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Autore: _Girella_    13/10/2012    7 recensioni
-Va bene, Atsuya. Hai vinto. Puoi tornare sulla Terra, tuo fratello ha ancora bisogno di te.
Vivrai ancora per un po’. Ma ci sono dei limiti, e tu li conosci bene.
E soprattutto, non potrai restarci per sempre. Arriverà il momento in cui la tua anima terrena si consumerà
e sarai costretto a dire addio una volta per tutte a Shirou. Sei sicuro di volerlo fare?-.
Dal cap. 13
-Non manca molto ormai-.
-Cosa? Di già?-
-Atsuya sta per fare la sua scelta. E il suo destino si compirà-.
Gabriel non rispose. Semplicemente, si ritrovò a sperare che facesse la scelta giusta.
Ben sapendo che non sarebbe stato così. 
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voglio che tu sia felice
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-Sapevo che non era una buona idea-.

-Non intervenire ancora. Voglio vedere come va a finire-.

-Ti fidi di lui?-.

-Mi fido dell’amore che li lega-.

-Si ma.. se non bastasse?-.

-Basterà-.

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Nel breve intervallo che trascorse tra che il ragazzo ebbe aperto la bocca e la caduta di Shirou, il tempo parve come fermarsi. Per un secondo, nella stanza c’erano solo loro due, ma il ragazzo aveva assunto sembianze diverse, che lui conosceva bene.

Poi il mondo si fece scuro, e cadde in un baratro di ricordi.
 
Per fortuna, Gouenji era ancora accanto a lui e lo prese al volo prima che toccasse terra. Tutti si voltarono verso di loro, compreso il ragazzo, con gli occhi spalancati dal terrore.

-Shirou!-.

Gouenji lo scosse delicatamente, ma lui non aprì gli occhi. Le palpebre gli tremavano e il suo respiro si era fatto veloce e irregolare.

Il ragazzo scese dal letto barcollante e, senza più una parola, lo invitò a stenderlo al suo posto.

-Che è successo?- esclamò Endou, l’aria allegra e spensierata svanita tutta insieme. Hiroto posò una mano sulla fronte di Shirou.

-E’ diventato gelido di colpo- mormorò. –Ma sembra non sia niente più di uno svenimento-.

Endou si voltò verso il ragazzo che si era ritirato in un angolo, appoggiandosi a una sedia per non cadere. Tremava e le sue dita stringevano talmente forte lo schienale della sedia che le nocche gli erano sbiancate.

-Non volevo…- mormorò a occhi sgranati.

-Tranquillo, non è mica colpa tua- sorrise Endou, cercando di mostrarsi più tranquillo di quanto in realtà non fosse. Midorikawa rimboccò le coperte a Shirou che, nonostante continuasse a tremare, parve rilassarsi.

Non era mai successa una cosa del genere, e nessuno se lo spiegava.

Gouenji, accanto al letto, lanciò un’occhiata sospettosa al ragazzo. Cosa c’era di strano in lui? Qualcosa lo tormentava, qualcosa di non detto e troppo importante per essere nascosto.
  
***
°Atsuya°
 

Cavolo cavolo cavolo! Ci mancava anche questo!

Mi rifiuto di pensare che Gabe potesse avere ragione però… non mi immaginavo che mio fratello reagisse così. L’ultima cosa che voglio è procurargli altro dolore. E dire che dovrei essere qui per aiutarlo!

Noto che testa-a-porcospino mi fissa e ricambiò lo sguardo con più determinazione possibile. Sembra essere l’unico ad aver capito che io in qualche modo centro con l’improvviso svenimento di Shirou. Evidentemente sono molto legati.

Questa cosa non mi piace.

Vorrei dire qualcosa ma ho difficoltà ad esprimermi, come se avessi dimenticato tutto ciò che ho imparato quando ero in vita e adesso dovessi ricominciare tutto daccapo.

Endou, davanti a me, sta dicendo qualcosa. Mi concentro per riuscire a capirlo.

-Te la senti di stargli accanto finchè non si riprende?-.

Non ho la forza di dire nulla, semplicemente annuisco. Mi sento in colpa, e lo sguardo fisso di Goenji non contribuisce certo a farmi sentire meglio.
No, questo tizio decisamente non mi sta simpatico.
 
***
*tre giorni dopo*
 
-Da un luogo molto lontano- rispose il ragazzo, fissandolo negli occhi. Shirou, seduto accanto al letto, lo guardò stupefatto.

-In che senso? Non sai da dove vieni di preciso?-.

Il ragazzo non rispose, distogliendo gli occhi e perdendosi in cupi pensieri. Erano passati tre giorni da quando si era svegliato, e quella era la prima volta che parlava. Sembrava quasi avesse aspettato di essere da solo con Shirou.

In effetti era così, ma questo Fubuki e gli altri non lo sapevano.

In quei giorni era rimasto praticamente immobile, immerso in un silenzio che Shirou aveva deciso di rispettare, fino a quel momento, quando le domande che aveva cercato di soffocare erano riaffiorate nella sua mente e nel suo cuore. Chi era quel ragazzo, e come aveva fatto a piombare nel suo salotto? Quasi fosse caduto dal cielo.

E, soprattutto, voleva sapere cosa accidenti fosse successo quel sabato mattina, quando al solo udire la voce timida del ragazzo aveva sentito improvvisamente le forze mancargli, tanto da costringerlo a lasciarsi andare al nulla. E si chiedeva anche perché pensasse che quel ragazzo centrasse col suo svenimento.

Ma, fino a quel giorno, il ragazzo non aveva risposto nemmeno a una singola domanda, semplicemente era rimasto a fissarlo con quegli enormi occhi verdi, e Shirou aveva rinunciato.

