamente vuota.

«Non... non devi dire di sì se non ne sei-»

«Ti prego, sposami. Forse dopodomani dal cielo cadrà un enorme meteorite e distruggerà ogni cosa, ogni città e ogni essere vivente, ma domani sposiamoci. Anche se potrò dirlo solo per un giorno, voglio essere tuo marito. Un'ora, anche un'ora va bene, s-se tu-»

«Lukas, smetti, stai tremando di nuovo», sussurra, risalendo ed intrappolandolo contro di sé con tutta la forza che riesce a metterci senza fargli male.

«Ti amo con tutto me stesso quando dici queste cose e la tua voce esita, trasmettendo più delle parole. Mi apri i tuoi pensieri, sei vero e sono al settimo cielo, ma non posso sopportare di vederti soffrire. Ti sposo, certo che ti sposo, non devi implorarmi, sono io a farlo. Niente mi farebbe cambiare idea. Ora, però, calmati.»

Lukas prende lunghi respiri, allontanando una nuova crisi di panico grazie alla sua presenza, cerca di ricomporsi e di non pensare, di trattenere quel vuoto mentale che ha invaso il suo cervello come una nebbia rilassante.

Sposare Danimarca, sposare Mathias. Il desiderio sembra lo stesso, se ripensa ai vecchi discorsi fatti con il fratello.

«Potrò dire al mondo intero che Lukas è tutto mio», gongola, perdendosi in mille carezze tra i suoi capelli, nei quali ha immerso le lunghe dita.

«Al mondo intero non importa niente di noi», ribatte, ascoltando il proprio cuore impazzito.

«Importa a me. Buonanotte, Luk, fai bei sogni.»



* * *



Amo te. Solo te. Non vorrei amare nessun altro allo stesso modo.

Amerò te. Solo te. Non potrei amare nessun altro allo stesso modo.



Che razza di promessa hai scritto? È così imbarazzante e sdolcinata e... Non vorrai leggerla davanti a tutti?


È la verità, Lukas. Hai qualcosa da ridire?



* * *

   
 
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