-E sai dirmi chi sei? Come ti chiami?- provò ancora Shirou di fronte a quel silenzio.

-Vuoi sapere chi sono, o come mi chiamo?- chiese a sua volta il ragazzo. La domanda lo lasciò stupito. –Il nome con cui mi chiamano non è ciò che sono. Ma se vuoi puoi chiamarmi Tayou-.

Dopo qualche secondo di riflessione, Shirou sorrise: in fondo, era molto più di quanto sapesse poco prima. –Bene, Tayou. Per ora ci accontenteremo di questo-. Lo sguardo gli cadde sulla sveglia e saltò su come se si fosse scottato. –Ma è tardissimo! Devo andare a scuola!-.

Finalmente, Tayou lo guardò. –Scuola?- ripetè.

-Bhè, si sai…-. Un sospetto lo colse. –Non sei mai andato a scuola?-.

-Si… tanto tempo fa-.

Questo almeno spiegava la sua incapacità di esprimersi come facevano tutti gli altri, nonostante avesse diciassette anni esattamente come lui.

-Un giorno, se vorrai potrai tornarci, ma adesso devo proprio andare. Te la senti di restare da solo per qualche ora?-.

Tayou annuì e si lasciò cadere nuovamente sui cuscini, come se la chiacchierata lo avesse sfinito, nonostante non avesse detto più di qualche parola. Alzandosi, Shirou non potè fare a meno di avvicinarglisi e passargli una mano sui capelli. Poi uscì e si chiuse la porta alle spalle.
 
Questa volta ignorai il tremito che mi percorse il braccio

e anche l’improvviso senso di protezione che provai nei suoi confronti.

Perché reagivo così?

Forse era il fatto che sembrava così sperduto.

Come se non sapesse niente di se stesso.

O il fatto che fosse arrivato improvvisamente.

Come se cercasse proprio me.

[Shirou]
 
***

Nei giorni seguenti, Tayou perse confidenza con Shirou, e soprattutto con la sua casa. Imparò ad esprimersi sempre meglio, nonostante non sempre sapesse dare voce alle proprie emozioni. E soprattutto, dimostrò di avere un caratterino proprio niente male.

-Shirou… usciamo?- mormorò, sedendosi esausto sul divano, dopo esserci saltato sopra per una buona mezzora.

Fubuki sospirò e rimise apposto i cuscini. Fu contento però che Tayou finalmente volesse uscire di casa.

-Che ne dici di venire con me?- propose. –Voglio farti vedere un posto-.

-Sii che bello!-.

Shirou sorrise del suo entusiasmo, poi lo afferrò per mano e insieme uscirono. Il posto in cui lo voleva portare era non molto lontano da casa sua, e lungo il percorso Shirou ebbe modo di riflettere sullo strano comportamento di Tayou.

In quei pochi giorni, aveva voluto parlare con lui, e lui soltanto. Aveva rifiutato la proposta di conoscere i suoi compagni di squadra e sembrava spaventato se gli parlavi di vedere qualcuno che non fosse Shirou. Il ragazzo ne aveva concluso che doveva essere troppo spaventato. Chissà cosa gli era successo…

Si chiese perché volesse portarlo proprio in quel posto. Non ci era mai andato con nessuno, era sempre stato solo. Forse proprio per questo sentiva il bisogno di condividerlo con qualcuno.

Ma perché proprio con lui?

-Siamo arrivati- annunciò, e lasciò la mano del ragazzo.

-Wow..- commentò quest’ultimo bloccandosi sul posto, estasiato.

Lo aveva portato in un giardinetto. Non certo uno di quei parchi in cui i bambini si ritrovavano in massa per giocare, anzi in realtà sembrava abbandonato, ma a Tayou parve bellissimo, perché lo ricordava molto bene. Le due altalene cigolanti, l’erba troppo alta, lo scivolo arrugginito, il cavallino su cui salivano in due rischiando puntualmente di cadere…

Era il posto in cui giocavano da bambini, quando passavano le vacanze a Tokyo.

Con una risata, Tayou si lasciò cadere per terra e si allungò inspirando il buon odore dell’erba. A sentire quel suono limpido e cristallino, gli occhi di Shirou si riempirono di lacrime che, nonostante i suoi sforzi per trattenerle, gli scesero lungo le guance, calde. Tayou se ne accorse e gli si avvicinò, passandogli una mano sul volto.

-Perché piangi?-.

-Qui è dove vengo quando mi senti triste e ho bisogno di stare un po’ da solo- spiegò Shirou col cuore pieno delle più svariate emozioni. –Ha molta importanza per me -.

Il ragazzino non rispose, ma si girò a guardare il sole che scompariva dietro le montagne tinte di rosso.

-Dimmi la verità, Tayou. Non è stato un caso che tu arrivassi in casa mia vero?-.

-No. Non è stato un caso. Sono qui perché voglio che tu sia felice. E per fare in modo che accada-.

Shirou sospirò. Solo una cosa poteva renderlo davvero felice. No, solo una persona poteva renderlo davvero felice. E quella persona non era con lui, non lo sarebbe stata mai più.

Lo aveva abbandonato e lui ora era solo.

Non aggiunse nient’altro, ma rimase a fissare assieme a Tayou il sole che mentre scompariva sembrava salutarli, sorridendo.

“Atsuya…”.
 
Quando ero lì, il mio ultimo pensiero era sempre per lui.

Per mio fratello.

Mi sembrava fosse più vicino.

Che nascosto tra le nuvole giocasse e ridesse con quella sua allegria da bambino

Speravo che fosse in un posto migliore.

Che almeno lui fosse felice.

[Shirou]
 
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